14 Novembre 2025
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Asus Zenbook 14 UX434FL. Qualche buona idea

Asus Zenbook 14 UX434FL si basa sulla serie precedente, mantenendo la sua forma compatta, il suo design raffinato e una ottima tastiera ma aggiunge un touchscreen, uno ScreenPad ricoperto di vetro e un hardware aggiornato, il tutto in un pacchetto proposto a dei prezzi abbastanza competitivi nel suo settore. L’esperienza di gioco non è ancora impeccabile, ma potrà essere migliorata con ulteriori modifiche.

Asus Zenbook 14 UX434FL. Design

All’esterno Asus Zenbook 14 UX434FL è perlopiù identico al suo predecessore, ma ci sono alcune importanti differenze da tenere a mente. Innanzitutto è disponibile solo nella combinazione di colore Royal Blue che è piuttosto bella a vedersi, ma accumula impronte digitali molto più facilmente rispetto alla variante Silver, che incontravamo nell’edizione precedente. Questo modello ottiene anche un grande ScreenPad che occupa una parte maggiore del corpo del computer, ma non interferisce in alcun modo con la praticità d’uso quotidiana. La terza modifica è invece nascosta: si tratta delle griglie della presa d’aria che sono state ridisegnate, optando per una apertura più grande al posto delle prese d’aria laterali che incontrammo nella gamma 2018. A parte questo, Asus Zenbook 14 UX434FL si basa su uno dei design più belli in circolazione. E’ bello e ben costruito, anche se non ha un design unibody come lo Zenbook S. Il fattore di forma compatto rimane così il principale punto di forza di questo laptop.

Asus Zenbook 14 UX434FL Design
Asus Zenbook 14 offre un ottimo design, display touchpad e una buona tastiera. Punto di forza, lo ScreenPad, che può essere usato alternativamente come mouse o come piccolo schermo secondario.

Asus ha anche posizionato delle minuscole protuberanze su tutta la cornice dello schermo, in modo tale che la maggior parte del telaio inferiore del display sia leggermente sollevato, consentendo una posizione di digitazione lievemente inclinata e un flusso d’aria migliorato a conferma delle prese d’aria ridisegnate. Il laptop è compatto e resistente può essere aperto con una sola mano, ma abbiamo anche un difetto: è possibile regolare l’apertura del display solo fino a 145 gradi, il che è un po’ limitante per un laptop ultraportatile da utilizzare in spazi ristretti o posizionato sulle ginocchia.

Asus Zenbook 14 UX434FL. Porte

Cosa pensano gli utenti dello Zenbook 14? scopri le opinioni di chi l’ha comprato

Nessun cambiamento sotto l’aspetto delle porte e delle entrate. Non abbiamo alcun supporto per Thunderbolt 3 e nemmeno un lettore di schede full-size. Questo potrebbe essere un inconveniente per l’utente. Abbiamo invece due slot USB-A, uno slot USB-C Gen 2 con supporto per dati e video nonché un lettore di schede MicroSD che dovrebbe essere sufficiente per la maggior parte degli utenti. L’unico inconveniente importante è la mancanza di ricarica tramite USB-C dal momento che il laptop è ancora rimasto alla vecchia spina a botte per riempire la sua batteria. In alcuni casi, la confezione potrebbe includere un adattatore da USB a LAN nonché un manicotto protettivo.

Abbiamo poco da lamentarci per la costruzione di questo laptop in termini di design, qualità e praticità, soprattutto al prezzo che lo paghiamo. Non è certamente il più robusto del mercato, ma riesce a compensare le sue carenze con una relativa economicità.

Asus Zenbook 14 UX434FL. Tastiera e trackpad

Asus Zenbook 14 UX434FL eredita la sua tastiera dal modello precedente che ha delle buone prestazioni anche se non è la migliore del mercato. Abbiamo dei tasti con una buona grandezza, finemente rifiniti e una spaziatura corretta. Le frecce direzionali sono posizionate in basso a destra e sono piuttosto corte e compatte. Notiamo una serie di tasti di funzione più piccoli nella parte superiore nonché il pulsante di accensione integrato nell’angolo in alto a destra.

Vi consigliamo di disabilitarlo, in quanto molto spesso compiamo l’errore di mettere il computer in stand-by quando invece cerchiamo di cliccare con tasto Elimina. Come previsto su un ultraportatile, la tastiera ha uno spazio brevem circa 1,4 mm, e i tasti richiedono una pressione decisa per funzionare correttamente. Se non vengono schiacciati fino in fondo, il carattere non viene digitato. Questo si traduce spesso in un po’ di errori durante la digitazione veloce. Molti utenti sono abituati alla testiera più accomodante e reattiva dell’XPS 13, quindi all’inizio potrebbe essere necessario un po’ di tempo per abituarsi.

Asus Zenbook 14 UX434FL tastiera
La tastiera è strutturata bene, ma è necessaria un po’ di pressione sui tasti. Bene la retroilluminazione, peccato perchè si scalda dopo un po’ di utilizzo.

La tastiera è abbastanza silenziosa quindi adatta per un utilizzo in biblioteca o altri ambienti in cui non bisogna disturbare. E’ anche retroilluminata con dei Led bianchi e delle scritte dorate sui tasti blu, il che rende la keyboard visibile in tutte le condizioni. Ci piace che l’illuminazione possa essere attivata facendo scorrere le dita sul clickpad e possiamo addirittura scegliere fra tre diversi livelli di forza della luce.

La novità principale è l’aggiunta dello ScreenPad: si tratta di un grande clickpad realizzato in vetro da 5,65 pollici con risoluzione 2160×1440 e pannello IPS, che gli utenti possono scegliere di utilizzare o come mouse per cliccare sullo schermo principale, o come piccolo display secondario che risponde al tocco.

Nella prima modalità (attivabile tramite tasto F6) , la superficie con copertura in vetro funziona benissimo e recepisce anche i movimenti e i tocchi più delicati. La parte inferiore risponde in maniera uniforme e silenziosa. Quindi, se vogliamo utilizzare il laptop nella maniera più tradizionale, possiamo appoggiarci ad uno dei migliori clickpad che abbiamo incontrato finora sui laptop Asus.

Nel secondo scenario, lo ScreenPad funziona come una schermata secondaria di Windows dove possiamo visualizzare tutto quello che desideriamo, ovviamente miniaturizzato. Può anche eseguire delle applicazioni legate a determinati software che stiamo facendo girare sul display principale. Quello che possiamo utilizzare su questo piccolo display alternativo non è molto numeroso: e applicazioni che ci risultano funzionanti sono Microsoft Calendar, MS Music, Spotify, Evernote, Word, Excel, Powerpoint e Numpad. Non è presente alcun sensore per il riconoscimento delle impronte digitali, ma nella parte superiore dello schermo è disponibile una serie di telecamere per utilizzare la funzione di riconoscimento facciale Windows Hello.

Asus Zenbook 14 UX434FL. Schermo

Il display da 14 pollici dell’Asus Zenbook 14 UX434FL viene offerto con due varianti, touch screen e non touchscreen, entrambe dotati comunque di uno strato protettivo nella parte superiore in vetro. La variante Touch ha un leggero bagliore che potrebbe infastidire in ambienti particolarmente luminosi, ma otteniamo delle funzionalità extra per cui ci sentiamo di suggerirle ugualmente.

Il pannello è leggermente più luminoso rispetto al modello dell’anno scorso ma a 300 nit non è ancora brillante come i pannelli dello Zenbook UX392 o del Lenovo, che arrivano fino a 400. Ciò rende lo Zenbook difficile da utilizzare all’aperto o in spazi interni molto luminosi e questo è qualcosa da tenere a mente quando dobbiamo scegliere il nostro prodotto.

Asus Zenbook 14 UX434FL ScreenPad
Il dettaglio dello ScreenPad, un secondo schermo che può visualizzare ed eseguire alcune applicazioni di base.

E’ un pannello di qualità discreta, con angoli di visualizzazione solidi, contrasto e luminosità del colore sopra alla media del mercato. I neri tendono ad essere un po’ sbiaditi quando si aumenta la luminosità e potremmo notare un leggerissimo residuo ottico quando passiamo da un’immagine bianca ad un’immagine nera ad intervalli di circa 3 secondi.

Asus Zenbook 14 UX434FL . Hardware e prestazioni

Asus Zenbook 14 UX434FL viene dotato di una Core i78565u Whiskey Lake, grafica Intel UHD 620 e nVidia MX250 con Optimus, oltre a 16GB di RAM e una SSD nvme da 1TB.

La RAM, CPU e la GPU sono saldate direttamente sulla scheda madre ma all’archiviazione è accessibile aggiornabile. Bisogna rimuovere il pannello inferiore per accedere agli interni, che è un processo abbastanza semplice, mentre avremo accesso illimitato all’unità SSD così come anche al modulo termico, alla batteria da 50 Watt, agli altoparlanti e alla scheda wifi miniaturizzata. Con questo tipo di hardware Asus Zenbook 14 UX434FL gestisce facilmente le operazioni di tutti i giorni e funziona in maniera completamente silenziosa, a differenza della precedente generazione, il che ci suggerisce che Asus ha modificato il comportamento della ventola.

Per la navigazione web, i film e il multitasking quotidiano possiamo affidarci a una configurazione di fascia bassa con un Core i5, ma se vogliamo utilizzare delle altre applicazioni come il disegno 3D dovremmo invece affidarci al Core i7 con 16 GB di RAM. Il processore è una buona scelta anche per i carichi di lavoro più impegnativi data la capacità di funzionare ad alte frequenze.

Asus Zenbook 14 UX434FL. Gestione del calore

Questo modello eredità il design del modulo termico della serie precedente, con una sola ventola e questa non sempre è in grado di tenere sotto controllo la CPU i7 o la GPU MX250. La ventola è predisposta per favorire una basso rumore e se da un lato abbiamo una generosa presa d’aria che dovrebbe consentire un ottimo raffreddamento, la maggior parte di quella stessa griglia è ostruita dal nastro termico, nel tentativo di incanalare il flusso d’aria sui componenti e impedire l’ingresso della polvere. Per questo motivo lo Zenbook 14 potrebbe surriscaldarsi dopo un lungo periodo di attività e ogni tanto è meglio metterlo in stand-by per abbassare la temperatura dei componenti e rispettare i limiti termici.

La nostra principale preoccupazione è che l’aria calda viene spinta nella parte inferiore dello schermo, in quanto lo scarico viene posizionato tra le cerniere del laptop. Questo significa che potremmo avere dei problemi con il degrado dei pixel, per esempio. Elemento insolito è che la ventola non si attiva quando è in azione il multitasking, il che vuol dire che Asus ha fatto tutto il possibile per tenere il calore al minimo. E’ un comportamento insolito per uno Zenbook, dal momento che tutte le altre varianti testate negli ultimi anni hanno mantenuto la ventola attiva anche con un uso leggero.

Asus Zenbook 14 UX434FL. Connettività

Per quanto riguarda la connettività abbiamo un modulo wireless Intel 9560 con bluetooth 5.0, ovvero la soluzione ideale per qualsiasi ultra portatile di fascia medio alta. Se in passato questa combinazione aveva segnalato problemi, raggiungendo una velocità di trasferimento abbastanza bassa, ora le cose sono migliorate. Probabilmente si trattava di un problema di driver. A parte questo, non abbiamo riscontrato particolari cadute di segnale o problemi durante il tempo e la velocità è rimasta buona anche a una ventina di metri dalla antenna WiFi, pur attraverso mobili o muri.

Asus Zenbook 14 UX434FL. Altoparlanti e fotocamera

Gli altoparlanti in dotazione su questo ASUS Zenbook 14 sembrano un leggero downgrade rispetto a quello che trovavamo nella variante ux433. Abbiamo misurato dei volumi massimi abbastanza buoni, senza distorsioni, con un suono armonioso. Buono il lavoro anche con i medi e con gli alti, mentre c’è un po’ di carenza sui bassi che cominciano a sentirsi solo a partire dai 110 decibel. Consigliamo di utilizzare il Music Audio Wizard incluso nel sistema operativo.

Asus Zenbook 14 UX434FL altoparlanti e webcam
Asus Zenbook 14 tende a scaldarsi dopo un po’ di utilizzo, nonostante la nuova ventola. Basse le prestazioni dell’altoparlante e della webcam.

Bisogna ricordare che le vibrazioni della musica si propagano leggermente anche nel telaio quando superiamo il volume del 60%. Lo Zenbook 14 è anche dotato di fotocamera da 720 pixel affiancata dai microfoni. È posizionata nella parte superiore dello schermo ma troviamo anche una serie di sensori IR per il riconoscimento del volto e l’utilizzo della funzionalità Hello di Windows. La qualità della fotocamera è nella media, anche se i selfie vengono piuttosto sbiaditi, ma non ci possiamo aspettare molto da un laptop.

Asus Zenbook 14 UX434FL. Durata della batteria

All’interno dello Zenbook c’è una batteria da 50wh proprio come tutti gli altri Zenbook da 13 e 14 pollici rilasciati nell’ultimo anno. Asus ha messo insieme una combinazione efficiente e dunque la durata della batteria non delude. Siamo riusciti a lavorare per 7 ore e mezza con operazioni quali modifica di testi in Google Drive, schermo al 40% di luminosità e WiFi attivo.

Abbiamo raggiunto le 8 ore e 30 minuti di utilizzo con un video a schermo intero da 1080p su YouTube e browser Edge, mentre siamo durati un’ora e 20 minuti giocando a Witcher 3, con prestazioni massime, schermo al 40% e WiFi attivo. Consigliamo quindi di tenere il prodotto spento quando è scollegato, anche se le prestazioni sono comunque buone. Asus abbina a questo modello un caricabatterie standard da 65V con spina a botte. Non è necessaria una ricarica rapida, per cui impiegheremo circa due ore per avere la batteria piena. La ricarica USB-C non è ancora supportata in questa serie.

Asus Zenbook 14 UX434FL. Conclusione

Come per il modello precedente, il fattore di forma e l’estetica sono tra i principali punti di forza di questo Zenbook, insieme ad una tastiera abbastanza buona e assolutamente soddisfacente per l’uso quotidiano oltre a una durata della batteria davvero notevole.

Ancora problematica, anche se migliorata rispetto al passato, la gestione del calore. Ci sono ancora alcuni aspetti mancanti o scadenti, come la mancanza del supporto Thunderbolt 3 o l’assenza della ricarica USB-C oltre ad un audio mediocre e ha un luminosità del pannello che poteva essere meglio. Molto bene l’aggiunta del touchscreen e del possibile doppio schermo, uno dei principali aggiornamenti di tutta la linea Zenbook 14.

Quello che potrebbe convincere all’acquisto potrebbe essere il prezzo abbastanza ragionevole laddove il prodotto non ha una concorrenza spietata. Tuttavia alcuni problemi sulla qualità potrebbero infastidire alcuni utenti. Speriamo che Asus sia entrato all’interno di un processo di miglioramento, ma suggeriamo vivamente agli utenti, qualora scelgano questo prodotto, di assicurarsi la possibilità di un reso o di una sostituzione e dunque di un minima garanzia sul prodotto.

Huawei P40 Lite. Il più forte fra i pesi medi

Huawei P40 Lite è uno smartphone molto carino, pieno di opzioni e di funzioni interessanti, unito ad un design accattivante. Ha uno schermo Premium, un chipset Kirin 810 superveloce e una quad-camera con modalità notturna, uno zoom senza perdita di dati, un ottimo obiettivo macro e tante altre gradevolezze. Huawei P40 Lite ha anche una batteria con una durata molto elevata e supporta la super ricarica SuperCharge 40w, la quale, tra l’altro, è inclusa nella confezione. Basato su sistema operativo Android 10 e personalizzato con l’interfaccia grafica EMUI 10, il prodotto è veramente un piccolo gioiello. L’altro lato della medaglia, è che non abbiamo i Google Play Services nè il Play Store, motivo per cui l’azienda prova ad arrangiarsi con altre opzioni.

Huawei P40 Lite. Design

Huawei P40 lite non è solo bello a livello di design, ma è anche un piacere maneggiarlo e utilizzarlo nella vita quotidiana. Il telefono è leggero, ben modellato ed equilibrato e la cornice ha degli angoli molto ben arrotondati che favoriscono un impugnatura decisa. È molto bella la versione Sakura Pink: si tratta di un gradiente tra un blu latteo e sfumature rosa giapponese, decisamente originale. Si distingue rispetto agli altri, ma non risulta eccessivamente appariscente come per esempio un Honor 9X. Huawei ha anche avuto il buon gusto di dipingere anche il quadrato con i 4 sensori della fotocamera integrandoli perfettamente nel design, il che lo rende una delle più gradevoli configurazioni multicamera che abbiamo visto fino ad oggi.

Huawei P40 Lite design
E’ realizzato in plastica, ma con un gradiente di colore e tonnellate di smalto, sembra di vetro. Ottimo lavoro a livello di design

Molto bello anche il display da 6,4 pollici, una delle caratteristiche che ci piace di più del dispositivo. Lo schermo ha angoli arrotondati e cornici abbastanza sottili. Abbiamo un notch abbastanza grande posizionato in alto a sinistra per ospitare la fotocamera selfie da 16 megapixel. Purtroppo a causa dello schermo LCD, si riesce a vedere chiaramente la retroilluminazione irregolare attorno a questo sensore, piccola sbavatura. La griglia della fotocamera è davvero sottile, quasi invisibile, incastonata tra il vetro anteriore e la parte posteriore.

Se la parte anteriore del P40 Lite è completamente piatta, la parte posteriore è invece curva come la maggior parte degli smartphone moderni, soprattutto verso i bordi. Nonostante sia realizzato in plastica, il corpo del telefono è stato costruito con più mani di vernice e una tonnellata di smalto: una trovata che fa sembrare il prodotto di vetro, e dunque molto più premium di quanto in realtà non sia.

Il quadratino della fotocamera sborda leggermente ma non ci saranno particolari oscillazioni una volta appoggiato sul tavolo o sulla scrivania. La disposizione dei sensori fotografici dona un’immagine complessiva di equilibrio: troviamo in questo quadrato un sensore di profondità da 2MP, la fotocamera primaria da 48 MP, la fotocamera macro da 2 MP e la camera ultrawide da 8MP. Il flash LED non rientra in questa configurazione, per cui viene posizionata immediatamente sotto.

Huawei P40 Lite. Porte

Molto ben amalgamate le porte del telefono. Abbiamo uno slot per la SIM sul lato sinistro, mentre a destra troveremo i tasti del volume e dell’alimentazione. Lo scanner di impronte digitali è integrato sulla superficie del pulsante di accensione/blocco ed è il più veloce della categoria. Nel momento in cui tocchi il sensore, anche solo per una frazione di secondo e con una impronta digitale parziale, la schermata iniziale compare immediatamente. Più veloce di così non si può.

Sul bordo inferiore troviamo le entrate essenziali: la porta USB-C, l’altoparlante, molto bene integrato, il jack audio e il microfono. Tutto sommato l’Huawei P40 Lite ci piace molto a livello di design. Ha forma, dimensioni e peso giusti. Inoltre ha un aspetto che con materiali non molto costosi è capace di stupire. E’ uno smartphone ben costruito e robusto e l’unico difetto è la retro illuminazione irregolare dietro al sensore per i selfie.

Huawei P40 Lite. Display

Huawei P40 Lite ha un delizioso display: si tratta di una unità LCD IPS da 6,4 pollici LTPS con 2310×1080 pixel o 398 ppi. Lo schermo ha un solo piccolo foro in alto a sinistra che fa spazio alla fotocamera per i selfie. Huawei non dà particolari informazioni sulle specifiche dello schermo, ma è sicuramente una sorta di vetro resistente a giudicare dalla sua robustezza.

La prima cosa che noteremo è la retroilluminazione irregolare che si espande attorno al sensore per i selfie: lo troviamo fastidioso ma solo su uno schermo completamente bianco o con uno sfondo altrettanto brillante e vivido. A parte questa sbavatura, lo schermo del P40 Lite sembra luminoso ed efficace. In effetti è molto vivido e potrebbe essere addirittura scambiato per un OLED, pur non essendolo. Le prestazioni dello schermo, messa alla prova dei test, non sono proprio stellari. Ha una luminosità massima di 460nits che è un numero medio per uno schermo LCD. Anche la combinazione con i livelli di nero non è così impressionante.

Huawei P40 Lite Display
Il display di Huawei P40 Lite è molto bello, dai colori vividi e dalla ottima luminosità. Peccato per la luce del LED che in qualche caso traspare dallo schermo, una piccola sbavatura.

Se impostiamo lo schermo sulla luminosità automatica, possiamo ottenere un pochino più di retroilluminazione LED, ma siamo ancora in una fascia bassa rispetto alla concorrenza. Per quanto riguarda la precisione del colore, P40 Lite è molto bravo nel rappresentare lo standard sRGB. Huawei tende ad impostare lo schermo in modalità vivida nella maggior parte delle opzioni e riteniamo sia una buona scelta. Buona notizia: lo schermo supporta il protocollo Widevine L3 che essenziale per l’esecuzione di Netflix e Amazon Prime video.

Huawei P40 Lite. Batteria

Huawei P40 Lite è alimentato da una grande batteria da 4200mAh e supporta anche la Super Charge da 40w. Udite udite, l’adattatore da 40W è fornito nella confezione e porta la batteria da 0 a 70% in mezz’ora, mentre una ricarica completa richiede solo 64 minuti. Complimenti. Nei test di laboratorio Huawei P40 Lite ha una resistenza impressionante: ha funzionato magnificamente in tutte le situazioni. Puoi parlare al telefono per più di un giorno consecutivo, guardare i video in HD per oltre 16 ore o navigare in rete per 18 ore.

Huawei P40 Lite. Altoparlanti

Huawei P40 Lite ha un singolo altoparlante posizionato in basso e la qualità del suono complessivo può essere giudicata buona. Alcuni problemi con i bassi, ma la voce nelle canzoni viene gestita abbastanza bene. Ottimo lavoro invece con i medi e gli alti che sono assolutamente ben riprodotti: il P40 suona molto meglio addirittura dell’Honor 9X Pro.

Huawei P40 Lite. Sistema operativo

Huawei P40 Lite è basato su Android 10 integrato con l’ interfaccia grafica EMUI 10, tuttavia è privo di tutti i servizi Google e non ha accesso al Play Store. Per questo motivo, il noto Store di Google viene rimpiazzato dall’applicazione completamente proprietaria AppGallery.

Come tutti i dispositivi basati su EMUI, è possibile impostare un proprio stile della schermata di blocco, che cambia immagine ogni volta che si attiva lo schermo. Scorrendo dal basso appariranno alcune scorciatoie per le opzioni di uso comune. Nella schermata principale troveremo tutte le applicazioni installate e di sistema e nel menù delle impostazioni è presente un interruttore che ci consente di scegliere tra il layout standard o una schermata iniziale dotata di cassetto delle applicazioni.

In sostituzione del classico Feed di notizie di Google, troviamo la versione proprietaria di EMUI chiamata Today. Più a sinistra, un campo per la ricerca, l’accesso ai collegamenti, ai contatti preferiti, alle foto, e altri opzioni. Smartcar è un Feed di notizie pieno di aggiornamenti locali attraverso un servizio fornito direttamente da Huawei. Le schermate funzionano come al solito e possono essere popolate con applicazioni, cartelle e widget.

Le notifiche in EMUI 10 sono l’elemento dell’interfaccia utente più pesantemente riprogettato. Ora i vari interruttori adottano una forma circolare più convenzionale e un colore blu per lo stato “On”, molto simile a quello One di Samsung e in qualche modo simile al design Android 10 di Google. Abbiamo una levetta per la regolazione della luminosità, possiamo dividere lo schermo in due e anche riprodurre un video sopra le due finestre, se per qualche motivo dovessimo averne bisogno.

Huawei P40 Lite sistema operativo
Il sistema operativo è basato su Android 10 ma deve fare i conti con l’assenza di tutti i servizi di Google, che Huawei prova a rimpiazzare con applicazioni proprietarie.

La navigazione all’interno del sistema operativo predefinito del P40 Lite è abbastanza simile all’iPhone. Si può scorrere verso l’alto per la schermata home, si tocca il bordo sinistro o destro per tornare indietro o possiamo optare per i classici pulsanti virtuali. Dall’applicazione Phone manager che si chiama Optimizer è possibile accedere alle scorciatoie per la pulizia della memoria, per regolare le impostazioni della batteria, per gestire i numeri bloccati, attivare la scansione antivirus fornita da Avast oltre che controllare l’utilizzo dei dati mobili.

L’applicazione Music di Huawei permette di ascoltare gli MP3 archiviati oltre a dei servizi musicali di Huawei. Lo stesso vale per un’applicazione video proprietaria che riproduce i filmati in locale ma include anche un servizio di streaming video molto simile a YouTube. L’applicazione Health per la salute è preinstallata e offre il conteggio dei passi e un aiuto per organizzare la dieta.

Anche la galleria delle foto è completamente personalizzata e può essere basata su visualizzazioni cronologiche o sotto forma di album, oltre che attraverso una selezione di momenti salienti calcolati da una intelligenza artificiale. Abbiamo anche un’applicazione per la gestione dei file e una per prendere appunti. Huawei deve ancora lanciare la sua applicazione per le mappe basata su Tom Tom, ma dovrebbe accadere abbastanza presto.

È anche possibile utilizzare l’applicazione Phone Clone, che si occuperà di copiare tutto dal tuo vecchio smartphone Android, ad eccezione delle applicazioni bancarie e proprietarie di Google. Si tratta sicuramente di una buona opzione anche se non tutte le applicazioni vengono trasportate correttamente.

Huawei P40 Lite. Prestazioni

Huawei P40 lite è il secondo smartphone che incontriamo basato su SoC HiSilicon Kirin 810, l’ultimo chip di fascia media di Huawei. E’ prodotto con il processo a 7nm di TSMC ed è un notevole aggiornamento rispetto al Kirin 710. Ha un processore Octa core con 2 Cortex a76 con velocità di clock a 2.27GHz e sei Cortex A55 con 1,8GHz. Ma la parte più interessante è la GPU Mali-G52 a sei core, rispetto ai quattro che trovavamo nel 710. Il P40 Lite è disponibile in una sola variante con 6GB di RAM e 128GB di memoria interna.

I punteggi ottenuti dai test di laboratorio sono sicuramente impressionanti e il prodotto si posiziona costantemente in cima alle classifiche. Ad esempio supera l’Honor 9X Pro e il Samsung Galaxy A7 sia nei test multicore che single-core. Lo stesso vale per la scheda grafica Mali G52 a 6 core che si è rivelato un chip scattante e totalmente soddisfacente. Huawei P40 Lite ha superato facilmente il test AnTuTu 8 con un punteggio eccezionale, vincendo su tutti gli altri con un margine piuttosto ampio. Il Kirin 810 è quindi il chip di fascia media più potente che abbiamo visto finora, con delle eccellenti prestazioni termiche e merita le più alte lodi per le sue potenti performance.

Huawei P40 Lite. Fotocamera

Huawei P40 lite ha una quad camera molto promettente. L’obiettivo principale è uno SDAF da 48MP unito ad una messa a fuoco fissa da 8MP con obiettivo ultra grandangolare. A completare un sensore macro e un sensore di profondità da 2 MP e anche un singolo Flash LED.

La fotocamera principale utilizza un sensore della Sony e l’immagine che risulta ha una risoluzione di 12MP. Possiamo però arrivare a scattare foto in 48 MP nelle giuste condizioni di luce. In questo caso particolare lo scatto è ottenuto ricostruendo l’immagine con le informazioni di colore mancanti, calcolate dal processore. Sono necessari 6 secondi per scattare una singola foto e bisogna mantenere il telefono ben stabile, ma il risultato finale ne varrà la pena.

I campioni hanno molti più dettagli rispetto alle normali immagini da 48 MP e se lo riduciamo a 12 sono superiori nel dettaglio ai normali scatti delle altre fotocamere. La modalità di intelligenza artificiale di Huawei è disponibile e può essere attivata o disattivata rapidamente tramite un interruttore posizionato vicino al mirino. E’ in grado di riconoscere una vasta gamma di scene per regolare i parametri dell’immagine di conseguenza. Esiste anche una ottima modalità notturna con risultati molto buoni anche se con alcune limitazioni. E’ capace di creare delle esposizioni abbastanza lunghe, infilando più fotogrammi uno sull’altro: sono esposizioni di circa 4 secondi che senza questo meccanismo di calcolo si tradurrebbero in scatti sfocati.

Huawei P40 Lite fotocamere
Le 4 fotocamere sono un sensore principale da 48MP, un ultragrandangolare da 8MP, un sensore Macro e un sensore di profondità da 2MP.

La modalità Pro è disponibile tramite il selettore delle modalità e si possono regolare diversi parametri: dall’ISO che può essere portata da 50 a 5000, la velocità dell’otturatore, la compensazione dell’esposizione e il bilanciamento del Bianco.

Per quanto riguarda la qualità dell’immagine, le foto da 12 MP provenienti dalla fotocamera principale del P40 sono nitide e dettagliate. Abbiamo sempre osservato dei colori accurati anche se a volte il blu del cielo tende ad essere un po’ troppo saturo. La gamma dinamica è sempre eccezionale e non abbiamo mai avuto bisogno di utilizzare l’HDR. Aree piuttosto complesse come il fogliame o edifici con molte finestre non sono presentati al meglio, per cui a volte bisogna ricorrere a un minimo di post-editing.

Lo scatto con la funzione di intelligenza artificiale Ultra Clarity da 48 MP richiede circa 6 secondi e ogni foto consuma 6MB. Le foto da 48 MP scattate con l’intelligenza artificiale sono di una qualità eccezionale con dettagli eccellenti. Abbiamo un interruttore per ingrandire il mirino 2x: il P40 Lite non ha una fotocamera zoom dedicata per cui si affida completamente al digitale. Lo zoom dell’Huawei P40 Lite può arrivare fino a 6x, ma è probabile che le foto siano abbastanza cattive a questi livelli. Le foto Ultrawide da 8MP sono invece dettagliate e nitide anche se i colori sono leggermente sbiaditi.

Le immagini da 2 MP della fotocamera macro sono molto belle, con dettagli sufficientemente nitidi e colori incisivi. Se l’oggetto è perfettamente fermo il risultato sarà fantastico. Gli autoritratti sono eccellenti, con un’ottima separazione dei colori e la riduzione della sfocatura. Le foto, in condizioni di scarsa luminosità, hanno una saturazione dei dettagli molto buona, un’esposizione bilanciata e una riduzione del rumore abbastanza soddisfacente.

Huawei P30 Light è in grado di registrare in 1080p a 30fps con la sua fotocamera principale e con quella ultra grandangolare. Non abbiamo la stabilizzazione elettronica. Sia la fotocamera principale che quella ultra ampia offrono una buona gamma dinamica, un ottimo contrasto e nessun rumore visibile, con dei colori incisivi. Il dettaglio è soddisfacente, anche se non è il migliore in questa fascia di mercato.

Huawei P40 Lite. Conclusioni

Huawei P40 Lite è un sensibile miglioramento rispetto al P30 Lite. Ha un aspetto migliore, uno schermo più grande e offre prestazioni decisamente superiori con una fotocamera e una batteria più robusta che si ricarica molto più velocemente. L’unica differenza è che il P30 Lite è ancora dotato dei servizi di Google, mentre P40 Lite ne è sprovvisto.

App Store e servizi a parte, Huawei P40 Lite è uno dei migliori telefoni di fascia media che possiamo trovare sul mercato grazie al potentissimo Kirin 810, all’incredibile autonomia della batteria e ad un’esperienza veramente versatile della fotocamera. Al prezzo a cui viene venduto, possiamo giudicarlo molto bene. L’unico difetto di questo prodotto, altrimenti eccezionale, è la mancanza di Google, il che richiede maggiore concentrazione e personalizzazione rispetto alle nostre abitudini.

Dell XPS 13 2020. Un ottimo laptop per il lavoro

Il Dell XPS 13 ha ridefinito le prestazioni degli ultraportatili negli ultimi anni e ora della ha apportato alcune rivoluzioni al design con il nuovo modello Dell XPS 13 2020-

Il nuovo XPS 13 presenta un display Infinity Edge da 13,4 pollici più grande e più luminoso con delle cornici molto sottili aggraziate. Include anche una tastiera edge-to-edge profondamente migliorata, un touchpad più grande e un processore Ice Lake di decima generazione, il tutto racchiuso in un design veramente raffinato nonostante sia leggermente più compatto rispetto al modello precedente. La configurazione iniziale include un processore Ice Lake i3 di decima generazione, 4GB di RAM e un SSD da 256GB, oltre un display 1920x 1080. E’ possibile anche eseguire l’aggiornamento ad un processore Quad Core i5 o Core i7 e si può scegliere tra 8,16 o 32GB di RAM ed equipaggiare il sistema con un massimo di 2 TB di spazio di archiviazione SSD. Le opzioni di visualizzazione includono un pannello Full HD e un touchscreen 4K. Sarà addirittura disponibile una edizione per sviluppatori separata dove girerà un Ubuntu 18.04LTS

Dell XPS 13 2020. Design

Sebbene Dell non abbia apportato grandi cambiamenti al design, il nuovo Dell XPS 13 rimane uno dei laptop più compatti in circolazione. Il nuovo display Infinity Edge ha quattro lati e offre delle cornici ancora più sottili con un rapporto schermo corpo del 91,5%, veramente impressionante. Dell ha persino ridotto leggermente l’intero chassis perché ora è più piccolo del 2%.

Il Dell XPS 13 2020 ha un design rinnovato con un ampio display e una ratio 10:9

E’ possibile scegliere tra due opzioni di colore con materiali diversi: l’XPS 13 in alluminio lavorato con poggiapolsi in fibra di carbonio nero e finitura Soft Touch, oppure il poggiapolsi in fibra di vetro abbinata al colore bianco artico. La prima versione dà una bella sensazione di comodità, mentre la seconda ha un aspetto più pulito e futuristico. Il logo XPS posizionato sulla parte inferiore del telaio è gradevole e anche i fianchi tagliati a diamante sono molto aggraziati. Inoltre è possibile aprire facilmente il coperchio anche con una sola mano, grazie alla cerniera a pressione a doppia bobina.

Le scelte di design sono decisamente accattivanti. Il nuovo XPS 13 2020 ha però la sfortuna di arrivare sul mercato nello stesso momento in cui viene lanciato il nuovo Apple MacBook Air: un laptop da 13 pollici con un prezzo simile che ha molte caratteristiche in comune. Anche l’Air è passato ad un nuovo stile di tastiera più vicino a quello dell’XPS 13.

Dell XPS 13 2020. Porte

Il Dell XPS 13 2020 delle entrate molto gradite: 2 Thunderbolt, un lettore di schede MIcroSD e un jack per le cuffie. Peccato siano un po’ poche. Nella confezione un dongle per aggiungere ulteriori periferiche.

Dell XPS 13 2020 ha poche porte, ma ben pensate. Abbiamo due porte Thunderbolt 3, una per lato, un lettore di schede MicroSD e un jack per le cuffie. E’ necessario utilizzare un Dongle se vogliamo collegare un cavo USB o una periferica di dimensioni standard, ma Dell ha avuto l’intelligenza di includere questo accessorio nella confezione con cui viene venduto. Se proprio vogliamo essere severi, da un prodotto del genere ci aspettavamo qualche porta integrata in più per venire incontro a tutte le esigenze.

Dell XPS 13 2020. Display

Il display di Dell XPS 13 2020 è veramente meraviglioso. E’ uno schermo da 500 nit, più luminoso del 25% rispetto all’edizione precedente. Appare vibrante e colorato e gli angoli divisione sono belli ampi. Inoltre lo schermo da 13,4 pollici è leggermente più grande di prima. L’altro grande cambiamento è il formato ora passato a 16:10 mentre prima era il classico 16:9. Dell si è potuto permettere questo aggiornamento grazie alla riduzione della cornice inferiore. Oltre ad essere certificato HDR lo schermo di Dell XPS 13 2020 utilizza anche la tecnologia di visualizzazione Easy Safe per ridurre la luce blu.

Dell XPS 13 2020 ha uno schermo molto ampio, con una ration di 13:10, originale rispetto alla media, ottenuta riducendo il bordo inferiore.

Esiste anche l’opzione 4K, per qualche centinaio di euro in più rispetto al prezzo base, ma su uno schermo di queste dimensioni questa tecnologia sembra addirittura eccessiva e drena a nostro parere troppa autonomia alla batteria.

Dell XPS 13 2020. Tastiera e touchpad

Il nuovo Dell XPS 13 2020 ha una tastiera edge-to-edge con tasti del 9% più grandi rispetto alla versione precedente. Lo spazio tra un tasto e l’altro è all’incirca di un millimetro, non è proprio tantissimo, ma la struttura leggermente gommosa ha reso l’esperienza di digitazione estremamente confortevole durante le prove pratiche.

Un’aggiunta piacevole è che il pulsante di accensione ora funge anche da lettore di impronte digitali posizionato nell’angolo in alto a destra. Nonostante questo puoi utilizzare anche Windows Hello, il sistema di riconoscimento facciale di Windows, per sbloccare il Dell XPS 13 2020 attraverso la minuscola fotocamera frontale. Notiamo anche un aumento delle dimensioni del touchpad poiché ore è più grande del 17% rispetto a prima. L’utilizzo di Windows 10 è sembrato abbastanza fluido e durante la digitazione non abbiamo riscontrato alcun movimento accidentale del cursore.

La tastiera di Dell XPS 13 2020 è una delle migliori nella categoria. Oltre ad essere larghissima, i tasti sono morbidi e rispondono bene. Aumentate le dimensioni del touchpad.

Dell XPS 13 2020. Prestazioni

Il Dell XPS 13 2020 stando alla sua configurazione dovrebbe essere uno dei laptop più veloci della sua categoria. Abbiamo infatti un processore Ice Lake Core i3 di decima generazione , 4GB di RAM e una unità SSD da 256GB. Ma è possibile anche configurarlo con un processore i5 quad-core Ice Lake di decima generazione o addirittura una CPU Core i7. In termini di RAM è possibile eseguire l’aggiornamento a 8GB, 16GB e 32GB. Le altre opzioni di archiviazione includono unità PC da 512GB, un terabyte e 2 terabyte e ci sono due opzioni grafiche: Intel UHD e Intel Iris Plus.

Dell XPS 13 2020. Durata della batteria

Il Dell XPS 13 2020 viene fornito con una batteria da 52 whr, che secondo il produttore dura fino a 19 ore. E’ un’affermazione molto ottimistica e comprensibilmente di natura commerciale. Nonostante questo, sottoposto alla prova pratica, una navigazione continuata WiFi con riproduzione di video in HD, la batteria si è attestata sulle 11 ore e 26 minuti, raggiungendo comunque un eccellente risultato che non può che soddisfare l’utente.

Dell XPS 13 2020. Parere finale

Dell XPS 13 nella sua versione 2020 rappresenta certamente il punto di arrivo di una rivoluzione durata anni. Il design e la formula con cui viene venduto è talmente buona che gli altri produttori laptop dovranno rivedere i loro piani per stare al passo con una soluzione così efficiente.

Il display è più grande e più luminoso, la tastiera è stata ulteriormente migliorata e anche la durata della batteria riesce a tenere il passo con tutto il resto degli aggiornamenti. Potremmo suggerire a Dell di aumentare le opzioni di colore a disposizione e diciamo che il prezzo di partenza per una CPU Core i3 è leggermente elevato. Ma sicuramente, tutto sommato, il Dell XPS 13 del 2020 si posiziona sicuramente come il “prodotto da battere” sul mercato. Unico importante e pericoloso concorrente proprio il MacBook Air recentemente uscito, che condivide molte caratteristiche di Dell e ha una tastiera altrettanto comoda.

Huawei P40 Pro. Una super fotocamera per ribellarsi a Google

Huawei P40 Pro è il dispositivo smartphone più impressionante che abbiamo utilizzato quest’anno nella categoria mid-range, e il primo vero fiore all’occhiello della compagnia cinese, che cerca di prendere una propria strada indipendente da Google.

Se la serie Mate 30 aveva un approccio molto pratico, la serie P40 vuole essere la linea elegante e potente che si posiziona in cima al mercato.

Altra differenza: il Mate 30 era strettamente collegato ai servizi di Google, mentre il P40 è stato progettato per essere libero dalle opzioni del celeberrimo motore di ricerca e vuole intraprendere una via tutta sua.

Utilizzare uno smartphone senza i servizi di Google è certamente un’esperienza diversa dal solito. A volte è frustrante, alcune volte insostenibile, ma alla fine assolutamente gestibile.

In realtà, dopo qualche giorno di utilizzo, si cominciano ad intravedere un sacco di vantaggi.

Il divorzio da Google

Huawei ha puntato negli ultimi anni su display, sensore ottico di impronte digitali e specifiche delle fotocamere.

E’ sempre stato basato su Android 9 Pie, integrato con il suo EMUI 9 e il P30 Pro, l’ultima versione di punta della linea, aveva chiaramente rappresentato un punto di svolta nelle competenze di Huawei.

Già l’anno seguente, le qualità delle fotocamere della casa produttrice avevano chiarito che Huawei aveva intenzione di competere alla pari con Samsung, Apple e Google.

Fatto sta che nel 2018, le serie P20 e Mate 20 hanno notevolmente migliorato il design, perfezionando ulteriormente l’interfaccia EMUI e aggiornato le fotocamere.

Poi le tensioni geopolitiche tra gli Stati Uniti e la Cina hanno portato Google a interrompere i suoi affari con Huawei, costringendo quest’ultima a modificare drasticamente i suoi piani per il software.

Non solo non poteva più offrire i servizi di consumo come Gmail, YouTube, Drive e Play Store, ma è stata costretta a rimuovere parecchie porzioni di codice che facevano funzionare molte altre applicazioni.

L’esclusione del Google Mobile Service sui suoi suoi dispositivi ha rappresentato un colpo molto duro, in quanto da questo meccanismo venivano alimentate le notifiche Push, le gestione delle credenziali di accesso e anche i controlli di sicurezza.

Huawei aveva già sviluppato alcune alternative a Google. Ad esempio App Gallery per gli utenti e Huawei Mobile Services per gli sviluppatori.

Quando è stato chiaro che il governo degli Stati Uniti non avrebbe cambiato la sua decisione, l’azienda si è impegnata ad esportare le funzioni incentrate sul mercato asiatico per tutto il resto del mondo.

Design. Elegantissimo, ma sgraziato il notch

Il design e il layout generale del telefono è abbastanza invariato rispetto al P30 Pro.

Il prodotto è rivestito in alluminio lucido che contrasta piacevolmente con la vernice grigia opaca sul retro. Non solo è più resistente ai graffi e alle impronte digitali, ma aggiunge un po’ di attrito quando si tiene il telefono in mano.

Effettivamente le guide in metallo lucido sono estremamente facili da impugnare grazie anche alla forma affusolata che fa sembrare il telefono come un cuneo, permettendogli di adattarsi comodamente nella mano.

I colori disponibili sono Ice White, Deep Sea e Total Black.

Non abbiamo alcuna presa per le cuffie, abbiamo una porta USB-C nella parte inferiore insieme ad un singolo altoparlante e allo slot per una nanoSIM o scheda SD.

Abbiamo anche il microfono, che però non è visibile: il dispositivo assorbe infatti tutte le vibrazioni elettromagnetiche attraverso il vetro frontale. I pulsanti del volume, sulla destra, sono ben amalgamati con il corpo.

In alto a sinistra troviamo un’enorme notch, dove alloggiano i sensori per lo sblocco facciale tridimensionale.

Questo, sinceramente, lo consideriamo un piccolo passo indietro. Preferivamo il piccolo ritaglio centrato sulla fotocamera che avevamo incontrato nella serie P30, rispetto ad un notch posizionato a sinistra con due sensori giganti che ti fissano.

E’ molto grosso e spezza la simmetria di quello che altrimenti sarebbe stato un design quasi senza cornice.

Come vedremo, il P40 Pro è tutto incentrato sulla fotocamera, come dimostra il gigantesco modulo sporgente che troviamo sul retro.

Qualcomm afferma che il sensore di impronte digitali, integrato all’interno del display, è più grande e veloce del 30%, ma non abbiamo notato particolari miglioramenti rispetto alla versione precedente. Comunque rimaniamo soddisfatti delle sue prestazioni, come lo eravamo con il P30 Pro.

La custodia di plastica trasparente che viene fornita nella confezione è assolutamente inadeguata.

Display. Ben fatto

Il display, un OLED da 6,58 pollici, è estremamente gradevole soprattutto per via delle sue curve aggraziate che nella parte superiore del dispositivo si amalgamano perfettamente e spariscono nel corpo del telefono.

L’azienda spiega che l’unione tra il display e il chassis è stata realizzata in modo tale da imitare l’aspetto dell’acqua appena prima che venga rotta la tensione superficiale.

Al di là della “pomposa” descrizione, il risultato è ottimo perché il dito quasi non riesce a sentire la differenza tra lo schermo e l’alluminio.

Parliamo di uno schermo stupendo, con una risoluzione 2640×1200 pixel che ad oggi ha una risoluzione maggiore rispetto a qualsiasi altro dispositivo della serie P di Huawei.

I colori sono nitidi e brillanti, e l’esperienza di visualizzazione di una puntata di Netflix, piuttosto che un video YouTube in HD è assolutamente soddisfacente. Ottima la gestione della luce, anche in pieno sole.

Arriva a 90Hz come velocità di aggiornamento, il che è una specifica ormai necessaria per qualsiasi smartphone del 2020.

È un dato importante, che posiziona Huawei P40 Pro nella perfetta media del mercato e rappresenta un ottimo compromesso tra qualità del display e consumo della batteria.

Software. Senza Google la vita è dura

La più grande sfida di questo prodotto è fare a meno del sistema operativo di Google.

E’ un problema non facile da risolvere in quanto bisogna convincere il potenziale acquirente che un mondo senza Gmail, YouTube e Chrome sia comunque possibile.

Partiamo da una buona notizia. Utilizzando l’applicazione Phone Clone inclusa nel dispositivo puoi trasferire tutte le tue applicazioni da un altro telefono Android senza problemi. Il processo è semplicissimo e di successo.

Qualche problemino purtroppo si incontra. Persino Phone Clone ha rifiutato di trasferire alcune applicazioni utilizzate regolarmente, come per esempio quelle bancarie, per motivi di sicurezza.

Si tratta di una zeppa iniziale che verrà corretta nell’arco di poco tempo.

Eseguendo una prova su un telefono utilizzato, di 123 applicazioni attive sono state trasferite 111, che è un buon risultato.

Abbiamo quindi aperto l’equivalente del Google Play Store di Huawei, che si chiama AppGallery, già utilizzata da 400 milioni di persone in Asia.

Di per sè funziona bene, ma la quantità di applicazioni disponibili è sensibilmente meno rispetto a quanto siamo abituati.

Possiamo scaricare ad esempio Snapchat e Tik Tok ma dimentichiamoci di Instagram, Facebook e WhatsApp, anche se la società promette che a breve sarà disponibile.

Sotto questo aspetto, il problema principale che Huawei sta affrontando è quello di lavorare con gli sviluppatori delle applicazioni.

Ad esempio, Microsoft ha ottenuto dal dipartimento del Commercio americano il permesso di lavorare con Huawei in alcune aree geografiche, sostanzialmente per mantenere gli aggiornamenti di tutti i prodotti collegati a Windows, ma quella stessa clemenza non è stata concessa a Google, che non può garantire nessun supporto a Huawei.

Riusciamo a scaricare Snapchat, AccuWeather e Booking.com, ma non siamo certi della possibilità di aggiornare l’applicazione nel corso del tempo.

Ma una volta scaricate e installate come funzionano le applicazioni? Purtroppo non tutte funzionano come dovrebbero.

Twitter si apre e funziona normalmente, ma dal momento che per le notifiche si basava sul Google Freebase Cloud Messaging ora dobbiamo aprire direttamente l’applicazione per cercare aggiornamenti.

Altre app segnalano la mancanza di Google Play Services, generano un errore e si chiudono.

Alcune generano lo stesso messaggio di errore, che una volta chiuso non compromette l’utilizzo dell’applicazione, ma è comunque una evidente seccatura.

Si tratta di un incertezza iniziale che potrebbe destabilizzare l’utente, specialmente quello europeo. Il problema principale sono gli aggiornamenti: senza un modo semplice per ottenere gli update è probabile che alcune applicazioni accumuleranno bug nel corso dei mesi.

Paradossalmente alcune applicazioni di Google “funzionicchiano”. Riusciamo a scaricare Google Chrome, Maps, GBoard e persino Google Foto e ad usarle con qualche limitazione.

Ad esempio, le mappe e le foto funzionano, ma senza le credenziali di Google non possiamo salvare le posizioni preferite o caricare delle fotografie in background.

La soluzione che Huawei sta mettendo in campo per superare il divorzio da Google è la già citata AppGallery e Huawei Mobile Services, che promettono di eliminare gli errori di usabilità riscontrati finora.

Tuttavia ci vorrà del tempo: il telefono non ha nemmeno una applicazione di mappe native e quindi ci vorranno parecchi mesi per riuscire ad avere un prodotto completo a livello di sistema operativo.

Ed è veramente una sfortuna, perché a livello di hardware questa versione è veramente molto buona.

Fotocamera. Una vera star

Uno dei punti di forza del prodotto, anzi la grande star del prodotto, è certamente il suo set di fotocamere.

Huawei ha apportato piccoli ma importanti miglioramenti ai fondamenti dei sensori.

Abiamo sempre una Array (rosso giallo giallo blu) ma quest’anno sono state aumentate le dimensioni del sensore primario di quasi il 40%.

Con 50 MP a 1 /1,28 pollici, la fotocamera è enorme e ci stiamo avvicinando ad uno smartphone che abbia delle fotocamere delle stesse dimensioni di un Sony RX100.

Per ottenere foto standard da 12MP con il suo sensore da 50MP, Huawei esegue tutta una serie di calcoli ed elaborazioni, inclusa la combinazione dei dati con gli altri due sensori, una serie di complessi passaggi attraverso più fotogrammi per “impilare” le immagini una sopra l’altra e migliorare la gamma dinamica, la nitidezza e l’esposizione.

Le fotocamere sono veloci, versatile e producono foto incredibili. Notiamo un importante riduzione della grana e della sfocatura anche in situazioni di scarsa illuminazione rispetto ai precedenti dispositivi Huawei.

Anche l’autofocus è stato molto migliorato.

Molto interessanti anche gli altri due sensori del telefono.

Il P40 Pro condivide lo stesso sensore grandangolare da 40 MP del Mate 30 Pro che funge anche da videocamera principale.

Nel nuovissimo sensore da 12MP con teleobiettivo da 5x abbiamo ancora la stabilizzazione dell’immagine, ma anche prima di scattare la foto si capiva benissimo che la qualità era notevolmente superiore rispetto a quella del P30 Pro.

Le foto delle persone scattate con il sensore principale sono più naturali rispetto al P30 con molti più dettagli nitidi.

Migliorata anche la qualità dell’ultrawide a causa del cambiamento nell’ottica: il teleobiettivo 5x è veramente fantastico, a 10x è ancora molto buono mentre a 50x diventa inutilizzabile.

Le impostazioni iniziali mirano a regalare foto nitide ma questo conferisce ad alcuni scatti un aspetto troppo impostato e abbiamo dovuto abbassare alcune regolazioni.

Il sensore principale del P40 Pro è enorme e conferisce un effetto bokeh naturale, anche se il minimo movimento può rendere sfocato un oggetto in primo piano.

La modalità notturna non è particolarmente migliorata rispetto al P30 Pro anche se rimaniamo soddisfatti.

Nel complesso, possiamo essere colpiti dai miglioramenti della fotocamera del P40 Pro.

A partire dalle lenti e dal sistema di elaborazione delle immagini, i miglioramenti si sentono. Anche in termini di usabilità Huawei fa un ottimo lavoro, sebbene Samsung ed LG siano più bravi a mettere i controlli a portata di dito.

Sfortunatamente è difficile condividere le nostre foto con amici e familiari, in quanto non abbiamo l’integrazione immediata con Google Foto, è questo è un problema.

Sulla parte anteriore risiede la fotocamera Selfie da 32MP, il sensore di profondità e un laser autofocus. E’ studiato per registrare video Ultra HD fino a 60fps.

Batteria. Nella norma

Quest’anno non sono stati fatti progressi nella tecnologia di ricarica.

Il cavetto da 40W di Huawei è in circolazione sin dal Mate 20 Pro del novembre 2018. Anche se ora è in grado di ricaricarsi via wireless.

La velocità per passare da 0 a 100% dovrebbe essere praticamente invariata rispetto al modello precedente, anche se non sono ancora disponibili dei test che possono darci qualche numero.

Verdetto finale

Huawei sta giocando al meglio le sue carte.

Ha dovuto subire l’ostracismo del governo americano e quindi ha puntato su un design decisamente soddisfacente, su un buon display ma soprattutto su una fotocamera potentissima che cerca di accontentare i bisogni dei suoi utilizzatori.

Inoltre l’azienda ha fatto l’unica cosa che poteva fare: utilizzare gli strumenti per software e applicazioni destinati al mercato asiatico ed espanderli a tutto il mondo, compiendo quindi la coraggiosissima scelta di rendersi indipendente da Google.

Non possiamo che fare i complimenti all’azienda, che sta cercando di fare il meglio possibile di fronte allo sgambetto degli Stati Uniti.

Ma aldilà dei giochi geopolitici tra le nazioni, come si troverà l’utente finale?

Non ci sentiamo di suggerire questo prodotto a chiunque, perché la mancanza dell’infrastruttura di Google si sente e potrebbe destabilizzare.

Diciamo che è un prodotto adatto per coloro che amano un design pulito e che ritengono la fotocamera un punto fondamentale nella scelta del proprio smartphone.

E soprattutto per tutti coloro che provano gusto nel rendersi indipendenti da Google o non hanno delle particolari esigenze di social e ricondivisione.

Samsung Galaxy S20. Buono, per chi non vuole strafare

Samsung Galaxy S20 è il fiore all’occhiello di Android per tutte le persone che amano i telefoni sgargianti ma non troppo grandi, che stanno bene nel palmo della propria mano.

Proprio come i suoi fratelli più grandi e costosi, il Galaxy S20 offre un display fluido a 120Hz e un nuovo potente sistema di fotocamere con zoom migliorato e velocità 5G.

A livello di design non noteremo grandissime evoluzioni rispetto ai modelli precedenti, ma qualche novità possiamo comunque annoverarla.

Il Samsung Galaxy S20 è disponibile con 12GB di RAM o 128GB di spazio di archiviazione standard. Non esistono modelli con più RAM ma possiamo aggiungere fino a 1 terabyte di spazio di archiviazione tramite le classiche slot microSD di memoria

Purtroppo la durata della batteria non è la migliore sul mercato. Nel complesso, il Galaxy S20 è un buon prodotto per chi non ha eccessive pretese.

Design. Qualche ritocco migliorativo

Sul fronte del design, Samsung Galaxy S20 non è molto diverso dal Galaxy S10, ma ci sono alcuni perfezionamenti abbastanza raffinati.

Come avevamo accennato, l’azienda ha fatto un ottimo lavoro a livello di proporzioni.

Le dimensioni sono abbastanza piccole per essere utilizzato con una mano sola in piena comodità, ma abbastanza grandi per guardare una clip di YouTube o un episodio su Netflix.

Tutto sembra calibrato molto bene e anche il peso è veramente minimale. Anche il nuovo layout della camera è meno intrusivo rispetto al Samsung Ultra e si integra perfettamente nel design generale.

Il ritaglio per la fotocamera anteriore è più piccolo e aggraziato ed è posizionato nella parte superiore e centrale del display anziché sul lato destro, offrendo un maggiore comfort.

Il display è leggermente meno curvo e questo è un elemento che apprezziamo, in quanto c’è meno possibilità che tocchi accidentali possano farci sfuggire il telefono di mano.

Non include un jack per le cuffie: non è un grossissimo problema ma avrebbero potuto mantenere questa entrata. Si tratta del primo telefono di punta Galaxy S privo di questa funzione.

Quindi sarà necessario prendere in considerazione degli auricolari wireless e delle cuffie senza fili, come ad esempio i Galaxy Buds Plus.

Le opzioni di colore a disposizione per il Samsung Galaxy S20 non sono particolarmente eccitanti, ma almeno abbiamo una certa varietà.

Cosmic Grey, Cloud Blue e Cloud Pink. Avremmo voluto vedere qualche piccola novità sotto questo aspetto, come per esempio la finitura “Aura Glow” già vista nel Galaxy Note 10.

Display. Luminosissimo

Di norma, quanto più è alta la frequenza di aggiornamento del display tanto più il telefono è fluido nelle operazioni quotidiane.

Il display OLED da 6,2 pollici del Samsung Galaxy S20 ha una frequenza di aggiornamento di 120 Hertz, che è il doppio dei 60 che troviamo sul Galaxy S10 e superiore allo schermo da 90 Hertz del One Plus 7T.

Un altro vantaggio è che il Galaxy S20 sfoggia un nuovo sensore touch a 240 Hertz, che dovrebbe essere più reattivo.

Durante la prova pratica, il Galaxy S20 è sembrato piuttosto fluido e si può facilmente passare da 60Hz a 120Hz nel menù delle impostazioni del display.

La cattiva notizia è che raggiungendo i 120Hz si abbassa la risoluzione da Quad HD a Full HD. Nonostante questo compromesso, il Galaxy S20 ha uno dei display più luminosi e colorati mai provati su questa linea.

Il display OLED ha registrato 857nits di luminosità, davvero molto elevata. E’ ancora più luminoso dell’iPhone 11, che si ferma a 752nits.

Abbiamo anche un impressionante 162,5% di gamma di colori: per intenderci, l’iPhone 11 Pro ne ha 83%.

Molto bene anche la precisione del colore, che si posiziona quasi al top del mercato.

Prestazioni. Molto migliorate, con punte di eccellenza

Essendo il primo telefono con processore Snapdragon 865 di Qualcomm, il Samsung Galaxy S20 dovrebbe fornire velocità in abbondanza soprattutto perché abbinato a ben 12GB di RAM.

Samsung, in linea con la filosofia di tutto il dispositivo, offre anche il controllo su come utilizzare questa memoria, in quanto puoi assegnare fino a 3 applicazioni da archiviare direttamente all’interno della RAM.

Il risultato sono tempi di caricamento quasi istantanei per applicazioni e giochi che richiedono un alto utilizzo delle risorse.

Il Galaxy S20 viene offerto con 128GB di spazio di archiviazione. Non abbiamo il modello da 512GB, ma fortunatamente è possibile raggiungere fino a 1 terabyte di spazio di archiviazione attraverso lo slot per schede MicroSD.

Nei vari Benchmark, Galaxy S20 si è comportato molto bene e le prestazioni complessive sono davvero soddisfacenti. Siamo stati colpiti nel test del processore, quello multicore, dove abbiamo il miglior punteggio mai visto su un telefono Android.

Nel test grafico, il Galaxy S20 gira a 21 fotogrammi al secondo battendo il One Plus 7T e arrivando secondo solo all’iPhone 11 Pro.

La transcodifica di un video da 4K a 1080 pixel ha impiegato un minuto e 15 secondi, il che è un importante miglioramento rispetto al tempo del Galaxy Note 10 che si fermava a 1.34. L’iPhone 11 Pro ha richiesto solo 46 secondi.

Notiamo ovviamente anche alcuni difetti. Lo speaker degli audio ogni tanto stride leggermente nei toni più acuti, mentre la qualità della chiamata non è sempre la migliore possibile.

Non siamo neanche rimasti molto colpiti dallo scanner per le impronte digitali all’interno del display: è lento e a volte ci vogliono un paio di tentativi per registrare i dettagli.

Abbiamo anche un sistema di sblocco con il volto abbastanza rudimentale che non funziona in tutte le situazioni.

Connettività 5G. Opzione gradita

Il Samsung Galaxy S20 supporta le reti 5G, per cui dovremmo essere in grado di godere delle velocità più elevate sia sulla navigazione web sia nello scaricare contenuti quando siamo fuori casa.

Al momento del lancio, Galaxy S20 funziona solo su rete 5G sub 6GHz, come quelle americane, anche se l’azienda annuncia che prossimi aggiornamenti del prodotto riusciranno a coprire varianti più ampie di questa nuova infrastruttura.

Il Galaxy S20 è il primo Smartphone “mainstream” che adotta stabilmente il pacchetto 5G. Samsung offre anche un modello del Galaxy S20 senza il 5G e con meno RAM.

Costa qualche centinaio di euro in meno ed è probabilmente pensato per coloro che non sono minimamente interessati alla nuova tecnologia specie in paesi, come l’Italia, dove non è ancora uno standard diffuso.

Sistema operativo. Molte scelte

Il Samsung Galaxy S20 è dotato del nuovo software One UI 2 di Samsung che semplifica l’interfaccia per rendere più rapido l’accesso alle applicazioni preferite, la modifica delle impostazioni e altro ancora.

Si basa su Android 10 che include nuove fantastiche funzionalità come Smart Reply per rispondere ai messaggi, una modalità scura per risparmiare la batteria e migliori controlli della privacy.

Samsung ha lavorato assieme a Google Duo per creare una funzione di videochat che risponda efficacemente a Facetime di Apple.

Questa applicazione è integrata direttamente nel dialer telefonico e nelle applicazioni di contatti e si può videochiamare con un massimo di 8 persone.

Inoltre puoi effettuare videochiamate in Full HD. Poter avviare la videochiamata direttamente dall’app del telefono è una sensazione molto gradevole, e a parte un po’ di lag iniziale, l’esperienza e buona.

Altre funzionalità del software includono Music Share, la possibilità di collegarsi con due periferiche Bluetooth nello stesso momento e l’integrazione Spotify.

Samsung Galaxy S20 ti consiglierà anche le playlist musicali in base alle tue preferenze e persino al momento della giornata.

L’assistente personale Bixby, ideato e sviluppato da Samsung, è ancora presente, ma dato che non ha riscosso un enorme successo può essere facilmente disattivato oppure messo da parte senza che interrompa il flusso di utilizzo.

Fotocamera. Buona, mostruosa con i video

Samsung, oggettivamente, era rimasta indietro rispetto ad Apple e Google per quanto riguarda la qualità delle foto, ma il Galaxy S20 sembra battere la concorrenza anche di sensori più grandi con uno zoom più efficiente e nuove funzionalità che rendono più facile scattare e condividere.

Il Samsung Galaxy S20 ha una tripla fotocamera posteriore che parte con un sensore da 12 megapixel da 1,8 Micron. Poi il teleobiettivo, che utilizza un sensore da 64 MP di 0,8 Micron e la fotocamera ultra larga da 12 megapixel che si appoggia ad un sensore da 1,4 Micron.

Questi numeri hanno un significato. Più grande è il sensore e più luce lascia entrare, il che dovrebbe risultare in immagini più luminose e più nitide.

In normali condizioni di illuminazione interna il Galaxy S20 cattura degli scatti deliziosi.

Possiamo distinguere gli angoli, le pieghe dei vestiti e anche le sfumature delle ombre: ci sono anche le opzioni AI Scene Optimizer che riconoscono automaticamente la scena che stiamo scattando e aiutano a regolare le impostazioni.

Il Samsung Galaxy S20 non arriva allo “Space Doom” che vediamo sull’S20 Ultra ma è più ben più potente del Galaxy S10.

Si tratta di un ottico ibrido che arriva fino a 3x che permette un ottimo zoom senza perdita di dati, mentre lo zoom digitale arriva fino a 30x.

Mano mano che ci avviciniamo ai limiti, la visualizzazione della fotocamera diventa traballante ma nel complesso abbiamo un ottimo miglioramento rispetto al Galaxy S10.

Le immagini sono ottimamente nitide con una bella gestione del colore.

Ovviamente la fotocamera del Samsung Galaxy S20 non brilla in tutte le situazioni: ad esempio con i primi piani, l’iPhone 11 Pro Max è più bravo nel dettaglio e nella resa del colore, anche se S20 tende ad essere più nitido.

Come se la cava in modalità notturna? Il Galaxy S20 ha fatto un ottimo lavoro, catturando tutta la luce disponibile. L’immagine complessiva è più luminosa della media.

Ma la nostra funzione preferita è la “Single Take“, una opzione che riprende la stessa immagine con un mix di modalità.

In altre parole: quando si preme il pulsante, il telefono riprende una rapida serie di foto e allo stesso tempo registra 10 secondi di video.

Al termine del lavoro, il dispositivo offre una piccola galleria di risultati, tra cui uno scatto ritenuto migliore dall’intelligenza artificiale e che viene suggerito all’utente.

Assieme a questo, anche una versione ultragrandangolare dell’immagine ripresa nonché un breve video, ottimo per i social network.

A proposito di video, il Galaxy S20 è una vera bestia.

Può registrare video 8K fino a 24 fotogrammi al secondo. Una volta registrato un video possiamo anche trasmetterlo sulla TV Samsung 8L QLED o estrapolarne foto da 33MP per la ricondivisione su internet.

I filmati ripresi con questa modalità erano estremamente nitidi, persino sul display Retina di un MacBook Pro. Si riusciva a distinguere facilmente ogni tipo di dettaglio, anche lontano.

La fotocamera frontale del Galaxy S20 utilizza un sensore da 10 MP da 1,22 Micron con un’apertura F/2.2.

Il viso ripreso con la fotocamera per i selfie è più luminoso della media del mercato, anche se l’iPhone fa un lavoro migliore rendendo le linee del volto più naturali. Effettivamente troviamo un po’ di “appiattimento” dei toni delle pelle.

Batteria e ricarica. Modesta

Data la sua connettività 5G e il display a 120 Hertz il Samsung Galaxy S20 ha bisogno di una batteria robusta per affrontare la giornata.

L’azienda ha dotato il prodotto di una batteria da 4000mah.

Sfortunatamente ha resistito in media solamente 9 ore e 31 minuti impostato sulla modalità 60Hz, mentre i telefoni con la migliore durata della batteria arrivano alle 11 e persino 12 ore.

Samsung S20 Plus è durato infatti 10 ore e 31 minuti, ben lontano dalla epicità del Samsung S20 Ultra che tocca i le 10 ore e 3 minuti.

Guardando alla stessa categoria, l’iPhone 11 Pro è durato 10 ore e 24 minuti, mentre l’S10 dell’anno scorso ha funzionato per 10 ore e 19 minuti.

Con una frequenza di aggiornamento del display da 120Hz il nostro S20 si abbassa ad una media di 8 ore e 4 minuti di autonomia.

Per questo motivo, se la durata della batteria ha un’importanza fondamentale, meglio orientarsi sul Galaxy S20 Plus o sull’Ultra

Il Galaxy S20 viene accompagnato da un adattatore di ricarica da 25 watt che può portare il dispositivo da 0 al 53% in mezz’ora. Supporta anche la ricarica wireless, con supporti compatibili.

Giudizio finale. Buono se non vuoi esagerare

Samsung Galaxy S20 non è il più economico ma è il telefono più equilibrato e conveniente della gamma Galaxy.

E’ anche il prodotto più compatto, il che lo rende la scelta migliore per coloro che cercano un dispositivo Android che non occupi le tasche o che richieda due mani per funzionare.

La star del prodotto è certamente la nuova fotocamera, che colpisce per le nuove funzionalità tra cui la Single Take, che vi abbiamo raccontato, e uno zoom sensibilmente più potente.

Il motivo principale per declinare l’offerta del Galaxy S20 è la durata della batteria. Il tempo di autonomia è di circa un’ora indietro rispetto all’iPhone 11 Pro.

Nel complesso, la scelta migliore, tra i nuovi telefoni Android, ci porta a suggerire piuttosto il Galaxy S20 Plus, perché offre un display più grande e una durata più soddisfacente.

Ma se preferisci un dispositivo più contenuto (anche nel prezzo) e più piccolo, puoi essere soddisfatto del normale Galaxy S20.

HP Neverstop Laser MFP 1202w Recensione

La stampante multifunzione HP Neverstop Laser 1202w è una stampante laser monocromatica all-in-one entry-level progettata per uffici domestici, piccoli uffici e gruppi di lavoro.

Un concorrente diretto del laser All In One monocromatico Canon imageClass MF269dw e della stampante Supertank monocromatica MFP WorkForce ST-M3000 di Epson, un’alternativa laser monocromatica a getto d’inchiostro (entrambe le scelte degli editori), la 1202w è un po’ indietro in termini di funzionalità e qualità di stampa. Ma compensa essendo la stampante laser entry-level di gran lunga meno costosa da utilizzare, rendendola un ottimo valore per sfornare centinaia di pagine di testo ogni mese in ambienti in cui è richiesta la produzione di laser. In effetti, come il primo laser AIO senza toner per cartucce in serie, la sua tecnologia innovativa e i bassi costi di gestione sono sufficienti per elevare Neverstop 1202w a prima scelta.

Neverstop: una tecnologia laser economica e senza cartucce

L’MFP 1202w è una delle due macchine Neverstop che HP ha messo in circolazione. L’altra, la stampante laser Neverstop 1000, è una versione di sola stampa che esamineremo a breve. La vera novità, tuttavia, è la tecnologia Neverstop per toner sfuso o cartuccia senza toner. Come Epson ha fatto con la sua tecnologia a getto d’inchiostro EcoTank (che altri produttori di stampanti a getto d’inchiostro hanno imitato), HP ha abbandonato la cartuccia del toner e ha ridotto il costo per pagina dei materiali di consumo.

Invece di acquistare e sostituire cartucce grandi, ingombranti e costose ogni volta che la stampante esaurisce il toner, con Neverstop, riempi un cestino all’interno della macchina da un kit di sostituzione che contiene circa 2.500 stampe, un processo che richiede solo pochi secondi.

Un altro vantaggio, e da lì il nome Neverstop: a differenza delle tradizionali macchine a cartuccia che vanno fuori servizio fino alla sostituzione di una cartuccia vuota, il serbatoio all’interno della stampante contiene effettivamente 5.000 pagine di toner. Quando metà di questo è usata, un indicatore sul lato destro dell’unità ti dice che è tempo di aggiungere un altro kit di sostituzione, permettendoti di riportare la resa a 5mila. (Puoi scaricare la ricarica in qualsiasi momento dopo il segno a metà strada, ovviamente.)

Fintanto che non si consente alle ultime 2.500 pagine di esaurirsi, la stampante non esaurisce mai il toner. Forse più importante, tuttavia, è che il kit di ricarica costa solo una frazione della cartuccia media del toner da 2.500 pagine, rendendo alcuni stock una proposta molto meno costosa.

E’ una stampante compatta e leggera per una stampante laser. Ad esempio, è di alcuni pollici più corta in altezza e profondità e 10 libbre più leggera della Canon MF269dw menzionata in precedenza, ed è anche un po ‘più piccola della Epson ST-M3000, sebbene quella alternativa a getto d’inchiostro pesa qualche chilo in meno. Un’altra alternativa laser a getto d’inchiostro molto più robusta, la WorkForce Pro WF-M5799 di Epson , fa impallidire tutti questi altri concorrenti di diversi pollici in tutte le direzioni e pesa più del doppio dell’HP.

Le attività di walk-up e configurazione (esecuzione di copie, scansione su cloud e così via) possono essere completate dal pannello di controllo un po ‘spartano situato nella parte in alto a sinistra dello chassis, accanto allo scanner o dal portale Web incorporato accessibile praticamente da qualsiasi browser, inclusi smartphone o tablet.

Il pannello di controllo è costituito da una manciata di pulsanti per eseguire copie e scansioni, un pulsante Annulla e l’interruttore on / off, ancorato da un piccolo LED monocromatico non touch per aiutarti a farti strada attraverso il menu a discesa della stampante struttura. Scoprirai che attività come la generazione di rapporti sull’utilizzo e l’impostazione delle opzioni di sicurezza sono molto più facili da gestire dall’interfaccia web.

Due svantaggi sfavorevoli per i bassi costi del toner sono la mancanza di un alimentatore automatico di documenti (ADF) per l’invio di documenti multipagina allo scanner e il supporto solo per la stampa duplex manuale (fronte-retro). In altre parole, è necessario capovolgere i documenti a mano e reinserirli nel vassoio per stampare i secondi lati. Per le stampanti a questo prezzo, laser o altro, la stampa fronte / retro automatica e gli ADF sono tariffe standard e spesso fondamentali per la stampa, la copia e la scansione di piccole imprese.

Tutti e tre i modelli concorrenti citati finora sono dotati di ADF con duplex automatico e motori di stampa, che consentono la stampa non assistita o la copia di pagine a due facciate mentre si va a prendere una tazza di caffè o qualche altra attività critica. Manca anche il supporto per la rete Ethernet cablata, sebbene possa mettere il 1202w sulla tua rete Wi-Fi, collegarlo a un singolo PC tramite USB 2.0 o collegare il peer-to-peer del dispositivo mobile, senza che sia la stampante o il palmare sulla stessa rete, grazie a Wi-Fi Direct.

Altre opzioni mobili sono: Apple AirPrint, Google Cloud Print, HP Smart App (desktop multipiattaforma e driver mobile e interfaccia a valore aggiunto), Mopria e HP Smart Task. Quest’ultimo è una raccolta di profili di flusso di lavoro personalizzabili, come la scansione con lo smartphone, la stampa o la scansione su siti cloud specifici e altro ancora, dai collegamenti all’interno dell’app HP Smart.

HP ha anche incluso una funzione che chiama Modern Fax, che consente di inviare un fax sicuro dal dispositivo tramite Smart App. La capacità della carta del 1202w è di 150 fogli, il più piccolo di 100 fogli o più degli altri AIO, con Canon ed Epson ST-M3000 entrambi a 250 fogli e Epson WF-M5799 in grado di contenere fino a 330 fogli espandibili a 830.

Il ciclo di lavoro mensile massimo del 1202w è di 20.000 pagine, con un volume di stampa suggerito minimo mensile di 2.500 stampe. Tra le stampanti batte l’ST-M3000 di 18.000 massimo e 1.000 minimo, mentre il WF-M5799 è valutato a un massimo di 25.000 pagine maggiore del 1202w ma con lo stesso minimo suggerito. L’MF269dw viene fornito con un volume minimo suggerito di 2.500 stampe, sebbene Canon non abbia pubblicato un ciclo di funzionamento massimo per tale AIO.

Neverstop Revisited

Fino ad ora, uno dei motivi per cui il toner della stampante laser è contenuto nelle cartucce è che è una sostanza molto volatile, ultra fine, leggera e appiccicosa, disordinata e difficile da pulire se si sparge. Le cartucce sono necessarie per mantenere le cose separate e scorrere senza intoppi. Per fare in modo che i suoi clienti riempissero le proprie stampanti, HP ha richiesto un sistema che non consentisse a nessuna di quella polvere nera di fuoriuscire nell’aria o sulla stampante, sulle parti del corpo e sui vestiti.

A differenza delle bottiglie di inchiostro utilizzate per riempire i serbatoi delle stampanti ad inchiostri sfusi, in cui gli utenti semplicemente le versano, la ricarica del Neverstop è progettata per forzare o immergere il toner nel cestino attraverso un portello sigillato sul lato destro del telaio, appena sotto lo scanner.

La procedura è: agitare il contenitore del kit di ricarica, aprire il portello sulla stampante, ruotare la porzione centrale del contenitore di ricarica di 180 gradi (che a sua volta apre una seconda porta e crea un sigillo ermetico), quindi premere rapidamente e con forza verso il basso sul pezzo superiore o sul pistone per forzare il versamento del contenuto in basso nel serbatoio. È davvero una procedura rapida e infallibile, con poche o nessuna possibilità di fuoriuscita di polvere nera.

Velocità di stampa entry-level

HP valuta 1202 w a 21 pagine al minuto (ppm), che è lento per un AIO laser, ma non necessariamente per la tecnologia laser entry-level. La Canon MF269dw, ad esempio, è valutata a 30 ppm. Programmando Neverstop su USB stampa un documento di testo di Microsoft Word di 12 pagine al ritmo di 18,9 ppm.

È 11 ppm più lento della Canon MF269dw, 1,1 ppm dietro la Epson ST-M3000 e 21,6 ppm più lentamente della Epson WF-M5799.

Risultati accettabili

Per forzare il toner a comportarsi correttamente senza una cartuccia, HP probabilmente ha dovuto modificare in modo significativo le sue proprietà. I risultati sono che, l’uscita della MFP 1202w non è male, non è molto diverso da altre stampanti e altri concorrenti laser HP (LaserJet).

Come la maggior parte delle macchine laser, ha stampato il testo in modo pulito e abbastanza chiaro, ma quando si stampa grafica aziendale con riempimenti scuri, sfumature e dettagli intricati, l’output non è del tutto incontaminato. Ho visto alcune strisce minori in diversi riempimenti e gradienti e linee sottili sotto 1 punto non sono state stampate in modo pulito da un capo all’altro. Complessivamente, l’output della 1202w è più che adatto per la stampa interna, la stampa di ricevute, fatture e così via, ma non tanto per il marketing e altri documenti in cui si desidera avanzare al meglio.

Ciò che rende questo AIO più attraente rispetto ai modelli laser concorrenti è il suo costo molto inferiore rispetto alle macchine che implementano cartucce toner. Il kit di ricarica da 2.500 pagine costa 16 euro ed è possibile acquistarne una confezione da due per 28 euro, rispetto, ad esempio, alla cartuccia del toner HP 94A da 49,99 1.200 per HP LaserJet Pro M118dw. Con il kit di ricarica del 1202w, pagherai circa 0,6 centesimi per pagina, mentre le stesse pagine sull’M118dw costano circa 4,2 centesimi ciascuno, una differenza enorme di 3,6 centesimi per pagina.

Un buon primo colpo

La multifunzione Neverstop 1202w non è perfetta, ma non tutti i piccoli uffici e gruppi di lavoro lo richiedono. Invece, devono sfornare centinaia o un paio di migliaia di semplici pagine monocromatiche ogni mese senza superare il budget. Forse HP ha risparmiato un po’ troppo, non includendo la stampa duplex e un ADF, ma non è insolito per la prima iterazione di una stampante di consumo di massa. Quando l’applicazione richiede un’emissione laser (toner), la 1202w rappresenta un’alternativa economica, rendendola così la nostra nuova AIO laser monocromatica entry-level preferita.

10 trucchi per fotografare bene con lo smartphone

Il tuo smartphone è sempre con te, un compagno costante che può connettersi al Web per mantenerti in costante contatto con il mondo. È uno degli elementi chiave che prendi prima di uscire di casa.

Questo rende anche il tuo telefono la tua fotocamera digitale da portare ovunque. Solo pochi anni fa, realizzare immagini e video con gli smartphone era un compromesso, con una qualità dell’immagine più scadente.

Ma i tempi sono cambiati e le fotocamere degli smartphone sono sempre meglio. Gli ultimi modelli offrono immagini e video di qualità superiore rispetto alle fotocamere point-and-shoot economiche e offrono eleganti trucchi software per sfocare gli sfondi, proprio come una reflex e un obiettivo f / 2 o f / 1.4.

Dai un’occhiata a questi suggerimenti per ottenere le migliori immagini che puoi ottenere dal tuo telefono. Ma ricorda, anche con l’ultima tecnologia, i telefoni non sono strumenti di imaging versatili come le moderne fotocamere con obiettivo intercambiabile.

La base è un buon telefono

La qualità della fotocamera per smartphone ha fatto un grande salto di qualità negli ultimi due anni. Se si utilizza un telefono più vecchio, è probabile che la fotocamera non sia all’altezza. Se la qualità della fotocamera è una priorità quando ne acquisti uno nuovo, assicurati che abbia come fotocamera una buona qualità.

Smartphone

Cerca la luce

Gli smartphone hanno obiettivi molto luminosi, ma i sensori sono molto più piccoli di quelli che si trovano in una fotocamera compatta premium con un sensore da 1 pollice come la Olympus OM-D E-M5 Mark III. Ciò offre loro un netto svantaggio nella qualità dell’immagine in condizioni di scarsa illuminazione. Per ottenere i migliori scatti, cerca le opportunità in cui il sensore del tuo telefono possa brillare. Se sei in casa, prova a impostare lo scatto in modo che cada luce sul soggetto: una luce della finestra farà di più per migliorare le tue foto rispetto a un nuovo telefono o fotocamera. È sempre un’opzione migliore per trovare una buona luce invece di utilizzare il flash LED a bassa potenza del telefono.

Regola l’esposizione

Gli smartphone sono i moderni “punta e scatta”, ma le app che controllano le loro fotocamere in genere offrono un certo livello di scelta manuale. La regolazione più semplice che puoi fare è l’esposizione — schiarire o scurire una scena — e usarla in modo efficace può trasformare un’immagine insipida in una svolta. Usalo per illuminare lo scatto della tua cena raffinata per renderlo perfetto per Instagram o per scurire le ombre in un ritratto per un look più drammatico.

Regola esposizione
Regola l’esposizione

La funzione non è sempre fornita nello stesso menu. Su un iPhone ti consigliamo di trascinare l’icona del sole, a destra della casella di conferma della messa a fuoco, verso l’alto per schiarire un’immagine o verso il basso per scurirla. I telefoni Android in genere hanno l’icona +/- più tradizionale per la regolazione dell’esposizione.

Attiva la griglia

Le reflex professionali in genere hanno griglie di inquadratura nella finestra del mirino per aiutarti a quadrare meglio gli scatti e conformarti alle linee guida compositive come la regola dei terzi.

Puoi attivare la stessa cosa nell’app della fotocamera del telefono. L’aggiunta di una linea della griglia ti aiuta a mantenere dritto l’orizzonte ed è un grande vantaggio per i ritratti di fronte a monumenti famosi. Con la notevole eccezione della Torre pendente di Pisa, è generalmente una buona idea mantenere le strutture verticali perfettamente verticali nelle tue foto.

Scopri le caratteristiche della tua fotocamera

Le capacità di imaging delle moderne fotocamere per smartphone sono sbalorditive. Abbiamo visto progressi nella fotografia computazionale che ti consentono di sfocare lo sfondo delle immagini, imitando l’aspetto di un obiettivo ad ampia apertura e un sensore di immagini di grandi dimensioni, e alcuni telefoni possono anche catturare video al rallentatore.

Probabilmente anche il tuo telefono ha una buona modalità burst e non è mai una cattiva idea scattare alcune immagini in sequenza per ottenere quella migliore, assicurati solo di non pubblicarle tutte. I possessori di iPhone possono dare un’occhiata a Live Photos, che mescolano immagini fisse e video insieme.

Prova un obiettivo aggiuntivo

La fotocamera del tuo telefono ha certamente un obiettivo e alcuni modelli offrono doppie fotocamere posteriori con il secondo obiettivo che cattura un angolo di visione più stretto o più ampio dell’occhio principale del telefono. Un obiettivo aggiuntivo di qualità purtroppo ha dei costi leggermente esagerati.

Anche la scelta del tipo di lente aggiuntiva è importante. Una macro aggiunge la massima versatilità alla fotocamera del tuo telefono, ma potresti preferire un obiettivo di conversione ultra grandangolare, a occhio di pesce o teleobiettivo.

Scatta da vicino

Anche senza un componente aggiuntivo macro, il telefono può mettere a fuoco abbastanza vicino. Usalo a tuo vantaggio. Puoi scattare una foto della tua cena e avvicinarti, ma tieni a fuoco l’intera cornice. Questo è qualcosa che non puoi fare con una grande fotocamera con f / 1.4 o f / 2 e una delle aree in cui i piccoli sensori di immagine hanno un vantaggio pratico rispetto a quelli più grandi.

Usa uno stabilizzatore

Non si tratta solo di immagini. Le fotocamere compatte entry-level sono bloccate a 720p, ma se hai uno smartphone recente hai una videocamera 4K in tasca. I modelli di punta comprendono la stabilizzazione ottica dell’immagine, ma ciò non può che andare lontano. Se desideri video davvero fluidi e di bell’aspetto, pensa a un gimbal alimentato per mantenere stabile il tuo telefono. Questo metodo stabilizza i video, ed è in grado di tenere traccia dei soggetti in movimento e supporta anche time-lapse e panoramiche.

Aggiungi un microfono

Quando si riprendono video, un audio di qualità è più importante di filmati nitidi. Il microfono interno del telefono è progettato per effettuare chiamate, non per registrare audio di alta qualità. Le prese per le cuffie potrebbero ormai essere eliminate dai telefoni, ma è possibile ottenere un microfono che si collega direttamente alla porta USB o Lightning o che funziona con il dongle audio del telefono. Assicurati di leggere alcune recensioni per assicurarti che il microfono sia compatibile con il tuo particolare telefono e il suo sistema operativo.

Modifica i tuoi scatti

Il tuo telefono è un potente computer portatile, capace di apportare regolazioni di base alle immagini come un laptop di fascia alta con Photoshop. Dovresti scaricare alcuni software di modifica delle immagini, il mio preferito è VSCO, un download gratuito per Android e iOS, oppure utilizzare gli strumenti di modifica delle immagini di base integrati nel tuo sistema operativo.

I fotografi più esperti possono abilitare l’acquisizione Raw, che offrirà un margine di manovra molto più ampio nel montaggio. E se hai un iPhone a doppio obiettivo, puoi aggiungere un’app come Focos, che ti consente di regolare la quantità e la qualità della sfocatura dello sfondo negli scatti in modalità Ritratto.

Redmi Note 9 Pro / 9s. Bene, ma non basta

Gli smartphone Xiaomi sono da sempre il simbolo del prodotto performante ma economico.

La serie Redmi Note ha così goduto dell’immagine di smartphone con tante funzioni ma dal buon rapporto qualità/prezzo. E fino a qualche anno fa, qualsiasi appassionato di smartphone sceglieva immediatamente lo Xiaomi quando voleva ottenere un buon compromesso.

Ma da allora il mercato degli smartphone è diventato molto più frammentato e confuso. Quasi tutte le altre società, stanno ora provando a cavalcare l’onda della convenienza, facendo pressione sullo storico marchio Xiaomi e sul suo sottomarchio Redmi.

Xiaomi Redmi Note Note Pro (o 9S, la sua versione per il mercato internazionale) ha come obiettivo quello di riconfermare il marchio al vertice della sua categoria.

Design. Elegante ma massiccio

Lo Xiaomi Redmi Note 9 Pro è dotato del design “Aura Balance” che unisce la simmetria alla pulizia delle linee.

Questo approccio progettuale comprende dei disegni olografici 3D abbinati a colori altamente brillanti. Xiaomi intende progettare tutti i suoi telefoni del 2020 con questo design che possiamo vedere anche sullo Xiaomi Mi 10 e Mi 10 Pro, che presto verranno lanciati in India.

Questo nuovo stile conferisce al Redmi Note 9 Pro un aspetto molto più Premium e accattivante rispetto ai dispositivi lanciati in precedenza della serie.

Sono disponibili nei colori Glaciere White, Interstellar Black e Aurora blu.

Il pannello posteriore è altamente riflettente ed è protetto da uno strato di Gorilla Glass 5 che fa sembrare il telefono più robusto e resistente ai graffi ma aumenta anche il suo peso, rendendolo più vulnerabile agli urti.

Sul pannello di vetro spicca il marchio Redmi, vicino alla parte inferiore, in perfetta simmetria con il flash LED e con la piccola scritta “Fotocamera da 48 MP”

Il modulo che ospita i sensori delle fotocamere, che qui troviamo in forma quadrata, è molto diverso dai modelli lineari utilizzati da Redmi sui dispositivi precedenti.

Questo nuovo layout quadrato presenta un paio di vantaggi evidenti rispetto alla disposizione lineare che troviamo ad esempio nel Note 8 Pro.

Innanzitutto è più saldo quando lo appoggiamo su una superficie piana. In secondo luogo, la fotocamera è ora maggiormente integrata, più sottile e più elegante.

Il Redmi Note 9 Pro è abbastanza pesante, 209 grammi, e in mano dà una sensazione di robustezza, senza essere eccessivamente tozzo.

A condizione che non si utilizzi una cover o una custodia, il che farebbe diventare il prodotto un po’ troppo massiccio.

Il design del telaio del Redmi Note 9 Pro ricorda quello del POCO2 X2, con sottili differenze nel posizionamento degli elementi.

E’ realizzato in plastica, con uno scanner di impronte digitali sul lato destro e con un tasto del volume posizionato qualche millimetro più in alto rispetto alla tradizione.

Nel bordo inferiore una porta USB-C, il microfono principale, l’altoparlante mono assieme ad un vecchio e caro jack per cuffie da 3,5 mm.

Abbiamo anche il Blaster IR, che serve per usare lo smartphone come telecomando, una funzione ormai non più presente su molti altri dispositivi, accanto al microfono secondario per la cancellazione del rumore.

Sul lato sinistro troviamo un vassoio per la SIM in grado di ospitare contemporaneamente due schede SIM o una scheda SIM e una scheda di memoria MicroSD. Cè anche una aggiunta inaspettata, un piccolo LED di notifica di colore bianco, incastonato nel bordo in alto.

Display. Qualche sbavatura

Il display del Redmi Note 9 Pro è progettato per affascinare l’utente. Possiamo dire che la forma del display è perfettamente in linea con quegli ideali di simmetria e di equilibrio che abbiamo menzionato in precedenza.

Il display misura 6,67 pollici in diagonale e i colori appaiono piuttosto freschi e più saturi della media del mercato, anche se sembra avere una luminosità leggermente inferiore, come confermato anche dalle specifiche tecniche.

E’ ben leggibile alla luce del giorno, anche se in alcune situazioni particolarmente luminose o con un po’ di sole si rischia di perdere un po’ la saturazione dei colori.

La fotocamera selfie del Redmi Note 9 Pro è circondata da un bordo nero che molto probabilmente impedisce alla retroilluminazione del display di causare interferenze.

Notiamo qualche scolorimento quando si guarda il display da certe angolazioni e questo è un difetto: la retroilluminazione di pannelli LCD di una certa qualità non dà questo problema.

Questo fenomeno è comune ad LCD di qualità media, laddove la differenza di colore non è sufficiente per mascherare il difetto della sbavatura dei bordi.

Insomma, la forma è ottima ma la qualità del display non è entusiasmante.

Mentre i concorrenti stanno puntando su display con frequenze di aggiornamento elevate, Redmi rimane ad una frequenza di 60 Hertz, per cui le immagini in movimento non sono esattamente le più fluide possibili, soprattutto se utilizzi un videogioco con una certa “fame” di qualità grafica.

Il display non ha nemmeno alcun tipo di certificazione HDR e alla prova dei fatti la riproduzione in Full HD di alcune serie su Amazon Prime o Netflix ha riscontrato qualche leggera sbavatura un po’ sgradevole.

Performance. Nella media

Dal punto di vista delle prestazioni, Redmi Note 9 Pro o 9S sono alimentati dal processore Qualcomm Snapdragon 720G, introdotto solo pochi mesi fa sulla serie.

Lo Snapdragon 720G presenta alcuni piccoli miglioramenti rispetto alla versione 730 dello scorso anno, fra cui annoveriamo una maggiore velocità di clock per le prestazioni del core.

Snapdragon 720G è alla pari con le prestazioni dei modelli precedenti e in alcuni casino notiamo dei buoni miglioramenti.

Le prestazioni complessive sono quindi soddisfacenti, e anzi notiamo che nei test, sia single che multi core, il prodotto si posiziona al di sopra dei suoi colleghi come il POCO X2, il Realme X2 e il Redmi Note 8 Pro.

Simulando le attività quotidiane come la modifica di documenti, foto e video ma anche la navigazione sul web e l’utilizzo intenso delle applicazioni, abbiamo dei risultati contrastanti.

In alcuni casi il Redmi Note 9 Pro ottiene il punteggio più basso rispetto ad esempio al Realme 6 pro, in alcuni casi invece le cose migliorano.

La risposta sta nella differenza di RAM. La versione da 6GB potrebbe riscontrare alcuni rallentamenti o non essere sempre al passo con le esigenze dell’utente, mentre la 8GB di RAM dovrebbe bastare per un utilizzo abbastanza intenso.

Per quanto riguarda la velocità di archiviazione, in Redmi Note 9 Pro non teme la concorrenza di nessuno. Rimane all’interno della media del mercato, tendenzialmente con delle buone prestazioni, per cui la velocità di scrittura non rappresenta un problema.

Per le prestazioni di gioco, il chipset supporta bene i frame da 40 FPS di PUBG mobile, ma manca il supporto per il gameplay HDR.

Il colpevole di questo tuttavia non è la Xiaomi ma la Qualcomm. Le prestazioni possono essere spinte ancora più in là attraverso alcuni strumenti come per esempio pubg gfx, ma questo potrebbe causare instabilità nei giochi e la necessità di ripristinare le impostazioni di partenza ogni volta che si esce dall’applicazione.

Quello che consigliamo di fare è impostare la frequenza dei fotogrammi da “alta” a “molto alta”: provando con questa soluzione e utilizzando le impostazioni massime predefinite abbiamo notato delle buone prestazioni, e una minima generazione di calore del processore.

In questo modo si possono far girare bene dei giochi di medio livello.

Xiaomi ha aggiunto un nuovo motore di vibrazione che si traduce in un feedback tattile più rapido: esistono diversi profili di vibrazioni associati a diverse azioni come la digitazione, i gesti di navigazione o le interazioni con le applicazioni.

Sfortunatamente nei giochi non ci sono vibrazioni da poter attivare.

Sistema operativo. Forte ma pieno di app

Il prodotto si basa su Android 10, integrato con l’interfaccia personalizzata MIUI 11 e le ultime patch di sicurezza.

Di per sé funziona molto bene, anche se bloatware, le applicazioni praticamente inutili al limite dell’indesiderato, e contenuti promozionali continui appesantiscono l’esperienza dell’utente.

L’azienda afferma che l’utilizzatore può rimuovere o disabilitare alcune di queste funzionalità, ma molte volte siamo al limite dello spam.

Non abbiamo tantissime possibilità di personalizzazione, ma possiamo agire sulla grafica dell’interfaccia utente.

Scorrendo verso l’alto nella schermata iniziale verrà avviato il browser che consente di cercare le applicazioni installate. E’ comodo ma non dovremmo dover utilizzare questa scorciatoia tutto il giorno.

Abbiamo una modalità scura, per risparmiare batteria, temi dell’interfaccia utente scaricabili e le impostazioni di salute di Google.

Puoi anche clonare le applicazioni e archiviare i dati riservati in uno spazio protetto per la privacy oltre che gestire le risposte rapide ai messaggi all’interno del pop-up di notifica.

Batteria. Durata ottima, ricarica lenta

Redmi Note 9 Pro ha una super batteria da 5020mAh che dura tutto il giorno e ha superato le nostre aspettative. Con un uso moderato possiamo arrivare tranquillamente ai 2 giorni di utilizzo.

È durato circa 15 ore con la luminosità dello schermo impostata su automatico. Quanto a durata possiamo essere enormemente soddisfatti.

Per la ricarica, impiega 90 minuti per passare dal 10% al 90% ma dopo il 90, la ricarica rallenta in modo significativo e lo smartphone impiega altri 40 minuti per raggiungere il 100%, e non capiamo esattamente come mai.

Comunque, aspettare più di due ore per avere lo smartphone carico, ci sembra un po’ troppo.

Connettività. Soddisfacente

In termini di connettività Redmi Note 9 Pro supporta la connessione LTE e il Bluetooth 5.1.

L’elenco delle bande LTE supportate dallo smartphone è abbastanza ristretto in quanto il telefono è disponibile solo in India ma si espanderà certamente con le versioni internazionali come proprio la 9S.

Per una navigazione migliore e più accurata il telefono supporta anche il GNSS a doppia frequenza.

Fotocamera. Appena accettabile

Il Redmi Note 9 Pro è dotato di una configurazione quad camera tra cui il sensore principale che è un Samsung Isocell Bright GM1.

Le altre fotocamere includono una fotocamera grandangolare da 8 MP con un campo visivo di 119 °, una fotocamera macro da 5 MP con autofocus e infine un sensore di profondità da 2MP. Per i selfie una da 16MP.

Alla prova dei fatti la fotocamera primaria riprende delle buone immagini, all’esterno i colori vengono resi molto bene e la luminosità è soddisfacente.

Le prestazioni si abbassano drasticamente all’interno, in quanto in condizioni di poca luminosità le ombre sembrano prevalere. La nitidezza delle immagini è invece piuttosto soddisfacente.

Quando arriva la sera ottimo lavoro da parte della modalità notturna, che cattura bene tutta la luce disponibile e restituisce delle immagini appropriate e ben equilibrate.

La ripresa grandangolare non è fra le migliori assolute che abbiamo visto sul mercato, ma i risultati sono accettabili.

Anche le riprese macro registrano dei risultati soddisfacenti, con dei buoni dettagli. Molto bello l’effetto Bokeh, che permette di realizzare scatti di oggetti piccoli molto belli.

Apprezziamo la fotocamera per i selfie, che restituisce degli ottimi colori e lavora molto bene con le tonalità della pelle.

Xiaomi vanta una modalità notturna migliorata, un autofocus con rilevamento dei movimenti e un profilo colore ottimizzato.

I video possono essere registrati a 4K a 30 FPS o 1080p a 60fps. La registrazione a rallentatore a 720p arriva fino a 960 FPS.

Uno dei destinatari principali di questo telefono sono i creatori di contenuti video, in particolare gli utenti TikTok, per cui esiste una modalità “Short video” apposita con un limite di 15 secondi.

Puoi anche girare video usando la videocamera macro o salvare filmati RAW a 8-bit per l’elaborazione esterna.

Conclusione. Bene ma non benissimo

Il Redmi Note 9 Pro incanta con il suo nuovo aspetto e il suo design Aura Balance. In termini di specifiche si tratta di un aggiornamento importante rispetto al Redmi Note 8 e anche al Note 8 Pro, ad eccezione della parte anteriore della fotocamera.

In ultima analisi il Redmi Note 9 Pro è un buon telefono, ma non è il migliore.

Forse si tratta di una scelta intenzionale da parte dell’azienda che vuole vendere più unità del suo Redmi Note 9 Pro Max.

Inoltre la posizione del prodotto all’interno della gamma Redmi Note e un po’ confusa: formalmente è il successore del Redmi Note 8 Pro, ma sembra che sia il Note 9 ad essere veramente il prossimo prodotto di punta di casa Xiaomi.

Recensione Olympus OM-D E-M5 Mark III

La Olympus OM-D E-M5 Mark III offre alcuni aggiornamenti rispetto alla vecchia versione Mark II. Il suo sensore ha più pixel, aggiunge il supporto per 4K e il rilevamento di fase per una messa a fuoco automatica più affidabile. La fotocamera e il sistema Micro Quattro Terzi hanno un certo richiamo per i fotografi che privilegiano obiettivi leggeri e compatti, nonché la stabilizzazione nel corpo. Ma non offre la stessa versatilità o valore della Sony a6400 o Fujifilm X-T30.

Plastica, ma ancora protetta

L’esterno di E-M5 Mark III è in gran parte di plastica: il tipo robusto, composito, nulla di fragile. È un cambiamento dall’esterno in lega di magnesio del Mark II, però, a molti potrebbe non piacere. Tuttavia, la protezione dagli agenti atmosferici è migliore: la fotocamera ha un grado di protezione IPX1, quindi puoi usarla in caso di pioggia, supponendo che anche l’obiettivo sia protetto.

Olympus OM-D E-M5 Mark III
Olympus OM-D E-M5 Mark III

È venduta in versione nera o argento. Il corpo misura 8,6 per 12,4 per 5 cm e pesa 400 grammi senza un obiettivo montato. L’impugnatura è abbastanza modesta. Questo è un corpo che è meglio utilizzare con uno zoom più piccolo o un obiettivo principale. Se usi spesso obiettivi più grandi, come quelli della serie Olympus Pro, pensa invece al modello E-M1 Mark III o E-M1X più grande.

Il flash è alimentato dal corpo, quindi non è necessario armeggiare con le batterie e può puntare verso l’alto per aggiungere luce più morbida e indiretta nelle scene in interni.

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Micro quattro terzi

E-M5 è una fotocamera mirrorless. Il mirino elettronico (EVF) mostra la vista dall’obiettivo quando il sensore lo vede e accorcia la distanza tra l’attacco dell’obiettivo e il sensore. Il sensore e l’attacco dell’obiettivo sono Micro Four Thirds, un formato con un rapporto di formato 4:3 e dimensioni inferiori rispetto all’APS-C e ai design full frame. Ciò significa che gli obiettivi sono molto compatti, ma non offrono una profondità di campo ridotta rispetto a quelli per sensori più grandi. Olympus ha alcuni grandi obiettivi con design f / 1.2 per ovviare a questo, ma il loro utilizzo rende la E-M5 decisamente meno piccola.

Il numero dei pixel non è alto quanto i concorrenti. Per la maggior parte degli scatti, tuttavia, 20MP sono molti. Se sei specializzato in paesaggi, c’è una modalità multi-scatto che sposta il sensore su una risoluzione netta di 50 MP, ma avrai bisogno di un treppiede e di un soggetto statico per utilizzarlo.

Controlli ottimi

La E-M5 Mark III ha una modalità automatica, ma è davvero progettata per i fotografi che desiderano un certo livello di controllo manuale. Il suo corpo è pieno di quadranti e pulsanti e sfoggia una forte interfaccia su schermo per completarli. La maggior parte dei pulsanti può essere personalizzata, in modo da poter veramente sintonizzare E-M5 per gestire il tutto in modo personalizzato.

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Olympus OM-D E-M5 Mark III

Il pulsante frontale solitario, accanto all’impugnatura, visualizza in anteprima la profondità di campo per impostazione predefinita. Sulla parte superiore troverai l’interruttore On / Off, i pulsanti Drive / Autoscatto e Display a sinistra della slitta. Il selettore di modalità, con blocco del pulsante, si trova a destra, insieme ai selettori di controllo anteriore e posteriore, il pulsante di scatto e due pulsanti, uno per la compensazione EV e Registrazione per avviare e arrestare l’acquisizione video.

Il pulsante ISO è inclinato sopra il poggia pollice posteriore. Alla sua sinistra c’è la levetta 1/2, usata per scambiare le funzioni delle due ghiere di controllo o delle impostazioni di messa a fuoco e il pulsante AE-L / AF-L. I pulsanti Menu, Info, Riproduci ed Elimina si trovano sotto il poggia pollice, disposti in un gruppo attorno al pad direzionale a quattro vie. Il pulsante OK al centro.

Olympus OM-D E-M5 Mark III

La stretta superficie tra il display LCD e sotto il poggiapolsi non lascia molto spazio. Sarebbe stato meglio un piccolo controllo a otto direzioni anziché il pad direzionale a quattro direzioni, poiché è un po’ goffo spostare il punto AF senza regolazione diagonale. Se lo desideri, l’LCD touch può fungere da superficie di controllo per spostare anche l’area di messa a fuoco, ma non è attivata per impostazione predefinita.

Premendo OK si apre il Pannello di controllo avanzato, una serie di opzioni su schermo navigabili usando il tasto direzionale o il tocco. Qui puoi cambiare modalità di messa a fuoco, impostazioni di qualità video, impostazioni di colore e altro. Ci sono molte opzioni, ma non puoi personalizzarlo. Fujifilm e Sony hanno entrambi menu simili, ma danno il controllo su quali funzioni sono incluse.

Il touch LCD è un pannello da 3 pollici. È nitido, 1.040.000 punti e abbastanza luminoso da poter essere utilizzato all’aperto senza preoccupazioni. È montato su una cerniera ad angolo variabile, quindi può oscillare lateralmente per essere rivolto in avanti, verso l’alto o verso il basso. Se si preferisce utilizzare l’EVF a tempo pieno, lo schermo può essere rivolto verso l’interno, utile anche per proteggerlo durante il trasporto.

Il mirino è un OLED da 2,4 milioni di punti. È nitido, mostra il movimento senza intoppi ed è in linea con le dimensioni della concorrenza, con un indice di ingrandimento di 0,68x. L’EVF rifletterà le tue impostazioni di elaborazione, tra cui l’aspetto in bianco e nero, e un’ampia gamma di filtri artistici in stile Instagram disponibili nella fotocamera.

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Potenza e connettività

E-M5 Mark III utilizza una batteria diversa rispetto alle due voci precedenti della serie. Passa al pacchetto BLS-5, di capacità leggermente inferiore. La fotocamera è valutata per circa 310 immagini per carica, un po ‘indietro rispetto alla Fujifilm X-T30 (380 immagini) e alla Sony a6400 (360 immagini). La ricarica integrata nella fotocamera è disponibile, ma è tramite una porta micro USB, piuttosto che la più recente interfaccia USB-C. C’è un singolo slot per schede di memoria SD UHS-II.

iPad Pro 2020. Un tablet stellare e costoso

Apple ha la precisa intenzione di ravvivare il mercato dei tablet e del suo iPad, e ha concentrato tutti i suoi sforzi nell’iPad Pro 2020 aggiornando in maniera importante il suo prodotto con un processore bionico più veloce, due fotocamere posteriori, un nuovo scanner LiDAR per gestire le funzionalità di realtà aumentata, un audio potenziato e un accessorio Magic Keyboard opzionale.

Secondo Apple, l’iPad Pro 2020 è il più avanzato mai costruito fino ad oggi, con una serie di miglioramenti che portano il prodotto a poter sostituire un computer.

Design e porte. Molto bello e completo

Per quanto riguarda il design, l’iPad Pro è abbastanza invariato rispetto ai modelli precedenti.

Disponibile nelle dimensioni da 11 e 12,9 pollici l’iPad Pro 2020 ha un design a tutto schermo e un display edge-to-edge che non include il pulsante Home.

Perfettamente integrato nel disegno generale, il sistema di telecamere True Depth con Face ID e una fotocamera da 7 megapixel per i selfie.

Entrambi i modelli di iPad Pro 2020 sono dotati di un chassis in alluminio in argento o grigio siderale, con bordi piatti e arrotondati che avvolgono alla perfezione il display Liquid Retina.

Noteremo, rispetto al passato, un nuovo sistema di fotocamere posteriori. Una grandangolare da 12 megapixel e un’altra ultra grandangolare da 10 megapixel.

Entrambi i modelli di iPad Pro 2020 hanno uno spessore di soli 5,9 mm ma anziché avere bordi lisci e affusolati, gli iPad Pro 2020 presentano una costruzione più simile a quella “industriale” che ricorda il design dell’iPhone 4 o dell’iPhone SE.

Non esiste un pulsante fisico Home touch ID, poiché l’iPad Pro utilizza un sistema di telecamere con funzionalità di riconoscimento facciale per l’autenticazione biometrica, che si trova nella cornice superiore.

Nel bordo superiore troviamo il pulsante di sospensione e riattivazione vicino a due altoparlanti.

Sul lato destro ci sono i pulsanti per il volume, un connettore magnetico e un vassoio per la Nano SIM, nelle versioni “cellulare”.

Sull’iPad Pro non è presente alcun jack per le cuffie, per cui bisognerà appoggiarsi a delle cuffie Bluetooth o USB-C.

Ed è proprio nella parte inferiore, che troviamo la porta USB-C da usare per la ricarica o il collegamento degli accessori. Questo tipo di porta consente ad iPad Pro 2020 di essere collegato a un display 4K o 5k, a fotocamere e altri dispositivi compatibili.

La porta USB-C supporta velocità di trasferimento USB 3.1 gen 2 e può essere utilizzata per caricare un iPhone o un Apple Watch, attraverso il cavo appropriato.

Display. Nitido e intelligente

I modelli iPad Pro 2020 utilizzano lo stesso display edge-to-edge “Liquid Retina” disponibili nei modelli del 2018, che già all’epoca erano i più avanzati della categoria.

L’iPad Pro da 11 pollici ha una risoluzione di 2388×1668, mentre il modello da 12,9 pollici ha una risoluzione di 2732×2048 ed entrambi hanno 264 pixel per pollice, con i modelli precedenti.

l display dell’iPad Pro 2020 presentano una luminosità di 600nits, un rivestimento antiriflesso e un rivestimento resistente alle impronte digitali.

L’ampio supporto cromatico garantisce colori intensi e vividi che sono fedeli alla realtà, mentre l’opzione True Tone regola il bilanciamento del bianco a seconda dell’illuminazione della stanza, per rendere lo schermo più leggibile ai nostri occhi e per un effetto più naturale.

E’ inclusa anche una tecnologia di visualizzazione chiamata Pro Motion, che rende i contenuti in movimento più fluidi, più nitidi e più reattivi specialmente per la lettura, i giochi, la visione di film e di filmati sportivi.

La frequenza di aggiornamento del display dell’iPad può variare in base a quello che stai osservando. Se stai guardando un film o stai giocando, la frequenza di aggiornamento si attesta sui 120Hz, mentre se leggi una pagina web o guardi una foto non hai bisogno di una frequenza così alta e dunque i sensori dell’iPad si regoleranno da soli per risparmiare la batteria.

FaceID e TrueDepth. Una scheggia

Invece di autenticare e sbloccare il dispositivo tramite il sistema di impronte digitali touch ID, l’iPad Pro utilizza la funzione Face ID, che Apple ha aggiunto i suoi prodotti già dal 2017.

Face ID fa tutte le stesse cose che faceva il touch, come sbloccare l’iPad, consentire l’accesso ad applicazioni di terze parti protetti da password, confermare gli acquisti e autenticare i pagamenti Apple Pay.

FaceID utilizza sensori e fotocamera incorporata nella cornice superiore dell’iPad per quella configurazione che l’azienda Chiama TreuDepth.

Per scansire il tuo viso vengono proiettati oltre 30.000 punti infrarossi invisibili sul tuo volto che consentono al sensore di riconoscerti.

La mappa dei punti viene infatti letta dalla telecamera ad infrarossi e la struttura del tuo viso viene trasmessa al processore A12 Bionic dove viene trasformata in un modello matematico.

L’iPad Pro, messo alla prova, richiede solo una frazione di secondo per scansionare il tuo viso, riconoscerti e sbloccare il dispositivo.

Face ID è decisamente più sicuro del touch ID in quanto non può essere ingannato da una semplice foto, da una maschera o un altra imitazione del tuo volto.

La funzione di sicurezza “Attention Aware” assicura che l’iPad Pro 2020 si sblocchi solo quando lo guardi con gli occhi aperti. Quindi funziona solo con una persona sveglia.

I dati Face ID vengono crittografati e archiviati all’interno di una porzione sicura del chip A12Z mentre l’autenticazione avviene direttamente sul dispositivo, senza dati archiviati nel cloud e quindi raggiungibile da alcuno.

Apple ha progettato Face ID per funzionare persino al buio, quando si indossano occhiali da sole o con il viso parzialmente oscurato da barba, occhiali, trucco, sciarpe e altri accessori.

FaceID è anche in grado di adattarsi ai cambiamenti nel viso: se ti crescono la barba e i capelli, continuerai ad essere riconosciuto dal dispositivo.

FaceID funziona sia nell’orientamento orizzontale che nel verticale, una caratteristica unica dell’iPad. Diversamente da quanto accade sull’iPhone, che ha necessità di essere tenuto in orientamento verticale affinché il sensore funzioni correttamente.

Il sistema di telecamere True Depth frontale include una fotocamera da 7 megapixel per i selfie, per i video Facetime e supporta la modalità ritratto, l’illuminazione verticale, le animoji e memoji.

Processore. Un leone

L’iPad Pro 2020 è dotato di un chip Bionic A12Z che è un aggiornamento rispetto al chip A12X presente nei modelli del 2018.

Si tratta di un processore ad 8-core, con una scheda grafica anch’essa di 8-core, un’architettura termica potenziata e dei controller per delle prestazioni ottimizzate.

Apple afferma che si tratta della più alta performance che sia mai stata resa disponibile su un iPad.

A12 Bionic è più veloce di diversi processori, persino di molti computer, ed è stato realizzato per attività impegnative come l’editing dei video 4K e la progettazione di modelli 3D, che effettivamente, alla prova dei fatti, funzionano benissimo.

L’A12Z include anche un motore neurale in grado di eseguire 5 trilioni di operazioni al secondo, consentendo di eseguire dei calcoli impegnativi in tempo reale.

ll “Neural Engine”, quello che imita il ragionamento umano, supporta tutte le funzionalità di apprendimento automatico dell’iPad Pro, come la ricerca di foto, l’utilizzo del Face ID ed esperienze di realtà aumentata.

E’ proprio il neural Engine a consentire un riconoscimento facciale così veloce, oltre ad una rilevazione dello spazio attorno a sé ottimizzata per tutte le applicazioni di realtà aumentata, e dei sensibili miglioramenti nella velocità di tutte le operazioni che utilizzano l’apprendimento automatico.

Tutti i modelli di iPad Pro 2020 sono dotati di 6GB di RAM: un miglioramento rispetto al 2018 dove la potenza di calcolo base era di 4GB.

Telecamere posteriori. Tante opzioni

Nell’iPad Pro 2020 c’è un nuovissimo sistema di doppia fotocamera, dotato di una fotocamera grandangolare da 12 megapixel con apertura F/1.8 e una fotocamera ultra grandangolare da 10 megapixel con apertura F/24 e 125 gradi di campo visivo.

La fotocamera ultra grandangolare può essere utilizzata per eseguire lo zoom su un campo visivo molto più ampio, raddoppiando le prospettive utilizzabili per foto e video e addirittura l’uso di più telecamere.

Tra le opzioni disponibili il True Tone Clash, uno zoom digitale fino a 5x, panorami da 63 megapixel, un’ampia cattura del colore, la riduzione del rumore delle immagini, l’HDR intelligente, la modalità burst, il supporto live foto e la stabilizzazione automatica dell’immagine.

Come i modelli 2018, anche i modelli 2020 non presentano la stabilizzazione ottica dell’immagine.

Per il video, l’iPad Pro può registrare video 4K fino a 60 fotogrammi al secondo con entrambe le fotocamere. Inoltre supporta video slow motion, i video in timelapse e la stabilizzazione cinematografica quando si registra a 720p o 1080p.

Lo scanner LiDAR

Accanto alle due fotocamere c’è un nuovo scanner LiDAR (Light Detection and Ranging).

Lo scanner LiDAR utilizza la luce riflessa di una stanza per misurare la distanza degli oggetti circostanti fino a 5 metri, sia all’interno che all’esterno.

Le misurazioni vengono eseguite a livello dei fotoni e alla velocità di nano secondi. I sensori combinano i punti di profondità misurati dallo scanner LiDAR con i dati delle due telecamere dotate dei sensori di movimento, creando una visione computerizzata e gestita dal processore A12 Z Bionic .

Il risultato è la comprensione dettagliata dello spazio attorno al dispositivo. L’integrazione di tutti questi elementi consente di gestire al meglio le applicazioni di realtà aumentata.

Le applicazioni esistenti avranno quindi un posizionamento istantaneo, un migliore acquisizione del movimento e dei gesti delle persone mentre gli sviluppatori potranno sviluppare sfruttare queste nuove geometrie per creare scenari ottimizzati.

Esiste anche l’opzione “Measure” che sfrutta lo scanner LiDAR per rendere più rapido e semplice il calcolo automatico dell’altezza di una persona e delle dimensioni di un oggetto.

Durata della batteria. Buona

L’iPad Pro da 11 pollici ha una batteria da 28,65 W mentre l’iPad Pro da 12,9 pollici ha una batteria da 36,71 W.

Entrambi i modelli di iPad Pro offrono fino a 10 ore di durata della batteria con navigazione in rete WiFi o la visione di video in alta definizione.

Possono essere ricaricati tramite l’adattatore USB-C da 18 V mentre i modelli WiFi + Cellular offrono fino a 9 ore di autonomia della batteria durante la navigazione in internet con LTE.

Si tratta ovviamente di dati comunicati dall’azienda, per cui è meglio considerarli “al ribasso”, anche se la gestione automatica della potenza e dello schermo aiuta a mantenere alte le prestazioni.

Connettività. Ampia

I modelli di iPad Pro 2020 supportano il Wifi 6, altrimenti noto come 80 2.11. Questo standard offre velocità più elevate, maggiore capacità di aggancio alla rete, migliore efficienza energetica, minore latenza e connettività aggiornata quando sono presenti più dispositivi di WiFi nella stessa area.

I dispositivi WiFi 6 supportano anche WPA3, che è un protocollo di sicurezza che offre una migliore forza crittografica.

Tutti i modelli supportano la tecnologia Bluetooth 5.0 assieme a tutte le bande Gigabit LTE.

Esistono due opzioni SIM nell’iPad Pro 2020. Uno slot nano SIM fisico sul lato del dispositivo e una eSIM digitale, progettata per funzionare senza quella fisica, anche se è necessario verificare che funzioni anche in Italia.

Interessante la presenza del chip U1: si tratta di un processore progettato da Apple che abilità la tecnologia ultra-wideband.

Serve a localizzare in modo più preciso altri dispositivi Apple nelle vicinanze, creando una specie di GPS personalizzato. E’ progettata principalmente per il posizionamento all’interno e serve per localizzare dispositivi smarriti entro un raggio di alcune decine di metri.

Apple non menziona le funzioni del chip U1 nella sua pubblicità, per cui può essere che queste funzionalità incluse siano disabilitate.

La tastiera Magic Keyboard. Un buon aggiornamento

Oltre all’iPad Pro 2020, Apple ha presentato anche la Magic keyboard: è una tastiera retroilluminata completa dotata per la prima volta anche di un Trapckpad.

La tastiera magica utilizza meccanismi molto simili alla tastiera del MacBook Air e del MacBook Pro, che va a sostituire la tastiera precedente che era francamente orribile.

Il meccanismo offre un solo millimetro di rilievo dei tasti rispetto alla superficie. Magic keyboard si collega all’iPad Pro tramite una connessione magnetica presente nelle cerniere a sbalzo che funzionano bene su una scrivania o appoggiate sulle gambe.

Le cerniere consentono di regolare L’angolo di visione fino a 130 ° e quindi può essere modificato e adattato per ogni situazione di utilizzo.

Il design della Magic keyboard consente all’iPad di fluttuare nell’aria dove la parte inferiore della custodia inclinata si solleva di almeno 7-8 cm.

Quando non è in uso, il design nella tastiera copre la parte anteriore e posteriore dell’iPad. Sulla Magic keyboard è inclusa una porta USB C per una ricarica induttiva, lasciando l’altra porta USB, quella posizionata nel bordo inferiore, libera per la connessione di accessori.

Per quanto riguarda il trackpad, che è stato personalizzato per gli utenti Apple, il cursore viene visualizzato come un cerchio che evidenzia vari elementi dell’interfaccia utente, campi di testo o applicazioni.

I gesti sul trackpad sono progettati per consentire agli utenti di passare da un’applicazione all’altra, accedere all’elenco delle applicazioni o attivare il Control Center.

I gesti multi-touch sul trackpad funzionano molto bene e consentono una facile navigazione attraverso il sistema operativo iPadOS.

Apple ha progettato il supporto per il trackpad anche per integrare applicazioni di terze parti. Si possono quindi scorrere le pagine web in Safari e la libreria delle foto, così come eseguire modifiche al testo con notevole precisione o visualizzare e organizzare la posta elettronica.

Apple assicura che la maggior parte delle applicazioni di terze parti funzionerà senza modifiche e gli sviluppatori avranno comunque accesso al codice.

iPad Pro è stato progettato per funzionare con Magic keyboard per iPad, supporta Magic mouse, Magic mouse 2, Magic trackpad, Magic trackpad 2 e altri mouse di terze parti collegabili Bluetooth o USB.

Apple Pencil. Spettacolare

I modelli iPad Pro 2020 sono dotati anche di Apple Pencil di seconda generazione, quella introdotta nel 2018.

Ad un prezzo di circa €150 aggiuntivi la Apple Pencil si collega all’iPad Pro tramite i magneti e si carica per induzione.

Vengono supportati i principali gesti e con un tocco puoi cambiare i pennelli o passare rapidamente da un pennello a una gomma senza dover selezionare di nuovo lo strumento.

Funziona sia con applicazioni Apple che con i programmi di terze parti, sebbene sia progettata principalmente per scrittura e disegno.

La precisione è molto elevata e abbiamo notato un impercettibile ritardo nell’esperienza di scrittura che non ha eguali in nessun altro dispositivo.

Il supporto consente di disegnare linee più sottili o più spesse aumentando la pressione sullo schermo dell’iPad e il rilevamento del pennino laterale consente addirittura una ombreggiatura quando l’Apple Pencil è inclinata.

Difetti e verdetto finale

Con iPad Pro 2020, Apple ha fatto un lavoro straordinario, bisogna dirlo. Ma è doveroso, in una recensione, individuare anche qualche difetto.

Possiamo annoverare la mancanza del collegamento 5G. Al momento in Italia non se ne sente molto la mancanza, ma in un futuro non avere l’aggancio alla infrastruttura WiFi prossima ventura potrebbe costituire un problema.

Il display è molto luminoso e ha i colori nitidi ma è ancora un LCD, quello che Steve Jobs svelò nel 2010.

Inoltre una sola porta USB in un prodotto del genere è veramente molto poco. Per ottener la seconda bisogna acquistare la Magic Keyboard, e quindi la spesa è abbastanza sostenuta.

Per il resto, riteniamo che ci siano solo due cose che possano compromettere l’acquisto. Il primo è essere totalmente refrattari al mondo Apple, il secondo è non riuscire a sostenere il costo del dispositivo.

Tolte queste due eccezioni, si fa veramente fatica a trovare delle sbavature in questo prodotto top di gamma, che rappresenta un autentico gioiello da desiderare.