18 Luglio 2025
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Alle radici della strana alleanza PD–M5S

La politica italiana sta vivendo una stagione cruciale, fatta di dialoghi sotterranei, trattative estenuanti e alleanze che, fino a poco tempo fa, sarebbero state considerate improbabili. Uno dei più emblematici esempi di questo nuovo corso politico è il rapporto tra Paola Taverna e Igor Taruffi, ribattezzati da molti come la strana coppia incaricata di guidare le trattative tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle per la scelta dei candidati alle prossime elezioni regionali. Figure centrali, diverse per biografia e temperamento, che si trovano ora al centro di una partita destinata a segnare il futuro del centrosinistra italiano.

Igor Taruffi

All’interno di questo scenario così complesso, Igor Taruffi rappresenta il volto pragmatico e ragionevole del Partito Democratico guidato da Elly Schlein. Cresciuto politicamente in Emilia-Romagna, Taruffi viene spesso dipinto come il “braccio destro” della segretaria, colui che sa mischiare la determinazione al dialogo, grazie anche a una certa bonomia personale che lo rende abile mediatore. Schlein, consapevole delle sfide che l’attendono, ha affidato proprio a lui il compito di tessere la tela delle alleanze locali: “Testardamente unitari” è il mantra che accompagna il team di Taruffi, convinto che, in tutte le regioni chiamate al voto, l’intesa tra PD e M5S sia la sola strada possibile per competere realmente contro il centrodestra.

Paola Taverna

Sul fronte opposto, ma solo apparentemente, c’è Paola Taverna, ex vicepresidente del Senato e storica esponente pentastellata, ora assunta ufficialmente dallo stesso Movimento dopo aver esaurito i mandati parlamentari. Figura molto popolare tra la base grillina e dotata di una forte capacità di rappresentanza, Taverna si muove con disciplina rigida, determinata a non concedere alcuna subordinazione rispetto agli alleati del PD. La sua presenza nella trattativa, voluta esplicitamente da Giuseppe Conte, ha lo scopo di rafforzare il profilo di autonomia del Movimento, ormai deciso a non accettare passivamente ogni proposta proveniente dal Nazareno, pur senza precludere la via del dialogo.

La peculiarità di questo tandem risiede proprio nelle loro differenze. Se Taruffi viene da Porretta Terme, portando con sé i saperi e le pratiche della “vecchia scuola” dell’Emilia rossa, Taverna è il volto spigoloso e popolare della periferia romana, cresciuta fra la gente di Torre Maura, un quartiere non facile e che ne ha forgiato le doti di combattente. Insieme, si trovano a dover affrontare la sfida di una convergenza politica dove le differenze programmatiche e culturali rischiano di pesare più delle eventuali intese personali.

Trattative e mediazioni

Nei numerosi incontri riservati che si svolgono tra Roma e le varie capitali regionali, i due portano avanti una trattativa fatta di continue mediazioni, protagonisti di lunghi confronti su candidati, programmi e priorità. La regola non scritta del confronto tra Taverna e Taruffi è che nulla viene dato per scontato: ogni candidatura, ogni formula programmatica deve essere discussa, pesata, valutata rispetto alle ripercussioni sulla rispettiva base elettorale. Questo lavorìo capillare riflette sia la fragilità che il potenziale di una coalizione che può rappresentare, per la prima volta in maniera credibile, un’alternativa ad anni di dominio del centrodestra.

Agli osservatori più attenti non sfugge come il “campo largo” promosso da Schlein abbia bisogno, oggi più che mai, di interpreti capaci di tenere insieme sensibilità apparentemente inconciliabili: il rischio, certamente concreto, è quello di un’alleanza semplicemente aritmetica e non realmente politica, cioè incapace di tradursi in un progetto unitario e riconoscibile agli occhi degli elettori. Eppure, le ultime tornate elettorali hanno dimostrato che la somma tra le forze del centrosinistra e del M5S, unita alle sigle minori e agli ambientalisti, può effettivamente insidiare una destra che appare compatta soprattutto nelle urne, non altrettanto nei confronti delle emergenze sociali, economiche e ambientali.

Nel retroscena di queste trattative, si trovano mille dettagli curiosi che restituiscono il clima delle infinite discussioni tra Paola e Igor. Si racconta, ad esempio, della caparbietà con cui Taruffi riesce a mantenere la calma anche nei momenti di più alta tensione, oppure della fermezza con cui Taverna sa porre il veto su candidature che non ritiene all’altezza delle aspettative del Movimento 5 Stelle. In tutto questo, nessuno dei due perde mai di vista l’obiettivo di fondo: mostrare al proprio elettorato che l’alleanza è una scelta strategica, non una sottomissione reciproca, ma un compromesso necessario per contendere il governo delle Regioni e, più in là, del Paese.

Il banco di prova della collaborazione

La missione dei due negoziatori non è priva di ostacoli: nell’ultima stagione politica, il centrosinistra si è spesso trasformato in un vero e proprio laboratorio di alchimie instabili, dove alla fine ha prevalso il senso di responsabilità verso il destino di un’opposizione che non può più permettersi divisioni sterili. Tuttavia, nessuno ha dimenticato i tanti segnali di insofferenza provenienti soprattutto dalla componente più movimentista del M5S, poco incline a sottostare agli equilibri imposti da un partito considerato, ancora oggi, “di sistema”. Per questo motivo, la partita delle regionali rappresenta molto di più di una semplice tornata amministrativa: è il vero banco di prova per una collaborazione che può ridefinire i rapporti a sinistra e dare un senso compiuto all’idea di alternativa alla destra populista e sovranista che governa il Paese.

Durante i conciliaboli di questi giorni, risulta chiaro come la posta in gioco sia particolarmente alta: le Regioni coinvolte sono strategiche non solo sul piano politico, ma anche su quello simbolico. Qui si misura la capacità di riaccendere la partecipazione, assottigliare il fenomeno dell’astensione e, soprattutto, presentarsi come una coalizione capace di governare e non solo di opporsi. Nelle dichiarazioni ufficiali, sia dal Nazareno che dal quartier generale pentastellato, si ribadisce la volontà di andare oltre la mera sommatoria delle sigle, puntando su candidati di alto profilo, credibili e radicati nei rispettivi territori.

La leadership di Elly Schlein spinge verso una linea di chiarezza e unità. Dal canto suo, il Movimento guidato da Conte vede nella partecipazione al processo di selezione dei candidati la possibilità di riaffermare la centralità della propria azione politica, al di là delle difficoltà incontrate negli ultimi mesi. Schlein e Conte, pur con tutte le differenze di percorso e stile, condividono la consapevolezza che l’elettorato chiede una risposta nuova alle mille emergenze sociali ancora irrisolte.

Mentre le trattative procedono, si moltiplicano anche le indiscrezioni su possibili nomi e strategie. Nessuno dei due leader, però, si lascia sfuggire nemmeno un commento fuori posto. Il compito di comunicare i progressi e, se necessario, i momenti di stallo è solo dei due mediatori. Un equilibrio delicatissimo, che impone a entrambi di non apparire mai troppo arrendevoli, ma nemmeno pronti allo scontro frontale che nuocerebbe irrimediabilmente alla costruzione di una credibile alleanza di governo.

La posta in gioco, quindi, non riguarda più soltanto le posizioni o le candidature, ma il futuro dei due principali soggetti dell’opposizione, chiamati a superare una storica diffidenza reciproca per cogliere la sfida di una stagione politica segnata da incertezza e crisi della rappresentanza. Il lavoro oscuro di Paola Taverna e Igor Taruffi resterà probabilmente nell’ombra, ma il suo esito sarà determinante per il progetto di “campo largo” che tanti auspicano e che oggi appare, per la prima volta dopo molto tempo, una possibilità concreta e non solo uno slogan da campagna elettorale.

Alex Trizio
Alex Triziohttps://www.alground.com
Alessandro Trizio è un professionista con una solida expertise multidisciplinare, che abbraccia tecnologia avanzata, analisi politica e strategia geopolitica. Ora è Amministratore e Direttore Strategico del Gruppo Trizio, dirigendo il dipartimento di sicurezza informatica. La sua competenza si estende all'applicazione di soluzioni innovative per la sicurezza cibernetica e la risoluzione di criticità complesse.
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