16 Agosto 2025
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Il Vertice di Anchorage 2025: e adesso?

Il 15 agosto 2025, il mondo ha assistito a uno degli eventi diplomatici più significativi degli ultimi anni: l’incontro tra il Presidente americano Donald Trump e quello russo Vladimir Putin ad Anchorage, in Alaska. Questo vertice, il primo tra i due leader dal 2019 e il primo faccia a faccia dalla ripresa della guerra in Ucraina nel 2022, si è concluso senza accordi concreti ma ha segnato un momento di svolta nelle dinamiche geopolitiche internazionali.

L’isolamento di Putin

L’incontro di Anchorage ha rappresentato una rottura drammatica con l’isolamento diplomatico di Putin seguito all’invasione su larga scala dell’Ucraina. Per la prima volta dal febbraio 2022, Putin ha ricevuto un’accoglienza formale su territorio occidentale, con tanto di tappeto rosso e sorvolo di caccia F-22 e bombardieri B-2 stealth americani. La scelta dell’Alaska come sede dell’incontro non è stata casuale: questo territorio, venduto dalla Russia agli Stati Uniti nel 1867, offriva diversi vantaggi strategici tra cui la posizione geografica intermedia tra le due capitali, il fatto che gli Stati Uniti non fanno parte della Corte Penale Internazionale evitando così l’esecuzione del mandato d’arresto contro Putin, e il significato storico delle relazioni russo-americane.

Il vertice è stato il culmine di mesi di intense negoziazioni diplomatiche iniziate dopo la rielezione di Trump nel 2024, quando aveva promesso di porre fine alla guerra ucraina entro il primo giorno di mandato. Una sorprendente telefonata tra Trump e Putin a febbraio 2025 aveva avviato le prime negoziazioni dirette tra Russia e Stati Uniti dall’inizio dell’invasione, seguita dall’incontro tra il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in Arabia Saudita. Tuttavia, i tentativi di organizzare colloqui diretti tra Putin e Zelensky a Istanbul erano falliti quando il leader russo non si era presentato.

Lo svolgimento del vertice e i risultati

L’incontro è iniziato alle 11:32 ora locale dell’Alaska e si è concluso alle 14:18, durando quindi quasi tre ore. Contrariamente alle aspettative iniziali di un incontro uno-contro-uno, entrambi i leader erano accompagnati dalle loro delegazioni: Trump da Marco Rubio e Steve Witkoff, Putin da Yuri Ushakov e Sergey Lavrov. L’atmosfera cordiale è stata evidente fin dall’arrivo: Putin e Trump sono scesi dai loro aerei quasi contemporaneamente alle 11:08, si sono stretti la mano sul tappeto rosso davanti al cartello “ALASKA 2025” e hanno posato per le foto mentre i caccia americani sorvolavano la base. Un gesto simbolicamente significativo è stato quello di Putin che ha accettato l’invito di Trump a viaggiare insieme nella limousine presidenziale blindata, rinunciando alla sua Aurus di servizio.

Durante la conferenza stampa conclusiva, iniziata alle 14:58, Putin ha parlato per primo per circa otto minuti, descrivendo i negoziati come tenuti in “un’atmosfera costruttiva di rispetto reciproco”. Ha sottolineato la vicinanza geografica tra i due paesi e ha riconosciuto la necessità di garantire la sicurezza dell’Ucraina, pur insistendo sulla necessità di affrontare le “cause profonde” del conflitto. Trump, apparso insolitamente contenuto, ha parlato per soli due minuti, affermando che erano stati raggiunti accordi su “molti punti” ma riconoscendo che rimanevano alcune questioni irrisolte, inclusa una “significativa”. La sua dichiarazione “non c’è accordo finché non c’è un accordo” ha sintetizzato l’esito inconcludente del vertice.

Un elemento cruciale emerso dopo l’incontro è stato il cambio di posizione di Trump riguardo alla strategia per porre fine al conflitto. Mentre prima del vertice aveva sostenuto la necessità di un cessate il fuoco immediato, dopo aver parlato con Putin ha dichiarato su Truth Social che “il modo migliore per porre fine alla guerra orribile tra Russia e Ucraina è andare direttamente a un Accordo di Pace, che porrebbe fine alla guerra, e non a un mero Accordo di Cessate il Fuoco, che spesso non regge”. Secondo la Premier italiana Giorgia Meloni, Trump aveva evidenziato una proposta italiana ispirata all’Articolo 5 della NATO per fornire garanzie di sicurezza collettiva all’Ucraina, un meccanismo che permetterebbe all’Ucraina di beneficiare del supporto di tutti i suoi partner pronti ad agire in caso di nuovo attacco.

In un’intervista post-vertice con Fox News, Trump ha rivelato che lui e Putin avevano “largamente concordato” su scambi territoriali e garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Tuttavia, ha enfatizzato che “l’Ucraina deve essere d’accordo” e ha consigliato al Presidente Zelensky di “fare un accordo”, sottolineando che “la Russia è una grande potenza, e loro non lo sono”.

Le reazioni Internazionali e le implicazioni geopolitiche

La reazione europea al vertice è stata largamente negativa. Il diplomatico tedesco Wolfgang Ischinger ha scritto su X: “Putin ha ottenuto il suo trattamento da tappeto rosso con Trump, Trump non ha ottenuto nulla… nessun cessate il fuoco, nessuna pace. Nessun vero progresso – chiaramente 1:0 per Putin”. I leader europei hanno rilasciato una dichiarazione congiunta dopo essere stati informati da Trump sui suoi colloqui con Putin, ribadendo il loro impegno a continuare il sostegno all’Ucraina e mantenere la pressione sulla Russia. La dichiarazione, firmata da Merz, Macron, Starmer, Meloni e altri, ha enfatizzato che “sarà l’Ucraina a decidere del destino del suo territorio” e che “i confini non dovrebbero essere alterati attraverso la forza”.

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, escluso dal vertice di Anchorage, ha annunciato che si recherà a Washington lunedì 18 agosto per incontrare Trump e “discutere tutti i dettagli riguardo al porre fine alle uccisioni e alla guerra”. Zelensky ha sottolineato l’importanza che “gli europei siano coinvolti in ogni fase per garantire garanzie di sicurezza affidabili insieme all’America”. La reazione ucraina all’accoglienza riservata a Putin è stata particolarmente critica, con l’analista politico ucraino Volodymyr Fesenko che ha descritto l’evento come “la legittimazione di un criminale di guerra al più alto livello”, criticando l’eccessiva pompa riservata a Putin.

Il vertice di Anchorage ha segnato il ritorno clamoroso di Putin nell’arena diplomatica internazionale dopo anni di isolamento. L’accoglienza formale ricevuta dagli Stati Uniti ha inviato un segnale potente alla comunità internazionale, minando gli sforzi per mantenere l’isolamento diplomatico della Russia. Il gesto simbolico più significativo è stato quando Putin è entrato nella limousine presidenziale di Trump, un evento celebrato dalla televisione di stato russa come una “stretta di mano storica”. Questo momento ha rappresentato visivamente il ritorno della Russia al tavolo delle grandi potenze.

Durante il vertice, i combattimenti in Ucraina sono continuati senza sosta, con le forze russe che hanno intensificato gli attacchi nella regione di Donetsk, mirando alla città strategica di Pokrovsk. La Russia ha condotto attacchi con droni e missili proprio nelle ore precedenti e durante il vertice, con il Presidente Zelensky che ha condannato Mosca per aver continuato gli attacchi proprio nel giorno dei negoziati: “Il giorno dei negoziati hanno anche ucciso persone. E questo la dice lunga”. Questa continuazione delle ostilità ha sottolineato la determinazione russa a mantenere la pressione militare anche durante i tentativi diplomatici.

Il vertice ha evidenziato le crescenti divergenze tra gli approcci americano ed europeo al conflitto ucraino. Mentre gli europei continuano a insistere su un cessate il fuoco come prerequisito per i negoziati di pace, Trump sembra aver adottato la posizione russa di procedere direttamente verso un accordo di pace comprensivo. Questa divergenza ha creato preoccupazioni in Europa sulla solidità dell’alleanza transatlantica e sulla determinazione americana a sostenere l’Ucraina nel lungo termine, con gli analisti europei che temono che Trump possa essere stato influenzato dalla narrativa di Putin durante i loro colloqui privati.

Trump ha indicato la possibilità di un futuro incontro trilaterale che includerebbe anche Zelensky, affermando che “entrambi mi vogliono lì”. Tuttavia, Putin ha suggerito scherzosamente “la prossima volta a Mosca”, una proposta che escluderebbe de facto la partecipazione ucraina. Il Cremlino ha rapidamente gettato acqua fredda sulla possibilità di un incontro Putin-Zelensky, con l’advisor per la politica estera Yuri Ushakov che ha dichiarato che l’argomento “non è stato ancora toccato”.

Il vertice di Anchorage del 15 agosto 2025 rimarrà nella storia come un momento di svolta nelle relazioni internazionali, anche se non per i risultati concreti raggiunti. L’incontro ha rappresentato una vittoria diplomatica significativa per Putin, che è riuscito a rompere il suo isolamento internazionale e a ottenere una piattaforma di prestigio per presentare le sue posizioni. Per Trump, il vertice ha rappresentato sia un’opportunità che un rischio: pur dimostrando la sua volontà di impegnarsi personalmente nella risoluzione del conflitto ucraino, il Presidente americano non è riuscito a ottenere concessioni significative da Putin e ha dovuto affrontare critiche per aver accordato eccessiva legittimità al leader russo.

Il fallimento del vertice nel produrre accordi concreti solleva interrogativi sulla fattibilità del processo di pace immaginato da Trump. Putin continua a mantenere le sue posizioni massimaliste, richiedendo il riconoscimento dell’annessione dei territori ucraini e la neutralità permanente dell’Ucraina, mentre l’Ucraina e i suoi alleati europei insistono su garanzie di sicurezza robuste e sul rifiuto di riconoscere qualsiasi annessione territoriale. L’Europa e l’Ucraina si trovano ora di fronte alla sfida di mantenere la coesione occidentale mentre Trump sembra sempre più incline ad adottare un approccio che privilegi i rapporti bilaterali con la Russia rispetto alla solidarietà atlantica. Il prossimo incontro tra Trump e Zelensky a Washington sarà cruciale per determinare se sarà possibile riconciliare le visioni divergenti su come porre fine al conflitto più devastante in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale, in un contesto dove le posizioni fondamentali delle parti rimangono sostanzialmente immutate nonostante tre anni e mezzo di guerra.

Alex Trizio
Alex Triziohttps://www.alground.com
Alessandro Trizio è un professionista con una solida expertise multidisciplinare, che abbraccia tecnologia avanzata, analisi politica e strategia geopolitica. Ora è Amministratore e Direttore Strategico del Gruppo Trizio, dirigendo il dipartimento di sicurezza informatica. La sua competenza si estende all'applicazione di soluzioni innovative per la sicurezza cibernetica e la risoluzione di criticità complesse.
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