05 Dicembre 2025
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La Germania ridisegna la leva militare: non si tratta di un ritorno al passato (per ora)

Un modello ibrido che non ripristina la coscrizione, ma costruisce un sistema di mobilitazione permanente. Berlino inaugura una nuova fase strategica, ridistribuisce il peso della difesa in Europa e mette in discussione decenni di cultura pacifista.

Una legge che segna la fine di un’epoca

Quando il Bundestag ha approvato oggi la nuova legge sul servizio militare, nessun deputato ha potuto davvero fingere che si trattasse di un semplice aggiornamento amministrativo. Il voto segna invece una cesura storica. La Germania, dal 2011 priva di una leva obbligatoria e convinta di poter delegare sicurezza e deterrenza alla NATO e al proprio peso economico, ammette ora che quell’intero paradigma non è più sostenibile.

La riforma non reintroduce formalmente la coscrizione, ma la sfiora, la evoca e la prepara. Impone ai giovani maschi la registrazione obbligatoria e, in prospettiva, visite mediche che costruiranno un archivio nazionale di idoneità militare. L’arruolamento resta volontario, ma lo Stato ne circonda il perimetro con incentivi e meccanismi di selezione che rendono la distinzione tra “volontariato” e “obbligo” sempre più sottile. Questo modello ibrido ha un nome preciso nella terminologia militare tedesca: un sistema di mobilitazione su necessità. È un concetto che la Germania non utilizzava più da un quarto di secolo e che oggi ritorna come elemento centrale della sua dottrina strategica.

Il ritorno della strategia nella politica tedesca

La legge nasce da un presupposto: la Germania non può più permettersi un esercito sottodimensionato. Con circa 180.000 effettivi attivi, la Bundeswehr non è in grado di assumere il ruolo centrale che Berlino si è impegnata a ricoprire all’interno della NATO e dell’Unione Europea.

Il ministro della Difesa Boris Pistorius ha esplicitato questa necessità con un linguaggio insolitamente diretto per la politica tedesca. Ha parlato di “un mondo che non aspetta”, di un’Europa che dipende dalla “capacità della Germania di proteggere il proprio territorio e contribuire a quello dei partner”, di un’epoca in cui l’impreparazione non è più un’opzione.

L’ambizione è chiara: trasformare la Bundeswehr nella principale forza convenzionale del continente, capace di affiancare le potenze nucleari europee e sostenere un eventuale conflitto ad alta intensità per un periodo prolungato. È un cambiamento radicale non solo per l’apparato militare, ma per la cultura politica tedesca, dove la memoria del militarismo novecentesco ha per decenni limitato qualsiasi tentativo di ampliamento degli organici.

La spinta delle crisi europee

La riforma non arriva in un vuoto geopolitico, è il prodotto diretto dell’accelerazione di instabilità che ha colpito l’Europa negli ultimi quattro anni. La guerra in Ucraina, il deterioramento delle relazioni con la Russia, la pressione su rotte marittime critiche e il rischio, più volte evocato dai servizi di intelligence, che conflitti regionali possano estendersi oltre i confini attuali, hanno messo Berlino davanti a una realtà: la pace non è più garantita dal semplice equilibrio economico. Parallelamente, la Germania si trova in un continente dove diversi vicini stanno già ampliando la loro capacità militare.

I Paesi baltici hanno adottato modelli di coscrizione attiva. La Finlandia mantiene una forza di riserva enorme, perfettamente addestrata e integrata. La Polonia, oggi tra le potenze militari europee emergenti, punta a diventare la forza armata convenzionale più grande dell’UE. In questo scenario, la Germania non può più essere la potenza economica che delega la guerra agli altri. La riforma votata oggi è una risposta diretta alla percezione di vulnerabilità che attraversa la società tedesca dopo la Zeitenwende, il “cambiamento epocale” annunciato dal cancelliere Olaf Scholz nel 2022 e rimasto finora incompiuto sul piano pratico.

Registrazioni obbligatorie e volontariato espanso: il modello del nuovo servizio

Il cuore della legge consiste in un sistema che distingue tra obblighi di registrazione e servizio volontario.

Tutti i maschi diciottenni dovranno registrarsi e compilare un questionario nazionale che valuterà idoneità fisica, competenze, motivazione e attitudini. Le donne potranno partecipare, ma solo su base volontaria. Dal 2027, una quota di questi giovani dovrà sottoporsi a visite mediche obbligatorie. Non equivale a essere arruolati, ma rappresenta un passo verso un archivio demografico-militare che la Germania non possedeva più da anni. L’arruolamento vero e proprio resta volontario.

Ma il governo ha previsto un pacchetto di incentivi finanziari e sociali che mira a trasformare il servizio in un percorso competitivo: stipendi più elevati, accesso facilitato ad alloggi agevolati, riconoscimento per studi universitari e carriere pubbliche, programmi di formazione e certificazione.

Questo ecosistema crea una dinamica nuova: il servizio militare diventa una delle opzioni più appetibili per giovani che affrontano un mercato del lavoro complesso, un costo della vita crescente e un sistema educativo sotto pressione.

La controversa “leva in caso di necessità”

Il punto più discusso della legge, sia in Parlamento sia nell’opinione pubblica, è la clausola sulla Bedarfswehrpflicht: la possibilità che, qualora gli obiettivi di reclutamento non vengano raggiunti, il Parlamento possa votare una reintroduzione della leva obbligatoria. Non è una mobilitazione automatica né un meccanismo nascosto ma una scelta politica esplicita che richiede una nuova legge e un nuovo voto.

La sola presenza di questa clausola ha riaperto un dibattito che sembrava chiuso da più di dieci anni. Molti giovani percepiscono la riforma come una leva silenziosa, un sistema che costruisce tutto ciò che serve per un’eventuale coscrizione, lasciando aperta la porta alla sua riattivazione.

La società tedesca tra sostegno e inquietudine

La riforma divide profondamente l’opinione pubblica. Una parte della popolazione riconosce la necessità di rafforzare la difesa nazionale, convinta che la Germania debba assumersi un ruolo proporzionato alla sua potenza economica. Ma una parte altrettanto consistente teme che la riforma rappresenti un passo verso un militarismo che il Paese ha faticato decenni a superare. Le manifestazioni studentesche davanti al Bundestag, le proteste coordinate sui social e la mobilitazione di associazioni civiche raccontano un disagio generazionale: un’inquietudine verso uno Stato che torna a chiedere ai giovani il corpo, non soltanto il consenso fiscale.

Il conflitto culturale sarà probabilmente uno degli elementi determinanti del futuro della legge, la cui applicazione dipenderà anche dalla capacità del governo di trasformare la narrativa difensiva in un progetto civile condiviso.

Un segnale alla NATO e una sfida all’Europa

Sul piano internazionale, la riforma è stata osservata con grande attenzione. La NATO ha accolto positivamente il passo tedesco, interpretandolo come un segnale che Berlino è finalmente disposta a trasformare la sua potenza economica in contributo militare reale.

L’Unione Europea, però, guarda con sentimenti più ambivalenti. Una Germania dotata di forze armate più imponenti potrebbe riequilibrare l’assetto difensivo europeo, ma rischia anche di creare nuove tensioni politiche, soprattutto in una fase in cui molti partner temono il predominio tedesco nelle politiche industriali, energetiche e ora militari. È palese che la Germania non vuole più essere soltanto un motore economico. Vuole essere un attore strategico con peso militare e capacità autonoma.

Un futuro che dipende dalla partecipazione dei giovani

La grande domanda resta aperta: il sistema funzionerà? Tutto dipenderà dalla risposta dei giovani tedeschi. Senza una quota significativa di volontari, la riforma rischia di trasformarsi in un contenitore vuoto o, nel peggiore dei casi, nel preludio a una reintroduzione forzata della coscrizione.

Berlino si trova nel mezzo di una trasformazione profonda, la legge approvata oggi definisce un nuovo rapporto tra Stato e cittadino, tra individuo e difesa collettiva. È una legge che non ricostruisce il passato, ma inaugura un futuro in cui la pace non è più considerata scontata. E proprio per questo, nel silenzio della plenaria del Bundestag, la riforma del 2025 ha il sapore di uno spartiacque.

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