Laboratorio statunitense di reattori nucleari colpito da “hacker” che richiedono mutanti gatto-umani

Il laboratorio nucleare statunitense Idaho National Laboratory (INL) è stato recentemente vittima di un attacco informatico insolito e audace. Un gruppo di hacker autodefinitisi “gay furry hackers” di SiegedSec ha rivendicato la responsabilità dell’incursione, affermando di aver violato i sistemi informatici del laboratorio e di aver sottratto dati personali di migliaia di dipendenti. Queste informazioni, che includono nomi completi, date di nascita, indirizzi email, numeri di previdenza sociale e dettagli occupazionali, sono state parzialmente divulgate online.

Il laboratorio INL, noto per la sua vasta ricerca nel campo dell’energia nucleare e per aver costruito e gestito 52 reattori nucleari nel corso della sua storia, si estende su un’area di circa 890 miglia quadrate vicino a Idaho Falls e impiega oltre 6.100 persone. Oltre alla ricerca sull’energia nucleare, l’INL si dedica anche allo sviluppo di soluzioni energetiche alternative, come il miglioramento delle batterie per veicoli elettrici, la protezione della rete elettrica e la progettazione di piccoli reattori modulari.

La richiesta degli hacker è stata tanto bizzarra quanto specifica: hanno proposto di rimuovere i dati rubati in cambio della ricerca da parte del laboratorio sulla creazione di “catgirls” reali, ovvero ibridi umano-gatto, un tema ricorrente in alcune subculture online. Questa richiesta stravagante evidenzia la natura insolita e forse goliardica dell’attacco.

Una delle schermate fornite dal gruppo hacker

Il laboratorio ha confermato l’attacco informatico, precisando che ha interessato un sistema esterno approvato dal governo federale che supporta i servizi di risorse umane in cloud dell’INL. Le autorità sono state allertate e sono in corso indagini per comprendere meglio l’entità e le conseguenze dell’incidente.

Questo attacco segue altre azioni di SiegedSec, che in passato ha rivendicato intrusioni nei sistemi di sicurezza informatica della NATO, giustificando le proprie azioni come una protesta contro gli “attacchi ai diritti umani” da parte dell’organizzazione militare, oltre che per il semplice divertimento nel divulgare documenti.

L’incidente solleva preoccupazioni significative sulla sicurezza informatica delle infrastrutture critiche e sulle potenziali vulnerabilità che possono essere sfruttate da gruppi con motivazioni diverse, dalle rivendicazioni politiche a quelle più eccentriche e inusuali.