Punti chiave
L’imprenditore statunitense atterra a Mosca come inviato informale della Casa Bianca. Al Cremlino lo attende un colloquio che potrebbe modificare gli equilibri della guerra e la credibilità diplomatica degli Stati Uniti.
Un emissario inusuale per un momento decisivo
Steven Charles Witkoff, conosciuto pubblicamente come Steve Witkoff, è un profilo che non appartiene né alla diplomazia tradizionale né all’establishment della sicurezza nazionale. Costruttore newyorkese, figura vicina al presidente degli Stati Uniti e abituato a muoversi tra capitali privati, grandi progetti immobiliari e negoziazioni ad alto rischio, nel 2025 è diventato una pedina importante della strategia americana per uscire dalla guerra più complessa d’Europa.
La sua presenza a Mosca non è un gesto simbolico. Arriva dopo settimane di contatti riservati tra Washington e Kyiv, dopo la riformulazione del piano di pace americano e dopo giorni in cui il fronte orientale si è mosso in direzioni favorevoli alla Russia, che rivendica nuovi avanzamenti e un maggiore controllo tattico nel Donetsk. Questo spiega perché il Cremlino abbia accettato di accogliere Witkoff in modo rapido e perché il suo arrivo sia stato descritto come “operativo” e non “esplorativo”.
Witkoff non è un negoziatore tecnico. Il suo ruolo è diverso dato che rappresenta la parte più pragmatica della strategia statunitense, quella che mira a ottenere un accordo praticabile anche a costo di concessioni molto difficili da sostenere politicamente.
Le richieste del Cremlino e il margine americano
Il colloquio atteso con Vladimir Putin ruota intorno a un punto ormai chiaro a tutti gli attori coinvolti: la Russia non accetterà una trattativa che non riconosca parte dei territori occupati, né un ritorno ai confini precedenti al 2014.

Mosca considera la guerra un processo già orientato in suo favore e legge la diplomazia di questi giorni come una conferma del proprio vantaggio. Questo atteggiamento spiega la fermezza con cui il Cremlino ripete che la pace richiede “scelte dolorose” per Kyiv e una “nuova architettura di sicurezza in Europa”.
Washington ha rimodulato la propria proposta iniziale, dopo opposizioni fortissime dei partner europei e ucraini. Il nuovo documento circolato negli ultimi giorni contiene punti più compatibili con il diritto internazionale e con le richieste di Kyiv, ma resta lo stesso un testo di compromesso. L’idea americana è che solo un interlocutore non convenzionale possa ottenere da Mosca una riduzione delle condizioni irrealistiche poste nelle versioni precedenti.
L’invio di Witkoff, quindi, non rappresenta una delega politica, ma una scelta tattica dove l’obiettivo è capire se un profilo fuori dagli schemi possa sbloccare rigidità diplomatiche che i canali ufficiali non sono riusciti a scalfire.
Le posizioni ucraine e le fratture aperte con gli alleati
A Kyiv l’arrivo di Witkoff è stato accolto con cautela. Il governo ucraino teme che la velocità dei contatti tra Washington e Mosca possa tradursi in una pressione indebita verso concessioni non accettabili. Le ultime dichiarazioni dei vertici ucraini insistono su un principio essenziale ovvero che nessuna sovranità può essere negoziata mentre l’aggressione è in corso.
Parallelamente, le cancellerie europee vivono un momento di forte inquietudine. Molti governi temono che una pace imposta su basi territoriali possa diventare un precedente pericoloso per la sicurezza collettiva. L’asse Washington-Mosca, anche se temporaneo e legato alle circostanze, viene osservato con attenzione, perché le sue implicazioni rischiano di ridisegnare la centralità dell’Europa nel sistema atlantico.
Il viaggio di Witkoff arriva anche mentre alcune capitali chiedono un maggiore coordinamento e una maggiore trasparenza nelle discussioni. La percezione diffusa è che il negoziato sia entrato nella sua fase più sensibile e che ogni dettaglio sulla posizione americana possa cambiare gli equilibri sul terreno.
Che cosa può accadere dopo Mosca
Il risultato dell’incontro tra Steven Witkoff e Vladimir Putin determinerà la direzione dei prossimi mesi. Se il Cremlino accettasse di rivedere alcuni punti chiave, Washington spingerebbe per un documento comune che apra la strada a un cessate il fuoco verificabile. In caso contrario, il viaggio di Witkoff potrebbe trasformarsi in una dimostrazione di forza russa e in un segnale negativo per gli alleati europei.

Il contesto resta delicatissimo. La guerra non si è fermata, i movimenti sul campo continuano e il clima politico internazionale è segnato da divergenze interne allo stesso blocco occidentale. Per questo il viaggio di Witkoff viene osservato come il tentativo più audace degli ultimi mesi di riportare la crisi su un terreno negoziale reale.
Steven Witkoff, imprenditore prestato alla diplomazia, si trova ora al centro di un momento geopolitico che potrebbe definire non solo il destino della guerra, ma anche il rapporto tra gli Stati Uniti e i loro partner strategici. Il valore del suo intervento sarà misurato dalla capacità di ridurre la distanza tra richieste incompatibili e di creare un percorso credibile verso una stabilità che al momento appare lontana.


