Punti chiave
Tensione nel Pacifico a seguito di un volo congiunto tra Mosca e Pechino. Tokyo e Seul si allertano e la preoccupazione per eventuali escalation crescono assieme alla cooperazione tra Russia e Cina.
Un volo congiunto che cambia il clima del Pacifico
Una formazione mista di velivoli russi e cinesi ha ridefinito per alcune ore la percezione di sicurezza nell’Asia orientale. Per due capitali che vivono quotidianamente sulla linea di una tensione latente, Corea del Sud e Giappone, quella incursione coordinata ha rappresentato un campanello d’allarme difficile da ignorare.Secondo le autorità militari sudcoreane, nove aerei militari stranieri fra cui bombardieri, caccia e aerei da ricognizione sono entrati nella Zona di Identificazione della Difesa Aerea, la cosiddetta KADIZ.
La Cina ha confermato che si trattava di una delle sue pattuglie strategiche congiunte con la Russia, un programma avviato ormai da alcuni anni e diventato sempre più frequente da quando Mosca e Pechino hanno intensificato il loro coordinamento in materia di sicurezza.
L’ingresso nella KADIZ e la risposta di Seoul
Il comando di Seoul ha chiarito che l’ingresso degli aerei non ha violato lo spazio aereo sovrano, ma ogni incursione nella KADIZ senza comunicazioni preventive viene considerata un atto ostile, poiché mette alla prova la capacità di reazione della difesa sudcoreana.

La risposta è stata immediata. Caccia KF 16 e F 15K sono decollati in modalità di prontezza avanzata e hanno affiancato i velivoli russi e cinesi lungo la loro rotta fino a quando questi non hanno lasciato la zona.Il Ministero della Difesa sudcoreano ha dichiarato che le forze aeree hanno adottato tutte le misure necessarie a gestire una potenziale emergenza.
Fonti interne hanno sottolineato che la complessità della formazione straniera e la sua ampiezza non si vedevano da mesi, dettaglio che ha spinto gli analisti a valutare l’episodio come una possibile prova generale di capacità operative congiunte.
La sorveglianza giapponese e l’attivazione dei caccia
Quasi in parallelo, anche il Giappone ha innalzato il livello di allerta. Il Ministero della Difesa giapponese ha confermato che due bombardieri russi Tupolev 95 e due bombardieri cinesi H 6, scortati da diversi caccia, hanno sorvolato il Mar del Giappone e il Pacifico occidentale seguendo una rotta estremamente sensibile.
Questa rotta attraversa il corridoio aereo tra Okinawa e l’isola di Miyako, un punto strategico che coincide con alcune delle linee più cruciali per la sicurezza giapponese e per le attività statunitensi nella regione.Tokyo ha fatto decollare F 15 e F 2, che hanno monitorato attentamente la formazione straniera. Gli aerei russi e cinesi non hanno violato lo spazio aereo nipponico, tuttavia la vicinanza alle isole meridionali del Giappone ha suscitato una reazione politica immediata, con il governo che ha definito la missione una provocazione pianificata.
Perché questa operazione è diversa dalle precedenti
Negli ultimi anni la cooperazione russo cinese è aumentata in modo significativo. Le due potenze hanno intensificato manovre navali e aeree, esercitazioni congiunte e attività di sorveglianza su larga scala.
Tuttavia, quella pattuglia del 9 dicembre presenta caratteristiche particolari.In primo luogo, la presenza simultanea nelle due principali aree di allerta dell’Asia nordorientale, ovvero la penisola coreana e l’arco insulare giapponese, indica un livello di coordinamento più stretto rispetto al passato.In secondo luogo, il dispiegamento di bombardieri strategici capaci di trasportare armamenti ad alta potenza non è un dettaglio secondario.
L’utilizzo di velivoli come i Tupolev 95 e gli H 6 conferisce all’operazione una forte valenza simbolica e strategica.Infine, il tempismo. La missione si è svolta in un momento in cui Tokyo e Pechino stanno vivendo una fase di frizione diplomatica, mentre Seoul ha recentemente intensificato la cooperazione militare con gli Stati Uniti.
La posizione ufficiale di Pechino e il rafforzamento della cooperazione
Secondo la Cina, la pattuglia congiunta risponde a un piano già approvato mesi prima e rientra nel quadro della cooperazione strategica con la Russia, che negli ultimi anni si è intensificata in modo significativo. La collaborazione riguarda sistemi missilistici, addestramento congiunto, esercitazioni navali e ora una crescente attività aerea su tratte particolarmente sensibili per i paesi alleati degli Stati Uniti.
Pechino ha ribadito che le operazioni sono avvenute nello spazio aereo internazionale e che non costituiscono una minaccia diretta. Tuttavia, gli analisti militari non condividono del tutto questa interpretazione. Il sorvolo di bombardieri strategici, soprattutto modelli capaci di trasportare armamenti nucleari, è considerato da molti esperti come un segnale politico diretto ai governi di Seoul, Tokyo e Washington.
Un messaggio preciso agli Stati Uniti
La presenza contemporanea di velivoli russi e cinesi in due zone di massima attenzione strategica per gli Stati Uniti, ovvero la penisola coreana e l’arco insulare giapponese, viene interpretata come un messaggio mirato.Mentre Washington rafforza la cooperazione con Giappone, Corea del Sud e Filippine, Mosca e Pechino mostrano di poter coordinare operazioni militari complesse in uno degli scacchieri più importanti del mondo.

Gli esperti di sicurezza asiatici hanno evidenziato che la pattuglia congiunta cade in un momento di particolare tensione diplomatica. Tokyo aveva infatti accusato la Cina, pochi giorni prima, di aver agganciato con il radar di controllo del tiro un caccia giapponese, un atto considerato estremamente ostile. Pechino aveva smentito, affermando che era stato il Giappone a distorcere i fatti.
In questo contesto, l’arrivo simultaneo di bombardieri russi e cinesi ha aggravato il clima politico fra i due Paesi.
L’ombra delle rotte di Taipei e Guam
La traiettoria della pattuglia russo cinese ha sfiorato aree vicine alle rotte che conducono verso Taiwan e verso l’isola statunitense di Guam. Questo elemento alimenta il timore che le due potenze stiano valutando come mettere alla prova la risposta americana in caso di crisi nello Stretto di Taiwan.Secondo diversi analisti, la capacità di operare congiuntamente su lunghe distanze dimostra un livello di coordinamento che fino a pochi anni fa sembrava irraggiungibile. Ciò potrebbe avere implicazioni dirette per la dottrina militare statunitense nel Pacifico.
Una possibile nuova normalità? Cosa aspettarsi ora
Sebbene Corea del Sud e Giappone abbiano gestito l’incidente senza segnali di escalation immediata, resta il timore che episodi simili possano diventare ricorrenti.La Cina ha annunciato che le pattuglie congiunte con la Russia continueranno anche nel prossimo anno e che saranno ampliate a nuove aree operative.
Tokyo e Seoul si trovano quindi a dover affrontare una strategia russo cinese che mira a normalizzare la loro presenza militare nelle zone più delicate del Pacifico. Questo implica un aumento costante della tensione e una maggiore dipendenza dalla cooperazione con gli Stati Uniti.
Gli eventi di questi ultimi giorni rappresentano un nuovo capitolo nella competizione strategica che definisce l’Indo Pacifico contemporaneo. Gli analisti prevedono che Corea del Sud e Giappone aumenteranno il livello di sorveglianza aerea e rafforzeranno ulteriormente la loro cooperazione militare con Washington. Al tempo stesso, Russia e Cina sembrano intenzionate a dimostrare di essere in grado di aprire un secondo fronte geopolitico in un periodo in cui l’attenzione del mondo è concentrata su Europa e Medio Oriente.
La posta in gioco riguarda l’equilibrio di potere nel Pacifico e la capacità delle potenze regionali di prevenire una spirale di incidenti che potrebbe sfuggire al controllo.


