Twitter difende la privacy dell’attivista Harris dai giudici USA

Twitter ha rinnovato oggi la sua protesta nei confronti della magistratura americana, che nel corso di una indagine sull’ attivista Malcolm Harris, presente alla manifestazione davanti a Wall Street lo scorso ottobre durante la quale sono state arrestate circa 700 persone, avrebbe avuto accesso all’account dell’indagato violando le norme della privacy del social network: la polizia non avrebbe rispettato le garanzie costituzionali.

Mentre i procuratori vogliono che Twitter fornisca loro “qualsiasi  informazioni dell’utente, tra cui l’indirizzo e-mail, e qualsiasi tweet sia degno di attenzione” per la corretta prosecuzione delle indagini, il social network ha risposto citando la sentenza di un tribunale che ha riconosciuto come i “tweet  non siano protetti dalle costituzioni federali, il che è sbagliato”. L’ufficio legale di Twitter sta compiendo uno sforzo ambizioso per modificare le leggi a favore della privacy e convincere i giudici a prendere i diritti di riservatezza degli utenti di Internet più seriamente. L’American Civil Liberties Union conferma:

 I giudici non devono permettere questo. Le informazioni richieste dal procuratore includono non solo il contenuto del tweet di Harris, ma le sue informazioni di abbonato privato – tra cui gli indirizzi IP che ha usato per accedere a Twitter nel corso di tre mesi  in grado di rivelare la sua posizione fisica per tutto questo periodo. Il governo ha inoltre chiesto la data, l’ora e la durata di ciascuna delle sue sessioni Twitter. Il giudice ha ritenuto che il governo possa accedere a questa ricchezza di dati personali  senza soddisfare fondamentali protezioni costituzionali. Questo non è giusto.

La causa portata avanti dalle aziende tecnologiche per un cambiamento delle leggi della privacy dura da anni: un’alleanza di aziende tecnologiche tra cui Twitter, Google, Amazon.com, Apple, AT & T, Facebook insieme a gruppi senza scopo di lucro denominatiCoalizione Digital Due Process stanno premendo da anni sul Congresso degli Stati Uniti per aggiornare la legge federale sulla privacy per proteggere  l’era del cloud computing, ma la loro azione ha goduto di un successo molto limitato finora.