13 Novembre 2025
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Ucraina: scoppia il caso Energoatom. Corruzione e Stato

Dalla maxi-inchiesta sul colosso energetico Energoatom alle riforme anticorruzione in tempo di guerra. Nuove delicate sfide per Zelensky e la sua amministrazione.

Due guerre, una sola sopravvivenza

Nel 2025 l’Ucraina combatte su due fronti: non più soltanto quello visibile bellico, contro l’invasione russa, ma deve affrontare anche quello invisibile, ma ugualmente preoccupante, contro la corruzione. Il primo si misura in chilometri di trincee, il secondo in fiducia, trasparenza e giustizia. Entrambi determinano il futuro europeo del Paese e lo scandalo interno ai vertici alimenta anche malcontenti tra gli attori internazionali.

Secondo Bruxelles, la lotta alla corruzione è una delle condizioni essenziali per l’avvio dei negoziati d’adesione, per Washington, invece, rappresenta la garanzia che gli aiuti miliardari non si disperdono in un sistema ancora fragile. Negli ultimi mesi il governo di Volodymyr Zelensky ha cercato di dimostrare risultati tangibili tra cui arresti eccellenti ma anche riforme legislative e la pubblicazione online dei dati sugli appalti pubblici per renderli il più trasparente possibile. Ma un nuovo scandalo, esploso proprio nelle ultime ore, ha riportato il tema della corruzione al centro del dibattito globale.

Il caso Energoatom: la scintilla da 100 milioni di dollari

La compagnia nucleare statale Energoatom, orgoglio tecnologico ucraino e pilastro dell’autonomia energetica nazionale, è finita al centro di un’inchiesta senza precedenti. Secondo il National Anti-Corruption Bureau of Ukraine (NABU) e la Specialized Anti-Corruption Prosecutor’s Office (SAPO), un gruppo di dirigenti e funzionari avrebbe organizzato uno schema di tangenti per circa 100 milioni di dollari, basato sull’obbligo imposto ai fornitori di versare tra il 10 e il 15% del valore dei contratti a intermediari legati al Ministero dell’Energia.

Il 10 novembre 2025, Reuters ha rivelato che l’operazione ha portato a cinque arresti ea 70 perquisizioni in tutto il Paese. Soltanto il giorno successivo, 11 novembre, sono state formalizzate accuse contro sette persone, fra cui un ex consigliere ministeriale e due ex dirigenti di E.

Il 12 novembre 2025, il governo di Kiev ha sospeso Herman Galushchenko, ministro dell’Energia, “fino alla completa verifica dei fatti”. Un colpo per Kiev e per Zelenskyj che dovrà contenere e soprattutto spiegare alla comunità internazionale la delicata situazione. Fonti di AP News descrivono l’operazione come “una delle più vaste dai tempi del Maidan”: secondo gli inquirenti, parte dei fondi illeciti sarebbe stata canalizzata verso reti clientelari rimaste attive anche durante la guerra. Il NABU ha affermato che «nessuna carica è al di sopra della legge».

Tuttavia l’opposizione accusa il governo di “tolleranza selettiva”, sostenendo che alcuni nomi vicini al potere non siano stati toccati. Per gli osservatori indipendenti di ZMINA e Transparency International Ukraine, la vera sfida è garantire che l’indagine arrivi a processo e non si fermi alla fase mediatica.

Riforme e istituzioni: un’architettura ancora fragile

Dal 2014 l’Ucraina ha creato un sistema anticorruzione moderno: NABU, organo investigativo autonomo con poteri simili all’FBI; SAPO, procura specializzata indipendente; e infine il NAZK, agenzia per la prevenzione dei conflitti d’interesse e la trasparenza patrimoniale.

La Strategia nazionale anticorruzione 2023-2025 promossa da Zelensky prevede l’introduzione di audit digitali, appalti online e una banca dati pubblica dei redditi dei funzionari. Nel 2025 l’OCSE ha assegnato a Kiev un punteggio di 91,1 su 100 per l’attuazione delle politiche preventive anticorruzione, un notevole aumento rispetto ai 53 punti del 2023.

Ma nonostante gli sforzi per mostrare trasparenza, la stessa rimane comunque vulnerabile nei settori più sensibili – energia e difesa – dove l’urgenza bellica permette deroghe alle gare pubbliche. Nel luglio 2025 il Parlamento aveva persino approvato una legge che riduceva drasticamente i poteri di NABU e SAPO, poi ritirata dopo proteste di piazza a Kiev, Lviv, Odesa e Dnipro – le prime manifestazioni pubbliche dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala. Dopo l’intervento diretto della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, Zelenskyj ha dovuto fare marcia indietro, promettendo una nuova legge che ripristinasse l’indipendenza delle agenzie.

Anche se affrontato da ostacoli importanti, il sistema giudiziario ucraino mostra segnali di maturazione. Per Transparency International la vera vittoria non sarà l’arresto di singoli dirigenti, ma la trasformazione della cultura politica.

Corruzione e guerra: quando la trasparenza diventa sicurezza

La guerra ha trasformato la corruzione in una questione di sicurezza nazionale che attira l’attenzione globale. Ogni dollaro sottratto al bilancio statale indebolisce la capacità di difesa e va ad inoltre alimentare la propaganda russa, che descrive Kiev come “incapace di gestire la democrazia occidentale”. Secondo il Washington Post, il Ministero della Difesa ucraino ha avviato controlli interni su contratti di droni e uniformi dopo accuse di sovrapprezzo emerse già nel 2023.

Il presidente Zelenskyj ha commentato: “Chi ruba allo Stato ruba alla sua sopravvivenza. La corruzione non è solo un crimine morale, è un’arma del nemico”. Questo nuovo approccio – la corruzione come minaccia ibrida – è condiviso anche dalla NATO, che nel Summit di Vilnius del 2023 ha riconosciuto la trasparenza come elemento cruciale per la sicurezza collettiva.

Le reazioni internazionali: Bruxelles, Washington e il G7

La rivelazione dello scandalo Energoatom ha scatenato reazioni in serie tra i partner dell’Ucraina. La Commissione Europea, nel proprio Rapporto sull’Allargamento 2025, ha definito “coraggiosa e necessaria” l’azione del NABU, ma ha avvertito che «le riforme giudiziarie e anticorruzione restano incompiute».

Alcuni Stati membri come Germania e Paesi Bassi chiedono meccanismi di controllo vincolanti prima di sbloccare il pacchetto pluriennale di assistenza della Ucraina Facility da 50 miliardi di euro (circa 33 miliardi in prestiti e 17 miliardi in sovvenzioni). Secondo EU Observer, Bruxelles vuole evitare che la ricostruzione “ripeta gli errori dei Balcani, dove i fondi post-bellici alimentano nuovi centri di potere locale”.

Negli Stati Uniti, il portavoce del Dipartimento di Stato ha ribadito che «la lotta alla corruzione è parte integrante della sicurezza ucraina». Il Congresso ha fornito finanziamenti per potenziare gli Ispettori Generali che monitorano l’uso degli aiuti americani, con audit trimestrali pubblici. Il messaggio congiunto è chiaro: la fiducia internazionale si guadagna con la trasparenza. La reputazione è ormai una valuta geopolitica e per Kiev vale più di qualunque moneta.

Oligarchi e potere economico: le radici profonde

La corruzione dell’Ucraina non nasce con la guerra ma affonda le sue radici nel sistema oligarchico consolidato negli anni ’90. Famiglie industriali e conglomerati mediatici hanno costruito un potere economico parallelo allo Stato, capace di compromettere nomine, partiti e contratti pubblici.

La Legge 2021 sugli Oligarchi, che impone limiti alle concentrazioni mediatiche e alla finanziarizzazione della politica, ha avuto effetti solo parziali. Secondo esperti del settore, «l’oligarchia ucraina è mutata, non scomparsa: la guerra ha creato nuovi monopoli, più silenziosi ma ugualmente influenti».

Per contrastarla, Zelenskyj ha emanato nel 2025 un decreto che vieta la partecipazione a gare pubbliche di aziende collegate a persone inserite nel Register of Oligarchs o sotto sanzioni internazionali. Gli osservatori di Transparency International Ukraine sottolineano che nonostante tutto «la trasparenza senza l’applicazione è solo una vetrina».

La ricostruzione come banco di prova

Con un danno economico stimato dalla Banca Mondiale in 524 miliardi di dollari (circa 506 miliardi di euro ) al dicembre 2024, la ricostruzione dell’Ucraina è il più grande progetto economico dell’Europa moderna. Questo rappresenta circa 2,8 volte il PIL nominale dell’Ucraina per il 2024.

La Banca Mondiale e l’OCSE chiedono che ogni fondo passi per un portale unificato con tracciabilità e accesso pubblico ai bilanci. Il governo di Kiev ha promesso che i primi 200 progetti finanziati dall’UE saranno monitorati con l’assistenza del NABU e di osservatori internazionali. L’obiettivo è evitare che la “rinascita” diventi un nuovo ciclo di malaffare.

Ma la sfida è anche tecnica: ricostruire impianti energetici, reti logistiche e abitazioni richiede appalti rapidi e controlli efficaci. Yuliya Sviridenko, nominata Primo Ministro nel luglio 2025, ha sottolineato che «la ricostruzione sarà la nuova prova di maturità istituzionale del Paese: se falliamo qui, perderemo una generazione di fiducia».

Gli investitori privati ​​internazionali seguono con attenzione. Società tedesche e canadesi hanno già condizionato la partecipazione ai progetti di ricostruzione alla presenza di meccanismi anticorruzione certificati dall’UE. È una garanzia reciproca richiesta ed essenziale: la trasparenza come collaterale politico.

La dimensione geopolitica della corruzione

Sul piano geopolitico, la corruzione è diventata una variabile strategica nella guerra ibrida. Mosca usa ogni scandalo per mostrare Kiev come “marionetta dell’Occidente corrotto”, ma la risposta di Kiev – inchieste pubbliche, sospensioni, trasparenza degli atti – ribalta la narrazione. Come ha spiegato l’analista e giornalista Natalia Gumenyuk, «in Russia la corruzione è segreto di Stato; in Ucraina, è notizia di apertura – ed è questa la differenza tra autocrazia e democrazia imperfetta».

Per l’UE e la NATO, ogni procedimento portato al termine è una dimostrazione di resilienza istituzionale e di impegno nel contrastare tali fenomeni concretamente. La corruzione, in questa chiave, diventa una battaglia politica e valoriale che ridefinisce la geografia morale del continente.

Prospettive 2026: le condizioni per l’adesione UE

Secondo l’ultima relazione di Transparency International pubblicata a gennaio 2024, l’Ucraina è salita al 104º posto su 180 Paesi nel Corruption Perceptions Index, guadagnando sei posizioni in un anno grazie alle riforme sul whistleblowing e alla digitalizzazione degli appalti. L’Ucraina ha ottenuto 35 punti su 100.

Ma Bruxelles avverte che servono progressi su tre assi fondamentali:

  • Indipendenza giudiziaria totale del NABU e della SAPO
  • Supervisione internazionale sui fondi di ricostruzione
  • Riduzione strutturale del potere oligarchico

Il governo Zelenskyj ha promesso una piattaforma di integrità digitale che consente di tracciare ogni appalto pubblico sopra i 50.000 euro. Parallelamente, ONG come ZMINA e AutoMaidan continuano a verificare in tempo reale le decisioni governative, inserendo i dati nei portali pubblici.

Un sondaggio del Kyiv International Institute of Sociology di ottobre 2025 mostra che il 56% degli ucraini ritiene che ci siano reali tentativi di combattere la corruzione, mentre il 40% considera l’Ucraina “irrimediabilmente corrotta”. È la prova che la società civile ha superato il cinismo post-sovietico e chiede ora accountability vera.

L’Europa come bussola etica

Il caso Energoatom non è solo uno scandalo giudiziario, ma un punto di svolta identificativo. In passato, episodi simili sarebbero stati insabbiati; oggi portano a sospensioni ministeriali e inchieste pubbliche. È il segno di una democrazia che, pur imperfetta, sta imparando a correggersi.

Per l’Unione Europea, la contro la corruzione non è più una battaglia un tema burocratico, ma una questione strategica: un Paese trasparente ai suoi confini orientali è una barriera contro l’autoritarismo. La lotta alla corruzione è la vera frontiera europea dell’Ucraina: non si combatte contro Mosca, ma contro il passato.

Tra le macerie di Mariupol e le aule del NABU, si decide oggi non solo il destino dell’Ucraina, ma il significato stesso dell’Europa.

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