Nel dibattito politico genovese si è recentemente inserita una riflessione interessante, nata da una dichiarazione della candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis: “Sono stata vicepresidente vicario del CONI, quindi so come si gestisce la politica e gli enti, e ora metterò la mia esperienza al servizio della città di Genova”. Una frase che merita attenzione.
In che modo, infatti, l’esperienza maturata all’interno del Comitato Olimpico Nazionale Italiano può preparare una figura politica alla guida di una città metropolitana? Quali sono le analogie e quali, soprattutto, le differenze tra questi due ruoli pubblici?
Nel complesso sistema istituzionale italiano, il Vicepresidente Vicario del CONI e il Sindaco Metropolitano incarnano due visioni molto diverse di amministrazione. Il primo è un dirigente interno a un ente nazionale con funzioni tecniche e regolative nel settore dello sport. Il secondo è una figura politica con un mandato popolare, responsabile della gestione di un vasto territorio e delle politiche che lo riguardano. Analizzare queste due figure significa quindi mettere a confronto non solo due incarichi, ma due modelli di governance.
Il CONI è un ente pubblico non economico, con competenze nazionali legate allo sviluppo e alla promozione dello sport. Il suo Vicepresidente Vicario non è eletto dai cittadini, bensì dalla Giunta Nazionale del CONI. Il suo ruolo principale è quello di sostituire il Presidente in caso di assenza o impedimento, e di collaborare alla gestione ordinaria, in particolare nella supervisione dei comitati regionali. Il suo lavoro è interno, tecnico e inserito in una struttura verticale regolata da norme statutarie.
Ben diversa è la figura del Sindaco Metropolitano. In Italia, il sindaco del comune capoluogo assume automaticamente anche la guida della città metropolitana. Non si tratta di una nomina tecnica, ma di un ruolo politico che comporta ampie responsabilità: mobilità urbana, urbanistica, ambiente, sviluppo economico, servizi pubblici. Il sindaco è chiamato a rispondere ai cittadini, a mediare tra comuni del territorio metropolitano, a interpretare e attuare le esigenze collettive.
Una differenza fondamentale riguarda i poteri. Il Vicepresidente Vicario del CONI opera entro limiti definiti e con margini di manovra ridotti. Non ha poteri decisionali autonomi, ma agisce per delega, secondo direttive interne e sotto il coordinamento del Presidente. Si muove all’interno di un quadro amministrativo in cui l’iniziativa personale è subordinata alle regole dell’ente.
Il Sindaco Metropolitano, al contrario, è il vertice di un organismo politico-amministrativo. Presiede il consiglio metropolitano e la conferenza metropolitana, coordina gli uffici e può adottare provvedimenti urgenti, nominare delegati, proporre e attuare politiche pubbliche. Ha dunque pieni poteri esecutivi e un ruolo di indirizzo strategico che tocca direttamente la vita dei cittadini.
Anche la natura delle competenze è diversa. Il vicepresidente vicario si occupa di attuare le politiche sportive definite a livello centrale: approva bilanci, coordina le attività regionali, partecipa alla realizzazione dei programmi. Il suo contributo è prezioso, ma è incanalato in un sistema organizzativo chiuso, dove il contatto con i cittadini è indiretto o nullo.
Il sindaco metropolitano, invece, è immerso in una dimensione pubblica e politica. Ogni sua scelta ha impatto immediato sulla qualità della vita dei cittadini: trasporti, gestione dei rifiuti, piani regolatori, opere pubbliche, transizione ecologica. La sua legittimazione politica deriva da un’elezione popolare, da un programma condiviso e da una responsabilità diretta nei confronti della collettività.
Il legame con il territorio, d’altra parte, segna una distanza evidente. Il vicepresidente del CONI non ha un rapporto organico con una comunità locale. Il sindaco metropolitano, invece, agisce costantemente all’interno di una rete di comuni, enti, associazioni, cittadini. Il suo operato è esposto, osservato, criticato e valutato in modo continuativo.
Si potrebbe dire, in sintesi, che le due figure incarnano due forme opposte di leadership. Il Vicepresidente Vicario del CONI rappresenta una leadership tecnica, gerarchica, settoriale. Il Sindaco Metropolitano è invece un leader politico e istituzionale, investito del compito di guidare una comunità complessa e articolata.
Questo non vuol dire che l’esperienza nel CONI sia irrilevante. Al contrario: può fornire competenze organizzative, sensibilità istituzionale, visione strategica. Ma è importante comprendere che si tratta di esperienze appartenenti a campi distinti. La gestione dello sport a livello nazionale e la guida di un territorio metropolitano richiedono strumenti, approcci e responsabilità profondamente diversi.
Per questo è legittimo, anzi necessario, interrogarsi su quanto e come una funzione tecnica all’interno di un ente regolatore possa tradursi in capacità politica e amministrativa locale. Governare un sistema sportivo, per quanto articolato, non equivale a gestire trasporti pubblici, crisi abitative, piani ambientali o sviluppo urbano.
Conoscere le differenze tra questi due ruoli permette anche di comprendere meglio come si distribuiscono le responsabilità nel nostro ordinamento. Da un lato, enti nazionali con funzioni specialistiche; dall’altro, amministrazioni locali con poteri trasversali e diretti. Due piani diversi, entrambi fondamentali, ma non sovrapponibili.
Alla luce di tutto ciò, la domanda iniziale resta aperta: quanto può pesare l’esperienza da Vicepresidente Vicario del CONI nella sfida, ben più complessa, di governare una città metropolitana? La risposta non può che dipendere dalla capacità del candidato o della candidata di tradurre un bagaglio tecnico in visione politica, ascolto della cittadinanza, gestione delle emergenze e costruzione di un futuro condiviso.
In politica, più che i titoli, contano la capacità di mediazione, la concretezza nelle scelte, il radicamento nel territorio. E soprattutto la consapevolezza delle sfide che attendono chi guida un ente locale in un tempo in cui la fiducia dei cittadini è un bene sempre più fragile.