Le ultime evoluzioni sullo Skymetro di Genova segnano una svolta decisiva nell’annosa vicenda della mobilità in Val Bisagno. Il 6 agosto 2025, nella sede del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a Roma, la sindaca Silvia Salis ha incontrato il ministro Matteo Salvini per discutere il destino del tanto dibattuto progetto dello Skymetro. Al centro del confronto si è trovato soprattutto il nodo economico: la sorte dei 398 milioni di euro destinati al progetto originario e dei 19 milioni già spesi negli anni passati tra progettazioni, revisioni e studi tecnici. Negli ultimi mesi, le tensioni tra il Comune ora guidato dal centrosinistra, e il MIT si sono polarizzate sul futuro stesso dell’intervento, con la sindaca e la sua squadra apertamente contrari alla realizzazione dell’opera così come concepita dalla precedente amministrazione.
L’incontro di Roma ha avuto il pregio di chiarire in maniera definitiva la questione dei fondi spesi. Secondo quanto riportato dalle principali testate locali a margine dell’incontro, è stato stabilito che “le risorse già utilizzate per lo Skymetro non dovranno essere restituite”. Si tratta di circa 19 milioni impiegati in tre anni di lavoro e quattro diversi progetti, tutti necessari per rispondere alle richieste del Consiglio superiore dei lavori pubblici e del MIT stesso. Per un Comune alle prese con la difficile gestione del bilancio, questa notizia ha peso strategico: le casse di Palazzo Tursi potranno contare almeno su questo “tesoretto risparmiato”, fondamentale nei delicati equilibri economici delle società partecipate e dei futuri interventi pubblici.
CANCELLATO IL FINANZIAMENTO
DI 398 MILIONi?
Tuttavia, la partita più grande resta aperta: Genova rischia ancora di perdere i 398 milioni di euro che lo Stato aveva stanziato per il progetto dello Skymetro, soldi ora vincolati esclusivamente a questa infrastruttura e che non potranno essere, se confermata la rinuncia, riallocati su proposte diverse. Il MIT lo ha ribadito con fermezza già alla vigilia del vertice: se il nuovo esecutivo comunale non cambierà posizione, i fondi saranno revocati e destinati ad altri progetti in attesa di finanziamenti in tutta Italia. Dal governo centrale, la linea resta dura: “Dopo più di tre anni di lavoro e soldi messi a disposizione, si legge nella nota ministeriale, il Comune ha espresso la volontà di non realizzare lo Skymetro, fermo restando che ha tempo fino al 31 dicembre 2025 per sottoscrivere il contratto di appalto. Se la scelta sarà confermata, i fondi saranno revocati anche per soddisfare altre richieste”.
La sindaca Salis, da parte sua, ha espresso soddisfazione solo parziale: rassicurata dal non dover restituire le somme già investite, ha però posto l’accento sulla necessità “di partecipare al prossimo avviso pubblico per presentare un progetto alternativo per la Val Bisagno”. L’obiettivo del Comune è proporre al MIT un sistema di mobilità moderno e rapido, ma meno impattante dell’ormai contestato Skymetro. Tra le ipotesi sul tavolo, si parla del prolungamento della metropolitana cittadina in sotterranea fino a piazzale Parenzo, con stazioni intermedie in quartieri strategici come Terralba e Marassi. Le difficoltà tecniche non mancano, sia per le complessità di scavo sia per le necessità di soddisfare allo stesso tempo esigenze di rapidità e non invasività178.
Il confronto Salvini-Salis si inserisce in un più ampio ripensamento delle politiche infrastrutturali della città, in una fase in cui l’amministrazione vuole ridefinire le priorità anche rispetto ad altri dossier cruciali come la nuova diga del porto e il tunnel subportuale, fondamentale per la logistica urbana. Il ministro Salvini ha ribadito l’impegno a seguire con attenzione questi capitoli, annunciando l’apertura di tavoli tecnici condivisi tra tutti i soggetti coinvolti, allo scopo di rafforzare il dialogo istituzionale e non lasciare indietro nessuna delle opere considerate strategiche per Genova e la Liguria24.
Il dibattito sulla metro leggera sopraelevata che avrebbe collegato Brignole alla Val Bisagno prosegue con toni accesi anche sul versante politico. La Lega accusa il centrosinistra di voler “cancellare un’opera attesa da anni, progettata e già finanziata”, mentre il Partito Democratico ribatte sulle modalità di gestione del dossier da parte del MIT, parlando di un’impostazione “ricattatoria e poco collaborativa”, che non favorirebbe la costruzione di infrastrutture realmente utili e condivise dalla città. L’aspetto più concreto resta comunque il vincolo giuridico delle risorse statali: solo proposte specificamente mirate all’obiettivo di trasporto rapido di massa in Val Bisagno potranno godere di continuità nella copertura finanziaria. Per il Comune, la sfida ora sarà presentare entro il 2026 un progetto definitivo e convincente che rispetti le regole di ammissibilità imposte dal ministero63.
L’appuntamento romano tra Salvini e Salis, quindi, non scioglie tutti i nodi, ma fissa un punto fermo nella controversia: i 19 milioni già spesi non vanno restituiti; per il futuro della mobilità genovese, invece, si apre una nuova fase progettuale che si giocherà sia sui tavoli istituzionali che nel consenso cittadino. In questo clima di attesa, resta chiara la volontà della nuova amministrazione di non sprecare le opportunità offerte dagli ingenti finanziamenti statali, ma di volerne ridefinire le modalità di spesa per garantire opere più sostenibili e meno impattanti sul territorio.
Le prossime settimane saranno cruciali per definire la rotta strategica della città, tra la necessità di non perdere finanziamenti preziosi e l’intenzione politica di proporre un modello di trasporto urbano più innovativo, sostenibile e integrato con la realtà locale. L’attenzione resta quindi tutta puntata su Palazzo Tursi e sul Ministero delle Infrastrutture, a cui spetta il compito non solo di vigilare sulla regolarità delle procedure, ma anche di promuovere un vero dialogo istituzionale che metta al centro l’interesse della comunità genovese.