Punti chiave
Sono di ieri sera le immagini dall’ospedale che testimoniano la nuova “aggressione metropolitana” a Simone Ruzzi, in arte Cicalone, e le parole della sua videomaker Evelina.
L’ex pugile 50enne, ora youtuber autoproclamatosi “narratore delle periferie disgraziate”, da circa un anno ed insieme al suo staff, si è concentrato sulla denuncia delle ingiustizie cittadine andando a caccia di borseggiatori sulle linee A e B della metropolitana che scorre sotto la Capitale.
Il risultato sono aggressioni e violenze di gruppo soprattutto da parte dei “manolesta“, prontamente documentati e immediatamente condivisi con il pubblico tramite le piattaforme social.
Alla fermata Ottaviano l’ultimissimo episodio violento nei suoi confronti: colpito alle spalle da cinque borseggiatori e ferito a sopracciglio, zigomo e bocca, ha lasciato che le dichiarazioni sull’accaduto venissero fornite alla stampa dalla sua collaboratrice:
“Erano sei o sette volti noti, rom o dell’Est Europa, brutti ceffi aggressivi che prima di noi avevano minacciato anche le guardie giurate. Erano persone che avevamo già incontrato e che ci avevano già minacciato. Crediamo fossero dei “capi” e non dei borseggiatori comuni”.
Il target sembrava essere proprio Cicalone che, stando al racconto, non ha potuto difendersi e ha dovuto quindi subire calci e pugni, questi ultimi apparentemente alle spalle, nonostante i borseggiatori stessero già discutendo con le guardie giurate in stazione che erano intervenute per sedare il parapiglia.
L’accaduto sarà visibile grazie alle varie registrazioni dell’aggressione effettuate tramite GoPro, Ray-Ban Meta e telecamera classica, unici strumenti a tutela di Ruzzi per dimostrare l’accaduto.
I borseggiatori a Roma, una lunga storia
Donne, minorenni e stranieri mimetizzati tra i turisti.
Un fenomeno ormai strutturato e non improvvisato: sanno quando colpire e come agire in pochi secondi, lasciando la vittima tendenzialmente ignara dello scippo.
La tratta più colpita è proprio quella della metro A, da Termini a San Pietro, colma di turisti distratti e pendolari anche se non viene disdegnata nemmeno la linea B nel tratto Laurentina-Termini.
Spesso si lavora in gruppo per creare diversivi, procedere al borseggio e disperdersi in stazione: in questo modo, anche se qualcuno di loro viene preso, non è detto che sia effettivamente la persona con la refurtiva.
Le forze dell’ordine conoscono bene lo schema e i blitz sono frequenti, anche se estirpare questa piaga risulta impossibile considerata la continua formazione di nuove leve, la minore età degli arrestati in flagranza e l’identità incerta dei fermati.
Le protagoniste sono spesso giovanissime donne, ben conscie della “macchina” giudiziaria che permette loro tutti gli escamotage necessari ad evitare il carcere: chi viene ormai riconosciuto in una determinata città, emigra temporaneamente in un altra per agire indisturbata.
“Ho rubato ieri, ho rubato oggi. Già lo sanno che rubiamo, rubare è il nostro lavoro, dobbiamo rubare.” ha dichiarato una ragazza rom della provincia di Roma, già ampiamente conosciuta da Polizia Capitolina e di Stato, mentre veniva arrestata a Milano.
Arresto che raramente viene finalizzato: i tribunali penali dispongono l’obbligo di firma mentre i pubblici ministeri chiedono semplicemente gli arresti domiciliari che con poca probabilità verranno rispettati.
La misura cautelare, ad esempio l’arresto in carcere, è una aggravante troppo pesante per le donne che hanno dei figli o per le minorenni “stagiste” del mestiere che conservano le refurtive: se la cavano rimanendo incinte per evitare l’arresto e solo in prossimità dell’incontro con il giudice ordinario.
Una situazione estremamente esasperante per cittadini, lavoratori, turisti e dipendenti Atac.
Le soluzioni del Comune di Roma e del Governo contro i furti
“Il decreto sicurezza varato dal governo è stato solo il primo passo, ne seguiranno altri come ad esempio la procedibilità d’ufficio per i reati più odiosi come quello di borseggio ”, ha dichiarato recentemente Ostellari relativamente alle modifiche alla riforma Cartabia chieste a gran voce da cittadini e partiti.
La riforma ha reso il furto con destrezza un reato procedibile solo tramite querela di parte, rendendo difficile alle forze dell’ordine intervenire senza esplicita richiesta della vittima, innescando di conseguenza la presentazione di forme di legge alternative per contrastare il fenomeno.
Intanto le uniche risposte di Stato e Comune di Roma sembrano essere iniziative sociali di poco successo e l’aumento delle forze dell’ordine nei luoghi più a rischio tra cui proprio la metropolitana di Roma, mentre il sostegno per Ruzzi arriva solamente dall’assessore Onorato: “Non è tollerabile che la politica si indigni più per chi denuncia rispetto a chi compie il reato. Il governo Meloni passi ai fatti concreti.“
Quest’ultima aggressione a Roma ci dimostra nuovamente le estreme difficoltà di controllo delle forze dell’ordine, nonostante i rafforzamenti già in atto per il Giubileo, mentre i borseggiatori riescono nel frattempo a sfruttare bene le vulnerabilità del sistema: le azioni di repressione, la percezione elevata dell’impunità oltre che gli ostacoli nella prevenzione dei reati in specifiche situazioni, continuano di fatto a rendere Roma un giungla urbana dove i borseggiatori giocano a “prendi e scappa” sotto gli occhi di telecamere, pattuglie e turisti che stringono le borse come reliquie.
Intanto tra proclami, contenuti social e conferenze stampa, i cittadini continuano quindi a contare più borse rubate che soluzioni concrete e l’unico vero risultato tangibile resta la sensazione che la sicurezza, a Roma, sia ancora un lusso.
Almeno finché qualcuno non ce lo ruba.


