22 Ottobre 2025
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Quando le app per il fitness rivelano segreti militari. Il caso Strava

Le applicazioni per il fitness spopolano nel mondo, permettendo di tenere sotto controllo peso, allenamenti e forma fisica. Ma quando i dati raccolti per anni vengono mostrati su una mappa e da qui si scoprono i movimenti dei soldati USA, le basi segrete e le linee di rifornimento, qualcosa non torna. E’ il caso Strava, che ha costretto i massimi vertici militari americani e internazionali a prendere provvedimenti.

Strava.com, definita “Social Network degli atleti”, è una società di rilevazione con sede a San Francisco che vanta circa 27 milioni di utenti in tutto il mondo.Questi accedono all’app tramite dispositivi per il fitness (es. Fitbit e Jawbone) oppure iscrivendosi direttamente al sito.

I dati vengono raccolti tramite GPS in forma anonima e distribuiti su mappe termo-luminose, rendendo evidenti i percorsi più seguiti. Il primo aggiornamento globale di Strava risale a novembre 2017.

Sulla base dei dati, circa un miliardo, dal 2015 al 2017, la società ha caricato per la prima volta una mappa che mostra l’attività fisica degli utenti in tutto il mondo. Ovviamente, le aree urbane sono quelle che rappresentano un agglomerato più denso.

Strava è un’azienda leader nel monitoraggio dell’attività atletica. Nata nel 2009 a San Francisco, è ora un vero e proprio social network per sportivi

Le app per il fitness hanno svelato i tragitti degli utenti. Anche dei militari USA

Sono però alquanto strani i luoghi desertici, che dovrebbero essere isolati, ma che presentano invece zone molto fitte. Il motivo di tale stranezza è stato scoperto dall’australiano Nathan Ruser.

Studente di sicurezza internazionale e Medio Oriente, ha deciso di analizzare la questione sul conflitto in Siria postando su Twitter una frase provocatoria che ha scosso l’opinione pubblica. La sua osservazione è stata subito approfondita da esperti in materia, come l’analista tedesco in materia di sicurezza internazionaleTobias Schneider.

Tale rivelazione è incentrata sul fatto che alcune di quelle rotte sembrano tracciare posizioni militari statunitensi segrete all’estero. La mappa permette infatti di identificare per nome le basi dell’esercito militare e i suoi percorsi in zone del Medio Oriente.

Il Washington Post ha quindi postato online la Global heat map” di Strava che rivela, tra gli altri, gli avamposti dell’esercito americano, tra le più pericolose e segrete location al mondo, oltre ai tracciati dei convogli militari e le ronde di perlustrazione. È facile così individuare non solo la posizione, bensì i nomi delle basi e delle città nelle quali sono ubicati, possibilità che il sito offre agli utenti ai fini della condivisione della propria posizione sui vari social network.

In questo modo è stato scoperto, ad esempio, il tracciato più utilizzato in Iraq, soprannominato dai suoi utenti “Base Perimeter”. Un altro, situato all’esterno della grande base americana in Kandahar, Afghanistan, viene chiamato “Sniper Alley.”

La scoperta delle basi e degli spostamenti militari 

La notizia ha portato esperti militari, soldati e gran parte di internet a perlustrare la mappa, alla ricerca di prove dell’attività, chiedendosi se il rilascio di tali informazioni sensibili sulla posizione possano in qualche modo fornire una supervisione della sicurezza militare, oltre che comprometterla.

Le “Global heat map” rivelano la posizione e gli spostamenti dei militari in Medio Oriente

L’esercito militare ha dovuto quindi rispondere all’inchiesta circa le problematiche riguardanti le nuove tecnologie. Il maggiore Audricia Harris ha dichiarato tuttavia che il personale del Dipartimento della Difesa sa già come limitare i profili personali su internet e sulle misure di sicurezza interna ed estera.

Nonostante ciò,  i dati recenti mettono in risalto la necessità di assumere maggior consapevolezza della situazione. Il Dipartimento della Difesa sta ora cercando di determinare se sia necessaria una formazione in materia per i propri soldati.

Come evidenzia l’ufficio stampa del Commando Centrale in Kuwait, portavoce della coalizione contro lo Stato Islamico, il rapido sviluppo di nuove tecnologie di informazione migliora le nostre vite ma pone dure sfide a chiunque operi a livello di sicurezza e protezione. Costringe a ridefinire le proprie politiche e procedure.

L’accesso pubblico a tali dati potrebbe rappresentare una vera e propria catastrofe come rivela Nathaniel Raymond, presidente del Programma di sicurezza umana e tecnologia di Harvard. Analizzando l’impatto dei dati tecnologici sull’uomo, considera da sempre la pericolosità dei dispositivi GPS e delle compagnie che li monitorano.

Per esempio, sempre Tobias Schneider, ha identificato il nome di ben 573 persone che ogni mattina fanno jogging intorno al quartier generale dell’intelligence britannica, il che molto probabilmente li identifica come agenti di questa istituzione.

Il problema non riguarda solo la possibilità di individuare facilmente le basi militari su una mappa. Molto spesso la loro posizione geografica è già nota, come anche gli spostamenti dei militari all’esterno della base.

I soldati statunitensi utilizzano applicazioni con GPS, fornite proprio dal Pentagono, con lo scopo di indurre il proprio personale a muoversi di più e a fare esercizio fisico. In questo modo è però possibile utilizzare i dati per programmare imboscate o ricostruire le dinamiche di movimento all’interno della base o in aree dove molto probabilmente ne verrà allestita una nuova.

Inoltre le zone a più alta concentrazione potrebbero essere quelle di ristoro o i dormitori, il che permette agli avversari di identificare un obiettivo più specifico. Diventa facile anche seguire le aree di pattugliamento, il che compromette il lavoro di segretezza sviluppato dagli Stati Uniti, i quali tendono a non rivelare aree specifiche del loro operato.

Le missioni segrete in Afghanistan, Iraq e Siria rischiano di essere compromesse, mettendo in pericolo i soldati stessi

Nessuna legge per la gestione dei dati. Così è nato il caso Strava

Il problema principale è che non è stato istituito un codice regolatorio per compagnie come Strava che collezionano informazioni degli utenti. Il loro rispetto per i dati sensibili non è ancora stato definito, il che li esclude da determinate responsabilità.

Strava risponde alle accuse dimostrando che, tramite il proprio blog, riesce a indirizzare gli utenti al fine di gestire la loro privacy sulla piattaforma. Strava sostiene che la heat map globale rappresenta una visione aggregata e anonima di oltre un miliardo di attività caricate sulla piattaforma.

Esclude pertanto zone private o delimitate dai parametri impostati a priori dall’utente. Si impegna quindi ad aiutare le persone a comprendere meglio le proprie impostazioni per dare loro il controllo su ciò che condividono. Il loro intento non è quindi quello di divulgare tattiche, tecniche o procedure.

Poiché il governo militare vuole avviare procedure di sensibilizzazione circa l’utilizzo responsabile dei dispositivi di localizzazione e Strava prende la sicurezza dei propri utenti seriamente, c’è l’intenzione di collaborare al fine di salvaguardare le aree sensibili dell’attività in questione.

L’azienda ha la convinzione che la trasmissione dei dati sensibili sia naturalmente opzionale, e che debba spettare alle decisioni personali di ogni utente se condividere o meno i propri spostamenti. È vero però che l’utente è ben predisposto ad acconsentire alla condivisione poiché questa permette di accedere ad altri servizi e, funzionando in maniera simile ad altri social network, permette di confrontare i propri risultati con quelli di altre persone che utilizzano l’applicazione.

Redazione
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