07 Luglio 2025
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BRICS in crisi: l’assenza di Putin e Xi Jinping scuote il vertice di Rio

Il vertice BRICS del 2025, ospitato a Rio de Janeiro, si è aperto in un clima di incertezza e tensione, segnato dall’assenza clamorosa dei leader di due delle sue nazioni fondatrici e più influenti: Vladimir Putin e Xi Jinping. Questa doppia defezione, che arriva in un momento cruciale per l’organizzazione, ha sollevato interrogativi profondi sul futuro e sulla reale coesione del blocco, mettendo in discussione la sua capacità di rappresentare un’alternativa credibile all’ordine economico e politico occidentale.

L’assenza di Xi Jinping, per la prima volta in dodici anni di vertici BRICS, è stata ufficialmente giustificata da un “conflitto di agenda”. Tuttavia, la scelta di inviare il premier Li Qiang al suo posto è stata letta dagli osservatori come un segnale di raffreddamento dell’interesse cinese verso il gruppo. La Cina, che negli ultimi anni aveva assunto un ruolo di traino all’interno dei BRICS, sembra ora voler ricalibrare le proprie priorità diplomatiche, forse anche alla luce delle crescenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti e delle difficoltà interne legate alla gestione della propria economia e della stabilità politica.

Per quanto riguarda la Russia, la situazione è ancora più delicata. Vladimir Putin, destinatario di un mandato di arresto internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale per il suo coinvolgimento nell’invasione dell’Ucraina, ha scelto di non recarsi in Brasile, paese firmatario dello Statuto di Roma e quindi obbligato ad agire in caso di sua presenza fisica. La decisione di Putin di partecipare solo tramite collegamento video è stata interpretata come un tentativo di evitare imbarazzi diplomatici sia per sé che per il paese ospitante, ma anche come un segnale della crescente marginalizzazione della Russia sulla scena internazionale.

Queste assenze non sono solo simboliche, ma rappresentano una frattura profonda all’interno del gruppo. I BRICS, nati nel 2009 come piattaforma di cooperazione tra economie emergenti – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – hanno progressivamente ampliato la propria base, accogliendo nuovi membri come Indonesia, Iran, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, questa espansione, invece di rafforzare la coesione, sembra aver accentuato le divergenze interne. I nuovi membri, infatti, presentano livelli di sviluppo economico molto diversi e rapporti spesso ambigui con l’Occidente, rendendo difficile la definizione di una linea politica comune.

La rapida crescita numerica del gruppo ha eroso la sua identità originaria di “alternativa ideologica al capitalismo occidentale”. Se inizialmente i BRICS si proponevano come un blocco compatto in grado di sfidare la supremazia delle economie avanzate e di promuovere un nuovo ordine multipolare, oggi la loro eterogeneità rischia di trasformarli in un semplice forum di consultazione, privo di reale capacità di incidere sulle dinamiche globali. Questa percezione è rafforzata dalle preoccupazioni espresse da alcuni membri storici, come Brasile, Sudafrica e India, che temono di vedere diluita la propria influenza all’interno di un gruppo sempre più vasto e frammentato.

Il vertice di Rio si svolge inoltre in un contesto internazionale particolarmente complesso. Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, acuite dalle nuove tariffe annunciate dall’amministrazione Trump, rappresentano una sfida diretta per molti paesi BRICS, in particolare per la Cina. Allo stesso tempo, la guerra in Ucraina e le recenti azioni militari statunitensi contro siti nucleari iraniani hanno contribuito a polarizzare ulteriormente il quadro geopolitico, rendendo ancora più difficile per il gruppo presentarsi come un attore unitario e credibile sulla scena mondiale.

La scelta di Xi Jinping di non partecipare al vertice priva la Cina di un’occasione preziosa per rafforzare la propria immagine di leader alternativo agli Stati Uniti. Pechino, che negli ultimi anni aveva investito molto nella costruzione di una leadership globale, soprattutto nei confronti dei paesi del Sud del mondo, rischia ora di vedere compromessa la propria strategia di soft power. L’assenza di Xi è stata interpretata da molti analisti come il segnale di una fase di ripiegamento tattico, forse dettata dalla necessità di concentrarsi su questioni interne o di evitare un’esposizione eccessiva in un momento di particolare vulnerabilità internazionale.

Anche la Russia, pur mantenendo una presenza virtuale, appare sempre più isolata. Il mandato di arresto internazionale nei confronti di Putin limita fortemente la sua libertà di movimento e la sua capacità di partecipare attivamente ai grandi consessi internazionali. Questa situazione, unita alle sanzioni occidentali e alla prosecuzione del conflitto in Ucraina, contribuisce a ridimensionare il ruolo di Mosca all’interno dei BRICS e a rafforzare la percezione di un gruppo in crisi di identità e di leadership.

La discussione sull’espansione del gruppo e sulla sua futura direzione strategica è al centro del vertice di Rio. Se da un lato l’ingresso di nuovi membri offre l’opportunità di ampliare la sfera d’influenza dei BRICS e di rafforzare la cooperazione Sud-Sud, dall’altro rischia di accentuare le divisioni interne e di rendere ancora più difficile la definizione di obiettivi condivisi. La presenza di paesi con interessi spesso divergenti e con rapporti ambivalenti con l’Occidente complica ulteriormente il quadro, alimentando il sospetto che l’espansione sia più il frutto di una ricerca di visibilità che di una reale volontà di costruire un’alternativa sistemica.

Il vertice di Rio rappresenta dunque un banco di prova decisivo per il futuro dei BRICS. La capacità del gruppo di superare le attuali difficoltà e di rilanciare la propria agenda dipenderà dalla volontà dei suoi membri di trovare un nuovo equilibrio tra espansione e coesione, tra ambizione globale e pragmatismo politico. In questo senso, la leadership del Brasile, che quest’anno detiene la presidenza di turno, sarà fondamentale per cercare di ricomporre le fratture interne e di rilanciare il progetto originario di cooperazione tra economie emergenti.

Nonostante le difficoltà, i BRICS continuano a rappresentare una fetta significativa dell’economia mondiale. Con circa la metà della popolazione globale e oltre il 41% del PIL mondiale a parità di potere d’acquisto, il gruppo mantiene un potenziale di influenza notevole, soprattutto se riuscirà a superare le attuali divisioni e a presentarsi come un interlocutore credibile nei grandi dossier globali, dalla riforma della governance internazionale alla promozione di un nuovo ordine economico più inclusivo e multipolare.

La sfida principale per i BRICS sarà quella di dimostrare di essere qualcosa di più di un semplice club di potenze emergenti. Solo attraverso una maggiore coesione interna, una visione strategica condivisa e la capacità di adattarsi alle nuove dinamiche globali il gruppo potrà aspirare a giocare un ruolo da protagonista nel mondo che verrà. L’assenza dei leader di Russia e Cina al vertice di Rio, tuttavia, rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato: il rischio è che il gruppo perda progressivamente rilevanza, trasformandosi in un’arena di confronto sterile e priva di reale impatto sulle grandi questioni internazionali.

Giacomo Crosetto
Giacomo Crosettohttps://www.alground.com
Dopo anni impiegati nell'analisi forense e nelle consulenze per tribunali come perito, si dedica alla gestione dell'immagine digitale e alle tematiche di sicurezza per privati ed aziende
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