20 Luglio 2025
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Gaza: il cardinale Pizzaballa entra con 500 tonnellate di aiuti. Il Papa chiama Netanyahu 

La Striscia di Gaza è nuovamente sotto i riflettori della cronaca internazionale per un episodio che ha scosso profondamente la comunità cristiana mondiale e riacceso il dibattito sulla protezione dei civili durante i conflitti armati. Il 17 luglio 2025, la chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza City è stata colpita da un raid israeliano, provocando tre morti e diversi feriti tra cui il parroco Gabriel Romanelli.

L’attacco, descritto dalle autorità israeliane come “un errore di tiro”, ha suscitato immediate reazioni a livello diplomatico. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo una telefonata con il presidente americano Donald Trump, ha definito l’accaduto “un tragico incidente in cui munizioni vaganti hanno colpito accidentalmente la chiesa”. La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha confermato che “la reazione di Trump ai bombardamenti non è stata positiva” e che il presidente ha chiamato Netanyahu per affrontare direttamente la questione.

All’indomani del bombardamento, una missione senza precedenti ha preso il via verso Gaza. Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, accompagnato dal patriarca greco-ortodosso Teofilo III, è entrato nella Striscia con un carico di 500 tonnellate di aiuti umanitari. Questa iniziativa rappresenta un gesto ecumenico di grande valore simbolico, unendo le due principali confessioni cristiane presenti in Terra Santa in un momento di estrema difficoltà per la comunità locale.

Durante il loro viaggio verso Gaza, i due patriarchi hanno ricevuto una chiamata di sostegno direttamente da Papa Leone XIV, che ha espresso “il suo sostegno, la sua vicinanza e le sue preghiere” per l’importante missione. Il pontefice, che si trovava nella residenza estiva di Castel Gandolfo, ha anche avuto un colloquio telefonico con Netanyahu, durante il quale ha “rinnovato il suo appello affinché venga ridato slancio all’azione negoziale e si raggiunga un cessate il fuoco e la fine della guerra”. Leone XIV ha inoltre espresso “preoccupazione per la drammatica situazione umanitaria della popolazione a Gaza, il cui prezzo straziante è pagato in modo particolare da bambini, anziani, persone malate”.

La missione dei patriarchi ha avuto obiettivi molteplici e di grande rilevanza umanitaria. Come riportato dal Patriarcato Latino, “la delegazione incontrerà i membri della comunità cristiana locale, porgerà le condoglianze e la solidarietà e sarà al fianco di coloro che sono stati colpiti dai recenti eventi”. Il cardinale Pizzaballa ha potuto “valutare personalmente le esigenze umanitarie e pastorali della comunità, per contribuire e guidare la presenza e la risposta continua della Chiesa”.

Gli aiuti trasportati nella Striscia comprendevano “centinaia di tonnellate di scorte alimentari, nonché kit di pronto soccorso e attrezzature mediche di urgente necessità”. Significativamente, il Patriarcato ha garantito che “l’accesso per la consegna di aiuti non solo alla comunità cristiana, ma anche al maggior numero possibile di famiglie” fosse assicurato. Inoltre, è stata organizzata “l’evacuazione delle persone ferite nell’attacco verso strutture mediche fuori Gaza” per garantire loro cure adeguate.

Il raid sulla chiesa della Sacra Famiglia rappresenta purtroppo solo l’ultimo di una serie di attacchi che hanno colpito luoghi di culto cristiani a Gaza. Il patriarcato greco-ortodosso ha ricordato i precedenti bombardamenti: “l’Ospedale Battista il 17 ottobre 2023; il bombardamento alla chiesa di San Porfirio il 19 ottobre 2023; l’attacco a colpi di arma da fuoco contro i fedeli nella chiesa della Sacra Famiglia il 16 dicembre 2023”.

La figura di padre Gabriel Romanelli, il parroco ferito nell’attacco, merita particolare attenzione. Il sacerdote argentino di 56 anni, originario di Buenos Aires ma di origine italiana, appartiene all’Istituto del Verbo Incarnato e vive in Medio Oriente da 30 anni. Nonostante il ferimento alla gamba destra riportato nel raid, padre Romanelli ha continuato ad assistere la sua comunità, che comprende circa 500 sfollati cristiani ospitati nella parrocchia.

Le reazioni internazionali all’attacco sono state immediate e ferme. La premier italiana Giorgia Meloni ha dichiarato “inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta portando avanti da mesi”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito gli attacchi “non più ammissibili” e ha sottolineato la necessità di “garantire in maniera totale la sicurezza dei due inviati nella loro importante missione”. Anche la Francia ha condannato duramente l’accaduto, con il ministro Jean-Noel Barrot che ha definito “inaccettabile il bombardamento della chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza, posta sotto la protezione storica della Francia”.

Hamas, dal canto suo, ha denunciato che “prendere di mira moschee, chiese, ospedali e strutture civili a Gaza è un crimine di guerra che richiede una presa di posizione da parte della comunità internazionale”. L’organizzazione palestinese ha definito l’attacco “un nuovo crimine commesso contro i luoghi di culto e gli sfollati”.

La situazione generale a Gaza rimane drammatica, con continue operazioni militari che colpiscono anche i civili in fila per ricevere aiuti umanitari. Secondo le autorità palestinesi, “almeno 48 persone sono state uccise dall’alba, oltre la metà delle quali colpite mentre erano in fila per gli aiuti”. I raid hanno colpito principalmente “i siti per la consegna nei pressi di Rafah e Khan Younis”, mentre “i feriti sarebbero oltre 100”.

Parallelamente agli eventi a Gaza, si registrano sviluppi significativi nei tentativi di raggiungere un cessate il fuoco. Le trattative tra Israele e Hamas continuano con la mediazione di Qatar, Egitto e Stati Uniti, anche se “la risposta di Hamas è stata sostanzialmente negativa, ma le distanze sono ridotte” secondo fonti israeliane. Trump ha dichiarato ottimisticamente che “presto liberi altri dieci ostaggi a Gaza” e che si spera di “concludere rapidamente” i negoziati.

L’iniziativa dei patriarchi rappresenta un momento di straordinaria rilevanza per la Chiesa universale e per la diplomazia religiosa. Come sottolineato da Teofilo III, “essere a Gaza è un dovere sacro” che nasce dalla “fede incrollabile” della Chiesa ortodossa nel “rimanere salda nella sua sacra missione di essere presente, spiritualmente e umanamente, in tempo di guerra”. Il patriarca ha aggiunto che “tale presenza è un obbligo religioso e morale, un dovere sacro, che non sarà abbandonato”.

Il cardinale Pizzaballa, dal canto suo, ha ribadito l’impegno della Chiesa latina affermando che “certamente non li lasceremo mai soli”, riferendosi alla comunità cristiana di Gaza. Le sue parole risuonano come un messaggio di speranza in un contesto dominato dalla violenza e dalla distruzione.

La missione di pace e solidarietà dei due patriarchi assume un valore ancora più significativo considerando il contesto in cui si è svolta. “Morte, sofferenza e distruzione sono ovunque” a Gaza, come ha osservato il Patriarcato Latino, sottolineando che “questa tragedia non è più grave o più terribile delle tante altre che hanno colpito Gaza”. Tuttavia, l’attacco alla chiesa ha rappresentato un simbolo particolare della vulnerabilità dei civili e dei luoghi sacri durante il conflitto.

La presenza fisica dei rappresentanti ecclesiastici a Gaza, “oltre le unanimi parole di condanna internazionali”, costituisce un esempio concreto di come la diplomazia religiosa possa operare in situazioni di estrema tensione. Come ha osservato un commentatore, “esserci, a Gaza, materialmente, con le braccia spalancate, esserci con il proprio corpo” rappresenta una forma di testimonianza che va oltre le dichiarazioni di principio.

L’episodio ha anche messo in evidenza le contraddizioni e le difficoltà della situazione mediorientale. Mentre da un lato si moltiplicano gli appelli internazionali per la protezione dei civili e dei luoghi sacri, dall’altro continuano le operazioni militari che inevitabilmente coinvolgono la popolazione inerme. L’Idf ha dichiarato di aver “colpito circa 90 obiettivi a Gaza nell’ultimo giorno”, confermando l’intensità delle operazioni in corso.

La missione umanitaria si è svolta in un momento particolarmente delicato per i rapporti tra le diverse confessioni religiose e le autorità politiche della regione. Il fatto che Papa Leone XIV abbia chiamato personalmente i patriarchi durante il loro ingresso a Gaza dimostra l’attenzione del Vaticano per questa iniziativa e la volontà di mantenere un dialogo aperto con tutte le parti coinvolte nel conflitto.

L’impegno della Chiesa in Terra Santa, rappresentato simbolicamente dai “500 tonnellate di aiuti” portati dai patriarchi, evidenzia il ruolo che le istituzioni religiose possono svolgere nell’alleviare le sofferenze umanitarie anche in contesti di guerra. La dichiarazione finale del Patriarcato Latino, “Non saranno dimenticati, né abbandonati”, costituisce un impegno solenne che va oltre l’emergenza del momento e guarda al futuro della presenza cristiana in quella terra martoriata.

Alex Trizio
Alex Triziohttps://www.alground.com
Alessandro Trizio è un professionista con una solida expertise multidisciplinare, che abbraccia tecnologia avanzata, analisi politica e strategia geopolitica. Ora è Amministratore e Direttore Strategico del Gruppo Trizio, dirigendo il dipartimento di sicurezza informatica. La sua competenza si estende all'applicazione di soluzioni innovative per la sicurezza cibernetica e la risoluzione di criticità complesse.
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