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Roma si risveglia dall’estate con una protesta digitale senza precedenti nei quartieri Parioli e Flaminio. Al rientro dalle vacanze, centinaia di residenti hanno trovato cartelli e recinzioni di cantiere che annunciavano l’avvio dei lavori per il GRAB, il Grande Raccordo Anulare delle Biciclette, scatenando una tempesta di oltre 500 PEC inviate al Dipartimento Mobilità del Comune.
Il progetto che dovrebbe trasformare Roma in una città più sostenibile si sta scontrando con la realtà di un territorio densamente popolato e già congestionato dal traffico. I lavori, iniziati nel quadrante nord della capitale, interessano arterie cruciali come via Panama, piazza Ungheria, viale delle Belle Arti, via Flaminia, via Guido Reni e viale Beato Angelico, fino ad arrivare a piazza Cavour.
Una protesta che nasce dalle preoccupazioni concrete
La rabbia dei residenti non è solo simbolica ma poggia su problemi concreti che temono di dover affrontare nei prossimi mesi. Il principale motivo di allarme riguarda il restringimento delle carreggiate stradali, conseguenza diretta dei cantieri attivi. Questo cambiamento, secondo i cittadini, renderà il transito dei veicoli più lento e congestionato, soprattutto con la riapertura delle scuole e il ritorno a pieno regime della vita
Le strade coinvolte nei lavori sono arterie fondamentali per la circolazione nel quadrante nord di Roma. Il restringimento di queste vie potrebbe creare un effetto domino su tutto il sistema viario circostante, rendendo i tragitti quotidiani particolarmente difficoltosi. I residenti parlano apertamente di “caos completo” e di situazioni che diventeranno “inaffrontabili”.
La questione parcheggi: numeri che fanno paura
Oltre ai problemi di viabilità, la questione dei parcheggi rappresenta forse l’aspetto più controverso dell’intera operazione. Il progetto del GRAB comporta infatti la sottrazione di centinaia di posti auto lungo il suo percorso. I numeri sono impressionanti: solo su via Guido Reni si parla di un taglio di oltre 230 parcheggi sui 410 disponibili fino a prima dell’estate. Anche via Panama subirà una diminuzione significativa, con la perdita stimata di almeno settanta posti
Questa drastica riduzione delle aree di sosta sta generando notevole disagio tra i residenti, che già si trovano quotidianamente a lottare per trovare un posto per le proprie auto. La filosofia del progetto prevede che i cittadini, trovandosi di fronte alla riduzione dei parcheggi, siano incentivati a scegliere la bicicletta evitando l’uso dell’automobile. Una strategia che, almeno sulla carta, dovrebbe portare benefici ambientali e di mobilità sostenibile.
La risposta dell’amministrazione: no ai ripensamenti
L’assessore alla Mobilità del Campidoglio, Eugenio Patanè, ha risposto alle proteste direttamente da Atlanta, dove si trova per partecipare al congresso mondiale sui sistemi di trasporto intelligenti. La sua posizione è chiara e inflessibile: il progetto del GRAB è ormai in fase di attuazione, con un contratto già firmato con l’impresa esecutrice, e non è possibile tornare indietro o apportare modifiche sostanziali.
Patanè ha sottolineato che interrompere i lavori comporterebbe un danno erariale, specificando che la fase progettuale è definitivamente conclusa. Tuttavia, l’assessore ha aperto a un dialogo con i residenti, ma solo per affrontare la questione della viabilità e delle “compensazioni” in termini di soluzioni alternative per il traffico. Un incontro per discutere queste misure è stato programmato per i primi di settembre, prima dell’inizio dell’anno scolastico e dell’ulteriore aumento del traffico previsto.
Il GRAB: un progetto da 38 milioni di euro
Il Grande Raccordo Anulare delle Biciclette rappresenta uno degli investimenti più importanti nella mobilità sostenibile romana degli ultimi anni. Il progetto prevede un percorso ciclabile di circa 50 chilometri che attraversa i luoghi più significativi di Roma, dal centro alla periferia, collegando monumenti iconici come il Colosseo, il Palatino, le Terme di Caracalla, l’Appia Antica e numerosi parchi urbani.
L’investimento complessivo ammonta a circa 38 milioni di euro, finanziato in parte dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il progetto è stato suddiviso in 6 lotti, ognuno con caratteristiche specifiche. I lavori sono stati affidati ad Astral, la società pubblica regionale che si occupa di strade e ferrovie.
Le contraddizioni di un quartiere privilegiato
La protesta dei Parioli solleva questioni che vanno oltre la semplice opposizione a una ciclabile. Il quartiere, tradizionalmente considerato tra i più benestanti della capitale, presenta caratteristiche che lo rendono diverso dal resto della città. Come emerge da alcune discussioni online, i Parioli godono di una pulizia e di una manutenzione superiore rispetto ad altri quartieri romani.
Le motivazioni della protesta diventano così più complesse: da un lato c’è la legittima preoccupazione per i disagi che i cantieri possono comportare, dall’altro emerge una certa resistenza al cambiamento da parte di una popolazione abituata a standard di comfort urbano elevati. La presenza dell’università LUISS nella zona aggiunge un ulteriore elemento di complessità, con la perdita di parcheggi che potrebbe impattare su studenti e personale universitario.
I precedenti e le lezioni apprese
Non è la prima volta che Roma si trova ad affrontare proteste legate alla realizzazione di infrastrutture ciclabili. Il GRAB stesso ha una storia lunga e travagliata, iniziata con l’amministrazione Raggi e proseguita con quella Gualtieri. Il progetto ha subito diverse modifiche nel corso degli anni, adattandosi alle esigenze del territorio e alle interferenze con altri cantieri, compresi quelli giubilari.
L’esperienza di altri progetti simili in Europa dimostra che le resistenze iniziali spesso si trasformano in apprezzamento una volta completate le opere. Tuttavia, il successo di questi interventi dipende molto dalla qualità della realizzazione e dalla capacità di minimizzare i disagi durante la fase di cantiere.
Una città che cambia volto
Il caso del GRAB ai Parioli rappresenta in miniatura le sfide che Roma deve affrontare per diventare una metropoli più sostenibile. La transizione verso forme di mobilità più ecologiche richiede inevitabilmente dei sacrifici e dei cambiamenti nelle abitudini consolidate dei cittadini. La resistenza di una parte della popolazione riflette le difficoltà di questo processo di trasformazione urbana.
D’altra parte, i sostenitori del progetto sottolineano i benefici a lungo termine: riduzione dell’inquinamento atmoserico, miglioramento della qualità della vita, valorizzazione del patrimonio storico e ambientale della città. Il GRAB, una volta completato, potrebbe diventare uno dei percorsi ciclabili urbani più spettacolari d’Europa, collegando in un unico anello alcuni dei siti archeologici e paesaggistici più importanti al mondo.
La sfida per l’amministrazione capitolina sarà quella di gestire questa fase di transizione minimizzando i disagi per i residenti e dimostrando che i benefici del progetto supereranno le difficoltà temporanee. Il dialogo annunciato dall’assessore Patanè rappresenta un primo passo in questa direzione, ma sarà fondamentale trovare soluzioni concrete per le preoccupazioni legittime espresse dai cittadini. Solo così il GRAB potrà trasformarsi da motivo di protesta a simbolo di una Roma più moderna e sostenibile.