10 Settembre 2025
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Hamas. Chi è Khalil al-Hayya: tra resistenza, negoziazioni e Jihad

Khalil Ismail Ibrahim al-Hayya, noto con il nome di battaglia “Abu Osama”, rappresenta una delle figure più influenti e complesse dell’attuale leadership di Hamas. Nato il 5 novembre 1960 nel quartiere di Shuja’iyya a Gaza, al-Hayya ha dedicato la sua vita alla causa palestinese, diventando il volto diplomatico di un movimento che combina resistenza armata e strategia politica internazionale.

La sua formazione accademica riflette il profondo radicamento nei valori islamici che caratterizzano Hamas. Dopo aver conseguito la laurea in Teologia presso l’Università Islamica di Gaza nel 1983, al-Hayya proseguì gli studi in Giordania, ottenendo un master in Scienze del Hadith presso l’Università Giordana nel 1989. Il culmine del suo percorso accademico arrivò nel 1997 con il dottorato in Scienze del Hadith e della Sunnah presso l’Università del Sacro Corano e delle Scienze Islamiche in Sudan, un’esperienza che gli permise di consolidare i legami con reti islamiste internazionali e, secondo fonti di intelligence, di sviluppare contatti con funzionari della Forza Quds dei Pasdaran iraniani.

Il percorso politico di al-Hayya iniziò negli anni ’80 durante la Prima Intifada, quando entrò a far parte della Fratellanza Musulmana presso l’Università Islamica di Gaza, per poi aderire a Hamas fin dalla sua fondazione nel 1987. La sua militanza gli costò cara: nei primi anni ’90 fu arrestato dalle forze israeliane e trascorse tre anni nelle prigioni israeliane per attività legate al terrorismo. Questa esperienza carceraria, comune a molti leader di Hamas, contribuì a forgiare la sua determinazione e a consolidare la sua posizione all’interno del movimento.

Al-Hayya ha attraversato decenni di tragiche perdite familiari che testimoniano il prezzo personale della sua militanza. Nel 2007, durante un tentativo di assassinio israeliano, sette membri della sua famiglia persero la vita, inclusi due fratelli, quattro nipoti e un cugino. Nel 2008, suo figlio Hamza, membro dell’ala militare di Hamas, fu ucciso in un attacco di droni israeliani. La tragedia più devastante arrivò nel 2014 durante l’operazione “Margine Protettivo”, quando forze israeliane colpirono la casa di suo figlio maggiore Osama nel quartiere di Shuja’iyya, uccidendo lui, sua moglie Hala Saqr Abu Hayn e i loro tre figli. In totale, diciannove membri della famiglia al-Hayya sono morti negli attacchi israeliani nel corso degli anni.

Nonostante queste tragedie personali, al-Hayya ha mantenuto una posizione di primo piano nella diplomazia di Hamas, diventando progressivamente il volto negoziale del movimento. La sua ascesa nella gerarchia di Hamas è stata costante: membro del Parlamento palestinese dal 2006, leader del blocco parlamentare di Hamas, e infine vice-leader di Hamas a Gaza nel 2017 sotto Yahya Sinwar. Questa posizione lo ha reso il principale interlocutore nelle delicate negoziazioni per i cessate il fuoco, ruolo che ha ricoperto durante i conflitti del 2012, 2014 e, più recentemente, nelle trattative successive al 7 ottobre 2023.

Al-Hayya era tra i pochi dirigenti di Hamas a conoscere in anticipo i piani dell’Operazione Alluvione di al-Aqsa del 7 ottobre 2023. Documenti segreti catturati dall’esercito israeliano e analizzati dal New York Times rivelano che faceva parte del “piccolo consiglio militare” convocato da Sinwar per due anni al fine di pianificare l’attacco. In particolare, nell’agosto 2023, al-Hayya incontrò l’alto comandante iraniano Mohammed Said Izadi per discutere il piano d’attacco, richiedendo assistenza iraniana per colpire siti critici durante la “prima ora” dell’assalto.

La sua capacità diplomatica si è manifestata chiaramente nel ruolo di mediatore regionale che ha assunto negli ultimi anni. Nel 2022, guidò una delegazione di Hamas a Damasco per incontrare il presidente siriano Bashar al-Assad, riuscendo a ricucire le relazioni tra Hamas e la Siria dopo un decennio di tensioni causate dalla guerra civile siriana. Questo incontro fu descritto come “storico” dallo stesso al-Hayya, che espresse rammarico per eventuali “azioni sbagliate” passate contro la Siria.

Attualmente, al-Hayya guida le delegazioni di Hamas nei negoziati indiretti con Israele, operando principalmente dal Qatar, dove si è trasferito prima dell’attacco del 7 ottobre. La sua base operativa a Doha lo ha reso il principale collegamento tra Hamas e paesi chiave come Qatar, Iran e Turchia. Dopo l’assassinio di Ismail Haniyeh nel luglio 2024 e di Yahya Sinwar nell’ottobre 2024, al-Hayya è emerso come una figura centrale nella leadership collettiva di Hamas, facendo parte del consiglio di cinque membri che attualmente guida il movimento.

Al-Hayya rappresenta l’ala più conservatrice di Hamas, descritta come il “braccio diplomatico della jihad”. Le sue dichiarazioni pubbliche riflettono questa dualità: da un lato gestisce complesse negoziazioni internazionali, dall’altro rivendica con orgoglio l’attacco del 7 ottobre, definendolo “un atto monumentale” che “ha svegliato il mondo dal suo profondo sonno”. In un’intervista, al-Hayya ha rivelato che l’attacco era inizialmente concepito come un’operazione limitata per catturare “un certo numero di soldati” da scambiare con prigionieri palestinesi, ma “l’unità dell’esercito sionista è completamente collassata”.

La sua visione strategica abbraccia un approccio regionale alla resistenza palestinese. Durante il suo discorso televisivo per annunciare il cessate il fuoco del gennaio 2025, al-Hayya ha lodato “i fronti di supporto” rappresentati da Hezbollah in Libano, gli Houthi nello Yemen, l’Iran e la resistenza irachena, descrivendoli come attori che “hanno superato i confini, cambiato le regole della guerra e della regione”. Questa retorica evidenzia la sua comprensione dell’interconnessione tra i vari fronti anti-israeliani nell’asse della resistenza guidato dall’Iran.

Al-Hayya ha mantenuto stretti legami con il defunto leader di Hezbollah Hassan Nasrallah e serve come collegamento chiave tra Hamas e l’Iran. Nel febbraio 2025, ha guidato una delegazione di Hamas a Teheran per incontrare la Guida Suprema Ali Khamenei, la prima visita di questo tipo dopo il cessate il fuoco a Gaza. Durante l’incontro, Khamenei ha elogiato Hamas per aver “vinto contro il regime sionista e, in realtà, contro gli Stati Uniti”.

La carriera di al-Hayya illustra l’evoluzione di Hamas da movimento di resistenza locale a organizzazione con ambizioni regionali. La sua capacità di navigare tra la militanza jihadista e la diplomazia internazionale lo ha reso indispensabile per Hamas, specialmente in un periodo in cui il movimento deve bilanciare la pressione militare israeliana con la necessità di mantenere il sostegno regionale e internazionale.

L’attentato israeliano del 9 settembre 2025 contro la leadership di Hamas a Doha, che ha preso di mira specificamente al-Hayya, sottolinea la sua importanza strategica. L’operazione ha causato vittime tra i membri della sua famiglia e del suo staff, aggiungendo un altro capitolo tragico alla sua storia personale segnata dalla violenza del conflitto israelo-palestinese.

Al-Hayya rappresenta quindi una figura emblematica del moderno Hamas: un intellettuale religioso che ha abbracciato la jihad, un negoziatore abile che non rinuncia alla retorica della resistenza, un leader pragmatico che opera in un contesto regionale complesso. La sua traiettoria biografica riflette le contraddizioni e le sfide di un movimento che deve conciliare ideologia religiosa, obiettivi nazionali palestinesi e dinamiche geopolitiche regionali, mantenendo al contempo la coerenza con i principi fondativi della resistenza islamica palestinese.

Alex Trizio
Alex Triziohttps://www.alground.com
Alessandro Trizio è un professionista con una solida expertise multidisciplinare, che abbraccia tecnologia avanzata, analisi politica e strategia geopolitica. Ora è Amministratore e Direttore Strategico del Gruppo Trizio, dirigendo il dipartimento di sicurezza informatica. La sua competenza si estende all'applicazione di soluzioni innovative per la sicurezza cibernetica e la risoluzione di criticità complesse.
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