18 Agosto 2025
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Il Donbas conteso: il crocevia del conflitto tra Putin e l’Ucraina

Il Donbas, cuore industriale e simbolico dell’Ucraina orientale, rappresenta l’epicentro del conflitto che oppone Mosca a Kiev e racchiude l’essenza delle ambizioni di Vladimir Putin. La regione, che include le aree di Donetsk e Luhansk, si distingue non solo per il suo passato glorioso di miniere di carbone e acciaierie durante l’era sovietica, ma anche per la sua ricchezza agricola, la presenza di importanti corsi d’acqua e uno sbocco sul mar d’Azov: tutte caratteristiche che ne fanno una posta in gioco di valore eccezionale.edition.cnn

All’interno del Donbas si rintraccia una popolazione storicamente russifica, un tessuto sociale che ancora oggi accoglie numerosi madrelingua russi e conserva legami culturali forti con Mosca. Già nel decennio precedente al conflitto attuale, era evidente come molti abitanti della regione si sentissero distanti dal governo centrale di Kyiv, percepito come “estraneo”. È in questa simbiosi tra storia, economia e identità che si trovano le radici della crisi odierna.

Dopo l’annessione della Crimea nel 2014, Putin puntò decisamente sul Donbas, favorendo l’emergere di gruppi armati filo-russi che, spesso equipaggiati con mezzi pesanti, conquistarono rapidamente le principali città di Donetsk e Luhansk. L’esercito ucraino, impreparato e demotivato in quell’occasione, fu travolto da una situazione che degenerò in una guerra prolungata, i cui strascichi si avvertono ancora oggi. Oltre 14.000 vittime, secondo le stime di Kyiv, e almeno 1,5 milioni di sfollati testimoniano la brutalità di questa contesa — mentre più di tre milioni di persone vivono attualmente sotto il controllo russo tra le città strappate all’Ucraina.edition.cnn

Mentre l’Occidente osservava con crescente preoccupazione, Mosca intensificava il suo programma di “russificazione”: centinaia di migliaia di passaporti vennero distribuiti agli abitanti delle regioni occupate, rafforzando l’idea di un Donbas ormai in orbita russa. Tuttavia, le velleità imperiali del Cremlino non si fermarono qui. Pochi giorni prima dell’invasione su vasta scala nel febbraio 2022, Putin denunciava presunti “genocidi” verso i russofoni e proclamava l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche di Luhansk e Donetsk, preludio all’annessione formale — e illegale secondo il diritto internazionale — delle due regioni insieme a Zaporizhzhia e Kherson, nonostante la Russia non ne avesse il pieno controllo.edition.cnn

Proprio questa annessione unilaterale segna una linea di demarcazione difficile da oltrepassare. Per Putin, rinunciare a regioni dichiarate “parte integrante della Federazione Russa” equivarrebbe a una sconfitta politica che minerebbe la sua retorica sul “grande impero russo”. Per gli esperti, anche con la lentezza delle operazioni militari attuali, serviranno probabilmente ancora anni prima che — se mai accadrà — la Russia riesca a consolidare il controllo su tutto il Donbas. Al tempo stesso, le speranze di Kyiv di recuperare buona parte dei territori perduti appaiono ormai remote. Più del 70% del Donetsk e quasi la totalità di Luhansk risultano sotto amministrazione russa, mentre il resto è difeso dalle cosiddette “cinture fortificate” ucraine: una serie di città industriali, snodi ferroviari e autostrade che costituiscono l’ultimo baluardo prima delle vaste pianure centrali dell’Ucraina.edition.cnn

Nel tessuto di questa resistenza si distinguono Sloviansk, Kramatorsk e Kostiantynivka, città che hanno pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane e distruzioni. Cedere quest’ultima porzione di Donbas non rappresenterebbe solo una sconfitta strategica, ma anche un suicidio politico per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo sondaggi del Kyiv International Institute of Sociology, circa tre quarti della popolazione ucraina rifiuta la prospettiva di concedere territori a Mosca, rafforzando la posizione del governo contro qualsiasi ipotesi di scambio territoriale che possa sfavorire Kyiv.ilmanifesto+2

La posta in gioco però supera i confini nazionali. Il presidente Zelensky lo ripete da mesi agli alleati europei: cedere il Donbas aprirebbe i vasti territori centrali a nuove future offensive russe, creando una situazione di vulnerabilità permanente. Per l’Europa, rinunciare al principio che “l’aggressione non deve essere premiata con la concessione di terre” metterebbe a rischio l’intero ordine internazionale basato sulle regole e sulla difesa della sovranità nazionale.edition.cnn

Le trattative diplomatiche più recenti, come il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin in Alaska, hanno rimesso al centro la questione del Donbas. Putin avrebbe posto la condizione del controllo totale della regione come punto imprescindibile per avviare la fine delle ostilità, secondo quanto riportato dai media internazionali e dagli ufficiali statunitensi. In cambio, Mosca si impegnerebbe a congelare i fronti di Kherson e Zaporizhzhia e prometterebbe di non minacciare ulteriormente l’Ucraina o altri paesi europei. Ma le richieste russe vanno ben oltre: tra le condizioni figurano una drastica riduzione dell’apparato militare di Kyiv, la garanzia che l’Ucraina non entri nella NATO e, a lungo termine, la neutralità iuridica del Paese.adnkronos

Anche se durante l’ultimo vertice sono state raggiunte intese di principio, la realtà del campo di battaglia è implacabile: le forze russe continuano a bombardare le città del Donbas, causando morti e feriti tra la popolazione civile. Nella sola notte fra sabato e domenica, attacchi con missili balistici e droni Shahed di fabbricazione iraniana hanno colpito numerose zone, con cinque vittime civili a Raihorodok, Sviatohorivka e Kostiantynivka; altri quattro sono rimasti feriti. Questo scenario pone dubbi sulla reale possibilità di una pace, quando la macchina bellica di Mosca non accenna a rallentare e il prezzo pagato dalla gente aumenta di giorno in giorno.euronews

Da gennaio 2025 si registra un’intensificazione delle operazioni russe, con l’occupazione di circa 2.870km² nel Donbas, solo nel mese di luglio l’incremento è stato di 643km², segnale della pressione costante che Kiev subisce su questi territori. L’Avanzata costante di Mosca, nonostante il costo umano elevatissimo, dimostra quanto il controllo del Donbas abbia assunto una valenza strategica e simbolica per il Cremlino. Il destino di cittadine come Chasiv Yar genera attriti tra i due governi circa la reale situazione sul terreno, alimentando la confusione e l’incertezza tra soldati e civili intrappolati nella zona di guerra.ilmanifesto

Sul piano internazionale la lotta per il Donbas condiziona anche la narrazione e i rapporti di forza ai tavoli negoziali. La Russia scommette sulla conquista di territori come carta per ottenere vantaggi diplomatici e presentarsi alle trattative con un peso militare concreto, mentre l’Ucraina punta a dimostrare capacità di recupero e a limitare le perdite per evitare pressioni verso una pace “al ribasso”.notiziegeopolitiche

La questione del Donbas è ormai molto più di una disputa locale: rappresenta il crocevia fra ambizioni imperiali russe, identità nazionale ucraina, interessi strategici europei e il futuro dell’ordine globale. Ogni giorno perso o guadagnato nelle città e campagne del Donetsk e di Luhansk si ripercuote in modo diretto sulle possibilità di una soluzione condivisa e sulla stabilità di tutta l’Europa.

La resistenza ucraina, fatta di città assediate, scambi di colpi e insicurezza costante, testimonia la forza di un popolo che non sembra disposto a rinunciare alla propria terra e identità. Il mondo osserva, consapevole che il destino del Donbas potrebbe segnare il confine tra guerra e pace per anni a venire, e che il fallimento di una soluzione equa comporterebbe lo stravolgimento dei principi fondamentali su cui si basa la convivenza tra nazioni.

Alex Trizio
Alex Triziohttps://www.alground.com
Alessandro Trizio è un professionista con una solida expertise multidisciplinare, che abbraccia tecnologia avanzata, analisi politica e strategia geopolitica. Ora è Amministratore e Direttore Strategico del Gruppo Trizio, dirigendo il dipartimento di sicurezza informatica. La sua competenza si estende all'applicazione di soluzioni innovative per la sicurezza cibernetica e la risoluzione di criticità complesse.
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