13 Novembre 2025
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Israele e Stati Uniti insieme sui droni suicidi

Un accordo che non è solo commerciale ma simboleggia molto di più. La vittoria industriale di una startup israeliana traccia nuove linee nel modo di combattere e nelle alleanze transatlantiche.

Un contratto che cambia la guerra: gli Stati Uniti scelgono i droni israeliani di XTEND

Nel novembre 2025 la startup israeliana XTEND ha annunciato di aver firmato un contratto con il Dipartimento della Guerra statunitense, identificato nelle note ufficiali come Department of War / Office of the Assistant Secretary of War. L’accordo prevede lo sviluppo e la consegna di kit modulari di droni d’attacco “one-way”, vere e proprie munizioni vaganti con capacità di intelligenza artificiale integrata.

Il valore dell’intesa non è stato reso noto, ma le ricostruzioni giornalistiche parlano di un impegno multimilionario. L’obiettivo è chiaro: produrre sistemi autonomi, economici e adatti a operazioni ravvicinate, in particolare negli scenari urbani. Un passaggio cruciale sia sul piano tecnologico, sia su quello geopolitico.

Tecnologia e geopolitica: cosa cambia davvero

Dal punto di vista tecnologico, il contratto conferma una tendenza ormai consolidata nelle forze armate moderne: la priorità non è più il singolo mezzo sofisticato, ma la massa di sistemi autonomi a basso costo. Droni in grado di colpire in modo indipendente, riducendo i rischi per gli operatori umani e i costi per “kill”.

Sul piano geopolitico, invece, l’accordo rappresenta un salto di qualità nella cooperazione USA–Israele. Non si tratta più soltanto di forniture di componenti o scambi di know-how: Israele diventa un fornitore operativo diretto della dottrina tattica americana, e lo fa nel settore più sensibile — quello delle piattaforme autonome.

Cosa sono i droni “one-way”

I droni “one-way attack” sono sistemi concepiti per colpire un bersaglio e distruggersi nell’impatto. In pratica, munizioni intelligenti capaci di volare autonomamente, individuare l’obiettivo e ingaggiarlo senza ritorno.

Le versioni sviluppate da XTEND integrano moduli IA avanzati, comunicazioni a doppio canale (fibra ottica e radiofrequenza) per ridurre la latenza, e una struttura modulare e a basso costo che consente la produzione in grandi quantità.

La combinazione di autonomia, prezzo contenuto e semplicità d’uso apre scenari inediti. Decine o centinaia di droni “usa e getta” possono saturare le difese avversarie, mettendo in crisi la logica dei sistemi d’arma tradizionali basati su pochi asset di alto valore come carri armati o radar. Ma proprio questa accessibilità alimenta i timori di proliferazione incontrollata: armi economiche e facilmente riproducibili potrebbero finire in mani sbagliate, destabilizzando intere regioni.

XTEND: da startup a player globale

Nata come piccola startup, XTEND è oggi una delle aziende israeliane più dinamiche nel settore della difesa. Ha raccolto finanziamenti di Serie B, stipulato contratti con l’esercito israeliano (IDF) e con il Dipartimento della Difesa statunitense, e ampliato le proprie strutture produttive anche negli Stati Uniti.

Questa scelta risponde ai vincoli del Buy American Act e alle esigenze logistiche del Pentagono, che preferisce acquistare da fornitori con presenza produttiva interna. Per Israele, tuttavia, rappresenta anche una strategia industriale: consolidare posti di lavoro, know-how tecnologico e influenza nel mercato globale dei droni armati.

Gli Stati Uniti e la nuova dottrina dei “milioni di droni”

Secondo alcune stime riportate da Reuters, Washington punta a raggiungere una massa critica di un milione di droni. È una vera rivoluzione logistica: sistemi piccoli e numerosi, interconnessi tra loro, in grado di compensare la perdita di singoli asset costosi.

Il contratto con XTEND si inserisce perfettamente in questo disegno. Ma solleva interrogativi inevitabili: chi sarà responsabile se un algoritmo commette un errore? Come garantire che le decisioni di attacco restino sotto controllo umano? E soprattutto, chi controllerà chi controlla la macchina?

L’Europa tra opportunità e inquietudini

Anche l’Europa osserva con attenzione — e con preoccupazione. La crescita di aziende israeliane nel settore dronico spinge i Paesi europei a riflettere su autonomia strategica e politiche di Buy European, ma solleva anche dubbi etici e diplomatici.

Negli ultimi anni, Bruxelles ha finanziato diversi progetti di ricerca con partner israeliani, spesso criticati per i potenziali usi militari delle tecnologie sviluppate. Ora, con l’esplosione del mercato dei droni a basso costo, l’Unione Europea dovrà rivedere le proprie regole di export control e definire linee guida etiche comuni sull’uso di armi autonome.

Il vuoto normativo internazionale

Nonostante le richieste di ONG, ricercatori e conferenze internazionali, il mondo non dispone ancora di un quadro normativo chiaro sui sistemi d’arma letali autonomi (LAWS). Manca una definizione tecnica condivisa, mancano limiti all’autonomia decisionale e strumenti di tracciabilità.

Senza regole, il rischio è che contratti come quello tra XTEND e gli USA contribuiscano a una “democratizzazione” delle munizioni intelligenti, rendendo sempre più facile l’accesso a tecnologie di distruzione autonoma.

Dove li vedremo in azione

I droni “one-way” saranno probabilmente impiegati in ambienti urbani complessi o in scenari di guerra ibrida, dove contano velocità, precisione e basso costo. Potrebbero trovare spazio anche in operazioni marittime o antiterrorismo, dove la perdita di un singolo drone è accettabile se inserita in una strategia di saturazione.

La logica cambia: non conta più l’efficacia del singolo mezzo, ma l’effetto collettivo dello sciame.

L’etica dell’autonomia

Il contratto tra XTEND e il Dipartimento della Guerra americano non è solo un affare industriale. È il simbolo di una trasformazione epocale: armi sempre più autonome, economiche e pervasive.

Dietro la promessa dell’efficienza si nasconde una domanda cruciale: quanto controllo siamo disposti a cedere alle macchine?
La risposta determinerà non solo il futuro della guerra, ma anche quello della responsabilità umana nella tecnologia.

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