La Russia ha scatenato il più grande attacco aereo su Kiev dall’inizio della guerra, utilizzando una quantità senza precedenti di droni e missili che hanno devastato la capitale ucraina e altre città. Questa offensiva ha seminato dolore e terrore tra la popolazione, mentre il panorama internazionale si è compattato nella condanna. Gli eventi della notte tra il 6 e il 7 settembre rimarranno una pagina nera nella storia del conflitto russo-ucraino, segnando un nuovo, tragico primato: secondo le fonti ci sono tre o quattro morti, tra cui un bambino molto piccolo, e oltre quaranta feriti: questo il prezzo pagato dalla popolazione civile, costretta ancora una volta a rifugiarsi sotto terra per sfuggire ai bombardamenti.
Il cuore di Kiev è stato colpito in modo brutale. Gli attacchi hanno provocato incendi e distruzione soprattutto nei quartieri Sviatoshynskyi e Darnytskyi, dove i detriti dei droni hanno infiammato edifici residenziali e causato danni gravi. Immagini di auto carbonizzate e colonne di fumo hanno fatto il giro del mondo, mentre squadre di soccorso hanno estratto tra le macerie corpi senza vita, compreso quello di un bambino piccolo e della madre, vittime innocenti di una notte di orrore. Una donna incinta, è stata ricoverata in ospedale insieme ad altri feriti, tra cui dei bambini.
L’attacco, secondo le autorità ucraine, ha visto la Russia lanciare ben 805 droni e 13 missili in poche ore, colpendo otto regioni tra cui Odessa, Kharkiv, Dnipro, Zaporizhzhia e Kryvyj Rih. La capitale ha subito il peso maggiore della tempesta di fuoco. Gli sforzi della difesa ucraina sono stati straordinari: le forze di difesa aerea sono riuscite a intercettare e abbattere la stragrande maggioranza degli ordigni, neutralizzando 747 droni russi e quattro missili da crociera Iskander-K. Nonostante questa reazione efficace, la potenza dell’attacco ha generato comunque morti e danni ingenti.
Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha espresso indignazione per l’assalto, accusando la Russia di calpestare il diritto internazionale e di beffarsi della diplomazia. Ha inoltre ribadito il pieno sostegno dell’Europa all’Ucraina, annunciando misure per rafforzare le forze armate ucraine e aumentare la pressione su Mosca tramite nuove sanzioni. Il premier britannico Keir Starmer ha definito i raid attacchi codardi, puntando il dito contro Vladimir Putin, reo secondo lui di non essere realmente interessato alla pace. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha condannato l’attacco, sottolineando la volontà deliberata della Russia di perpetrare crimini ed uccisioni, e ha invocato una reazione più forte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.
Il palazzo del governo di Kiev stesso è stato preso di mira, subendo gravi danni: questo simboleggia la volontà di colpire al cuore dello Stato ucraino. Il palazzo è una delle colonne portanti dell’amministrazione civile, ed è diventato un nuovo punto focale attorno al quale ruota la difesa della capitale e la capacità di reazione del paese. Le autorità hanno circoscritto l’area, e attivato tutte le misure d’emergenza possibili, in mezzo alla crescente paura della popolazione.
La notte dell’attacco ha rappresentato anche una sfida per la diplomazia internazionale. Mentre il Cremlino ha ribadito l’intenzione di continuare l’offensiva fino alla capitolazione dell’Ucraina, le principali cancellerie occidentali si sono strette attorno a Kiev. Gli Stati Uniti hanno confermato la ripresa dell’invio di armi alla capitale ucraina, promettendo il supporto necessario per resistere agli assalti russi.
Ma il significato degli eventi va oltre la conta delle vittime e l’elenco dei danni. L’offensiva russa con droni e missili rappresenta una nuova fase del conflitto: la guerra non è più confinata alle zone di frontiera, ma raggiunge il cuore delle città, terrorizzando milioni di civili. Il record di ordigni lanciati sulla capitale ucraina è un chiaro segnale che la logica delle armi domina ancora le scelte del Cremlino, mentre la diplomazia internazionale assiste, spesso impotente, allo scorrere della violenza.
La popolazione di Kiev vive nuovamente la notte nei rifugi sotterranei, con la consapevolezza che il conflitto sia ancora lontano da una soluzione. La città, che aveva provato a riprendere una parvenza di normalità, viene travolta da una nuova ondata di devastazione che infierisce sugli innocenti e sulle infrastrutture cruciali per la quotidianità. L’incendio che ha devastato i piani alti del palazzo del governo, così come i roghi nei quartieri periferici, raccontano di una guerra che non risparmia nulla e nessuno.
La risposta ucraina sul campo è stata determinata ed efficace. Dal punto di vista militare va sottolineata la capacità della difesa aerea di Kiev di abbattere la maggior parte dei droni e missili russi, riducendo sensibilmente il bilancio dei morti rispetto a ciò che sarebbe potuto accadere in assenza di tecnologie avanzate e cooperazione internazionale. Questo dato rappresenta una speranza, ma non basta a rasserenare la popolazione. Il trauma di una guerra che si combatte sulla pelle dei bambini, delle donne, dei lavoratori e degli anziani continua ad essere la realtà quotidiana per milioni di ucraini.
Come sottolineano le dichiarazioni internazionali, gli omicidi e le violenze devono cessare, ma la fine appare sempre più lontana. Il nuovo attacco ha definitivamente sgretolato le prospettive di trattative dirette, spingendo le parti verso un’escalation ulteriore che rischia di coinvolgere sempre più attori globali. Nonostante le difese, la tensione e il dolore sono destinati a ripetersi, lasciando ogni giorno nuove cicatrici sulla capitale ucraina. Mai come ora la comunità internazionale è chiamata a prendere una posizione netta, a fornire risposte concrete e rapide per evitare che la spirale di violenza si intensifichi ancora. Mentre le diplomazie occidentali cercano vie più solide per intervenire e la Russia sembra decisa a non abbassare la pressione, l’Ucraina resiste tra le rovine, chiedendo all’Europa e agli Stati Uniti un sostegno sempre più forte. I cittadini, costretti a convivere con la paura e con la perdita, attendono un futuro diverso.