09 Settembre 2025
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Kim Jong Un: da leader isolato a protagonista della diplomazia globale

Negli ultimi anni, Kim Jong Un ha vissuto una metamorfosi che ha sorpreso osservatori e analisti internazionali. Il leader nordcoreano, un tempo isolato, si è recentemente esibito con sicurezza e sorrisi distesi davanti a un vasto gruppo di capi di Stato nella cornice prestigiosa di Pechino, in uno degli incontri diplomatici di maggior rilievo del suo mandato. Questo evento segna una svolta profonda rispetto ai suoi primi anni di potere, quando la sua inesperienza alimentava dubbi sulla capacità di mantenere il controllo del regime.

La sua presenza a Pechino, accanto a Xi Jinping e Vladimir Putin, riflette la straordinaria evoluzione di Kim: non è più il giovane e incerto successore, ma un protagonista riconosciuto della scena eurasiatica, a suo agio tra i leader globali. Dal suo insediamento, passando per i momenti chiave come il summit con Donald Trump, Kim ha costruito una figura mediaticamente autorevole che l’opinione pubblica internazionale non può più ignorare.

Kim Jong Un è diventato oggetto di cortesia diplomatica e attenzioni strategiche, anche grazie a incontri con attori internazionali prima considerati impraticabili. Il cambiamento appare evidente: la sua trasformazione passa dai primi anni di chiusura totale agli ultimi incontri internazionali, dove la Corea del Nord viene percepita come un attore necessario, nonostante l’assenza delle potenze occidentali, come gli Stati Uniti, l’Unione Europea e il Giappone. Questi incontri sono anche un segnale del nuovo equilibrio mondiale, con blocchi asiatici ed eurasiatici sempre più disposti ad offrire legittimità a Pyongyang.

Le tappe di questa trasformazione sono numerose. Dal viaggio a Vladivostok per incontrare Putin, fino alle recenti apparizioni a Pechino, Kim ha abbandonato la prudenza e la paranoia del padre Kim Jong Il, noto per evitare viaggi internazionali e spostarsi soltanto tramite treno blindato. Il leader attuale ha invece svolto più missioni all’estero rispetto ai suoi predecessori, consolidando alleanze e accordi vitali, soprattutto con Russia e Cina.

Dal punto di vista geopolitico, il ruolo di Kim Jong Un non si limita allo spettacolo diplomatico. La Corea del Nord è ormai parte di un blocco che si oppone apertamente all’ordine internazionale guidato dagli Stati Uniti. Il supporto offerto alla Russia nella guerra contro l’Ucraina non si ferma all’assistenza verbale: si parla di aiuti materiali e addirittura di invio di truppe e armamenti, uno scambio strategico che porta tecnologia e risorse economiche al regime coreano. L’adesione a queste nuove alleanze consente a Kim di rafforzare la propria posizione e di rilanciare la Corea del Nord come attore regionale fondamentale.

Durante la grande parata militare di Pechino, Xi Jinping ha scelto di far salire Kim accanto a sé e a Putin sul palco di Tiananmen, in un gesto che ha attirato l’attenzione della stampa globale. Le immagini dei tre leader che salutano veterani di guerra, marciano fianco a fianco e scambiano sorrisi sono diventate il simbolo plastico di una diplomazia non più di resistenza, ma di protagonismo.

Il nodo centrale resta la politica nucleare. Kim Jong Un ha intensificato i test di missili e arme nucleari molto più dei suoi predecessori, ignorando le condanne internazionali e sfruttando la mancata coesione dell’Occidente. La strategia nucleare rimane il principale strumento di potere del regime: Kim mostra di credere che solo il possesso di un arsenale atomico garantisca la sopravvivenza della Corea del Nord. Questo convincimento rende meno probabile una rinuncia volontaria al nucleare, anche se la diplomazia americana rimane ufficialmente aperta al negoziato.

Il dialogo con Trump ha avuto effetti ambivalenti. Se da un lato il presidente americano ha cercato di rassicurare Kim, in un tentativo di provare a ridurre la tensione ed aprire la porta a possibili accordi sul nucleare, dall’altro questo dialogo ha contribuito ad accreditare il leader nordcoreano come interlocutore legittimo, un obiettivo che il regime insegue da tempo. Gli analisti sottolineano questo aspetto: che Trump, pur cercando accordi, ha finito per regalare a Kim quella riconoscibilità internazionale che il giovane dittatore desiderava.

Sul piano economico, la dipendenza dal commercio con la Cina resta fortissima. Prima della pandemia, la maggior parte delle esportazioni nordcoreane era diretta alla Cina, e dopo il calo degli scambi ora il regime sta cercando di riattivarli . In questa dinamica, il sostegno cinese è assolutamente vitale per il futuro del regime. L’obiettivo di Kim è ottenere investimenti, tecnologia e sicurezza energetica senza dover accettare pressioni politiche esterne.

Il risalto internazionale di Kim non si esaurisce nell’asse Pechino-Mosca. Continui messaggi di sostegno reciproco, incontri bilaterali, accordi militari e collaborazioni scientifiche confermano la volontà della Corea del Nord di radicarsi in un blocco che sfida la supremazia occidentale. La retorica antiamericana, portata avanti dai diplomatici di Kim, sostiene la rivendicazione di una “nuova equità globale”, in cui Pyongyang rivendica diritti, autonomia e prestigio contro la “tirannia delle potenze occidentali”.

Le ambizioni revisioniste del regime sono legate non solo alla sicurezza, ma anche al riconoscimento internazionale come potenza nucleare. Kim sogna un’accettazione globale della Corea del Nord, con un progresso economico che non metta a rischio la solidità militare e ideologica del regime. Tuttavia, la partita rimane complessa: senza risposte positive da Washington o conforto dalla Cina, la Corea del Nord rischia di doversi accontentare di un ruolo da protagonista periferico, forte solo di alleanze con regimi anch’essi contestati dall’Occidente.

In questi anni Kim Jong Un ha dimostrato di saper cogliere strategicamente le opportunità diplomatiche. Dinamiche come il rilancio dei rapporti con Mosca, la presenza accanto a Xi Jinping e Putin in eventi di rilevanza planetaria, e la capacità di restare al centro dell’attenzione nonostante un tasso elevatissimo di repressione domestica, sono la prova di una leadership che studia e utilizza la geopolitica a proprio vantaggio.

La trasformazione di Kim Jong Un da figura isolata a esperto diplomatico resta uno degli aspetti più sorprendenti della geopolitica contemporanea. In bilico tra minacce nucleari, crisi umanitarie e manovre di potere, il leader nordcoreano è ora protagonista di equilibri che attraversano l’Asia e definiscono la nuova realtà del confronto globale. Mentre la comunità internazionale continua a cercare vie diplomatiche per limitare le tensioni, Kim sfrutta ogni occasione per consolidare il proprio prestigio, fortificare il regime e mantenere la Corea del Nord in una posizione cruciale nella scacchiera geopolitica mondiale.

Giacomo Crosetto
Giacomo Crosettohttps://www.alground.com
Dopo anni impiegati nell'analisi forense e nelle consulenze per tribunali come perito, si dedica alla gestione dell'immagine digitale e alle tematiche di sicurezza per privati ed aziende
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