18 Luglio 2025
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L’Unione Europea approva un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia

Il 18 luglio 2025 segna un nuovo punto di svolta nella strategia dell’Unione Europea verso la Russia. A Bruxelles, dopo settimane di intense negoziazioni e grazie allo sblocco decisivo del veto slovacco, i Paesi membri hanno dato il via libera a un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, una misura che, per portata e profondità, viene già definita dagli stessi funzionari europei “la più ambiziosa e severa mai concepita dal blocco comunitario”.

L’obiettivo centrale resta quello di colpire in modo sistematico le fondamenta finanziarie ed energetiche della macchina bellica russa, indebolendo la capacità di Mosca di sostenere economicamente e logisticamente l’aggressione all’Ucraina. Questa nuova tornata di sanzioni arriva in un momento cruciale, mentre la guerra in Ucraina è ormai entrata nel suo quarto anno e il Cremlino mostra segni di pressione, ma non accenna a ridurre la portata delle operazioni militari.

La trattativa Ue

La decisione della UE è maturata attraverso una trattativa estenuante, in cui la Slovacchia, strettamente legata alle forniture di gas russo, ha posto ripetutamente il proprio veto. Solo il raggiungimento di specifiche garanzie in merito al graduale phase-out delle importazioni di gas da Mosca ha permesso di superare lo stallo e portare l’intesa sul tavolo del Consiglio Europeo. Non meno fondamentale è stato il lavoro diplomatico portato avanti dalle principali cancellerie europee, determinate a ribadire la fermezza occidentale di fronte all’aggressione russa e a mantenere l’unità del blocco nonostante le divergenze interne.

Uno dei pilastri del nuovo pacchetto riguarda il rafforzamento delle misure sul settore energetico russo, cuore pulsante delle entrate statali della Federazione. La novità di maggiore rilievo è la fissazione di un nuovo price cap sul petrolio russo: il tetto per il greggio viene abbassato dagli storici 60 dollari a 47,6 dollari al barile, con una formula dinamica che garantirà un livello pari al 15% in meno rispetto alla media di mercato e sarà aggiornata ogni sei mesi, o più frequentemente in caso di forti variazioni del mercato globale. Questa misura, sostenuta dalla UE e dai partner G7 (anche se senza il sostegno statunitense), intende tagliare alle radici una delle principali fonti di valuta pregiata per Mosca e ridurre la capacità del Cremlino di finanziare il conflitto.

Tecnicamente, il meccanismo si traduce in una paralisi logistica e assicurativa per tutte le spedizioni di greggio russo che supereranno il nuovo tetto, poiché sarà vietato alle compagnie di navigazione e assicurazione con sede nella UE, in Canada e nel Regno Unito prestare assistenza a queste transazioni. Il target? Una cosiddetta shadow fleet di oltre 400 petroliere, la flotta “ombra” utilizzata da Mosca per eludere le restrizioni e piazzare il proprio greggio nei mercati di Asia, Africa e Medio Oriente. Altri 105 tankers sono stati aggiunti alla lista nera e perderanno il diritto di attraccare nei porti UE o ricevere servizi da soggetti europei. È un colpo destinato a produrre effetti potenzialmente devastanti non solo sulle entrate russe, ma anche sulla capacità operativa della flotta commerciale di Mosca.

Un altro punto nodale riguarda la messa al bando di tutte le operazioni collegate ai gasdotti Nord Stream, ormai non più attivi ma il cui riavvio era ritenuto da Bruxelles una minaccia concreta in future fasi di crisi energetica. Con queste nuove regole, nessun operatore europeo potrà più intrattenere rapporti, diretti o indiretti, legati alla struttura dei gasdotti. È la chiusura definitiva di un capitolo della storia energetica continentale e un chiaro segnale politico di irreversibilità della rottura tra UE e Mosca almeno sul fronte delle infrastrutture.

Blocco totale delle transazioni

Il braccio finanziario delle sanzioni prosegue con il blocco totale delle transazioni con ben 22 istituti bancari russi, tra cui il Russian Direct Investment Fund e le sue società controllate. Si rafforza inoltre l’embargo sulle esportazioni di beni a doppio uso, quelli cioè dotati di possibili applicazioni militari, e si amplia la lista delle tecnologie vietate alla Russia, in particolare nei comparti strategici che spaziano dall’elettronica alla meccanica di precisione fino ai componenti sofisticati per l’industria della difesa. Anche il settore delle telecomunicazioni viene colpito dal nuovo giro di vite, con la sospensione delle licenze di trasmissione per diverse testate parte della macchina di propaganda russa.

Da segnalare anche l’introduzione di misure secondarie riguardanti la lotta all’elusione delle sanzioni da parte di intermediari di Paesi terzi, in particolare due banche cinesi e una delle principali raffinerie indiane di proprietà di Rosneft. La UE, adottando questo approccio, mira a limitare la capacità di Mosca di aggirare i divieti, sfruttando triangolazioni o la complicità di attori economici internazionali restii ad allinearsi spontaneamente alle scelte occidentali.

Questa nuova offensiva economica non ha tardato a produrre reazioni a livello internazionale. Dalla Russia, come prevedibile, si sollevano accuse di “interferenza” e “guerra economica”, ma dagli ambienti vicini al Cremlino traspare anche una crescente preoccupazione per gli effetti sulle entrate statali e sull’accesso alle tecnologie avanzate, già messe a dura prova dai precedenti pacchetti. Gli analisti osservano che la strategia della UE si fonda su un meccanismo di pressione crescente e di adattamento continuo delle sanzioni, nella speranza di erodere nel medio termine la resilienza del sistema russo e incentivare una svolta diplomatica che resta lontana.

Particolarmente rilevante il fatto che siano stati colpiti anche i soggetti responsabili, secondo Bruxelles, della deportazione e indottrinamento di minori ucraini nelle aree occupate: una mossa che sottolinea la centralità della dimensione dei diritti umani nella risposta europea alla crisi ucraina e ribadisce la volontà di colpire ogni anello della catena repressiva russa. Ad arricchire il ventaglio delle misure approvate, figurano infine nuove restrizioni su porti, aeroporti e sulle compagnie aeree russe attive nei voli domestici, aumentando così il grado d’isolamento della Russia rispetto alle reti occidentali.

Zelensky è soddisfatto

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accolto favorevolmente la decisione, definendola “essenziale e tempestiva”. Si tratta di una presa di posizione in linea con quanto più volte auspicato da Kiev, che aveva chiesto con forza un rafforzamento della pressione internazionale su Mosca e l’inclusione nel pacchetto di restrizioni al settore energetico, bancario e alle cosiddette flotte ombra. Zelensky ha dichiarato che “ogni nuova misura toglie un pezzo di capacità all’aggressore”, sottolineando che la coerenza europea costringerà gradualmente il Cremlino a “scegliere la diplomazia al posto della violenza”. Dal governo ucraino si sottolinea come le sanzioni siano uno strumento cruciale non solo per rallentare la macchina bellica russa, ma anche per mantenere vivo lo spirito di solidarietà euro-atlantica verso Kiev.

Il peso geopolitico di questo nuovo pacchetto è amplificato dal fatto che arriva in una fase di rinnovato coordinamento transatlantico, nonostante alcune divergenze manifestate dagli Stati Uniti, che non hanno aderito in questa fase all’ulteriore taglio del price cap. Ottawa e Londra, invece, confermano pieno sostegno. Sullo sfondo resta l’incognita sull’effettiva efficacia nel medio periodo di questa nuova tornata di sanzioni: se da un lato i dati mostrano una progressiva contrazione dell’economia russa e la perdita di “miliardi di introiti petroliferi” dal 2022 ad oggi, dall’altro il sistema russo ha dimostrato sinora notevoli capacità di adattamento e l’Occidente dovrà continuare a monitorare l’efficacia di ciascun provvedimento nel tempo.

Il lavoro degli ambasciatori dell’UE e degli organismi tecnici continuerà nelle prossime settimane, sia per assicurarsi che ogni misura venga implementata senza falle, sia per identificare eventuali ulteriori segmenti dell’economia russa cui applicare sanzioni mirate nella prospettiva della prosecuzione del conflitto. Il pacchetto ratificato segna la determinazione della UE a non abbassare la guardia e a proseguire, in sinergia con Kiev, sulla strada della pressione sistematica fino a quando Mosca non offrirà segnali di un serio cambiamento di rotta, sia sul terreno che al tavolo negoziale.

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Giacomo Crosetto
Giacomo Crosettohttps://www.alground.com
Dopo anni impiegati nell'analisi forense e nelle consulenze per tribunali come perito, si dedica alla gestione dell'immagine digitale e alle tematiche di sicurezza per privati ed aziende
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