24 Agosto 2025
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Meloni condanna Israele, l’opposizione attacca: non basta

Negli ultimi giorni il dibattito politico italiano si è acceso intorno alle dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni riguardo la scelta del governo israeliano di autorizzare nuovi insediamenti in Cisgiordania e di proseguire l’occupazione militare nella Striscia di Gaza. Meloni ha condannato apertamente le azioni di Israele, sottolineando come queste siano “contrarie al diritto internazionale” e rischino di “compromettere definitivamente la soluzione dei due Stati”, ossia la prospettiva di una coesistenza giusta e duratura tra Israele e Palestina.

La preoccupazione della premier non si è fermata solo agli aspetti diplomatici: la decisione di Netanyahu di occupare Gaza è stata definita da Meloni come “un’ulteriore escalation militare” che non potrà che “aggravare la già drammatica situazione umanitaria”. Nella nota ufficiale di Palazzo Chigi si ribadisce il sostegno dell’Italia agli sforzi per il cessate il fuoco e per il rilascio degli ostaggi, insieme all’impegno internazionale per garantire assistenza umanitaria urgente alla popolazione civile della Striscia. L’Italia si dice pronta a collaborare in uno scenario post-conflitto, impegnandosi per una soluzione diplomatica e per la sicurezza della regione.

Questa presa di posizione arriva in seguito a una pressione sempre crescente da parte delle opposizioni. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha accusato il governo di aver mantenuto un “silenzio indegno” sulla crisi di Gaza, definendo il comportamento di Meloni e dei suoi ministri come un sacrificio della dignità italiana sull’altare dell’amicizia con Netanyahu e con il presidente americano Donald Trump. Schlein critica Meloni per essersi espressa troppo tardi e per aver rilasciato soltanto “parole da opinionista”, senza indicare azioni immediate e concrete volte a fermare il piano israeliano, che secondo l’opposizione sta procedendo alla piena occupazione di Gaza dopo aver già causato migliaia di vittime palestinesi.

La leader democratica chiede misure molto precise: l’applicazione di sanzioni contro Israele, la revoca degli accordi di cooperazione militare, il riconoscimento dello Stato di Palestina, e soprattutto “un segnale chiaro di posizionamento” dell’Italia negli equilibri geopolitici mondiali. Secondo Schlein, parlare di pace non basta: occorre agire e sostenere la giustizia internazionale senza doppi standard dettati da alleanze politiche. Le richieste della segretaria dem si fanno eco nel campo progressista: anche il co-portavoce di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, ritiene necessarie sanzioni e una presa di distanza netta dall’operato di Netanyahu, accusando Meloni di fare propaganda ma di sostenere nei fatti chi bombarda i civili.

La tensione interna si riflette anche negli interventi del Movimento 5 Stelle, con Giuseppe Conte che ricorda che “offrire copertura politica e militare a questo governo [israeliano] criminale significa rendersi corresponsabili di questi crimini”. Secondo i pentastellati, l’Italia si è schierata troppo a lungo accanto a Netanyahu anche di fronte a “questo genocidio”, offrendo sostegno più che mostrare fermezza diplomatica.

Nel frattempo, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ribadisce la posizione ufficiale italiana: contrarietà ad ogni forma di occupazione militare e a qualsiasi sfollamento di massa dei palestinesi. Tajani afferma che l’Italia è aperta al riconoscimento della Palestina, ma insiste sulla necessità di costruire uno Stato palestinese con la riunificazione di Gaza e Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese, unico interlocutore riconosciuto dal nostro paese. La Farnesina propone nuove iniziative per il processo di pace e sostiene il piano egiziano per la ricostruzione di Gaza, ribadendo la necessità di “fine della guerra, liberazione degli ostaggi e accesso pieno agli aiuti umanitari”.

In questo quadro, l’ambasciata israeliana in Italia ha reagito con durezza anche a dichiarazioni critiche di esponenti di governo italiano, come il ministro della Difesa Guido Crosetto, respingendo come “totalmente inaccettabili” le sue posizioni e difendendo la necessità per Israele di garantire la propria sicurezza e quella dei cittadini. Tel Aviv dichiara di continuare a fornire aiuti umanitari a Gaza nonostante le circostanze, anche in collaborazione con l’Italia. Tuttavia, la crisi tra Israele e l’Italia non sembra destinata a rientrare a breve: le richieste di maggiore fermezza e drastiche sanzioni si fanno sentire da più parti e il dibattito sembra sempre più polarizzato fra chi sostiene una linea dura verso Israele e chi difende la necessità di rapporti diplomatici e di mediazione.

Sul fronte internazionale, il governo italiano si trova a dover mediare tra la pressione delle opposizioni, le aspettative della comunità internazionale e la realtà di un conflitto che rischia di estendersi e di aggravare una crisi umanitaria già gravissima. Il governo Meloni cerca di mantenere una posizione equilibrata, condannando le violazioni del diritto internazionale tutto sommato “in ritardo” secondo gli avversari politici, ma sostenendo anche uno sforzo multilaterale per arrivare a una soluzione negoziale.

L’opinione pubblica italiana osserva con una crescente inquietudine l’evolversi del conflitto mediorientale e le ripercussioni sulla scena politica nazionale: la questione palestinese torna al centro del dibattito, con centinaia di manifestanti in piazza contro il piano di occupazione israeliano, personalità del mondo cattolico respinte da Tel Aviv per motivi di sicurezza e un clima di tensione che coinvolge la società civile italiana.

In questo contesto, la condanna di Meloni non è sufficiente per calmare le acque in Parlamento e nel Paese. Le opposizioni chiedono azioni, non solo parole; reclamano la sospensione degli accordi con Israele e l’attuazione di strumenti di pressione sul governo Netanyahu, come il totale embargo di armi e la rottura dei legami diplomatici. Queste richieste riflettono una profonda frattura nel modo in cui la politica italiana interpreta la responsabilità internazionale e il peso degli interessi nazionali nella crisi israelo-palestinese.

La scelta di Meloni di uscire dal silenzio e condannare le scelte di Israele rappresenta un passaggio fondamentale nella gestione diplomatica del Medio Oriente. Per la premier, mantenere saldi i valori di giustizia, legalità internazionale e rispetto dei diritti umani resta un punto fermo, ma il suo governo deve ora confrontarsi con una sua stessa maggioranza divisa, con un’opposizione sempre più pressante e con la necessità di rispondere a una crisi che mette a dura prova la tenuta delle relazioni internazionali dell’Italia.

La vicenda mostra oggi come la questione palestinese sia divenuta uno specchio delle divisioni italiane: fra responsabilità etica, interessi geopolitici e spinte ideologiche. La posizione italiana si gioca su un equilibrio precario fra condanna delle azioni di Israele, sostegno umanitario alla popolazione civile, mediazione internazionale e necessità di non spezzare il filo della diplomazia con uno dei principali attori dello scenario globale. Ogni parola, ogni silenzio e ogni gesto, finisce per avere un peso politico enorme e alimentare un dibattito destinato a proseguire ben oltre la crisi attuale.


Laura Antonelli
Laura Antonellihttps://www.alground.com
Esperta di diritto sul web e del mondo Microsoft, Antonella fa parte di importanti associazioni internazionali per la sicurezza delle reti e l'hardening dei sistemi.
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