17 Novembre 2025
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Musulmani per Roma 2027: nasce il primo gruppo politico islamico nella Capitale

Nella città eterna, cuore della cristianità e capitale d’Italia, sta prendendo forma un fenomeno politico senza precedenti che promette di ridisegnare gli equilibri delle prossime elezioni amministrative. MuRo27, acronimo di “Musulmani per Roma 2027”, rappresenta il primo tentativo organizzato della comunità islamica romana di trasformarsi in soggetto politico attivo in vista delle elezioni che si terranno nella Capitale tra meno di due anni.

L’iniziativa, annunciata attraverso i canali sociali nelle scorse settimane, ha immediatamente acceso un dibattito infuocato che vede contrapposti chi parla di legittima partecipazione democratica e chi invece intravede i rischi di derivare integraliste.​

L’ispirazione di New York e il sogno di Mamdani

L’elemento scatenante che ha dato il via al progetto MuRo27 è stata la storica vittoria di Zohran Mamdani alle elezioni per la carica di sindaco di New York dello scorso novembre. Il giovane politico trentaquattrenne di origini ugandesi e indiane, musulmano e autodefinitosi socialista, è diventato il primo sindaco di fede islamica della metropoli americana , un risultato che ha risuonato ben oltre i confini statunitensi.

Per i promotori del gruppo romano, l’elezione di Mamdani ha rappresentato molto più di una semplice curiosità politica dall’altra parte dell’Atlantico. Come dichiarato sulla pagina Facebook di MuRo27, la sua vittoria “ha avuto il merito di sottolineare, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, l’arretratezza della nostra classe politica rispetto alla società in cui viviamo che è di fatto multiculturale”.

Mamdani

Mamdani, che ha conquistato oltre un milione di voti nella città più popolosa degli Stati Uniti, ha saputo intercettare il malcontento di diverse comunità, in particolare quella musulmana e sud-asiatica, storicamente emarginate dopo gli attentati dell’11 settembre.

La sua campagna elettorale si è concentrata su temi concreti come il contenimento degli affitti, il congelamento delle tariffe dei trasporti pubblici e una maggiore giustizia sociale, dimostrando che l’identità religiosa può convivere con un programma politico laico e inclusivo. Questo modello di partecipazione politica musulmana in Occidente ha fornito ai promotori di MuRo27 un esempio concreto da seguire , seppur in un contesto profondamente diverso come quello italiano.​​

Francesco Tieri, il volto dietro MuRo27

Il principale artefice dell’iniziativa romana è Francesco Tieri, ingegnere italiano convertito all’islam, già segretario delle Comunità islamiche del Lazio e figura controversa nel panorama politico capitolino . Tieri non è un nome nuovo per chi segue le dinamiche politiche romane. Nel 2021 si era già candidato alle primarie del centrosinistra per la presidenza del V municipio, sostenuto dall’allora lista “Democrazia Solidale” in quota Partito Democratico, a sostegno dell’attuale sindaco Roberto Gualtieri. Durante quella campagna elettorale aveva costruito la sua base di consenso principalmente attorno alle moschee del territorio, come lui stesso ammise: “Non ho un partito alle spalle e una struttura. Sono musulmano. Ho chiesto aiuto nei centri di preghiera per la raccolta delle firme”.​

Il V municipio, dove si concentra la maggior parte dei luoghi di culto islamici della Capitale, era stato al centro del suo programma elettorale. Tieri aveva dichiarato che in quella zona vivevano circa 50mila persone di origine straniera, il 20% della popolazione totale, di cui circa la metà musulmani, e aveva proposto la costruzione di “due moschee più grandi per feste e ricorrenze che rendono riconoscibile questa pratica collettiva”. Oggi Tieri collabora con il sito islamico “La Luce”, gestito dai fratelli Piccardo, uno dei quali è consigliere dell’Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia), e ha pubblicato nel 2024 un libro dal titolo eloquente: “Guerra alle moschee in assenza di terrorismo. I casi: Monfalcone, Pioltello e Legge Foti”.​

La comunità musulmana a Roma: numeri e presenza

Per comprendere la portata di questa iniziativa politica, è necessario contestualizzarla all’interno della realtà demografica della Capitale. Roma è la prima città italiana per numero assoluto di presenze musulmane, avendo superato la soglia delle 100mila unità, con tempi che arrivano a 120mila persone considerando anche le irregolarità . Applicando le metodologie di stima più accreditate, che utilizzano le percentuali di musulmani nei paesi d’origine, il numero di residenti stranieri musulmani a Roma si attestava intorno alle 71mila unità al 2015, corrispondente al 2,5% della popolazione residente, sostanzialmente in linea con il dato nazionale.neodemos+ 2

A questi vanno aggiunti circa 40mila musulmani di cittadinanza italiana, inclusi i convertiti stimati tra le 3 e le 4mila unità, per arrivare a una presenza regolare di circa 111mila abitanti, pari al 3,8% della popolazione residente nel Comune di Roma. L’Islam è diventato così la seconda religione per numero di fedeli della Capitale dopo quella cattolica, superando quella ortodossa . Le prime cinque comunità per numerosità (Marocco, Bangladesh, Egitto, Pakistan e Albania) rappresentano il 66% di tutti i residenti stranieri musulmani presenti nel Comune di Roma. Tra i musulmani presenti nella Capitale, quelli con cittadinanza italiana rappresentano il 33% sul totale, un segnale evidente di un mutamento sociale in atto anche all’interno delle comunità islamiche.​

Il precedente di Monfalcone e la lista “Italia Plurale”

L’iniziativa romana non nasce nel vuoto, ma si inserisce in un percorso già tracciato in altre città italiane. Il precedente più significativo è quello di Monfalcone, cittadina friulana con la più alta percentuale di immigrati in Italia, dove alle elezioni amministrative dell’aprile 2025 si è presentato per la prima volta “Italia Plurale”, lista a guida islamica che candidava a sindaco Bou Konate . Konate, ingegnere senegalese laureato a Trieste e già assessore ai Lavori pubblici in una giunta di centrosinistra, aveva raccolto 18 candidati, tra cui sei donne, con l’ambizione di intercettare i 7.982 elettori stranieri, pari al 34% del corpo elettorale locale.​

Nonostante l’esito elettorale sia stato modesto, con solo il 3% dei voti, il capolista Jahirul Islam aveva dichiarato: “Noi corriamo per vincere, ma in ogni caso andrà bene. Siamo riusciti a raccogliere le firme, a fare una lista con 18 nomi. Prima, non ci pensavamo proprio. È stata la politica di odio contro di noi, a unirci. Sono sicuro che Monfalcone sarà un esempio anche per gli immigrati d’altre città. E Italia Plurale diventerà un simbolo”. Il riferimento era alla “politica di odio” incarnata dalla sindaca leghista Anna Maria Cisint, che aveva chiuso due luoghi di culto islamico per presunte violazioni urbanistiche e di sicurezza, innescando una battaglia giudiziaria che ha visto più volte il TAR dare ragione alla comunità musulmana.​

Le reazioni politiche: tra allarme e vigilanza

La nascita di MuRo27 ha provocato reazioni immediate da parte del centrodestra italiano. Anna Maria Cisint, europarlamentare della Lega ed ex sindaco di Monfalcone, ha definito il fenomeno come “un nuovo partito islamico, portatore di un messaggio ideologico-politico islamista che ambisce all’applicazione del Corano, alla sostituzione della Costituzione con la Sharia, all’annientamento delle nostre libertà e dei nostri diritti, a partire da quelli delle donne” . Secondo Cisint, dopo il tentativo a Monfalcone “ora si riparte dalla Capitale con un nuovo partito islamico” e la presenza di “un partito composto interamente da soli musulmani rappresenta una pericolosa deriva per la visione liberticida e anti-occidentale che porta avanti”.​

Anche altri esponenti del centrodestra hanno espresso preoccupazione. Il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri ha invitato a tenere “gli occhi aperti, bisogna sempre verificare connessioni e collegamenti, perché a Roma abbiamo troppi gruppi di fondamentalisti e moschee abusive”.

Il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone ha definito “inquietante la nascita di una lista civica ispirata alla legge islamica” e ha chiesto “un’attenzione massima da parte degli apparati di prevenzione”, sostenendo che “le sure e la legge italiana non sono compatibili”. Il deputato della Lega Rossano Sasso ha rincarato la dose affermando che “il loro intento e le loro parole non lasciano spazio alla minima forma di dubbio, vogliono islamizzare l’Italia”.​

I legami con le moschee e il V municipio

Secondo quanto ricostruito da diverse testate giornalistiche, dietro il progetto MuRo27 ci sarebbe l’appoggio del centro culturale che fa capo a Ben Mohamed Mohamed, imam della moschea Al Huda di via dei Frassini, nel quartiere di Centocelle. Questo imam tunisino ha un passato politico legato al partito Ennahda in Tunisia, affiliato ai Fratelli Musulmani, come lui stesso ha dichiarato in diverse interviste . La moschea di Centocelle è stata al centro di diverse polemiche negli anni scorsi e Tieri aveva organizzato proprio in quella sede una delle tappe della raccolta firme per la sua candidatura alle primarie del 2021.​

Il V municipio romano rappresenta un punto nevralgico per la comunità islamica capitolina, essendo l’area dove sorgono la maggior parte dei luoghi di culto, molti dei quali abusivi o privi delle necessarie autorizzazioni. Proprio in questo municipio sta per nascere quella che diventerà la seconda più grande moschea di Roma, nell’ex mobilificio Gaggioli di piazza delle Camelie, un progetto che prevede la trasformazione di un edificio di quattro piani in grado di ospitare fino a 1000 persone.

L’immobile è stato acquistato nel 2014 dall’associazione culturale legata alla moschea Al Huda per 3,6 milioni di euro con fondi provenienti dal Qatar, ma i lavori si sono poi fermati per mancanza di finanziamenti e sono ripresi solo recentemente grazie alle donazioni dei fedeli.​

L’obiettivo dichiarato e lo sguardo al 2027

Nella loro presentazione ufficiale, i promotori di MuRo27 hanno definito il gruppo come composto da “musulmani che vivono, studiano e lavorano nella capitale e che vogliono contribuire alla discussione politica in vista delle elezioni amministrative del 2027”. Il documento programmatico sottolinea che “la rilevanza politica della presenza islamica in Italia, rispetto al contributo che questa potrebbe dare alla società, può ad oggi essere valutata come quasi insignificante” e dichiara che “il gruppo MuRo27 intende promuovere e stimolare idee e proposte politiche di utilità collettiva con l’appartenenza religiosa dei propri membri”.​

Quest’ultima frase, in particolare, ha suscitato le maggiori perplessità. L’esplicito riferimento a “proposte politiche coerenti con l’appartenenza religiosa” viene interpretato da molti osservatori come l’affermazione di un islam politico, ovvero l’applicazione di precetti islamici alla vita politica e al tessuto sociale. La pagina Facebook di MuRo27 non lascia spazio a dubbi sulle simpatie politiche: campeggia una fotografia del Colosseo sormontato da una mezzaluna e un post a sostegno del ticket Ignazio Marino e Virginia Raggi come candidati alle prossime amministrative della Capitale. Entrambi gli ex sindaci hanno recentemente espresso la loro contrarietà al bis di Roberto Gualtieri, pur provenendo da aree politiche diverse.​

Il contesto nazionale e le sfide dell’integrazione

Il fenomeno MuRo27 si inserisce in un quadro più ampio che vede l’Italia alle prese con le sfide dell’integrazione della comunità musulmana, stimata in circa 2,8 milioni di persone, di cui circa la metà ha già acquisito la cittadinanza italiana. L’Islam non è ufficialmente riconosciuto dallo Stato italiano, a differenza del cristianesimo e dell’ebraismo, il che significa che le moschee non possono ricevere finanziamenti pubblici, i matrimoni islamici non hanno valore legale ei lavoratori musulmani non hanno diritto a permessi per le festività religiose.​

Nel 2017, nove associazioni islamiche che rappresentano il 70% dei musulmani residenti in Italia hanno firmato con il Ministero dell’Interno un “Patto nazionale per un Islam italiano”, il primo del genere nel paese. L’accordo, composto da 20 punti, impegna i firmatari a rigettare ogni forma di violenza e terrorismo e prevede che le preghiere nelle moschee siano tenute in italiano.

Tuttavia, la strada verso il pieno riconoscimento religioso e l’integrazione rimane complessa, soprattutto in un clima politico dove l’immigrazione e l’islam sono spesso oggetto di strumentalizzazione elettorale.​

La situazione italiana si differenzia da altri paesi europei dove la partecipazione politica musulmana ha già prodotto risultati significativi. A Londra, dal 2016, governa Sadiq Khan, primo sindaco musulmano di una capitale europea, mentre in Francia e Germania esistono da tempo rappresentanti musulmani eletti nei parlamenti nazionali e locali.

Il tentativo di MuRo27 di organizzarsi politicamente rappresenta quindi un fenomeno nuovo per l’Italia, ma non per l’Europa , e solleva interrogativi sulla capacità del sistema politico italiano di integrare queste nuove istanze senza cedere a derivare identitarie o, al contrario, senza marginalizzare ulteriormente una comunità già oggetto di discriminazioni.​

Prospettive future e scenari possibili

Le elezioni amministrative di Roma del 2027 coincideranno probabilmente con le politiche nazionali, rendendo il test elettorale della Capitale ancora più significativo. Se MuRo27 riuscirà a strutturarsi come lista civica oa influenzare l’agenda politica delle coalizioni esistenti, potrebbe rappresentare un punto di svolta nella partecipazione politica musulmana in Italia.

Lo scenario più probabile vede il gruppo cercare alleanze con la sinistra radicale e con figura come l’ex sindaco Ignazio Marino, oggi parlamentare europeo eletto con Alleanza Verdi e Sinistra, o con Virginia Raggi, che non ha mai nascosto la sua opposizione al Partito Democratico e all’attuale sindaco Gualtieri.​

Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, dietro il progetto ci sarebbe l’ambizione di creare un soggetto politico nazionale che vada oltre Roma, con liste civiche sui territori che potrebbero confluire in un unico movimento a livello nazionale, coinvolgendo anche l’associazionismo filo-palestinese e figura come il parlamentare Aboubakar Soumahoro, già sceso in campo a fianco di Bou Konate a Monfalcone. Francesco Tieri, nel libro pubblicato nel 2024, aveva scritto che “alla luce dello scenario politico dato, la costituzione di questo soggetto politico ci sembra non ulteriormente rimandabile oltre che necessaria alla società”.​

Resta da vedere se l’elettorato musulmano romano, stimato in diverse decine di migliaia di aventi diritto al voto, risponderà all’appello di MuRo27. La comunità islamica della Capitale è estremamente eterogenea, divisa per nazionalità, correnti religiose e livello di integrazione.

Molti musulmani italiani potrebbero non riconoscersi in un progetto esplicitamente confessionale , preferendo partecipare alla vita politica attraverso i tradizionali partiti laici, come testimonia il caso di Mariam Ali, giovane musulmana egiziana candidatasi nel 2021 al consiglio comunale di Roma con una lista di centrosinistra, che aveva dichiarato: “Non mi candido per rappresentare i musulmani in Italia. Mi candido come cittadino italiano e romano, e voglio dare voce ai giovani, agli anziani e ai bisognosi”.​

Il dibattito su MuRo27 è appena iniziato e nei prossimi mesi si capirà se questo gruppo riuscirà a trasformarsi in un vero soggetto politico competitivo o se rimarrà un fenomeno di nicchia. Ciò che è certo è che la presenza musulmana a Roma, e in Italia, non può più essere ignorata dalla politica, e che nuove forme di partecipazione democratica stanno emergendo in una società sempre più multiculturale e plurale.

Alex Trizio
Alex Triziohttps://www.alground.com
Alessandro Trizio è un professionista con una solida expertise multidisciplinare, che abbraccia tecnologia avanzata, analisi politica e strategia geopolitica. Ora è Amministratore e Direttore Strategico del Gruppo Trizio, dirigendo il dipartimento di sicurezza informatica. La sua competenza si estende all'applicazione di soluzioni innovative per la sicurezza cibernetica e la risoluzione di criticità complesse.
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