Punti chiave
Energia scontata, armi strategiche, valute alternative: il ventitreesimo vertice India Russia mostra i limiti dell’isolamento di Mosca e la nuova autonomia di Nuova Delhi.
Il convoglio blindato che ha attraversato le strade ordinate di Lutyens’ Delhi non portava soltanto il presidente di una potenza sotto sanzioni. Portava la dimostrazione plastica che l’isolamento di Mosca ha un confine preciso: quello del Sud globale. L’abbraccio pubblico tra Narendra Modi e Vladimir Putin alla Hyderabad House ha mandato un messaggio che a Washington e nelle capitali europee viene letto con crescente inquietudine.Per l’Occidente è la fotografia di una crepa nel fronte delle sanzioni. Per Nuova Delhi è la conferma di una linea: l’India non si farà trascinare in blocchi contrapposti, ma userà ogni margine di manovra per difendere crescita economica, sicurezza energetica e equilibrio militare con Cina e Pakistan. Per Mosca è un successo simbolico e pratico: un partner di peso che continua a comprare petrolio, armi e tecnologia in piena guerra e nonostante le minacce di ritorsioni economiche.
Il petrolio scontato come ancora di salvezza indiana
Il cuore del vertice è stato l’energia. Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’India è diventata uno dei principali acquirenti di greggio russo. Oggi una quota rilevante delle importazioni petrolifere indiane arriva da Mosca a prezzi scontati rispetto ai benchmark internazionali. A Nuova Delhi la narrativa ufficiale è chiara, comprare greggio russo a basso costo serve a tenere sotto controllo l’inflazione in un paese di oltre un miliardo e quattrocento milioni di abitanti, dove il prezzo del carburante si traduce immediatamente in consenso o malcontento politico.
Allo stesso tempo, affermano i diplomatici indiani, questa scelta evita ulteriori shock sui mercati energetici globali che colpirebbero anche le economie occidentali. Ma dietro lo slogan della “stabilità globale” si nasconde una questione tecnica decisiva. Il commercio bilaterale ha toccato una cifra record, vicina ai settanta miliardi di dollari. La quasi totalità è rappresentata da esportazioni russe verso l’India, mentre l’export indiano verso la Russia rimane relativamente modesto. Nelle banche indiane si è accumulata così una montagna di rupie riconducibili a soggetti russi che Mosca fatica a spendere o convertire a causa della limitata convertibilità internazionale della valuta indiana.
La trappola della rupia e l’architettura finanziaria parallela
Il vertice ha affrontato proprio questo nodo. Le due delegazioni hanno discusso una via d’uscita che non passi né dal dollaro né dai circuiti tradizionali di pagamento. L’idea che emerge è quella di trasformare la “trappola della rupia” in leva strategica: usare i fondi accumulati non per ulteriori importazioni, ma per investimenti diretti sul suolo indiano. Si parla di partecipazioni russe in infrastrutture portuali, cantieri navali civili, logistica, energia e in una quota selezionata del mercato finanziario indiano.
È un modello che mescola compensazione commerciale e investimento produttivo, aggirando gli ostacoli delle sanzioni sul sistema bancario russo. In parallelo, continua a svilupparsi l’uso di valute di paesi terzi per alcune transazioni, in particolare valute del Golfo, come strumento di intermediazione. Il messaggio politico è chiaro. Se l’accesso al sistema finanziario centrato sul dollaro diventa un’arma, India e Russia rispondono costruendo un’architettura di pagamenti e investimenti parzialmente separata, in cui le risorse energetiche si scambiano con capacità industriali e asset locali. Non è ancora un sistema alternativo compiuto, ma è un laboratorio reale di de dollarizzazione applicata agli scambi fra grandi economie.
Difesa e co-produzione: la dipendenza che diventa patto industriale
Il secondo pilastro del vertice riguarda la difesa. La struttura delle forze armate indiane resta fortemente legata alla tecnologia russa e sovietica. Una larga parte dei caccia, dei carri armati e dei sistemi di difesa aerea in servizio in India si basa su piattaforme progettate e prodotte a Mosca. Per questo una rottura netta con la Russia non è tecnicamente possibile nel breve periodo. Significherebbe immobilizzare flotte aeree e mezzi corazzati lungo frontiere altamente sensibili con la Cina sull’Himalaya e con il Pakistan lungo il confine occidentale. A Nuova Delhi, Modi ha chiesto e ottenuto rassicurazioni sulle consegne dei sistemi di difesa aerea S 400, che avevano subito ritardi significativi a causa delle priorità belliche russe. Allo stesso tempo, la parte indiana ha spinto con forza per ampliare la co produzione: dall’impianto già operativo che assembla fucili d’assalto russi sul territorio indiano, fino alla produzione locale di pezzi di ricambio per i caccia di fabbricazione russa e per i carri principali in dotazione all’esercito. Questa evoluzione ha due effetti.

Da un lato consente alla Russia di mantenere un grande mercato senza dover gestire integralmente logistica e manutenzione dall’interno del proprio territorio. Dall’altro permette all’India di ridurre la propria vulnerabilità a eventuali blocchi futuri, acquisendo capacità industriali e margine di autonomia decisionale nel ciclo di vita dei propri sistemi d’arma.
Cosa ne pensa il mondo: consensi silenziosi, irritazione esplicita
Intorno all’asse Nuova Delhi Mosca le reazioni sono divergenti, negli Stati Uniti ad esempio il vertice viene osservato con sospetto e irritazione. L’amministrazione ha fatto filtrare messaggi di forte preoccupazione per il ruolo delle raffinerie indiane, accusate di importare greggio russo, trasformarlo in prodotti raffinati e rivenderlo sui mercati internazionali. Sullo sfondo c’è la minaccia di dazi su settori chiave dell’export indiano se Nuova Delhi non dovesse mostrare una riduzione della sua dipendenza energetica da Mosca o un maggiore allineamento alla politica di pressione sulle entrate russe.
In Europa prevale un disagio meno rumoroso ma profondo. Per molte capitali, l’India è partner necessario su clima, tecnologia e Indopacifico, ma al tempo stesso contribuisce a mantenere in vita la capacità finanziaria e militare di Mosca. La visita di Putin, con tutti gli onori dovuti a un capo di stato, viene letta come un segnale che il “fronte democratico” contro l’aggressione russa in Ucraina è molto più frastagliato di quanto suggeriscano i comunicati ufficiali. Nel Sud globale il quadro è ancora diverso.
In parte del mondo africano e latinoamericano il vertice viene visto come la conferma che esiste spazio per relazioni multiple, anche quando l’Occidente definisce un paese come paria. India e Russia vengono osservate come due attori che cercano di massimizzare i propri interessi sfruttando le fratture dell’ordine internazionale, con una logica che a molte capitali del Sud appare familiare.
La scommessa di modi: autonomia strategica o equilibrio instabile
Per Modi, la posta in gioco va oltre le ventiquattr’ore di un vertice. L’India rivendica da anni il principio di “autonomia strategica”, rifiutando di essere incasellata in alleanze rigide. Da un lato, Nuova Delhi partecipa con convinzione ai formati che la avvicinano agli Stati Uniti e ai loro alleati, in particolare nel quadrilatero indo pacifico e nella cooperazione tecnologica avanzata. Dall’altro mantiene relazioni dense con Mosca, che è al tempo stesso storico fornitore di armi, partner energetico e attore chiave nei meccanismi di cooperazione tra economie emergenti. Il vertice con Putin codifica questa linea in modo esplicito.
L’India comunica di non voler essere trattata come semplice alleato junior di alcuna potenza, né occidentale né eurasiatica. Vuole essere un polo in sé, con la libertà di stringere accordi energetici e militari con chi ritiene utile, pur continuando a dialogare con Washington su sicurezza marittima, tecnologia digitale e contrasto alla Cina. Il rischio è evidente.
Se le pressioni statunitensi dovessero trasformarsi in misure concrete, come dazi su prodotto finito o restrizioni alla cooperazione tecnologica, la crescita indiana potrebbe incontrare ostacoli significativi proprio nel momento in cui il paese punta a consolidare il suo ruolo di hub manifatturiero alternativo alla Cina.
Perché il vertice di nuova delhi conta oltre india e Russia

L’incontro di Nuova Delhi non chiude nessuna guerra, non firma trattati storici, non annuncia alleanze formali. Eppure è uno degli appuntamenti più rivelatori del 2025.Mostra che l’uso sistematico di sanzioni finanziarie e commerciali ha limiti strutturali quando si scontra con gli interessi vitali di grandi economie non occidentali. Indica che il tentativo di recidere i legami tra Mosca e il resto del mondo funziona solo in parte. Evidenzia che una potenza intermedia come l’India può trasformare la propria posizione in un vantaggio negoziale con tutti gli attori in campo, accettando un livello di ambiguità che per l’Occidente è sempre più difficile tollerare.
In ultima analisi, il vertice Modi Putin restituisce l’immagine di un sistema internazionale dove nessuna capitale può più dare per scontata la fedeltà di un partner. Ogni relazione, anche quella apparentemente più solida, è soggetta a rinegoziazioni continue, dettate da energia, demografia, sicurezza e tecnologia. In questo mosaico in movimento, Nuova Delhi ha scelto di non farsi trascinare, ma di guidare il proprio percorso, anche a costo di irritare più di una capitale occidentale.
Mosca, per ora, ne è il principale beneficiario. L’esito di lungo periodo di questa scommessa, invece, è ancora tutto da scrivere.


