10 Dicembre 2025
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Papa Leone XIV: solo la soluzione a due Stati può fermare la guerra di Gaza

Il Vaticano e Papa Leone XIV hanno ribadito con fermezza, durante l’incontro con il presidente israeliano Isaac Herzog, che solo una soluzione a due Stati può rappresentare la strada per mettere fine alla guerra a Gaza che ha devastato la regione e acceso tensioni diplomatiche e umanitarie su scala mondiale.

Il messaggio del pontefice è stato chiaro e ripetuto a più riprese. All’interno dei saloni vaticani si è consumata una delle tappe più significative del dialogo internazionale sulla crisi mediorientale degli ultimi mesi, a cui hanno preso parte anche il Segretario di Stato Pietro Parolin e il responsabile delle relazioni estere della Santa Sede, l’arcivescovo Gallagher.

La visita, al centro di polemiche diplomatiche sull’invito, ha costituito un passo importante per una relazione che il Vaticano considera strategica, non solo nei rapporti con Israele ma nella prospettiva più ampia di pace tra i popoli. Il pontefice ha ricordato la necessità di coraggio e volontà politica, coinvolgendo la comunità internazionale nella costruzione di una soluzione stabile che riconosca “le aspirazioni legittime dei due popoli”.

Il Vaticano si è schierato con forza contro l’uso della violenza contro i civili. Dopo l’attacco del 7 ottobre, in cui Hamas ha rapito ostaggi e ucciso migliaia di persone, la risposta israeliana ha portato a una escalation senza precedenti di bombardamenti, con decine di migliaia di vittime civili, secondo le stime dell’ONU.

Papa Leone XIV, il primo pontefice americano nella storia della Chiesa, ha idee ferme e pragmatiche, fedeli alla tradizione diplomatica vaticana. In continuità con papa Francesco, Leone XIV insiste su cessate il fuoco, diritto umanitario e una soluzione a due Stati. Israele dal canto suo respinge le accuse, sostenendo che ogni bombardamento mira a colpire solo obiettivi militari e che le perdite civili sono causate dalla presenza di infrastrutture di Hamas in aree urbane densamente popolate. Il Vaticano, però, rimane critico e auspica che tutte le parti si impegnino per limitare il più possibile le sofferenze della popolazione, garantendo accesso umanitario e rispetto delle regole internazionali.

Durante l’incontro sono stati affrontati anche i temi della protezione delle minoranze religiose e delle comunità cristiane, che in Medio Oriente continuano a subire persecuzioni ed emigrazione forzata. Il pontefice ha sottolineato il valore delle scuole cattoliche, dei centri di accoglienza sociale e dei progetti di coesione che contribuiscono quotidianamente alla promessa di una pace concreta.

Papa Leone ha ripetuto il suo appello per il cessate il fuoco: “Serve coraggio nelle scelte e il sostegno di tutta la comunità internazionale per raggiungere la pace con il riconoscimento pieno dei diritti palestinesi e della sicurezza di Israele”. Nella dichiarazione diffusa dopo l’incontro, la Santa Sede ha ribadito la richiesta di una ripresa rapida dei negoziati, la liberazione degli ostaggi, l’ingresso sicuro degli aiuti in tutte le aree colpite, il rispetto totale del diritto umanitario e il riconoscimento della legittimità delle aspirazioni dei palestinesi e degli israeliani.

Herzog ha ringraziato pubblicamente Papa Leone per l’accoglienza, auspicando una visita del pontefice in Terra Santa per rafforzare il dialogo interreligioso e la collaborazione “per un futuro di giustizia e compassione”. In cambio, il Vaticano si è impegnato a lavorare diplomaticamente per coinvolgere i principali attori globali nella definizione di una road map che porti finalmente al dialogo e alla soluzione a due Stati su cui insiste dal secondo dopoguerra.

Il peso delle parole papali è amplificato dall’urgenza che si respira nel contesto mediorientale: la diplomazia tradizionale appare stanca, il conflitto ingravescente e la comunità internazionale indecisa. Tra promesse di corridoi umanitari e richieste di cessate il fuoco, il Vaticano si pone come voce morale che richiama i governi al rispetto degli accordi internazionali e delle regole fondamentali della convivenza tra i popoli. Le trattative in corso, osteggiate dalla destra israeliana e criticate da gruppi radicali palestinesi, mostrano quanto il dialogo sia difficile ma imprescindibile.

L’incontro tra il leader spirituale della cristianità e il presidente israeliano ha avuto una forte valenza simbolica. Mai come ora il ritorno alla soluzione a due Stati appare come la porta d’accesso ad una pace negoziata, nonostante profonde divisioni e ferite ancora aperte nella regione. Il Vaticano ribadisce che solo così sarà possibile aiutare Gaza e la Cisgiordania a uscire dalla spirale di morte che si prolunga da decenni, tutelando insieme le radici storiche delle religioni, la sicurezza di Israele e la dignità del popolo palestinese.

Prima della partenza, Herzog ha ribadito l’invito al pontefice a visitare Israele e Gaza, segno di apertura e volontà di dialogo. Papa Leone, come già il suo predecessore, resta convinto che il ruolo della Chiesa e della diplomazia vaticana sia fondamentale per mantenere viva la speranza di una pace giusta. La soluzione a due Stati, promossa con decisione dalla Santa Sede, si conferma come il nodo essenziale attorno a cui ruotano tutte le speranze per il futuro del Medio Oriente.

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