La polizia può sequestrare il mio smartphone? L’esperto risponde

La polizia o i carabinieri possono sequestrare il nostro smartphone? possono chiederci di sbloccarlo e come possiamo rispondere a questa richiesta? Alground ha interpellato l’avv. Giovanni Bonomo di Milano, esperto in diritto delle nuove tecnologie,  e abbiamo immaginato le più comuni situazioni-tipo per capire come dobbiamo reagire alla richiesta, più o meno perentoria, di consegnare il nostro smartphone.

La polizia può sequestrare lo smartphone ad un posto di blocco?

Immaginiamo che un gruppo di ragazzi venga fermato ad un posto di blocco, il poliziotto si insospettisca nel vedere le facce, e ordini la consegna dello smartphone. Può farlo? Possiamo opporci?

Premettiamo che ci troviamo in una situazione in cui il mondo informatico va velocissimo mentre il legislatore è molto molto lento. Per cui è difficile avere norme che siano adeguate al mondo quotidiano.

In questo caso esiste una “lotta” fra la sicurezza pubblica e la privatezza del cittadino, sono due elementi che vanno di norma in conflitto.

Diciamo che la Polizia giudiziaria ovviamente fa prevalere il dovere della sicurezza pubblica: esistono già delle circolari come a Pordenone e a Torino che si sono espresse sulla questione, sdoganando la possibilità per i poliziotti di chiedere la consegna del cellulare.

Ad un posto di blocco la polizia può chiedere lo smartphone. Ma solo se vi è urgenza di raccogliere informazioni

Il punto sta tutto nell’urgenza. Nel momento in cui si verifica un fatto grave, come un incidente, e il cellulare può essere stato determinante nel causare quel fatto, o nel riprendere dettagli probatori di quell’avvenimento, esiste l’urgenza di raccogliere le informazioni, e dunque il poliziotto può ordinarci la consegna del cellulare.

E in questo caso la valutazione dell’urgenza è del singolo agente, senza che vi sia bisogno dell’ordinanza di un GIP.

Quindi, se le circostanze lo indicano, un poliziotto o carabiniere può ordinarci la consegna dello smartphone.

Esattamente. L’unica cosa che può fare il cittadino, se sente violata la sua privacy, è quella di chiedere quale sia questa urgenza e quale incidente determini questa richiesta perentoria. Già una persona che pone questa domanda e dimostra di conoscere la legge, attua una buona forma di difesa.

Controllo su segnalazione: che fare?

Mettiamo invece che per un carico pendente, una denuncia o una notifica giudiziaria, ci sia una segnalazione su di noi. Gli agenti ci chiedono i documenti, ci controllano e ci chiedono la consegna dello smartphone.

Se si trattasse della notifica di qualche atto, non vi è una precisa necessità di consegnare lo smartphone, dunque è difficile che lo chiedano. Se vi è una segnalazione e la conseguente necessità di fare delle verifiche invece è possibile che lo chiedano.

In questo caso il cittadino può e deve chiedere espressamente i motivi specifici per cui viene richiesto di controllare lo smartphone, e anche qui questa sola domanda limita l’invasività dell’agente.

E se, pur consegnandolo, mi rifiutassi di sbloccarlo?

Le cose non cambiano. Non dare il PIN è una forma di opposizione, e nel caso di un iPhone non avere il codice costituisce un ostacolo quasi insormontabile, per cui si può configurare un principio, anche se non grave, di resistenza a pubblico ufficiale.

In caso di perquisizione?

Qui la risposta è scontata: bisogna consegnarlo e sbloccarne il codice, assolutamente sconsigliato è opporsi.

L’arresto. Aspettiamo a sbloccare lo smartphone

Parliamo invece dell’arresto. In questo caso le cose cambiano. A livello tecnico chi è sotto arresto deve difendersi e può farlo in ogni modo possibile, anche omettendo prove che potrebbero essere contro di lui. In questo caso se ci rifiutiamo che succede?

Il cambio di prospettiva è corretto. Mentre gli inquirenti devono accertare la verità e dunque se trovano prove a discolpa dell’imputato devono segnalarlo, chi si difende può fare qualsiasi cosa per proteggersi, anche cercare di occultare i dati di uno smartphone che possono comprometterlo.

Durante un arresto le cose cambiano. Consegnate lo smartphone ma aspettate il vostro legale per sbloccarlo

Il punto è che all’atto pratico durante un arresto è estremamente difficile se non impossibile non consegnare il cellulare. In quel caso non viene “chiesto” ma semplicemente strappato dalle mani o tolto dalla tasca.

In questo caso però è possibile, se vi è un codice di protezione, appellarsi alla presenza dell’avvocato prima di sbloccare il dispositivo, in modo da farlo sotto la tutela di un legale e minimizzare l’impatto di qualunque informazione che possa comprometterci.

In questo caso facciamo attenzione a quando ci viene riconsegnato: è possibile che sia stato modificato o vi sia stato inserito un qualche strumento di intercettazione. Voglio dire che è sempre bene non fidarsi di uno smartphone riconsegnato dalla polizia e sarebbe meglio sostituire per quanto possibile il telefono per le nostre comunicazioni private.

Un sequestro durante un viaggio?

Terminiamo con una domanda relativa ai viaggi. Sul treno cosa può accadere?

Sul treno il controllore dei biglietti non può assolutamente chiedere la consegna nè dei documenti nè dello smartphone. Al massimo, in situazioni gravi, viene chiamata la polizia ferroviaria. In quel caso valgono le regole citate prima, non opporsi ma chiedere il motivo di tale richiesta.

E in aereo?

In aereo vige un controllo veramente capillare. In questo caso, durante delle verifiche a campione, può essere richiesto il controllo dei bagagli e di quello che abbiamo in tasca. In questo caso però non siamo tenuti a sbloccarlo. In tale situazione più che un potere di controllo, le autorità hanno il potere, se non sono perfettamente convinte, di non farti imbarcare.