Il primo ministro polacco Donald Tusk ha annunciato un vasto piano di ammodernamento militare per il paese, pochi giorni dopo la violazione dello spazio aereo polacco da parte di droni russi. Dopo l’episodio, verificatosi nella notte fra il 9 e il 10 settembre, la Polonia ritiene di essere più vicina a un conflitto aperto rispetto a qualsiasi altro momento dal 1945, catalizzando un”allerta senza precedenti” come dichiarato dal segretario generale della NATO Rutte . La tensione sul confine orientale si è fatta palpabile, poiché i droni sono penetrati nel territorio nazionale anche in prossimità di zone dove si stanno radunando truppe russe e bielorusse per esercitazioni congiunte.
La violazione della sovranità polacca è avvenuta mentre nel vicino territorio ucraino era in corso una nuova ondata di attacchi aerei russi: ci sono state almeno 19 intrusioni di droni russi, e 3 abbattimenti confermati da parte della difesa polacca, con il supporto diretto di forze alleate, tra le quali spicca il contributo degli aerei olandesi. Alcuni di questi velivoli provenivano dalla Bielorussia, area dove, proprio nel giorno della crisi, si stavano radunando truppe in vista di manovre militari congiunte. Infatti, la frontiera con la Bielorussia era stata chiusa dalla mezzanotte di giovedì, dopo l’annuncio del 9 settembre, per le esercitazioni Russia-Bielorussia (Zapad-2025).
I dettagli dell’incursione hanno generato timori diffusi: molte delle zone colpite si trovano nell’est della Polonia, che hanno subito vari danni. In un caso, un drone ha colpito l’abitazione di un anziano, causando dei crolli ma fortunatamente nessun ferito. L’evento ha portato all’interruzione temporanea del traffico aereo sugli areoporti di Chopin a Varsavia e quelli di Rzeszów e Lublino, con le autorità che hanno raccomandato massima cautela.
Parlando in Parlamento il 10 settembre, Donald Tusk ha avvertito che la Polonia è «più vicina a un conflitto aperto di quanto lo sia mai stata dalla Seconda guerra mondiale», precisando però di «non avere motivo di ritenere che siamo sull’orlo della guerra». Varsavia ha quindi attivato l’Articolo 4 del Trattato NATO per consultazioni d’urgenza. Il supporto degli alleati è stato immediato: oltre ai caccia olandesi impiegati nelle operazioni di intercettazione, è intervenuto un velivolo italiano di sorveglianza/allerta precoce; parallelamente, la NATO ha schierato propri assetti AWACS e aerocisterne, mentre le batterie Patriot tedesche dispiegate in Polonia sono state poste in stato di allerta.
La risposta degli alleati ha permesso di abbattere i droni che costituivano un pericolo diretto e di neutralizzare la minaccia. Le operazioni si sono dimostrate un test cruciale sulla prontezza e l’efficacia dell’apparato di sicurezza nazionale, e Tusk ha elogiato pubblicamente la rapidità dei militari polacchi e la coordinazione con i paesi membri dell’Alleanza Atlantica. L’evento, definito “provocazione calcolata” dagli stessi funzionari europei e polacchi, ha messo in luce il rischio che il conflitto tra Russia e Ucraina possa riversarsi su altre nazioni confinanti, facendo crescere le preoccupazioni occidentali per una possibile escalation regionale. Il Premier ha dichiarato che questo episodio sia il segnale di quanto il confine orientale resti una delle linee più esposte e vulnerabili d’Europa. La Polonia ha avviato nella mattina dell’11 settembre una serie di restrizioni al traffico aereo, imposte dall’Agenzia di navigazione polacca per garantire la sicurezza della popolazione in coordinamento con le autorità militari.
Anche la diplomazia internazionale si è mobilitata: la Polonia ha richiesto una riunione straordinaria delle istituzioni europee e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, portando il caso all’attenzione dei principali organismi mondiali. Gli Stati Uniti, che da mesi cercano di guidare Mosca e Kyiv verso una soluzione negoziata, si trovano di fronte a risultati alquanto modesti, mentre la crisi polacca testimonia il permanere di una forte instabilità. L’Unione Europea, pur condannando l’incursione, teme per la sicurezza collettiva e si schiera a fianco di Varsavia, sottolineando l’urgenza di rafforzare i sistemi di difesa comune, dalla cyber-security alle capacità di intercettazione.
Il piano di modernizzazione dell’esercito polacco è quindi destinato a un’accelerazione straordinaria: Tusk ha promesso più risorse, nuovi sistemi missilistici, un rafforzamento delle difese anti-drone e maggior coordinamento con i partner NATO. I militari saranno dotati di nuovi radar, droni di controllo e sistemi di comando e comunicazione integrata. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere la Polonia “impenetrabile” alle minacce ibride, convenzionali e provenienti dallo spazio aereo, investendo anche nella formazione continua delle truppe e nello sviluppo di tecnologia nazionale per la difesa.
Le manovre russe e bielorusse previste lungo il confine gettano ulteriori ombre, in quanto unite alle recenti incursioni segnalano una strategia mirata di pressione psicologica e destabilizzazione. Varsavia denuncia inoltre la presenza di operatori russi nelle vicinanze delle posti di frontiera, e si teme che anche infrastrutture energetiche e informatiche possano essere bersagli di futuri attacchi. La crisi polacca, in questo senso, si inserisce in un quadro di crescente tensione geopolitica nell’Europa centro-orientale, che potrebbe rapidamente trasformarsi in scenario di crisi militare permanente.
La popolazione polacca ha reagito con forte preoccupazione ma anche con solidarietà e fiducia nei confronti delle istituzioni. Molti cittadini, infatti, esprimono fiducia nel rinnovamento militare, auspicando che le nuove misure annunciate da Tusk possano costituire un vero baluardo contro tutte le minacce future.
Il premier polacco ha ribadito che la sicurezza nazionale non può prescindere dal sostegno degli alleati e dalla collaborazione internazionale: la violazione dello spazio aereo polacco viene interpretata come test della determinazione della NATO, e la risposta coordinata diventa elemento fondamentale per scoraggiare nuove provocazioni. Secondo Tusk, la Polonia non sarà mai lasciata sola e continuerà a investire nell’innovazione militare e nella difesa collettiva europea, garantendo la protezione di tutto il continente.
Alla luce degli ultimi sviluppi, il futuro della sicurezza polacca si lega sempre più strettamente alle dinamiche della guerra in Ucraina e alla capacità dell’Europa di rispondere in modo unitario alle provocazioni provenienti da Mosca. La crisi dei droni russi ha dimostrato i rischi insiti nell’attuale equilibrio internazionale e rafforza la scelta di Varsavia di accelerare il programma di ammodernamento militare, in un’epoca in cui le minacce si moltiplicano e i confini tradizionali diventano sempre più vulnerabili.