28 Ottobre 2025
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Zambia, il disastro ambientale cinese e il silenzio comprato con pochi dollari

Il 18 febbraio 2025 è iniziato il peggior incidente della vita di molti zambiani con un fragore assordante. Il muro alto 9 metri che circondava una piscina di rifiuti tossici nella miniera di rame cinese sopra il suo villaggio è crollato, scatenando un fiume velenoso di liquido giallo e maleodorante che ha inondato case e campi nella provincia dello Zambia di Copperbelt. L’acqua, carica di cianuro e arsenico, arrivava fino al petto delle persone presenti, molti hanno temuto di annegare mentre cercavano di salvare il campo di mais che coltivavano per sfamare le loro famiglie.​

Quello che è accaduto nei mesi successivi al collasso della diga di decantazione della Sino Metals, unità della China Nonferrous Mining Corporation di proprietà statale, ha rivelato un modello preoccupante di gestione della crisi che combina risarcimenti minimi, accordi di riservatezza e intimidazioni sistematiche.

Sei mesi dopo il disastro, i funzionari della Sino Metals si sono presentati alle fattorie circostanti con un’offerta di 150 dollari, a condizione che firmassero un accordo per non parlare mai più della fuoriuscita, non intraprendere azioni legali e nemmeno rivelare il contenuto dell’accordo stesso. Senza più nulla da coltivare in un terreno che il governo zambiano ha dichiarato troppo tossico per sostenere raccolti per almeno tre anni, molti hanno accettato.​

Gli abitanti della zona colpita accettano il risarcimento di pochi dollari

Le dimensioni reali della catastrofe

L’ambasciata statunitense a Lusaka ha definito questo incidente il sesto peggior disastro mai verificatosi in una diga di decantazione mineraria in termini di volume. I fanghi tossici si sono riversati nel fiume Kafue, lasciando pesci morti lungo un tratto di 112 chilometri e avvelenando campi agricoli in un’area che fornisce acqua potabile a circa il 60% dei 20 milioni di abitanti dello Zambia. Il fiume Kafue, lungo oltre 1.500 chilometri, rappresenta la fonte d’acqua più importante del paese, utilizzata per la pesca, l’irrigazione agricola e le attività industriali.​

Inizialmente Sino Metals ha dichiarato che solo 50.000 tonnellate di rifiuti avevano raggiunto il fiume. Tuttavia, dopo mesi di indagini, Drizit Environmental, un’azienda sudafricana incaricata dalla stessa Sino Metals di valutare i danni, ha concluso che 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti tossici erano traboccati nella valle del Kafue, una quantità 30 volte superiore a quella dichiarata dall’azienda.

Il rapporto di Drizit ha rivelato livelli pericolosi di cianuro, arsenico, rame, zinco, piombo, cromo, cadmio e altri inquinanti che rappresentano gravi rischi per la salute a lungo termine, tra cui danni agli organi, difetti congeniti e cancro. Sino Metals ha rescisso il contratto con l’azienda sudafricana un giorno prima della scadenza del rapporto finale, citando generiche violazioni contrattuali senza fornire dettagli.​

L’impatto immediato è stato devastante. Decine di studenti della Copperbelt University di Kitwe sono stati ricoverati in ospedale dopo aver bevuto acqua contaminata a febbraio e marzo, secondo un gruppo studentesco. L’università ha chiuso per due settimane a febbraio, citando il rischio che l’acqua contaminata rappresentava per gli studenti. La città di Kitwe, che ospita circa 700.000 persone, ha visto la fornitura d’acqua completamente sospesa. L’ambasciatore statunitense Michael Gonzales ha scritto che un’organizzazione che ha analizzato oltre 170 campioni di acqua e suolo ha riferito di non aver mai incontrato un’azienda che abbia dimostrato una tale mancanza di rimorso o responsabilità come Sino Metals.​

La campagna di pressione e gli accordi capestro

La risposta della Sino Metals alla crisi ha sollevato serie preoccupazioni tra attivisti, avvocati e osservatori internazionali. L’azienda ha promesso di pagare un totale di 650.000 dollari a decine di migliaia di agricoltori e pescatori colpiti dalla fuoriuscita, con offerte per persona che variavano da 100 a 2.000 dollari. Per ricevere il pagamento, la popolazione locale doveva accettare di rinunciare al diritto di presentare richieste di risarcimento future, secondo gli accordi esaminati da vari media internazionali.​

Copperbelt inquinamento

Ad agosto, funzionari minerari cinesi, accompagnati da funzionari del governo zambiano, sono andati porta a porta nel villaggio di Sabina, vicino a un affluente del fiume Kafue. Tra le persone visitate c’era Timmy Kabindela, 42 anni, la cui famiglia possiede quattro laghetti per pesci e orti di cavoli e mais su 50 acri di terreno. Prima della fuoriuscita, l’azienda di famiglia vendeva circa 900 dollari di pesce a settimana ai ristoranti della città di Chambishi. Kabindela ha scoperto decine di migliaia di tilapia morte che galleggiavano nei suoi stagni il giorno del disastro.

Settimane dopo si è recato negli uffici della Sino Metals, dove gli è stato promesso un risarcimento in contanti di 700 dollari, acqua potabile gratuita per tre mesi e diverse tonnellate di calce per neutralizzare l’acqua inquinata. Dopo aver appreso gli altri termini dell’accordo proposto, ha interrotto l’incontro e ha guidato per 240 miglia fino a Lusaka per consultare i suoi avvocati.​

Il giorno dopo, i rappresentanti cinesi sono tornati, questa volta accompagnati dalla polizia, e hanno presentato il contratto alla madre ottantenne di Kabindela, che lo ha firmato. “Non aveva idea di cosa stesse firmando”, ha dichiarato Kabindela. “Sono determinato a combattere questi cinesi in tribunale. Sono degli imbroglioni”. Malisa Batakathi, uno degli avvocati che rappresentano le vittime, ha affermato che la maggior parte dei suoi clienti non sa leggere e non ha avuto l’opportunità o il tempo adeguato per chiedere una consulenza legale indipendente prima di firmare gli accordi di liberatoria. “La maggior parte di loro non conosceva le implicazioni di ciò che stava firmando”, ha dichiarato Batakathi.​

Intimidazioni, sorveglianza e arresti

Funzionari comunali locali e gruppi ambientalisti hanno affermato che Sino Metals ha assunto un’unità di sicurezza che ha cercato di impedire alla popolazione locale di parlare con i media o con gli attivisti ambientalisti. A Kalusale, il villaggio vicino alla diga crollata, la polizia ha avvertito i residenti di non parlare con i giornalisti e di non condividere le foto dei danni, secondo quanto riferito dai residenti. Settimane prima, un drone aziendale aveva avvistato attivisti di gruppi ambientalisti che parlavano con i residenti, secondo due ex dipendenti della Sino Metals.

La polizia è intervenuta sul posto e ha arrestato diversi attivisti, tra cui la venticinquenne Sakani Sarah, accusata di disturbo della quiete pubblica. È stata trattenuta per la notte e ha pagato una multa di 10 dollari prima di essere rilasciata, secondo i documenti della polizia.​

Con accordi capestro si poteva ricevere un risarcimento minimo

Gli attivisti hanno affermato che negli ultimi tre mesi la polizia ha arrestato più di una dozzina di attivisti e giornalisti nei pressi del sito minerario. Giornalisti, operatori di organizzazioni non profit e avvocati affermano che Sino Metals e la polizia locale li hanno sorvegliati o hanno impedito loro di visitare Kalusale, una delle comunità più colpite.

“Il livello di intimidazione e molestia è tale che noi della società civile non possiamo lavorare liberamente”, hanno dichiarato gli attivisti. Brigadier Siachitema, avvocato che rappresenta circa 200 individui colpiti, ha dichiarato che lui e i suoi colleghi sono stati ripetutamente impediti di visitare i propri clienti a Kalusale. “Anche ora, ci sono molti agenti di polizia della miniera sul campo”, ha affermato, riferendosi al personale di sicurezza privato dell’azienda.​

Ponde Chulu, residente a Kalusale e parte civile nella causa intentata contro Sino Metals, ha dichiarato di essersi nascosto per evitare l’arresto. Chulu, 42 anni, ha affermato che sua moglie e i suoi sei figli sono stati ricoverati e dimessi dall’ospedale negli ultimi sei mesi a causa di eruzioni cutanee e mal di gola. “Sono già vittima dell’inquinamento”, ha detto. “Ma devo anche nascondermi per evitare la polizia”.​

La battaglia legale

Kabindela e decine di altre persone si sono rivolte a un avvocato e hanno intentato una causa contro Sino Metal, chiedendo circa 200 milioni di dollari di risarcimento e di ripristino ambientale. Questa è solo una delle numerose azioni legali avviate contro l’azienda. Una lettera di richiesta di risarcimento presentata da Malisa & Partners Legal Practitioners ha chiesto 220 milioni di dollari come compensazione provvisoria per trasferire 47 famiglie che vivono vicino al sito della fuoriuscita, oltre a fondi per test medici, trattamenti e ripristino dei mezzi di sussistenza. La stessa lettera ha richiesto 9,7 miliardi di dollari per un fondo di riabilitazione delle vittime e dell’ambiente, destinato a sostenere la bonifica e l’assistenza sanitaria a lungo termine.​

Sino Metal

Una seconda richiesta presentata da Malambo & Co. ha chiesto 200 milioni di dollari per istituire un fondo di emergenza per i propri clienti. Una terza causa, presentata a nome di quasi 200 agricoltori, chiede 80 miliardi di dollari da collocare in un conto vincolato come garanzia per il ripristino ambientale e il pieno risarcimento, oltre a pagamenti mensili di rilocalizzazione di 8.000 kwacha zambiani (344 dollari). Se accolte, queste richieste rappresenterebbero i danni più significativi mai assegnati contro una società mineraria per danni ambientali, non solo in Africa ma a livello globale.​

Il 12 settembre 2025, 176 residenti di Kalusale e Chambishi hanno avviato un caso storico presso l’Alta Corte dello Zambia contro Sino Metals Leach Zambia Limited e NFC Africa Mining Limited, con il supporto del Southern Africa Litigation Centre. La petizione cerca responsabilità per uno dei peggiori disastri ambientali dello Zambia e sostiene che le aziende hanno violato i diritti costituzionali alla vita, alla dignità, alla proprietà, a un ambiente sano e all’accesso alla giustizia. In una dichiarazione rilasciata il mese scorso, China Nonferrous Mining, la società madre di Sino, ha affermato che avrebbe contestato la causa, definendo la richiesta “chiaramente infondata”.​

Il dilemma dello Zambia tra Cina e ambiente

Il governo e l’economia dello Zambia sono diventati profondamente dipendenti dalla Cina. Lo Zambia riscuote circa 2 miliardi di dollari all’anno in tasse minerarie, principalmente dalle compagnie minerarie cinesi. Metà del rame estratto in Zambia, in gran parte da aziende cinesi, viene esportato in Cina. L’anno scorso, il governo zambiano ha annunciato che i cinesi avrebbero investito 5 miliardi di dollari nel paese entro il 2031. Il presidente zambiano Hakainde Hichilema, che si candida per la rielezione l’anno prossimo, sta cercando di negoziare una riduzione dei 6 miliardi di dollari di debiti con la Cina.​

Questo rende difficile per il governo esercitare pressioni eccessive su Sino Metals. “L’amministrazione Hichilema si trova in una situazione difficile. L’impressione che l’amministrazione Hichilema si stia inchinando agli interessi stranieri offre all’opposizione un terreno fertile in un momento in cui ha bisogno di riconquistare la supremazia e lanciare una sfida seria”.

Il coinvolgimento profondo della Cina in Zambia ha talvolta reso tese le relazioni tra i due paesi. I leader sindacali zambiani hanno affermato che i dirigenti cinesi pagano poco e maltrattano i lavoratori. Vent’anni fa, un’esplosione nella stessa miniera di rame dove si è verificata la fuoriuscita di quest’anno ha ucciso 46 minatori. Negli ultimi mesi, le autorità dello Zambia hanno chiuso, almeno temporaneamente, due miniere cinesi più piccole dopo aver riscontrato delle perdite nelle loro dighe di scarico.​

Il Ministero delle Miniere dello Zambia ha affermato che i risarcimenti alle aziende sono un primo passo, mentre il governo studia l’intera entità dei danni. L’entità definitiva del risarcimento e l’entità della bonifica saranno determinati da una valutazione indipendente, ha affermato il Ministero. Tuttavia, mentre il governo parla di valutazioni indipendenti, le ruspe della Sino Metals hanno spianato la terra e rimosso i detriti secchi dalle rive dei fiumi e dai giardini, operazioni che potrebbero rendere più difficile un’indagine di questo tipo. Accanto alla diga crollata, un altro muro di terra è in costruzione in preparazione della ripresa delle attività minerarie, secondo quanto riportato da funzionari governativi.​

“I cinesi stanno solo mettendo in scena uno spettacolo”, ha detto Samuel Sekanya, consigliere locale di Chambishi, il comune in cui ha sede la miniera. “Stanno ingannando la gente, costringendola a firmare documenti che non capiscono. Non gli importa della difficile situazione delle vittime”. In una dichiarazione scritta di settembre, China Nonferrous Mining ha attribuito il cedimento della diga alle forti piogge e agli atti vandalici da parte della popolazione locale, che hanno danneggiato la membrana protettiva della vasca contenente gli scarti della miniera.

L’azienda ha affermato che le sue offerte di risarcimento agli agricoltori si basano su una valutazione del governo zambiano e che ha adottato sufficienti misure di ripristino, compresi gli interventi di ripristino nelle aree colpite dalla fuoriuscita. “L’incidente non ha causato alcun impatto significativo sull’ambiente circostante o sulla comunità“, ha affermato China Nonferrous Mining.​

Una dichiarazione che contrasta drammaticamente con la realtà vissuta da migliaia di zambiani nella provincia di Copperbelt, dove un fiume è “morto” nel giro di una notte e dove famiglie come quella di Bathsheba Musole continuano a lottare per sopravvivere su terre avvelenate, costrette al silenzio da accordi di riservatezza firmati in cambio di pochi dollari.

Chi è la Sino Metals

Nome completo: Sino-Metals Leach Zambia Limited (abbreviato: Sino Metals)
Tipo di società: Sussidiaria di impresa statale cinese
Sede operativa: Kalulushi/Chambishi, Provincia del Copperbelt, Zambia
Anno di costituzione: 2004
Settore: Estrazione e lavorazione del rame tramite idrometallurgia

Struttura proprietaria

Sino Metals è controllata da China Nonferrous Metal Mining (Group) Co., Ltd. (CNMC), con la seguente struttura azionaria:

  • CNMC (China Nonferrous Metal Mining Group): 55%
  • Hong Kong Zhongfei Mining Investment: 30%
  • NFC Africa Mining: 15%

CNMC, la società madre, è una grande impresa centrale di proprietà statale cinese, gestita direttamente dalla State-owned Assets Supervision and Administration Commission (SASAC) del Consiglio di Stato cinese, l’organo esecutivo più alto della Repubblica Popolare Cinese. Questo significa che Sino Metals ha collegamenti diretti con il governo di Pechino.

CNMC è quotata alla Borsa di Hong Kong con il ticker 1258.HK. Al settembre 2025, China Nonferrous Metal Mining Group controlla il 66,6% delle azioni di CNMC, mentre il 23,9% è detenuto dal pubblico e il 9,5% da investitori istituzionali.

Dati finanziari della casa madre (CNMC)

Ricavi 2024: 3,817 miliardi di dollari (+5,8% rispetto al 2023)

Profitto netto 2024: 558 milioni di dollari (+46,2% rispetto al 2023)

Capitalizzazione di mercato (ottobre 2025): Circa 1,6 miliardi di dollari

Produzione complessiva di rame CNMC (2024): 524.000 tonnellate

Nel primo semestre del 2025, CNMC ha registrato un utile netto di 371,3 milioni di dollari, in aumento del 22,5%, nonostante un calo dei ricavi, grazie al miglioramento dell’efficienza operativa e all’aumento dei prezzi internazionali del rame

Alex Trizio
Alex Triziohttps://www.alground.com
Alessandro Trizio è un professionista con una solida expertise multidisciplinare, che abbraccia tecnologia avanzata, analisi politica e strategia geopolitica. Ora è Amministratore e Direttore Strategico del Gruppo Trizio, dirigendo il dipartimento di sicurezza informatica. La sua competenza si estende all'applicazione di soluzioni innovative per la sicurezza cibernetica e la risoluzione di criticità complesse.
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