Covid. L’inchiesta di Bergamo mette in ansia la politica

L’indagine sull’epidemia di COVID-19 nella provincia di Bergamo ha sollevato molte polemiche e reazioni diverse, soprattutto da parte dei politici coinvolti. L’inchiesta si divide in tre filoni che riguardano la mancata zona rossa in Val Seriana, il piano pandemico nazionale e la situazione dell’ospedale di Alzano Lombardo. Dai documenti dell’indagine emerge una serie di carenze e inefficienze da parte del ministero della Salute nella gestione della pandemia.

Tra i 19 indagati ci sono l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e l’ex governatore della Lombardia Attilio Fontana. Ognuno di loro ha reagito in modo diverso all’inchiesta, a seconda della propria posizione politica e personale.

Conte ha sempre sostenuto di aver agito sempre nel rispetto della legge e della scienza, e si è detto pronto a chiarire la sua posizione di fronte ai giudici. Speranza, dal canto suo, ha espresso piena fiducia nella magistratura e ha sottolineato che il suo operato è stato sempre volto alla tutela della salute pubblica.

Fontana, invece, ha definito l’inchiesta una “farsa” e ha accusato i pubblici ministeri di aver fatto una scelta politica per colpire il centrodestra. Il leader della Lega, Matteo Salvini, si è schierato con Fontana e ha criticato l’azione dei magistrati, definendola una “vergogna” e una “persecuzione”. Dall’altra parte, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha chiesto rispetto per il lavoro della magistratura e ha invitato a non fare polemiche politiche su una questione così delicata.

Ciò che emerge da queste reazioni politiche è la polarizzazione del dibattito pubblico, che spesso si trasforma in una battaglia ideologica anziché in un confronto razionale sui fatti. Ogni parte cerca di difendere il proprio operato, accusando gli avversari politici di incompetenza e superficialità. Tuttavia, ciò che dovrebbe essere importante in questo momento è la ricerca della verità e la comprensione di ciò che è andato storto nella gestione dell’emergenza COVID-19.

L’inchiesta sulla provincia di Bergamo ha messo in evidenza alcune carenze e inefficienze nella macchina organizzativa del ministero della Salute. Ciò che emerge è una mancanza di coordinamento tra le istituzioni, con decisioni prese in modo frammentato e senza una visione d’insieme. Ad esempio, la mancata zona rossa in Val Seriana è stata una scelta che ha avuto conseguenze disastrose per la diffusione del virus in quella zona.

Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, “sono state articolate, complesse e consistite nell’analisi di una rilevante mole di documenti acquisiti e sequestrati, sia in forma cartacea che informatica, presso il ministero della Salute, l’Istituto superiore di Sanità, il Dipartimento della Protezione civile, Regione Lombardia, Ats, Asst, l’ospedale Pesenti-Fenaroli di Alzano Lombardo, nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall’attività investigativa, oltre che nell’audizione di centinaia di persone informate sui fatti” si legge nella nota del procuratore capo Antonio Chiappani.

Un’attività – nei confronti dei 19 indagati – che “è stata oltremodo complessa sotto molteplici aspetti e ha comportato altresì valutazioni delicate in tema configurabilità dei reati ipotizzati, di competenza territoriale, sussistenza del nesso causalità ai fini dell’attribuzione delle singole responsabilità, ha consentito innanzitutto di ricostruire i fatti così come si sono svolti a partire dal 5 gennaio 2020” conclude il procuratore.

Inoltre, la situazione dell’ospedale di Alzano Lombardo ha messo in luce la mancanza di risorse e di personale, che hanno reso difficile la gestione dell’emergenza. L’inchiesta dovrebbe quindi servire a individuare i punti critici della gestione della pandemia, al fine di migliorare la preparazione delle istituzioni per eventuali emergenze future.

È stata aperta un’indagine per la fuga di notizie sull’inchiesta sulla gestione della prima fase della pandemia: in particolare modo sulla pubblicazione dei nomi dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e dell’ex assessore al Welfare Giulio Gallera.