02 Novembre 2025
HomeAttualitàIsraele e le demolizioni delle case per ritorsione. Ma serve davvero?

Israele e le demolizioni delle case per ritorsione. Ma serve davvero?

I soldati israeliani hanno raso al suolo la casa di Eslam Froukh, un palestinese accusato di aver compiuto un paio di attentati mortali alla fermata dell’autobus di Gerusalemme l’anno scorso. Subito dopo che sono scoppiate le esplosioni in questo quartiere normalmente tranquillo del centro di Ramallah, sono scoppiati scontri tra palestinesi e soldati israeliani.

GUARDA IL VIDEO DELL’ESPLOSIONE DELLA CASA

Israele ha demolito 27 case di sospetti e condannati terroristi dall’inizio del 2022 di cui 10 già quest’anno. Al ritmo attuale, sarebbe il maggior numero di demolizioni dal 2016, la fine del l'”intifada dei coltelli”, quando i palestinesi compirono attacchi mortali usando coltelli, automobili e altre armi non convenzionali.

Israele afferma che le demolizioni di case servono a una più ampia strategia di deterrenza, in un momento in cui gli attacchi terroristici sono di nuovo in aumento.

I palestinesi hanno ucciso almeno 48 persone in Israele e in Cisgiordania nell’ultimo anno e mezzo. Ma alcuni esperti di sicurezza affermano che la strategia è controproducente, in quanto alimenta il ciclo della violenza piuttosto che contenerlo. E i difensori dei diritti umani condannano la pratica come una punizione collettiva e una violazione del diritto internazionale.

Le demolizioni delle case hanno ispirato la rabbia tra i palestinesi, e hanno aumentato le adesioni ad Hamas, Jihad islamica e altri gruppi armati, che spesso si presentano alla porta di famiglie rimaste senza casa, offrendo di pagare per la ricostruzione e ottenere sostegno politico.

L’ex giudice della Corte Suprema israeliana Menachem Mazuz ha affermato che lo scopo della tattica era “placare l’opinione pubblica”, anche se “la leadership è anche consapevole che questo non è ciò che impedirà il prossimo atto di terrore”. Il Dipartimento di Stato americano lo ha definito “controproducente per la causa della pace”.

Mentre il governo israeliano di estrema destra promette di espandere e intensificare la pratica, molti critici affermano che il suo vero scopo non è l’antiterrorismo, ma la demagogia politica, intesa a soddisfare i collegi elettorali che chiedono qualcosa – qualsiasi cosa – in risposta a letali, brutali, attacchi spesso scioccanti.

Danny Yotam, l’ex capo del Mossad, l’agenzia di intelligence israeliana, ha affermato che il paese fa affidamento sull’intelligence, piuttosto che sulla deterrenza, per prevenire futuri attacchi. E mentre è un sostenitore delle demolizioni di case, ha affermato che affinché la pratica funzioni, deve essere applicata con “proporzionalità” – un concetto che secondo lui è assente dall’attuale governo israeliano.

L’opinione

Tutte le situazioni di guerra sono complesse da analizzare, è difficile dire cosa è giusto fare o cosa non è giusto, certo è che bisogna anche analizzare i risultati delle azioni che si portano avanti. Israele, se vuole diminuire gli attacchi da parte delle organizzazioni armate deve anche abbandonare l’idea che la vendetta sia la via giusta.

Da sempre si è vista la veridicità della frase “violenza chiama violenza”.
E’ questo quello a cui dovrebbe pensare Israele, capire che così non si arriva da nessuna parte e che il terrorismo non si fa fermare da azioni di rivalsa.
Il governo israeliano dovrebbe ragionare su questo punto.

Alex Trizio
Alex Triziohttps://www.alground.com
Alessandro Trizio è un professionista con una solida expertise multidisciplinare, che abbraccia tecnologia avanzata, analisi politica e strategia geopolitica. Ora è Amministratore e Direttore Strategico del Gruppo Trizio, dirigendo il dipartimento di sicurezza informatica. La sua competenza si estende all'applicazione di soluzioni innovative per la sicurezza cibernetica e la risoluzione di criticità complesse.
Altri articoli

TI POSSONO INTERESSARE

El-Fashir: il massacro “visibile dallo spazio” che sconvolge il Sudan

La città sudanese di Al-Fashir, capoluogo del Nord Darfur, è diventata nelle ultime settimane un simbolo vivido dello sfacelo umanitario e della brutalità della...

Haredi in Israele, un mondo che non si integra

La comunità Haredi (ebrei ultra-ortodossi) in Israele si trova al centro di una delle più gravi crisi politiche, sociali ed economiche che il paese...

Zambia, il disastro ambientale cinese e il silenzio comprato con pochi dollari

Il 18 febbraio 2025 è iniziato il peggior incidente della vita di molti zambiani con un fragore assordante. Il muro alto 9 metri che...

Le AI ingoiano contenuti spazzatura e si rovinano

Il fenomeno noto come "brain rot", precedentemente associato esclusivamente agli esseri umani, si sta ora manifestando anche nell'intelligenza artificiale, come dimostra una recente ricerca...

La “Flotta d’Oro” di Trump: nasce l’ambizioso piano del dominio marittimo americano

In una mossa che promette di ridefinire il futuro della marina militare americana, il presidente Donald Trump ha approvato i primi passi di un...

Smotrich all’Arabia Saudita: Continuate a cavalcare cammelli nel deserto saudita

Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha scatenato una tempesta politica e diplomatica con le sue recenti dichiarazioni durante una conferenza a Gerusalemme....

Gripen: Il caccia svedese che cambia le regole in Ucraina

La firma dello storico accordo tra il Primo Ministro svedese Ulf Kristersson e il Presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy rappresenta una svolta decisiva nel panorama...

Le Terre Rare al centro della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina

Le tensioni tra Washington e Pechino hanno raggiunto un nuovo picco critico con l'annuncio da parte della Cina di ulteriori restrizioni sull'esportazione delle terre...

Gaza. Hamas uccide palestinesi in strada

Negli ultimi giorni, il fragile equilibrio nella Striscia di Gaza ha mostrato quanto il cessate il fuoco fra Israele e Hamas sia solo una...