01 Luglio 2025
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Anticipazioni iPhone 7/6S. Tutte le specifiche

L’estate sta arrivando, e con essa le prime indiscrezioni su come sarà il prossimo iPhone 7 di Apple. Forte del successo ottenuto negli ultimi anni a livello planetario, l’azienda di Cupertino si appresta a svelare l’ultimo nato della fortunata serie di smartphone: in attesa del suo debutto ufficiale, previsto tra settembre e ottobre, vediamo quali potrebbero essere le sue caratteristiche e le principali innovazioni rispetto ad iPhone 6.

Anticipazioni iPhone 7/6S. Tutte le specifiche

iPhone 7 o 6s: ecco le prime indiscrezioni su come sarà il nuovo smartphone di Apple.
iPhone 7 o 6s: ecco le prime anticipazioni su come sarà il nuovo smartphone di Apple.

Il primo dubbio risiede nel nome con cui verrà battezzato il nuovo smartphone Apple: iPhone 7 o 6s? Senza conferme ufficiali da parte dell’azienda di Cupertino, sarà difficile ipotizzare cosa verrà effettivamente presentato il prossimo settembre, storicamente il mese più probabile per la presentazione del nuovo prodotto. Alcuni analisti hanno smentito la possibilità che Apple esca direttamente con la settima versione di iPhone, lasciando invece spazio alla versione 6s e alla 6s Plus, mantenendo le dimensioni dell’attuale iPhone 6 (con schermi da 4,7 e 5,5 pollici). Improbabile, invece, una versione 6c in plastica colorata, anche se in questi casi mai dire mai: siamo pur sempre nel campo delle supposizioni.

A livello di design, il nuovo iPhone 7 o 6s potrebbe rappresentare una svolta rispetto al tradizionale stile Apple. Statisticamente nella storia iPhone, ogni due anni si assiste a un cambio delle linee stilistiche, basti pensare alla differenza in termini di design tra iPhone 3G, 4, 5 e 6. Sotto questo aspetto la stampa cinese ha recentemente diffuso voci interne alla catena di montaggio secondo le quali il nuovo iPhone 7 o 6s avrà “uno stile mai visto prima”: indizi che porterebbero a un completo restyling dello smartphone di casa Apple.

Lo schermo

iPhone 7 o 6s: due le versioni, da 4,7 e 5,5". Forse con vetro in zaffiro antigraffio.
iPhone 7 o 6s: due le versioni, da 4,7 e 5,5″. Forse con vetro in zaffiro antigraffio.

Che si tratti di iPhone 7 o 6s, pare ormai scontato che il nuovo modello (qualunque sarà il suo nome) manterrà i display della versione 6, almeno per quanto riguarda la grandezza. La vera novità, se confermata, potrebbe essere l’introduzione della tecnologia Force Touch già impiegata sulla generazione 2015 di Macbook: in base alla diversa pressione con cui il dito agisce sullo schermo, il sistema sarà in grado di attivare o meno alcune funzioni e di sbloccare determinate applicazioni. Una risorsa molto utile, per esempio, quando si utilizzano software per la firma digitale: in questo caso le firme potranno essere apposte solo oltre un certo grado di pressione, per aumentare la sicurezza del sistema. Allo stesso modo, per esempio, le applicazioni musicali potranno creare tastiere capaci di variare il timbro delle note in funzione della minore o maggiore pressione dei tasti, mentre i videogiochi di guida potranno simulare in maniera realistica la pressione sui pedali.

A livello di materiali alcune indiscrezioni parlano di un vetro zaffiro da implementare sul nuovo modello, analogamente a quanto proposto su alcuni Apple Watch di fascia alta. Una soluzione che, al momento, appare di difficile attuazione a causa degli elevati costi di produzione di questi display che potrebbero far lievitare eccessivamente il prezzo finale del nuovo iPhone 7 o 6s.

Hardware

iPhone 7 o 6s: confermato il nuovo processore A9, molto più performante del precedente.
iPhone 7 o 6s: confermato il nuovo processore A9, molto più performante del precedente.

Partiamo da una certezza: il nuovo iPhone 7 o 6s arriverà sul mercato con il nuovo processore A9 prodotto da Samsung, grazie a un nuovo processo a 14 nm. Il chip, in linea teorica, dovrebbe risultare più reattivo e performante rispetto ai suoi predecessori. Notizie non confermate parlano tuttavia di un ripensamento dell’ultimo minuto da parte dell’azienda di Cupertino che, dopo aver valutato i primi chip A9 prodotti da Samsung insieme al partner Global Foundries, li avrebbe giudicati negativamente sotto il profilo prestazionale. In questo modo, si aprirebbe una porta per il ritorno di TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Co.) che si era vista “soffiare” la commessa dei chip A9 da parte di Samsung. Secondo alcuni rumors, circa il 30% dei chip A9 prodotti fino a oggi arriverebbero proprio dalle fabbriche TSMC: in questo caso, i prossimi mesi saranno decisivi per comprendere chi produrrà il cuore del nuovo iPhone 7 o 6s.

A supporto del nuovo processore, Apple potrebbe decidere di far sbarcare nel nuovo smartphone una nuova RAM da 2 Gb di memoria LPDDR4, che incrementerebbe ulteriormente il livello prestazionale del device a discapito del prezzo finale, che lieviterebbe ulteriormente.

Fotocamera

iPhone 7 o 6s: la nuova fotocamera arriverà a 12 megapixel?
iPhone 7 o 6s: la nuova fotocamera arriverà a 12 megapixel?

La parola d’ordine, in questo caso, sarà una soltanto: megapixel. Molte fonti in questi mesi hanno supportato indiscrezioni secondo cui la risoluzione della fotocamera potrebbe passare dagli attuali 8 a 12 megapixel, avvalendosi di un nuovo sistema a doppia lente che porterebbe la qualità delle immagini scattate a livelli paragonabili alle fotocamere DSLR (Digital Single Lens Reflex), per risultati professionali mai visti sino ad oggi su un iPhone. Queste voci sarebbero suffragate dalla recente acquisizione da parte di Apple di Linx Imaging, azienda leader nella produzione di sistemi fotografici di alta qualità. In questo caso si andrebbe inoltre a ovviare quel difetto estetico riscontrato su iPhone 6, relativo alla fotocamera sporgente rispetto alla sagoma del dispositivo.

Software

iPhone 7 o 6s: sarà equipaggiato con il nuovo iOS 9.
iPhone 7 o 6s: sarà equipaggiato con il nuovo iOS 9.

Conto alla rovescia per il nuovo sistema operativo iOS 9, a cui ufficialmente verrà tolto il velo il prossimo 8 giugno in occasione della WWDC15 di San Francisco. Anche in questo caso, l’elenco delle caratteristiche risulta ancora coperto da segreto. Una prima, importante introduzione potrebbe essere quella dello split screen, che consentirebbe l’esecuzione simultanea di due applicazioni all’interno del medesimo display. Una funzionalità molto utile su iPad ma anche sullo schermo iPhone da 5,5 pollici, sufficientemente grande per poter gestire questa caratteristica. La funzione, inoltre, è già stata implementata sui dispositivi della concorrenza (Samsung ed LG fra tutte) e potrebbe quindi essere ragionevole una sua introduzione a partire da iOS 9.

Allo stesso modo il multi-utente potrebbe sbarcare nella nuova versione del sistema operativo. Analogamente a quanto già avviene su altri dispositivi, il multi-utente darebbe la possibilità agli utenti iPhone e iPad di condividere lo schermo con amici, parenti e familiari, dando a ciascuno una coppia di credenziali di accesso e uno “spazio” su misura dove installare app e gestire in autonomia files e download.

iPhone 7 o 6s: Proactive, la nuova funzione intelligente che potenzierà Siri.
iPhone 7 o 6s: Proactive, la nuova funzione intelligente che potenzierà Siri.

Altra grande novità potrebbe essere data dalla concretizzazione del progetto Proactive, una versione potenziata di Siri integrata con i contatti, il calendario, Passbook e applicazioni di terze parti. In questo modo, Passbook arriverebbe ad “anticipare” l’utente aprendo in autonomia applicazioni utili a seconda delle situazioni: a un’ora da un appuntamento, per esempio, oltre a notificare l’impegno all’utente Proactive potrebbe avviare il navigatore e fornire le indicazioni per raggiungere il luogo dell’appuntamento.

Oppure, digitando un indirizzo sulla mappa, si potrebbe inquadrare la destinazione con la fotocamera e ottenere automaticamente attraverso internet tutte le informazioni sul luogo di destinazione (ristorante, stazione, aeroporto, autostrada, museo, etc…).

iPhone 7 o 6s: l'app Musica potrebbe essere potenziata da un servizio concorrente a Spotify.
iPhone 7 o 6s: l’app Musica potrebbe essere potenziata da un servizio concorrente a Spotify.

Anche il comparto musicale potrebbe conoscere interessanti novità. Grazie alla collaborazione stretta con Beats Audio, Apple potrebbe voler “sfidare” Spotify con un servizio proprio, dedicato alla musica in streaming. Il servizio, secondo indiscrezioni già anticipate da iOS 8.4 beta, sarà offerto agli utenti a fronte di un piccolo canone mensile, ipotizzabile in circa 10 dollari. La stessa applicazione Musica risulterà rinnovata da un punto di vista estetico e funzionale.

iPhone 7 o 6s: la sua estetica è ancora un mistero.
iPhone 7 o 6s: la sua estetica è ancora un mistero.

Conclusioni

Fra congetture e rumors, davvero poche cose possono essere affermate con certezza sul conto del prossimo iPhone 7 o 6s. Sicuramente si assisterà fra settembre e ottobre all’arrivo di un nuovo dispositivo ma è presto per capire esattamente di cosa si tratterà. Anche sul prezzo si sono fatte le più diverse speculazioni e, a detta di molti analisti, il nuovo iPhone potrebbe arrivare a costare un 20% in più dell’attuale versione 6, proprio a causa delle migliorie hardware elencate. Maggiori informazioni, sicuramente, si potranno avere a margine del WWDC15 quando verrà svelato per la prima volta iOS 9, il cuore del nuovo smartphone Apple.

Legge sui Cookie. Intervista esclusiva al Garante della Privacy

Il provvedimento con cui il Garante della Privacy regolamenta l’utilizzo dei cookie sui siti web, e soprattutto obbliga a chiedere il consenso per il loro uso, ha letteralmente scatenato la confusione fra i webmaster.

I proprietari di siti non sanno esattamente come comportarsi, non riescono ad interpretare correttamente la legge, si rivolgono ad esperti che non hanno mai un parere univoco, e l’informazione sul web non riesce a dipanare completamente i dubbi. Le multe, che arrivano a 120mila euro per gli inadempienti, hanno davvero spaventato il mondo dei piccoli editori.

Legge sui Cookie. Intervista esclusiva al Garante della Privacy

Alground si è rivolto all’unica fonte definitivamente attendibile, e ha raggiunto telefonicamente il Dott. Luigi Montuori, Direttore del Dipartimento comunicazioni e reti telematiche presso il Garante per la protezione dei dati personali, che ci ha rilasciato un’intervista in esclusiva. Precisiamo che la fonte ha avuto modo di rileggere l’intervista, prima che venisse pubblicata.

Dott. Montuori, perchè questo provvedimento, adesso?

Luigi Montuori, Direttore del Dipartimento comunicazioni e reti telematiche presso il Garante per la protezione dei dati personali
Luigi Montuori, Direttore del Dipartimento comunicazioni e reti telematiche presso il Garante per la protezione dei dati personali

Il provvedimento in realtà non introduce obblighi di informativa e consenso per i cookie. L’Unione Europea già nel 2002 e la legge italiana nel 2003, avevano addirittura proibito l’uso di cookie di profilazione e previsto informativa e consenso per quelli tecnici.

Poi il testo fu riformato nella direttiva nel 2009 in Europa, e recepito nel 2012 in Italia. In quella occasione venne stabilito che la presenza dei cookie tecnici, quelli necessari per il funzionamento del sito, doveva essere chiaramente comunicata agli utenti, mentre per usare le altre tipologie di cookie, era necessario ottenere l’esplicito consenso dell’utente.

La medesima direttiva del 2009 non prevedeva novità solo per i cookie ma se ricordate aveva un’altra importante previsione, quella dei data breach. Il Garante così, nel 2012, è inizialmente intervenuto per stabilire le norme di comportamento sui data breach (le violazione dei dati personali) subite da operatori telefonici o ISP. In questo caso è stato deciso che l’operatore dovesse avvisare del fatto il Garante e gli utenti, entro 2/3 giorni dalla scoperta del fatto. Chiusa la fase dei data breach, il Garante si è concentrato sull’argomento dei cookie, ma in realtà riguarda tutti i marcatori utilizzati nel web.

Come è nato il provvedimento, come lo avete pensato?

Fermo restando che l’onere già grava nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa, da diversi anni, il Garante ha avviato una consultazione pubblica aperta alle Università, alle associazioni dei consumatori e alle associazioni di qualsiasi tipo operanti nel settore, che hanno discusso approfonditamente sulla natura del provvedimento.

L’obiettivo finale era quello di elaborare un sistema alternativo presente nella legge (un cookie – un consenso) che fosse semplice, rapido ma efficace per informare gli utenti e chiederne il permesso, anche considerato che ormai i principali device sono smartphone e tablet, per cui era necessario trovare una formula “easy”.

La norma sui Cookie, in realtà è già in vigore da diversi anni.
La norma sui Cookie, in realtà è già in vigore da diversi anni.

Al termine della consultazione pubblica, è stato adottato il provvedimento, 13 maggio 2014, ed è stato concesso un anno di tempo per poter apportare eventuali modifiche ai siti, modifiche che consentissero di adottare le misure semplificate, individuate nel corso del procedimento.

Nel frattempo, tra le molte iniziative tese a comunicare la possibilità di utilizzare la soluzione “semplificata” individuata, sono state pubblicate delle FAQ e realizzato un video tutorial postato anche su Youtube.

Partiamo dai cookie tecnici, cosa sono e come sono regolamentati?

I cookie tecnici sono quelli fondamentali per l’utilizzo di un sito, quelli che “ricordano” i dati dell’utente e permettono di eseguire azioni come il login ad un profilo personale, ad esempio. E’ sufficiente che sia scritto nella policy privacy, anche in una pagina interna del sito, che si fa uso di questi cookie. In questo caso non serve esibire nessun banner.

Invece per i cookie destinati all’analisi e alle statistiche del sito?

Nel caso in cui il software di analisi è residente sul server del proprietario del sito, e da lui completamente gestito e non condiviso con nessuno, non è necessario esporre un banner, basta che sia indicato nell’informativa presente nelle Privacy Policy.

Invece i cookie che profilano, come quelli per le pubblicità, necessitano del consenso?

Assolutamente sì. Sia chiaro che in questo caso bisogna esporre il banner e i cookie devono essere bloccati preventivamente, attivandosi solo ed esclusivamente dopo aver ottenuto il consenso.

Ricapitolando?

Per i cookie tecnici o di analisi ma che non coinvolgono terze parti, una pagina interna nelle Privacy Policy, e nessun bisogno di avviso. Per i cookie di profilazione banner e blocco preventivo.

Come deve essere fatto il banner che avvisa l’utente?

In teoria il webmaster può utilizzare qualsiasi metodo per avvisare l’utente. Al Garante basta il banner testuale che abbiamo inserito nel provvedimento del maggio 2014. Il criterio di accettazione è la “Discontinuità”, ovvero l’utente deve fare una azione che faccia esplicitamente capire che accetta. Il Garante considera come certamente valida, oltre ogni dubbio, l’azione di cliccare sul banner, o su qualsiasi altro punto dello schermo, sia di un pc che di uno smartphone.

In caso di violazione, si apre una istruttoria per determinare se l'inadempienza è del Titolare o del tecnico esterno
In caso di violazione, si apre una istruttoria per determinare se l’inadempienza è del Titolare o del tecnico esterno
Se il proprietario di un sito affida ad un tecnico l’incarico di implementare il nuovo sistema, e il tecnico sbaglia o comunque non si è norma, il Garante a chi spedisce la multa?

Dipende caso per caso. Come in tutte le situazioni ove un titolare si avvale di un responsabile esterno, si apre una istruttoria, e si cerca di capire come si è comportato il Titolare. Ha scelto un tecnico qualificato? ha dato istruzioni chiare e precise? ha controllato che tutto fosse in regola? se il Titolare ha verificato tutto al meglio, l’errore è del tecnico esterno, ed è a quest’ultimo che viene applicata la sanzione.

Chi farà i controlli e spedirà le multe?

Innanzitutto preciso che il Garante, in ossequio alla propria tradizione, non vuole spaventare e non ha intenzione di distribuire sanzioni. Siamo in una fase in cui la priorità è spiegare le norme e farle capire per un applicazione vasta ed omogenea. Solo in un secondo periodo l’Autorità procederà ai controlli ed alle verifiche. I controlli potranno essere a campione, su segnalazione e in alcuni casi particolari, potranno essere fatte delle ispezioni in loco.

Gli utenti potrebbero accettare il banner senza nemmeno leggere. Questa norma sarà veramente utile?

Quello a cui si fa riferimento è un problema generale di tutta la privacy, non solo dei cookie. In realtà abbiamo fatto un enorme passo in avanti. Prima i cookie tracciavano l’utente e questi era completamente passivo. Se navigava su un sito di scarpe, iniziava a vedere pubblicità di scarpe da tutte le parti. Solo così poteva immaginare che qualcuno lo stava seguendo nella navigazione per carpirne gusti ed abitudini di consumo.

Ora siamo andati avanti: con questo strumento l’utente decide consapevolmente se accettare i cookie e la pubblicità di un determinato sito. Insomma, può scegliere la natura, l’argomento degli annunci che gli verranno proposti sia sul sito che in generale durante la sua navigazione web.

Alcuni webmaster potrebbero scrivere delle privacy policy con regole assurde per diversi servizi, e farle accettare sfruttando malamente il banner. E’ possibile?

Assolutamente no. Questo avviso è esclusivamente dedicato ai cookie e la legge dice che il consenso deve essere preventivo, informato e specifico. Non si può fare di tutt’erba un fascio, e far accettare tutto quello che si vuole con un unico consenso, bisogna chiedere il permesso di volta in volta indicando chiarente le finalità. Il Garante in un caso del genere, punirebbe questo comportamento.

Asus ZenFone Selfie: lo smartphone per gli amanti degli autoscatti

Cosa accade a uno ZenFone 2 quando gli si montano non una, ma ben due fotocamere da 13 megapixel? Presentato in anteprima mondiale al Computex 2015 di Taipei, l’Asus ZenFone Selfie costituisce una novità per coloro i quali non riescono a resistere dallo scattarsi una foto e pubblicarla sui vari social network, oppure mostrarla ad amici e parenti in tempo reale.

Asus ZenFone Selfie: inquadra, scatta, condividi

I selfie sono ormai una moda consolidata tra i giovani e anche tra i meno giovani: perché allora non costruire uno smartphone su misura per i patiti di questa moda? Asus ZenFone Selfie sembra quasi costruito attorno alla sua fotocamera frontale, in grado di scattare foto panoramiche (fino a 140°) e di integrare funzioni avanzate per il ritocco delle foto. Una vera macchina fotografica in miniatura, in formato smartphone.

Asus ZenFone Selfie: in arrivo il primo smartphone dedicato agli autoscatti.
Asus ZenFone Selfie: in arrivo il primo smartphone dedicato agli autoscatti.

Design e aspetto generale

Asus ZenFone Selfie presenta lo stesso identico aspetto dello ZenFone 2, da cui eredita la scocca esterna in plastica, le finiture metalliche lungo i bordi, lo stile ricurvo della cover posteriore dove prende posto la fotocamera principale da 13 megapixel e il bilanciere del volume (analogamente a quanto fatto da LG con il G3 e il G4). Una qualità costruttiva davvero niente male per un telefono “importante” da 5,5 pollici. La novità, in questo caso, è visibile appena sopra lo schermo: la vecchia fotocamera secondaria è stata rimossa e sostituita da un’altra fotocamera da 13 megapixel, in grado di fornire all’utente selfie di grande qualità in ogni condizione di luce. Tre le colorazioni previste per il debutto sul mercato di questo Asus ZanPhone Selfie: bianco, azzurro e rosa pastello.

Asus ZenFone Selfie: il comparto fotografico è il vero cuore di questo smartphone.
Asus ZenFone Selfie: il comparto fotografico è il vero cuore di questo smartphone.

Fotografia

Il comparto fotografico è il vero punto di forza dell’Asus ZenFone Selfie, a partire proprio dalle fotocamere da 13 megapixel ciascuna corredate da flash dual led. Quella frontale integra un sensore Toshiba da 1/3.2” con un’apertura di f/2.2 e una lunghezza focale di 24 mm capace di garantire un ampio angolo di visuale (ideale, quindi, per i selfie di gruppo); quella posteriore monta lo stesso sensore con un’apertura di f/2.0 e una focale di 28 mm. Entrambe montano un sistema di messa a fuoco laser automatica che consente di scattare con rapidità selfie e fotografie generiche.

A livello di interfaccia e funzionalità, il comparto fotografico si presenta molto simile a quello già visto su ZenFone 2. La fotocamera frontale per i “selfie” integra la modalità HDR, panorama e una serie di funzioni specifiche per gli autoscatti che si rivelano particolarmente utili nei casi di scarsa illuminazione. In questo modo è possibile ottenere scatti di buona qualità in ogni situazione. Impressionante la funzione panorama, capace di spaziare da un angolo di visuale base di 88° a uno di 140°, integrando la funzione Selfie Panorama.

Asus ZenFone Selfie: la modalità panorama consente di scattare con un grandangolo di 140°
Asus ZenFone Selfie: la modalità panorama consente di scattare con un grandangolo di 140°

Hardware e display

Lo schermo dell’Asus ZenFone Selfie presenta una dimensione importante da 5,5 pollici, con risoluzione FullHD 1920 x 1080 pixel, Gorilla Glass 4 e una densità di 403 ppi capace di garantire colori brillanti, grazie anche alla tecnologia TruVivid. Sotto la scocca troviamo un processore Qualcomm Snapdragon 615 octa-core da 64 bit, una GPU Adreno 405 e due “taglie” di RAM, da 2 o 3 GB a seconda del modello scelto. Analogamente anche per la memoria interna si può scegliere tra 16 e 32 GB, espandibili a 64 grazie allo slot per schede microSD.

Asus ZenFone Selfie: foto sempre perfette anche con scarsa illuminazione.
Asus ZenFone Selfie: foto sempre perfette anche con scarsa illuminazione.

Software

Asus ZenFone Selfie viene equipaggiato di serie con Android Lollipop 5.0 e l’interfaccia grafica ZenUI già vista su ZenFone 2. In questo caso, da segnalare la massiccia presenza di applicazioni pre-installate da Asus sul dispositivo, spesso inutilizzate dagli utenti o preferite ad altre app più blasonate.

Tuttavia, nella suite di applicazioni preinstallate da Asus se ne possono trovare alcune davvero utili: la prima è ZenMotion che permette all’utente di impostare una serie di gesture per l’apertura rapida di programmi e app. Di base, per esempio, disegnando una “S” sullo schermo si attiva la fotocamera frontale per i selfie. Particolarmente utile anche il software per il miglioramento delle fotografie scattate, il cosiddetto “beautification mode”, che consente all’utente di ritoccare velocemente gli scatti effettuati. Buone le prestazioni generali: durante l’utilizzo il dispositivo appare fluido e reattivo, senza registrare particolari lag o crash improvvisi.

Asus ZenFone Selfie: la modalità ritocco rappresenta un valido alleato per foto perfette.
Asus ZenFone Selfie: la modalità ritocco rappresenta un valido alleato per foto perfette.

Lancio sul mercato

L’Asus ZenFone Selfie lanciato al Computex 2015 si candida come un valido successore dello ZenFone 2, del quale eredita molte caratteristiche. Questo nuovo approccio fotografico votato ai selfie potrà essere apprezzato soprattutto tra le nuove generazioni di clienti, grazie anche a una serie di accessori come il bumper estraibile, che funge da “braccio” per allontanare lo smartphone ed estendere il campo d’immagine delle foto. C’è da scommettere, però, che con queste caratteristiche l’Asus ZenFone Selfie rappresenterà una valida alternativa per una vasta fascia di clienti. Fondamentale sarà la scelta del prezzo di mercato da attribuire al dispositivo, che probabilmente costerà leggermente di più rispetto al vecchio ZenFone 2.

I migliori smartphone per foto e selfie, scelti dagli esperti

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I migliori smartphone per foto e selfie? Ormai da qualche tempo sono sinonimo di selfie, l’autoscatto che ci permette di riprenderci nelle situazioni più impensate e di condividere immediatamente le foto con amici e parenti. Prova ne è che i bastoncini che fanno da supporto ai telefoni da usare per i selfie hanno letteralmente invaso il mercato e tutte le aziende del mondo della fotografia ne hanno almeno uno a listino.

I migliori smartphone per foto e selfie

Va da sé che i produttore di smartphone non possono più permettersi di ignorare il desiderio delle persone di scattare foto di se stessi al mare, in montagna, in compagnia di un personaggio famoso o al ristorante.

Così, mentre le telecamere posteriori dei telefoni tendono ancora a essere più curate di quelle frontali da qualche tempo i costruttori stanno proponendo un numero sempre maggiore di telefoni capaci di fare di fare selfie con sensori da svariati megapixel, lenti grandangolari e flash. In più, aggiungono sofisticati strumenti di editing per ottenere il selfie migliore possibile.

Questa tendenza sta creando una certa competizione tra i produttori di smartphone, che hanno iniziato a proporre alcuni dispositivi proprio con l’appellativo di telefoni selfie. Tuttavia, la scelta non è ancora molto ampia soprattutto per fan più esigenti dei selfie. Per aiutare in un’eventuale scelta, vi proponiamo un elenco di alcuni dei migliori telefoni per selfie oggi disponibili.

Oppo N1

Smartphone Oppo N1
Oppo N1, l’unico con la fotocamera rotante

 

Partiamo dall’Oppo N1, probabilmente oggi il miglior telefono sul mercato per scattare selfie. Questo perché non ha una fotocamera frontale separata: dispone infatti di un’unica fotocamera principale, che può ruotare per essere usata anteriormente e posteriormente. Tale fotocamera è dotata di un sensore da 13 megapixel e di un flash dual-LED, che emette una luce più morbida quando posizionato in modalità selfie.

Il dispositivo consente anche di usare anche modalità di scatto preimpostate, come ‘ritratto’ e ‘notte’, e anche di abbellire le immagini, applicando un trucco virtuale ai tratti del volto. Con queste caratteristiche è sicuramente uno dei migliori telefoni per i selfie.

Il costruttore ha già annunciato che è in arrivo anche il suo successore, il modello N3, che usa una fotocamera da 16 Mpixel con un’ottica progettata da Schenider Kreuznach, uno dei marchi più blasonati tra i produttori di obiettivi fotografici. E in cui la rotazione viene gestita anche tramite un telecomando.

HTC Desire Eye

Smartphone htc desire eye
HTC Desire Eye fotografa sia chi sta diestro sia chi sta davanti al telefono

 

Un’altra interessante opzione è rappresentata dall’HTC Desire Eye, un telefono che non solo ha una fotocamera posteriore da 16 megapixel, ma ha anche una fotocamera frontale da 13 megapixel, un flash dual-LED, dispone della modalità HDR e ha la messa a fuoco automatica.

HTC ha affiancato alla sua potente fotocamera da selfie alcuni potenti strumenti specifici per gli autoscatti, come così come split selfie, che consente di scattare una foto a noi e alla persona che stiamo guardando utilizzando contemporaneamente entrambe le fotocamere. Tecnologicamente, HTC Desire Eye è un telefono top di gamma, ma la sua struttura in plastica e un brand non di fascia alta non lo rendono eccessivamente costoso.

HTC One M9

Smartphone htc one m9
HTC One M9 è il più adatto per le foto con scarsa illuminazione

 

Rimaniamo in casa HTC con il modello One M9, che ha un approccio al selfie diverso rispetto all’HTC Desire Eye ma sempre molto efficace.

Usa una fotocamera da 4 UltraPixel sulla parte anteriore, la stessa che è utilizzata come fotocamera principale dall’HTC One M8. Questo telefono ha perciò pixel più grandi rispetto maggior parte dei sensori degli smartphone e ciò gli permette di prendere più luce, una caratteristica che garantisce che gli scatti in ambienti poco luminosi non risultino troppo cupi o privi di dettagli.

Al di là della risoluzione limitata di 4 megapixel, la fotocamera frontale è incredibilmente versatile e consente di scattare foto di ottima qualità, indipendentemente dalla quantità di luce. Dato che è il top di gamma in casa HTC, One M9 è realizzato in un elegante metallo e questo fornisce un aspetto decisamente stiloso a un telefono capace di ottimi selfie.

LG G4

Smartphone LG G4
LG G4 si comanda a distanza con i gesti della mano

 

 

LG ha sicuramente riservato la maggior parte dell’intelligenza fotografica del G4 per la fotocamera posteriore, ma non ha comunque trascurato la fotocamera frontale, che ha un sensore da 8 megapixel.

Oltre a offrire una buona qualità di immagine, propone la modalità Gesture Interval Shot che consente di scattare foto con un gesto della mano, così da non dover essere forzatamente a portata di pulsante nei selfie e disporre il telefono a una certa distanza per adattare meglio l’inquadratura. Ma fa di più. Arriva a scattare quattro foto consecutive a un secondo di distanza, permettendo così di modificare la posa e ottenere quattro foto diverse tra cui scegliere.

Come l’HTC One M9, questo è un telefono fascia alta che, oltre a buona macchina fotografica selfie, fornisce anche una grande varietà di specifiche e caratteristiche. Da sottolineare che ha una delle migliori fotocamere posteriori disponibili oggi su uno smartphone.

Nokia Lumia 735

Smartphone Nokia Lumia 735
Nokia Lumia 735, il selfie phone con una ricca dotazione di funzioni per il fotoritocco

 

Per chiarire il suo possibile impiego, Nokia ha definito il suo Lumia 735 un selfie phone. Con un sensore da 5 megapixel frontale, è infatti ben attrezzato per scattare selfie. L’obiettivo grandangolare lo rende ideale per le foto di gruppo e l’applicazione Lumia Selfie aggiunge vari filtri e strumenti di editing, per ritoccare e migliorare gli scatti.

Non è sicuramente il più evoluto smartphone per selfie, ma se si ha un budget contenuto può essere un’ottima opportunità

Sony Xperia C3

Smartphone Sony xperia C3
Sony Xperia C3 scatta da solo le foto quando tutti sorridono

 

Come Nokia, anche nel Sony Xperia C3 la caratteristica che più è evidente è la propensione al selfie. Il telefono è dotato di una fotocamera frontale da 5 megapixel, completa di flash LED. Dispone inoltre di un obiettivo grandangolare in modo da poter inserire più persone in uno scatto e grazie alla funzione di rilevamento del sorriso non è necessario premere un pulsante per scattare una foto, basta sorridere. Il pulsante di scatto è comunque presente.

C’è anche una notevole scelta di applicazioni per la fotocamera, alcune delle quali sono state progettate appositamente per i selfie. Per esempio c’è la modalità ‘AR Effect‘, che può essere utilizzata per aggiungere cappelli e altre caratteristiche divertenti ai selfie e la funzione ‘ritocco ritratto’, che permette di aggiungere effetti di makeup.

Uber app. Come funziona l’app che vuol cambiare il traffico

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Oggi più di un milione di persone si avvale periodicamente di Uber App, il servizio che rende disponibile un autista personale che può essere contattato e pagato tramite un’app per smartphone (sia Android sia iOS). Ma ciò che rende davvero unico Uber è che il servizio UberPOP, che permette a chiunque possieda una patente e un’auto assicurata di offrirsi per fare da autista, non serve licenza. Quindi niente a che vedere con la burocrazia indispensabile per ottenere una tradizionale licenza da tassista (in Italia, per esempio, è particolarmente limitativa), un requisito che ha reso l’iniziativa molto attraente per una pletora di persone con la vocazione da tassista.

Uber app. Come funziona l’app che vuol cambiare il traffico

UberPOP è totalmente gestito tramite smartphone. Infatti, il GPS di cui è dotato il telefono consente sempre di aver ben chiara la posizione delle auto Uber e quindi, una volta effettuata una prenotazione, si sa con precisione il tempo che impiegherà ad arrivare. Dal canto suo, anche l’autista sa con esattezza la posizione del passeggero da cui si sta recando.

L'app di Uber permette di prenotare le corsa e anche di pagare
L’app di Uber permette di prenotare le corsa e anche di pagare

Come detto, oltre che per le prenotazioni delle auto, l’app di Uber opera anche come sistema di pagamento: quando ci si registra, si fornisce il numero della carta di credito che sarà usata per pagare il servizio. Di norma, all’autista spetta una cifra che va dall’80% al 95% della tariffa della corsa, la restante percentuale spetta a Uber.

Ma quanto costa?

Non è sempre semplice stabilire a priori il costo di un passaggio, perché, pur basato su un conteggio che valuta durata e distanza del tragitto, può includere diverse varianti, come il pagamento di un casello o eventuali pulizie se per caso si dovesse accidentalmente sporcare l’auto. In generale, comunque, i costi sono più contenuti rispetto alle tariffe operate da un taxi: a grandi linee, possiamo dire che si risparmia circa il 30%. Va però sottolineato che UberPOP offre passaggi su diversi tipi di auto (medie, premium, monovolume o Suv) che riunisce in sei categorie: UberX, UberTaxi, UberBlack, UberSUV, UberXL e Uber LUX. Il risparmio rispetto a un taxi tradizionale è più sensibile per la categoria UberX (prevede l’uso di utilitarie) ma diventa meno rilevante più si sale di categoria.

Un successo davvero social

Come si diceva, alla base del servizio c’è un’app, identica per i dispositivi Android e quelli iOS. La semplicità d’uso dell’app, la disponibilità 24 ore su 24 del servizio e la possibilità di sapere sempre se nei paraggi c’è un’auto Uber, hanno reso la proposta molto attraente. E, grazie anche a una sapiente campagna di social marketing, ben presto i clienti si sono estesi a macchia d’olio dagli Stati Uniti (Uber è nata a San Francisco) a tutto il mondo: dovunque viene usata la stessa app e quindi non c’è alcuna differenza nel prenotare un passaggio sia che ci si trovi ad Abu Dhabi oppure a Zurigo.

Da sottolineare poi che le potenzialità di Uber gli consentono di andare oltre l’autista personale in senso stretto: nel suo futuro ci potrebbero essere anche servizi di consegna rapida (magari per dei gelati o degli animali domestici) e a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Per arrotondare o attività a tempo pieno?

Attualmente, Uber è attivo in oltre 50 Paesi. E anche in Italia è stato proposto in alcune delle nostre città principali, prime fra tutte Milano, Roma, Torino e Genova. D’altra parte le sue caratteristiche bene si prestano ad accogliere ogni tipo di autista, da chi lo sceglie per arrotondare a chi invece considera il servizio come una vera e propria attività quotidiana.

Questa ampia e variegata schiera di tassisti improvvisati ha fatto insorgere i tassisti professionisti italiani, che per aggiudicarsi una licenza hanno dovuto sudare sette camice e attendere tempi biblici. E che per la loro attività devono pagare tasse e sottostare a precise normative.

Così hanno portato la loro protesta sin dal giudice, che gli ha dato ragione, accusando Uber di concorrenza sleale perché offre un servizio simile a quello dei radio taxi ma a tariffe più basse perché esente dai costi fissi che deve sostenere solitamente un tassista.

 

LG G4. Recensione (sincera) di un capolavoro quasi perfetto

La recensione di LG G4 non può che iniziare dal punto esatto in cui il produttore coreano ci aveva lasciati lo scorso anno: il fortunato e apprezzato LG G3. Di questo “vecchio” modello del 2014 il nuovo LG G4 riprende molte caratteristiche estetiche e tecniche, introducendo vistose migliorie in termini di design, hardware, software, qualità della fotocamera e definizione dello schermo. Ma come si comporta alla prova dei fatti il nuovo smartphone top di gamma di LG?

Recensione LG G4: ecco svelato il nuovo smartphone top di gamma erede del G3.
Recensione LG G4: ecco svelato il nuovo smartphone top di gamma erede del G3.

LG G4. Recensione (sincera) di un capolavoro quasi perfetto

LG G4 ha l’ingrato compito di dover rilanciare il brand della casa coreana nel mercato degli smartphone Android “che contano”. Un percorso già efficacemente avviato con il modello G3 rispetto al quale, però, la concorrenza ha sfoderato negli ultimi mesi modelli competitivi e superiori in termini di estetica e funzionalità. Il confronto con Samsung S6 su questo fronte non aveva lasciato spazio a dubbi: nonostante l’alto livello raggiunto dai devices delle due case, l’ago della bilancia pendeva ancora a favore dell’S6. I miglioramenti introdotti nell’LG G4 basteranno a fargli guadagnare il gradino più alto del podio?

Recensione LG G4: nuove cover e schermo leggermente curvo sono le principali novità estetiche.
Recensione LG G4: nuove cover e schermo leggermente curvo sono le principali novità estetiche.

Recensione LG G4: Aspetto e design

Due sono le cose che colpiscono, guardando questo smartphone. La prima riguarda la cover posteriore, ridisegnata in una nuova versione in vera pelle o in plastica dal particolare effetto “diamond”. La seconda riguarda la forma del display, leggermente curva (e ispirata, quindi, all’LG Flex) per adattarsi meglio alla forma del viso e dare maggiore ergonomicità alla presa.

Per quanto riguarda la pelle, LG ha scelto di differenziarsi dalla concorrenza: niente vetro o metallo, sostituiti questa volta da un materiale naturale. Il risultato, però, non convince del tutto: al di là dei gusti estetici o etici , il pellame utilizzato appare troppo sottile e forse troppo fragile per un utilizzo intensivo, ma in questo solo il tempo svelerà l’effettiva robustezza di questa cover, che al tatto lascia qualche dubbio.

La curvatura del display non risulta eccessiva: con un raggio di ben 3 metri, non raggiunge le forme esasperate dell’LG Flex garantendo però una certa protezione al display, che poggiato frontalmente su una superficie liscia rimane staccato quel tanto che basta per evitare graffi.

Per il resto, l’estetica di questo LG G4 deriva dal predecessore G3: assenza di tasti fisici lungo le cornici e nella parte frontale (con il tasto di accensione e il bilanciere del volume collocati nella parte posteriore, subito sotto alla fotocamera), display generoso da 5,5 pollici che ingombra qualche millimetro in più del G3, batteria removibile e qualche grammo di peso in più.

Recensione LG G4: il nuovo Snapdragon 808 riuscirà a tenere il passo dell'affermato 810?
Recensione LG G4: il nuovo Snapdragon 808 riuscirà a tenere il passo dell’affermato 810?

Recensione LG G4: Hardware

Contrariamente alle aspettative, sotto la scocca dell’LG G4 troviamo un processore Qualcomm Snapdragon 808 al posto del più quotato e performante 810. Una scelta che abbassa il numero di core a disposizione degli utenti (da 8 a 6) ma anche il calore prodotto, data la brutta abitudine dell’810 a diventare un piccolo “fornelletto” e scaldare eccessivamente durante le sessioni di utilizzo più intense. Analogamente anche il comparto video passa dall’Adreno 430 all’Adreno 418.
Un leggero downgrade di potenza che in realtà poco o nulla influisce nella vita di tutti i giorni: a conti fatti l’LG G4 risulta un prodotto decisamente reattivo e veloce, grazie a un sistema operativo (Android 5.1) che esegue egregiamente il suo compito senza lag o particolari problemi. Un risultato, nel complesso, decisamente migliore del vecchio G3 ma anche del più recente G Flex 2.

Leggermente superiori, come dicevamo, le dimensioni e il peso rispetto al G3: 76,1 x 148,9 x 6,3 mm per 155 g. Sotto la scocca troviamo una memoria interna da 32 Gb (espandibile tramite slot microSD), una batteria removibile da 3.000 mAh, il display 5,5 pollici da 2560 x 1440 pixel, con tecnologia IPS Quantum e una nuova fotocamera da 16 megapixel con risoluzione 5312 x 2988 pixel. A livello di connessioni, troviamo il Wi-Fi a, b, g, n, ac, Bluetooth 4.1, NFC, GPS e una micro USB 2.0.

Recensione LG G4: il display da 5.5 pollici con tecnologia IPS garantisce colori vivi e immagini dettagliate
Recensione LG G4: il display da 5.5 pollici con tecnologia IPS garantisce colori vivi e immagini dettagliate

Recensione LG G4: Schermo

Se l’estetica generale dell’LG G4 potrebbe lasciare qualche dubbio ad alcuni utenti, lo stesso non si può certo dire del display: quello del G4 rappresenta sicuramente uno dei più belli disponibili sul mercato. Oltre alla ovvia grandezza, la risoluzione QuadHD da 2560 x 1440 pixel garantisce una resa cromatica perfetta in ogni situazione, insieme a una densità di pixel elevata che garantisce un livello di precisione e di dettagli senza eguali. Anche in condizioni di scarsa illuminazione o di visuale particolarmente angolata, il display dell’LG G4 presenta un’ottima luminosità. Sotto questo aspetto, LG è riuscita a portare a livelli di eccellenza pura il già ottimo display apprezzato sul G3.

Recensione LG G4: di serie il nuovo Android 5.1
Recensione LG G4: di serie il nuovo Android 5.1

Recensione LG G4: Software

Il più grande pregio di questo LG G4 è quello di poter beneficiare, sin dal lancio sul mercato, di Android 5.1: una particolarità che colloca il prodotto della casa coreana al pari dell’ultimo Nexus, gli unici devices a beneficiare dell’ultima versione del sistema operativo Made in Google. L’interfaccia grafica riprende la filosofia “material” lanciata da Lollipop e già vista nel precedente G3, ma con alcune migliorie. Prima fra tutte, la totale mancanza di lag che si erano invece riscontrati al lancio del G3: in questo caso le animazioni risultano fluide e la navigazione procede senza scatti.

Le personalizzazioni a disposizione sono molteplici, a cominciare da quelle pensate da LG e scaricabili attraverso la app SmartWorld: sfondi, icone, tastiere, colori e suoni, in pratica tutto ciò che può servire per creare un G4 su misura. Riproposta anche su questo sistema la modalità Dual Window, che consente di spartire lo schermo fra due applicazioni lanciate in contemporanea. Anche in questo caso il comparto hardware riesce a gestire senza problemi applicazioni multiple, senza compromessi in termini di prestazioni.

Recensione LG G4: migliorata la fotocamera, portata a 16 Mp e arricchita con interessanti caratteristiche
Recensione LG G4: migliorata la fotocamera, portata a 16 Mp e arricchita con interessanti caratteristiche

Recensione LG G4: Fotocamera

Entriamo in uno dei comparti dove l’LG G4 ha ben pochi rivali. La fotocamera principale, da 16 megapixel, presenta un’apertura di f/1.8: questo significa che il sensore è in grado di catturare una grande quantità di luce, aumentando di molto la qualità delle foto notturne o scattate in ambienti bui. L’apertura, raddoppiata rispetto al vecchio G3, garantisce anche una migliore efficienza dello stabilizzatore ottico a tre assi con tecnologia laser, in grado di mettere a fuoco in pochi istanti ogni inquadratura. In condizioni di luce veramente scarsa interviene anche il flash led, dotato di un sensore di luce ambientale in grado di modularne l’intensità riducendo quindi l’effetto “artificiale” delle luci. L’LG G4 equipaggia inoltre un sensore capace di interpretare lo spettro cromatico delle scene scattate, in modo da agire automaticamente sui settaggi per eliminare aberrazioni cromatiche e colori falsati.

Sull’LG G4, inoltre, è disponibile oltre al consueto JPG anche il formato RAW, analogamente a quanto avviene sulle fotocamere di fascia alta: questo particolare, insieme a un gran numero di funzioni e regolazioni (iso, bilanciamento del bianco, apertura, etc…) fanno di questa fotocamera un piccolo gioiello in grado di scattare fotografie davvero notevoli, ricche di colori e di dettagli in qualsiasi condizione ambientale.

Migliorata notevolmente anche la fotocamera frontale, aumentata a 8 megapixel di risoluzione: una caratteristica non da poco per gli amanti dei selfie, che potranno quindi contare su scatti di grande qualità e perfetti in ogni situazione.

Stesso discorso anche per i video in formato standard e in QuadHD (o 4k): in quest’ultimo caso, però, da segnalare qualche piccola indecisione dello stabilizzatore ottico dovuta forse alla grandissima risoluzione del flusso video – che richiede, lo ricordiamo, una grande quantità di memoria per il salvataggio dei filmati girati con questa risoluzione.

Recensione LG G4: la batteria da 3000 mAh assicura prestazioni in linea con gli smartphone della concorrenza
Recensione LG G4: la batteria da 3000 mAh assicura prestazioni in linea con gli smartphone della concorrenza

Recensione LG G4: Batteria

Sotto questo aspetto, prima di fare una valutazione dettagliata sarebbe bene aspettare l’arrivo nei negozi della versione europea dell’LG G4, dal momento che tutti i test condotti fino a questo momento riguardano la versione ufficiale coreana con batteria da 2900 mAh e sistema operativo non europeo.

Ad ogni modo, secondo quanto si è visto fino ad oggi, l’LG G4 presenta un’autonomia “senza infamia e senza lode”, in linea con la concorrenza di Samsung S6 o HTC M9. Con un uso non troppo intensivo LG G4 copre tranquillamente la giornata di utilizzo. A meno, ovviamente, di non utilizzare lo schermo alla massima luminosità per troppe ore: il display è in grado di prosciugare letteralmente la batteria dello smartphone, a causa della sua grande luminosità e dell’elevata risoluzione.
Riproducendo video in grande formato o lanciando i giochi più recenti, l’autonomia complessiva di LG G4 può scendere addirittura fino a mezza giornata. Una lacuna che potrebbe essere colmata dall’arrivo di un sistema di ricarica wireless nativo nella versione europea.

Recensione LG G4: Conclusioni

LG G4 rappresenta un ottimo prodotto sotto ogni aspetto, sfoggiando un comparto fotografico tra i migliori del mercato e scelte estetiche che lo differenziano in maniera netta dalla concorrenza, come il pellame della cover posteriore. Se da un lato quest’ultimo aspetto potrebbe tuttavia non incontrare il gusto estetico di tutti gli utenti, è apprezzabile lo sforzo profuso da LG nel migliorare il già ottimo G3 dello scorso anno senza obbligatoriamente cadere nel luogo comune di rivestire il device di metallo, come accaduto per esempio con il Samsung S6.

A livello di prezzo LG G4 parte da un listino più elevato rispetto ai precedenti modelli (699 euro) anche se, con le prime vendite sul mercato europeo, i grandi store online sono riusciti a proporre il dispositivo addirittura a 499 euro, un prezzo assolutamente competitivo che potrebbe far propendere molti clienti al passaggio verso questo nuovo dispositivo.

Recensione LG G4: quali sono i vantaggi rispetto al G3?
Recensione LG G4: quali sono i vantaggi rispetto al G3?

E per i proprietari di LG G3? Il passaggio verso il G4 è davvero conveniente?

Stiamo parlando dei due top di gamma LG del 2014 e del 2015: dal punto di vista hardware, le differenze nell’utilizzo quotidiano faticano a farsi sentire. Dal lato software, G4 presenta un’interfaccia leggermente rinnovata e non presenta quei piccoli lag che avevano caratterizzato la prima versione Lollipop rilasciata per G3. Dal punto di vista hardware, G4 ha migliorato nettamente lo splendido display di G3 e il comparto fotografico, che può ora contare ora su un’autentica fotocamera professionale. Esteticamente l’introduzione della nuova cover in pelle (o di quella in plastica in stile “diamond”) può piacere o non piacere, come lo schermo leggermente ricurvo che comunque non risulta assolutamente invadente come accadeva sul G Flex.
Detto questo, stiamo pur sempre parlando di due dispositivi top di gamma: il passaggio al G4 è consigliato soprattutto per gli utenti che privilegiano il comparto video, quello fotografico e che vogliono il massimo dallo schermo in termini di dettagli e resa cromatica.

Sarà interessante inoltre capire le strategie di LG per questo 2015: alcuni rumors parlano di un uscita, nella seconda metà del 2015, di un nuovo top di gamma della casa coreana che potrebbe anche distaccarsi dalla serie G per aprire una nuova generazione di smartphone LG. Secondo alcuni potrebbe trattarsi addirittura del nuovo Nexus, indiscrezione favorita dal fatto che attualmente solo sul G4 e sul Nexus è presente l’ultima versione di Android: casualità o semplice rodaggio in vista di un prossimo LG Nexus? In questo caso, il passaggio a G4 potrebbe essere ritardato in attesa di un annuncio ufficiale da parte di LG che chiarisca le sue strategie di mercato in questo 2015.

Periscope su Android. Come funziona

Periscope su Android. Come funziona: la schermata iniziale dell'applicazione
Periscope su Android. Come funziona: la schermata iniziale dell’applicazione

Periscope è la nuova applicazione di Twitter che ha avuto un clamoroso successo in poco tempo. Questo perché permette di trasmettere in diretta una ripresa effettuata con il proprio smartphone. Disponibile dall’inizio per gli utenti iPhone, Periscope ora è anche su Android. Il modo di comunicare sui social è cambiato, ancora una volta.

In pochi giorni Periscope è entrato nelle prime cento applicazioni gratuite, mettendosi in diretta concorrenza con Meerkat, un sistema simile per trasmettere video in diretta.

Periscope su Android. Come funziona

Dopo aver installato sul vostro smarphone l’applicazione, una volta aperta, essa si legherà al vostro profilo Twitter; nel passaggio successivo Periscope vi chiederà di seguire le persone che hanno già questa applicazione e che seguite su Twitter. In questo modo sarà molto più facile iniziare a trasmettere video in diretta tra persone che si conoscono.

Dando il via alla prima diretta, verranno richieste molte autorizzazioni: bisogna infatti accettare di dare l’accesso alla fotocamera da parte di Periscope, al microfono e al GPS per rilevare la propria posizione geografica. Quest’ultima opzione verrà riproposta ad ogni collegamento: potrete decidere se dare o meno la vostra attuale posizione.

Periscope invierà delle notifiche ogni volta che una persona che seguite inizia una trasmissione in diretta. Potete però disabilitare le notifiche per non essere mai disturbati.

Diretta

Per far partire una diretta, basterà premere l’icona della fotocamera in basso al centro, inserire un titolo e avviare la trasmissione. Potete anche inviare un tweet per avvisare i vostri followers che state iniziando una diretta.

Finita la trasmissione, il video può essere salvato sullo smartphone, per rivederlo o per condividerlo.

Pubblico

Per diventare spettatore, basterà seguire il link di un tweet oppure sceglierlo all’interno dell’applicazione, tra quelle messe in evidenza. Durante la diretta è possibile inviare messaggi a chi sta facendo la ripresa. Per apprezzare quanto state vedendo, potete inviare dei cuoricini.

Metodo di ripresa

L’unico metodo previsto è quello verticale, contrariamente a quanto ci si possa aspettare. Per il momento non c’è altra scelta.

Utilizzo

Autorizzazione alle notifiche eventi live Periscope
Periscope, come funziona: autorizzare a ricevere le notifiche di nuove trasmissioni live

Si è molto discusso sull’utilizzo di Periscope. C’è molta libertà e gli utenti stanno sperimentando un po’ di tutto, da una semplice passeggiata fino ad arrivare a riprendere eventi di cronaca in diretta (incendi, rapine, inseguimenti…). Si sa che le pubblicazioni hanno breve durata, dati i continui aggiornamenti.

Ultimamente si è accesa una polemica sia per la ripresa di eventi in diretta esclusiva (come gli episodi di Game of Thrones), sia per la deriva pornografica che sta prendendo l’applicazione. La possibilità di effettuare streaming online non è una novità, ma mai un’applicazione si era legata a un servizio popolare come Twitter.

Chi controllerà quanto viene messo online? Come gestire le dirette su eventi come partite di calcio o di qualsiasi altro sport? Siamo di fronte alle domande che ci ponemmo quando uscirono le prime applicazioni per fare le fotografie.

Come sfruttare al meglio Periscope

Per far sì che Periscope venga sfruttato al meglio, dovete avere in mente gli elementi che possono aiutare sia chi sta visualizzando, sia il brand (eventuale) che state sponsorizzando. Una volta individuati i motivi della trasmissione in diretta, potrete concentrarvi su come trasmetterli.

Prima del broadcast, provate la conversazione offline, in modo da risultare poi naturali e preparati. Tenete a mente alcuni concetti chiave, che andranno espressi durante la diretta. Evitate di seguire un discorso scritto, perché è possibile che le domande poste dagli spettatori vi portino fuori da quel discorso.

Tramite Periscope, gli spettatori possono inviare i messaggi e le domande in diretta: fate in modo che ci sia qualcuno a controllare i messaggi in arrivo, per annotare poi i più importanti o intelligenti e riproporli durante la diretta.

Ecco alcuni consigli per la diretta:

I cuori di Periscope
Periscope, come funziona: inviare i cuori come segno di apprezzamento

– L’esperienza completa su Periscope si ha soltanto su smartphone e tablet: da web non si possono inviare messaggi o commenti. Fate in modo che tutti riescano a leggere quanto scrivete o quanto viene domandato.

– I commenti, se ci sono tante visualizzazioni, scorrono via rapidamente e non è possibile inserire dei filtri per evitare frasi inappropriate. In più, se avete successo, ci sarà molta folla e spesso nell’inviare messaggi si riscontrano errori di consegna. Preparate dei messaggi chiave in anticipo, così da poter gestire conversazioni affollate.

Non è possibile pubblicare il link della trasmissione prima della diretta. Questo significa che i primi avventori arriveranno quando la diretta è cominciata da 2-3 minuti. Se state seguendo un evento, accertatevi di iniziare qualche minuto prima, per comunicare poi con gli utenti nel momento giusto.

– Tenete a mente che l’unica possibilità di ripresa è quella verticale e non è possibile effettuare panoramiche. Un elemento importante se dovete fare presentazioni.

– Dopo la diretta, è possibile rivedere il filmato fino a 24 ore dopo, nel caso qualcuno se lo fosse perso. Questa funzionalità non è attiva per la versione web. La replica non può essere modificata, quindi nel caso di commenti inappropriati, essi saranno ritrasmessi. Il contenuto può essere scaricato dall’utente, ma il file non includerà i commenti.

Ora potete iniziare la vostra prima trasmissione live!

Videochiamare con Facebook Messenger. Guida semplice

Recentemente il portale in blu ha lanciato la possibilità di videochiamare con Facebook Messenger. Facebook sta facendo di tutto per far sì che gli utenti lascino i messaggi istantanei dell’applicazione a favore di Messenger, appositamente pensata per le chat tra amici. Proprio per questo Messenger si sta arricchendo sempre più, tenendo il passo di altre applicazioni simili come, per esempio, Whatsapp (anche se quest’ultima è diventata un prodotto di casa Zuckerberg).

Videochiamare con Facebook Messenger. La guida

Con Messeger è ora attivo il sistema di videochiamata. La videochiamata si può effettuare direttamente dall’applicazione. Vediamo con questa semplice guida come fare una videochiamata sull’applicazione Messenger.

  1. Aprite l’applicazione Messenger. Vi comparirà la lista di tutti i vostri amici con cui avete aperto una chat. A questo punto, scegliete l’amico con cui volete aprire una videochiamata ed entrate nella schermata dei messaggi.

    Videochiamare con Facebook Messenger: la schermata dei contatti è il punto di partenza
    Videochiamare con Facebook Messenger: la schermata dei contatti è il punto di partenza
  1. In alto a destra vedrete due opzioni: la prima è per effettuare una chiamata (a forma di cornetta del telefono); la seconda è un’icona di una fotocamera. Se l’icona è grigia, allora significa che il vostro amico non è disponibile per una videochiamata, se l’icona è blu, allora potete iniziare.

    Videochiamare con Facebook Messenger: le icone per la videochiamata
    Videochiamare con Facebook Messenger: le icone per la videochiamata
  1. Iniziata la videochiamata la camera del vostro smartphone entrerà automaticamente in modalità selfie, ma potete cambiare l’impostazione. In modalità selfie vi apparirà comunque un rettangolo in cui vedete quello che la camera del vostro amico sta riprendendo.

    La videochiamata di Messenger
    Come effettuare una videochiamata in Facebook Messenger
  1. In qualsiasi momento potete interrompere la ripresa video, in caso ci fossero problemi di visualizzazione, e continuare la chiamata.
  2. Potete continuare a scrivere sulla chat mentre prosegue la videochiamata.

Il servizio di videochiamata funziona tra iOS e Android e si appoggia sui dati del telefono o WiFi.

Questa non è la prima volta che Facebook permette le videochiamate: già nel 2011 si era affidata a Skype, ma a questo giro ha preferito non affidare a terze parti il servizio, offrendolo ai possessori di Messenger. Questa novità darà del filo da torcere a Face Time di Apple, Hangouts di Google e Skype stessa.

Il servizio di videochiamata è già attivo in molti stati del mondo, e presto sarà disponibile per tutti.

Ubuntu Touch. Cos’è, come funziona

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Ubuntu Touch cos’è e come funziona?: il progetto è di quelli destinati a fare scalpore. Acquisire, entro il 2020, il 30% degli utenti Android e – possibilmente – parte di quelli iOS per creare un nuovo standard nel settore mobile. Con questi presupposti Ubuntu ha recentemente svelato il suo primo sistema operativo per smartphone e tablet, implementandolo di serie sul BQ Aquaris E 4.5 “Ubuntu Edition”.

Ubuntu Touch cos'è, come funziona: svelato il primo smartphone basato sul nuovo sistema operativo mobile
Ubuntu Touch cos’è, come funziona: svelato il primo smartphone basato sul nuovo sistema operativo mobile

Ubuntu Touch. Cos’è, come funziona

Per prima cosa, sgombriamo il campo da ogni ragionevole dubbio: Ubuntu Touch è un sistema operativo giovane e ancora acerbo. Durante l’utilizzo si riscontrano numerosi lag, imprecisioni, le gesture introdotte sono eccessive e poco intuitive, le app a disposizione si contano sulle dita di una mano – ad eccezione delle web app ricavate dai siti ufficiali – e le funzioni di base lasciano moltissimi dubbi sulla bontà del prodotto (prima fra tutte, la mancanza di un calendario e di un’agenda, da installare a parte).

Fatta questa indispensabile considerazione, è possibile valutare Ubuntu Touch per quello che realmente rappresenta: un prodotto sicuramente acerbo, ma dall’enorme potenziale. Non bisogna dimenticare, infatti, che dietro al progetto si nasconde quella stessa Ubuntu che nel 2014 ha equipaggiato il sistema operativo sul 10% dei computer commercializzati in tutto il mondo: un marchio che raccoglie milioni di appassionati in tutto il mondo e, di conseguenza, migliaia di sviluppatori e addetti ai lavori. Con tutti i presupposti per creare, nel breve termine, un sistema operativo capace di competere con la concorrenza.

Ubuntu Touch: nessun tasto fisico. Tutti i comandi vengono impartite tramite tocchi dello schermo
Ubuntu Touch: nessun tasto fisico. Tutti i comandi vengono impartite tramite tocchi dello schermo

Ubuntu Touch: zero tasti e uno scope per ogni luogo e ora

Grazie alla partnership stretta con la spagnola BQ, Ubuntu mobile ha conosciuto il suo debutto ufficiale sul mercato grazie all’Aquaris E 4.5, un modello derivato da quello “ufficiale” equipaggiato con Android KitKat. La prima particolarità è legata all’assoluta assenza di tasti fisici, eccezion fatta per quello di accensione.

Il nuovo sistema operativo Ubuntu non presenta nemmeno i tradizionali tasti capacitivi: ogni operazione può essere eseguita con delle “semplici” gesture (in realtà, abbastanza complesse da attuare), trascinando lo schermo nelle 4 direzioni dello spazio: l’apertura delle notifiche, delle impostazioni, l’elenco delle app installate e di quelle in esecuzione, tutti i comandi principali sono accessibili trascinando lo schermo verso i bordi del dispositivo.

Una ricerca di semplicità sintetizzata dagli scope, aree tematiche capaci di raccogliere, a seconda della posizione GPS dell’utente e delle sue preferenze, informazioni sui luoghi di interesse nelle vicinanze come ristoranti, locali, negozi, servizi, luoghi da visitare, notizie, eventi e condizioni meteo. Dati estremamente variegati accessibili in pochi tocchi dello schermo, capaci di raccogliere in un’unica schermata informazioni che diversamente avrebbero richiesto l’utilizzo di molteplici applicazioni diverse. Che si tratti di restare in contatto con i Social Network o di consultare l’orario dei treni, gli scope di Ubuntu si rivelano aiuti preziosi.

Ubuntu Touch: ancora "acerbo" l'app store. Molte app sono semplici link ai siti web
Ubuntu Touch: ancora “acerbo” l’app store. Molte app sono semplici link ai siti web

Ubuntu Touch: un sistema operativo ancora giovane, con un app store insufficiente

I presupposti, come dicevamo, sono buoni ma la strada da percorrere è ancora lunga. Le gesture, ad esempio, richiedono una precisione da chirurgo per evitare di far confusione tra le schermate: basta scorrere la pagina di un millimetro oltre il dovuto per trasformare uno scroll fotografico nella visualizzazione delle app aperte, o in uno qualunque dei comandi concepiti per il controllo “senza tasti” di questa versione Ubuntu.

Qualche dubbio anche sul device scelto per questo debutto, il BQ Aquaris E 4.5: il processore Mediatek quad-core da 1,3 GHz, il (solo) Gigabyte di RAM, gli 8 GB di memoria interna (espandibili con SD), la triade Wi-Fi/Bluetooth/GPS, la fotocamera da 8 Mp e il display IPS da 920×540 pixel ne fanno un dispositivo di fascia bassa, incapace di contenere i diffusi rallentamenti riscontrabili durante l’utilizzo di Ubuntu Touch.

L’altra grande pecca è rappresentata dall’Ubuntu Store: la stragrande maggioranza delle app disponibili altro non è che una selezione di “web-app” che, attraverso un’icona, conducono semplicemente al sito web di riferimento. Non esistono, quindi, app dedicate per Facebook, Twitter, Whatsapp, Google Maps, Youtube, con la conseguente impossibilità di ricevere notifiche in caso di aggiornamenti o ricezione di un messaggio. Un difetto grave in un mercato, quello della concorrenza, che ha letteralmente costruito la sua fortuna sul mercato delle app.

La nota positiva, bisogna riconoscerlo, è che molti sviluppatori stanno investendo tempo e denaro in questa direzione (come Telegram, tra i primi a realizzare una vera app per Ubuntu Touch): servirà del tempo per adeguare questo store a Google Play e App Store, anche se francamente dopo anni di sviluppo ci si sarebbe aspettato qualcosa di più di una semplice selezione di web-app in questa fase di lancio.

Ubuntu Touch: nonostante le limitazioni del debutto, le premesse per il futuro sono confortanti
Ubuntu Touch: nonostante le limitazioni del debutto, le premesse per il futuro sono confortanti

Ubuntu Touch: le prospettive future

In un mondo sempre più orientato all’ambito mobile e sempre meno al desktop, Ubuntu si trova a dover puntare verso i sistemi operativi smartphone e tablet per restare al passo con i tempi. Sotto questo aspetto, inoltre, è interessante il progetto di Canonical, azienda britannica che ha sostenuto lo sviluppo di Ubuntu Touch: abbinare al sistema operativo Ubuntu un hardware proprietario sulla falsariga di quanto realizzato da Apple in questi anni.

La fusione di hardware e software in un’unica realtà permetterebbe una migliore armonia al prodotto finale e una maggiore ottimizzazione della funzionalità, evitando ai produttori di hardware di dover ri-confezionare gli aggiornamenti software in funzione dei loro specifici devices. La strada, comunque, appare tracciata: per raggiungere gli obiettivi di mercato fissati per il 2020 e sottrarre un terzo dei clienti Android, Ubuntu Touch dovrà crescere di molto e risolvere tutti i bug e i limiti attuali. Solo in questo caso potrà ritagliarsi un posto sul podio dei sistemi operativi mobile più diffusi al mondo.

Ubuntu Touch: grafica chiara ed essenziale, con gesture un po'troppo complicate da assimilare
Ubuntu Touch: grafica chiara ed essenziale, con gesture un po’troppo complicate da assimilare

Conclusioni

Onore al merito: BQ Aquaris E 4.5 rappresenta un esperimento di grande coraggio, il primo capace di portare Ubuntu Touch sul mercato. Il risultato, però, ha deluso le aspettative: il prodotto finale risulta insufficiente per il pubblico medio, con un sistema operativo acerbo e pochissime applicazioni a disposizione dell’utente, sostituite in qualche modo dalle web-app. Le gesture sono confusionarie e di lenta assimilazione, mancano funzioni fondamentali come il calendario e un file manager. Un risultato insufficiente che non lascia spazio ad appelli, almeno fino all’arrivo delle prossime versioni di Ubuntu Touch.

MacBook Pro 2015. Caratteristiche di un piccolo capolavoro

La prima versione del MacBook Pro era già stata valutata ottimamente. Tutti erano d’accordo. La versione del 2015, che ha il Force Touch Trackpad, una durata della batteria più longeva, l’ultimo processore Intel, è ancora meglio. In via definitiva, è il migliore laptop in circolazione.

Perché è un prodotto così bello? Perché combina un processore potente, una durata di batteria longeva e una qualità dello schermo incredibile in un “telaio” del tutto portatile. Si tratta di un 10 pieno, promozione a pieni voti. Siamo vicini alla perfezione, più di qualsiasi altro laptop mai visto.

MacBook Pro 2015. Caratteristiche di design e Force Touch Trackpad

Il design del MacBook Pro è ormai di tre anni fa, ma sembra comunque un design attuale e fresco, appena rilasciato dalla Apple. Estremamente sottile, considerando il processore che viaggia nel suo interno, all’opposto del processore utilizzato sul Mac Book Air oppure dei potenziali rivali come il Dell XPS 13.

Pesa solo 1,58 kg – con 200g in più del Mac Book Air – ed è largo 18mm. Non è tra i più sottili, tra i moderni standard, ma risulta più piccolo di un Mac Book Air. Risulta più stretto dell’Air di 1 cm, quindi più comodo per i viaggi in aereo e in treno.

Questo è nulla, se considerate la nuova funzionalità: il Force Touch Trackpad. Si tratta di un’esclusiva per il Mac Book Pro da 13 pollici e il MacBook da 12 pollici, per il momento – nemmeno la versione da 15 pollici ne è provvista; il sistema di clickpad, già ottimo, viene portato ad un nuovo livello.

Rimpiazza il sistema standard con quattro sensori di forza e un elettromagnete. Combinati possono rilevare quanta forza imprimete nel momento in cui cliccate sul piccolo pad vicino alla tastiera: la Apple l’ha chiamato Force Click.

Quello che è più interessante è come questo Force Touch vi dia la stessa sensazione di clic su ogni angolo della superficie. Dovete premere fino a metà o fino in fondo per avere un clic soddisfacente sul sistema standard, invece il Force Touch ha la stessa sensibilità sia sugli angoli che al centro. Si tratta di un piccolo dettaglio di ingegneria, ma che presto vi ritroverete ad amare.

Potete scegliere anche tra tre differenti clic: leggero, medio e pesante. Il tocco pesante si avvicina al tocco che si utilizza oggi con un normale mouse, il medio è molto più preciso e meno goffo, mentre quello leggero è fin troppo sensibile.

Le opzioni del Force Clic sono molto interessanti. La migliore è la possibilità di scorrere più velocemente i video, premendo con più forza. Ci sono cinque livelli di velocità, a partire dalla 2x e arrivando a 60x, ed ognuna viene attivata con un preciso tocco sul pad. Questo metodo è sicuramente molto più agevole rispetto alla ricerca manuale o l’utilizzo del bottone per mandare avanti i contenuti.

Questo è l’esempio migliore per farvi capire l’utilizzo del Force Clic, ma ci sono tante altre azioni che si possono compiere: la ricerca di una definizione di una parola, il clic sul link che permette di vedere una preview della pagina che si andrà a visitare…

Nessuna di queste funzionalità è indispensabile – almeno non per progredire rispetto al MacBook Pro in circolazione. Ma, nell’insieme, è sicuramente un motivo per comprare la nuova edizione, rispetto alle alternative sul mercato.

 

Il Force Touch Trackpad
Caratteristiche del MacBook Pro 2015: Force Touch Trackpad

Schermo e sonoro

Il nome ufficiale del prodotto è “13 inch MacBook Pro con Retina display”; un nome che dà qualche indizio su che cosa aspettarsi. La risoluzione è 2560×1600 con 227 pixel per pollice, che è soddisfacente per uno schermo, a patto che non vi avviciniate troppo.

Mac OS gestisce in modo migliore la risoluzione rispetto a Windows, anche se Windows ha fatto molti passi avanti l’anno scorso. Potete scegliere opzioni come “Testo più grande” e “Più spazio” su una slider, e tante altre opzioni vi garantiranno una vista perfetta.

Lo schermo è anche molto colorato, accurato e ricco. Il contrasto è molto buono. Il nero ha profondità, la qualità di inchiostri risplenderà quando vedrete un film e i colori esplodono senza appararire saturati.

La visione angolare è perfetta e i riflessi sono gestibili; è uno schermo luminoso, anche se non il più luminoso che abbiamo visto – un paio di sforzi in più avrebbe aiutato a rendere migliori i riflessi maggiori. Questo è l’unico punto critico.

Gli altoparlanti stereo incorporati sono frizzanti e dettagliati, con un mid-range accettabile per non essere proprio inadeguati. C’è solo una lieve fascia di bassi, ma è quello che ci si aspetta da un computer portatile.

Sono buoni per ascoltare musica e vedere spettacoli televisivi. Non rendono al meglio se il MacBook Pro si appoggia su una superficie morbida, dal momento che si trovano sulla superficie di appoggio.

Gli altoparlanti del MacBook Pro 2015
Caratteristiche MacBook Pro 2015: gli altoparlanti

MacBook Pro 2015: le prestazioni

Il modello utilizzato per la recensione ha 128GB di memoria, un processore Intel Core i5, scheda grafica Intel Iris 6100 e 8GB di RAM.

La chiave di questa nuova edizione è l’introduzione del nuovo processore Intel Broadwell, che promette un balzo di qualità e miglioramenti nell’efficienza. La nuova scheda grafica è più veloce del 40% rispetto alla generazione precedente, ma non noterete questo miglioramento in ogni momento.

Il processore in sé è marginalmente più veloce, ma è supportato da un flash storage due volte più veloce, dal momento che la Apple parla di una velocità di lettura e scrittura da 1.5GB/s a 1.6GB/s. Si tratta di massimi teorici, ma sono comunque impressionanti.

Il risultato è la risposta di sistema impressionante, che si accende velocemente. I risultati del test fatto su Blackmagic Disk Speed Test sono incredibili. Abbiamo ottenuto 645MB/s di scrittura e 1.2GB/s di lettura! Chiunque lavori con fotografie e video insieme, sarà molto contento di questo test.

La scheda grafica integrata è valida per giochi leggeri e con dettagli e effetti ribassati, niente più. Riesce a gestire infatti una media di 17 frame al secondo, un risultato però migliore dell’Asus Zenbook UX305 (9,4 frame al secondo). Questo non vuol dire che potete far girare qualsiasi gioco e avere un’ottima esperienza. Il gaming rimane il punto debole del MacBook Pro, ma questo è il punto critico di ogni laptop così sottile.

Caratteristiche del MacBook Pro 2015: riscaldamento e rumore

Tutta questa potenza non si trasforma in calore e rumore, se utilizzato normalmente. Nell’utilizzo quotidiano, anche con più finestre aperte, è silenzioso. Ogni tanto si potrà sentire l’accensione della ventola, ma a livelli tollerabili – non si sentirà in un ambiente di ufficio.

Con un utilizzo più pesante, è un’altra questione. Lavorare sulle immagini, modificare e lavorare sui video o giocare faranno stressare la ventola e, in questo caso, si sentirà molto di più. Non siamo ai livelli di quella del Mac Book Air, ma la noterete. In questo caso, meglio procurarsi un paio di cuffie.

Come sempre, però, si tratta di una problematica che emerge nel momento in cui portate il vostro laptop a livelli di stress molto elevati – l’encoding di video, il gioco prolungato… Sessioni brevi o lavori quotidiani non sono un problema, così come non lo sarà il riscaldamento.

Durata della batteria

La capacità della batteria è uguale alla versione precedente, quindi i miglioramenti sono dovuti al lavoro sull’efficienza da parte di Apple. Ora la batteria dura 10 ore, in caso di continua navigazione web, 12 ore per riprodurre i video di Itunes; una media di circa 9 ore di durata.

La variabile è ovviamente l’utilizzo del laptop. Per esempio, 30 minuti di giochi in 3D consuma la batteria per il 19%, mentre guardare un film su Netflix di 55 minuti consuma il 12%, con lo schermo fissato al 60% delle potenzialità, per una visione buona con illuminazione da interno.

Questo vuol dire che potete stare su Netflix per circa sette ore e mezza da MacBook Pro. Una tempistica minore rispetto a quanto dice Apple, ma i dati dichiarati si riferiscono a operazioni come download e utilizzo offline.

La nostra simulazione con utilizzo di browser, con aggiornamento delle pagine ogni 15 secondi per un’ora, ha consumato la batteria dell’8%. Si tratta di circa 12 ore di navigazione per tutta la durata della batteria, ma siamo vicini alle 10 ore per essere più realistici, nel caso i contenuti delle pagine siano più pesanti e si avessero delle tab aperte.

Usato quotidianamente, e in maniera normale, la media finale va dalle 7 alle 10 ore. Non è certo una batteria che dura tutto il giorno, ma può occupare la maggior parte della giornata senza la preoccupazione del carica batteria.

Considerazioni finali

Il MacBook Pro ha migliorato anche la connettività. Wi-Fi e Bluetooth sono gli standard, ma in più ci sono due porte Thunderbolt2, due porte USB 3.0 e una HDMI. C’è anche uno slot per la SDXC Card.

 

Gli ingressi del MacBook Pro 2015
Caratteristiche MacBook Pro 2015: gli ingressi

 

Gli ingressi laterali del MacBook Pro 2015
Caratteristiche del MacBook Pro 2015: gli ingressi laterali

 

Ci sono pochi aggiornamenti da fare: questo è il prezzo da pagare per avere un design così sottile. Non è possibile aumentare la memoria, per esempio.

Le altre funzionalità che potete inserire come aggiornamenti sono il Core i5 2.9GHz e il Core i7 3.1GHz. Aggiornamenti però che serviranno a pochi, anche perché avere l’opzione di 3.1GHz migliorerà le prestazioni del vostro laptop solo del 3%.

L’unica ragione per non comprare questo laptop è non aver bisogno di tanta potenza. Le sue capacità sono straordinarie e il nuovo Force Touch Trackpad è fantastico. Ci sono pochi rivali tra cui scegliere, mentre il mercato è pieno se volete scendere di qualità. Tra i prodotti che più si avvicinano ci sono il Lenovo ThinkPad X1 Carbon 2015 e il Dell XPS 13 2015, ma manca loro lo strapotere di cui vi abbiamo parlato in questa recensione.

Questo prodotto dovrebbe convertire anche i più accaniti detrattori della Apple. Infatti, è così di qualità che rende anche sconveniente il paragone con lo stesso prodotto Apple Mac Book Air.