Call of Duty Black Ops III, recensione. Avviso a tutti i giocatori: come ogni anno, l’arrivo del nuovo capitolo di Call of Duty (che si tratti di Black Ops, Modern Warfare o Advanced Warfare) non lascia indifferenti. Così come lo stuolo di polemiche e critiche che accompagna ogni edizione di questa fortunata saga, forse la più amata nel genere FPS. Ma Call of Duty Black Ops III rappresenta una rottura con il passato, grazie alla quantità di novità e modalità differenti che portano una sferzata di aria nuova in un titolo forse ormai troppo inflazionato, che ha saputo reinventarsi e offrire nuovi orizzonti videoludici. Scopriamoli insieme.
Call of Duty Black Ops III: il nuovo FPS di Activision rappresenta il giusto mix tra innovazione e tradizione.
Call of Duty Black Ops III recensione: single player e multiplayer a confronto
Per questo nuovo capitolo della saga firmata Activision, gli sviluppatori di Treyarch hanno lavorato sodo realizzando ambientazioni futuristiche, moderne, convincenti e particolareggiate nei minimi dettagli. In questo scenario le truppe Black Ops (soldati bionici caratterizzati da intelligenza e forza sovraumana, connessi l’un l’altro grazie alla tecnologia Direct Neural Interface) si muovono all’interno di un contesto apocalittico dando vita a combattimenti al limite del reale. I potenziamenti derivanti dalla tecnologia rendono infatti possibili mosse speciali mai viste nei titoli precedenti, come la possibilità di camminare sui muri, spiccare salti di decine di metri e compiere azioni tipiche dei cyborg, molto lontane da quelle dei vecchi Call of Duty ambientati nella seconda Guerra Mondiale.
Call of Duty Black Ops III: le abilità dei personaggi includono la possibilità di camminare sui muri e compiere salti di decine di metri.
La novità principale riguarda la possibilità di giocare l’intera storia in modalità multiplayer, con la cooperazione online di 4 giocatori. In questo modo è possibile sfruttare appieno Call of Duty Black Ops III mettendo in campo strategie complesse, conferendo a ogni giocatore un compito ben preciso ed elaborando tattiche sempre nuove, grazie alla possibilità dei singoli personaggi di crescere in esperienza, skills e “poteri” che si acquisiscono durante il gioco. La modalità co-op regala un gusto tutto nuovo alla saga, con la possibilità di affrontare gli scenari in maniera sempre diversa e di escogitare manovre differenti per eliminare gli avversari. Anche perchè ogni giocatore può scegliere la sua categoria di personaggio (Ruin, Spectre, Reaper, Prophet, Outrider, Seraph, Nomad, Battery, Firebreak), ciascuno con le sue caratteristiche e le sue skills uniche.
Call of Duty Black Ops III: la modalità co-op a 4 giocatori rappresenta il principale punto di forza del gioco.
La modalità single player si basa maggiormente sulla crescita del personaggio, sulla cura delle skills acquisite e sulla cura di quegli aspetti individuali che ci si possono aspettare da questa tipologia di gioco. Il personaggio cresce, diventa sempre più potente e in grado si spazzare via quantità maggiori di nemici. Ma senza quello spessore e quel divertimento garantito dalla modalità multiplayer.
Call of Duty Black Ops III: la modalità zombie rappresenta un “gioco all’interno del gioco”, garantendo molte altre ore di divertimento al termine della storia principale.
Call of Duty Black Ops III recensione: la modalità zombie
Capita spesso che, terminato un gioco First Person Shooter, questi rimanga sullo scaffale per mesi o anni. Call of Duty Black Ops III fa eccezione alla regola: una volta terminata la storia principale (in single o multiplayer), viene sbloccata l’attesissima modalità zombie. A questo punto, gli scenari avveniristici e le tecnologie del futuro scompaiono totalmente facendo fare al giocatore un tuffo nel passato, negli anni ’40 del XX secolo.
Call of Duty Black Ops III: la modalità zombie è ambientata nelle metropoli americane degli anni 40.
Questa volta, però, niente seconda Guerra Mondiale e niente battaglie tra eserciti. Siamo negli Stati Uniti, nei vicoli a tinte fosche delle grandi e malfamate metropoli, caratterizzate dalla presenza di eccessi, club privè e quell’atmosfera noir ormai dimenticata. In questo contesto vintage troviamo a sorpresa star hollywoodiane del calibro di Jeff Goldblum e Ron Perlman, perfettamente digitalizzati e calati nelle vesti (e nelle armi) dell’epoca. A questo punto, nei suggestivi vicoli poco illuminati, orde di zombie dagli occhi fiammeggianti ci si pareranno davanti, rincorrendoci e invitandoci a far fuoco all’impazzata.
Call of Duty Black Ops III: la modalità zombie è il mix perfetto di azione e adrenalina.
Non solo in single player: in multiplayer è possibile attivare la modalità co-op che ci catapulterà insieme ad altri 3 compagni in un’avventura di sopravvivenza, dove tra le ondate di non morti e i giocatori voleranno tonnellate di piombo e adrenalina a non finire. Anche in questo caso il coinvolgimento è totale, tanto da farci dimenticare di essere in Call of Duty Black Ops III: si ha la sensazione di giocare a tutt’altro gioco. Un espediente riuscito ottimamente, capace di far aumentare la longevità del titolo una volta completata la campagna principale ambientata nel futuro.
Call of Duty Black Ops III: le diverse modalità e le skills presenti lo rendono un titolo caratterizzato da elevata longevità.
Call of Duty Black Ops III recensione: conclusioni
Dopo averlo provato, le sensazioni su Call of Duty Black Ops III sono contrastanti, ma in senso positivo. L’ottima giocabilità del titolo conferma la tradizione dei capitoli precedenti, con l’aggiunta di nuove mosse e dinamiche di gioco rese possibili dai “superpoteri” dei personaggi. Il livello di dettaglio grafico raggiunge quasi la perfezione, aumentando il coinvolgimento complessivo. Gli elementi “classici” della saga vengono ripresi e migliorati con l’aggiunta di importanti novità, come la campagna co-op e la modalità zombie che potrebbe tranquillamente essere scambiata per un gioco tutto nuovo.
Difficile, in un gioco così vario e complesso, trovare dei difetti. Call of Duty Black Ops III è un titolo capace di soddisfare tutti gli amanti del genere, per la sua varietà e per la sua capacità di immergere i giocatori negli scenari. Pur procedendo su binari prestabiliti, la narrazione di gioco si sviluppa in modo fluido e avvincente, offrendo la possibilità di combattere, guidare veicoli, costruire tattiche insieme ad altri giocatori ed esplorare scenari avveniristici sempre diversi fra loro. Un titolo davvero ben fatto, convincente e a tratti epico, da giocare e rigiocare.
Un nuovo smartphone “a conchiglia” si prepara ad arrivare sul mercato: si tratta del Samsung Galaxy Golden 3, nome in codice Samsung SM-W2016. Dopo il Golden e il Golden 2, prodotti quasi esclusivamente per il mercato asiatico con un comparto hardware e software di fascia bassa, il nuovo Samsung Galaxy Golden 3 si appresta a fare il suo ingresso nei negozi (guidati, ovviamente, ai Paesi coreani e successivamente, con ogni probabilità, anche da quelli europei) con un design molto diverso da quello degli smartphone Samsung a cui ci eravamo abituati. Scopriamo insieme le caratteristiche del nuovo Samsung Galaxy Golden 3, trapelate in anteprima dalle schede tecniche del TENAA, l’ente cinese di certificazione degli apparati di telecomunicazione.
Samsung Galaxy Golden 3: lo smartphone a conchiglia con un hardware di tutto rispetto
Nell’era pre-smartphone i telefoni cellulare “a conchiglia”, con il display che si ripiegava sulla tastiera fisica, erano diffusi tanto sul mercato asiatico quanto su quelli europei e americani. Con l’avvento dei display touchscreen e dei display sempre più grandi, questo meccanismo di chiusura è andato perdendosi. In un mercato ormai saturo di smartphone simili fra loro, Samsung Galaxy Golden 3 rappresenta una novità, o meglio un ritorno al passato.
Samsung Galaxy Golden 3: il ritorno dello smartphone “a conchiglia”
A partire dal doppio display: Samsung Galaxy Golden 3 equipaggia un primo pannello da 3,9″ con risoluzione HD 768×1280 pixel, collocato nella parte frontale del dispositivo e visibile quando questo è chiuso. Si tratta, in pratica, di un display “secondario” progettato per mostrare all’utente le notifiche, l’orologio e la schermata di blocco, utilizzabile all’occorrenza per controllare mail e messaggi. Una volta aperto, il samsung Galaxy Golden 3 ci mostra il suo secondo display, sempre da 3,9″ e con risoluzione analoga al primo: si tratta, ovviamente, dello schermo principale sotto al quale troviamo la grande tastiera fisica con numeri e lettere, esattamente come avveniva sui vecchi telefoni cellulari.
Sotto al cofano troviamo un processore Samsung Exynos 7 octa core da 2,1 GHz, 3 Gb di RAM,64 GB di memoria interna (purtroppo non espandibile), un comparto grafico affidato alla GPU Mali-T760MP8 e due fotocamere da 16 MP (quella principale) e 5 MP (quella frontale). Il sistema operativo è affidato ad Android 5.1.1 Lollipop con la consueta interfaccia TouchWiz di casa Samsung. Il peso è di 204 grammi e le misure, abbastanza contenute, sono di 120 x 61 mm con uno spessore di 1,5 cm.
Samsung Galaxy Golden 3: un design retrò per un nuovo settore di smartphone
Le prime due generazioni di Samsung Galaxy Golden, destinate esclusivamente al mercato asiatico e soprattutto all’emergente mercato indiano, erano caratterizzate da componenti di fascia bassa, con un prezzo competitivo. Samsung Galaxy Golden 3 inverte questa tendenza: i materiali della scocca appaiono di tutto rispetto, con una struttura in vetro e metallo che ricorda più un design “premium”.
A questo bisogna aggiungere una spiccata somiglianza con il Samsung Galaxy S6, una delle regioni che avevano portato in un primo tempo a “scambiare” le prime immagini del Samsung SM-W2016 per il nuovo Samsung Galaxy S6 Mini. Samsung Galaxy Golden 3 rappresenta tuttavia un prodotto nuovo, disponibile inizialmente sul mercato asiatico (Zauba, uno dei principali distributori indiani, ha prezzato il Samsung Galaxy Golden 3 con una cifra corrispondente a 360 euro, tasse e imposte escluse) senza tuttavia escludere un arrivo sui mercati occidentali. In questo caso, il Golden 3 rappresenterebbe un prodotto quasi “innovativo”, regalando un ritorno al passato per tutti i nostalgici della tastiera fisica e per il design “a conchiglia” diffuso fino a una decina di anni fa.
La linea ZTE Axon rappresenta una alternativa valida ad altri prodotti più blasonati e soprattutto più commercializzati in Europa. Sembra infatti avere caratteristiche diverse in Paesi diversi: c’è una versione per il mercato statunitense uscita quest’anno (con recensioni positive) e un modello con schermo Quad HD da 4GB di RAM e 128 GB di memoria disponibile in Cina. In questo articolo recensiamo la versione Elite, che è poi il modello europeo: uno dei primi tentativi compiuti da ZTE per entrare nel mercato di alto livello e stupirci con qualche novità.
ZTE Axon recensione. Ottimo prodotto, con un paio di dubbi
Una di queste è l’attenzione alla sicurezza, data da un rilevatore di impronte digitali posto sotto la fotocamera: è veloce, ben posizionato e accurato – forse non accurato come il sensore Huawei del Mate S, ma che è comunque perfettamente accettabile.
Se sbloccare il telefono con le dita non vi basta, c’è anche uno scanner oculare (attivabile guardando nella videocamera e sbattendo le palpebre) – è una funzione semplice da impostare ma è decisamente più lenta e meno affidabile dello scanner di impronte.
Lo ZTE Axon ha un design con dei cerchietti triangolari, abbastanza discutibili. Ha anche un sensore per lo sblocco del telefono tramite il riconoscimento dell’iride.
Il telefono, in sé, è unico: ai lati dello schermo HD da 5 pollici ci sono due speaker frontali, le cui griglie sono formate da piccoli triangoli (un motivo che probabilmente non piacerà a tutti). È fatto di metallo ma non ha la stessa lucentezza e non dà le stesse sensazioni tattili del Mate Huawei S. Con i suoi 9,3 mm è piuttosto spesso (anche se questo non inficia l’utilizzabilità) e la lunetta attorno allo schermo è più spessa di quanto ci si aspetterebbe.
Lo ZTE Axon è uno smartphone abbastanza spesso e solido, ma rimane gradevole al tatto.
Sul retro, nella parte superiore e inferiore del telefono, due inserti in finta pelle danno all’Axon Elite un che di “elegante” – anche se l’effetto finale non è un granché, perfino in confronto con inserti simili sul retro del Galaxy S5.
Lo ZTE Axon ha degli inserti sul retro, che conferiscono una immagine piuttosto elegante.
Come già detto, lo schermo da 5,5 pollici è in Full HD ed è veramente eccezionale: i colori sono vivaci e dettagliati, così come sono precisi gli angoli di visuale e la sensibilità al tocco dello schermo. È un peccato che l’interfaccia utente della ZTE, che monta un sistema operativo Lollipop 5.0.2, non faccia uso della risoluzione: ha un aspetto bruttino, con icone strane, colori infantili e non aggiunge niente di quanto è già presente in Android.
Se c’è una cosa dell’interfaccia utente di cui essere pienamente soddisfatti è la velocità: il processore Snapdragon 810, accoppiato con 3 GB di RAM rende il passaggio da un’app all’altra e da una pagina all’altra fluido e scorrevole (un punto a favore dell’Axon nell’ambito dei giochi).
Riguardo alla memoria: ci sono 32 GB interni (un bel numero), espandibile grazie allo spazio per una microSD (che può fare arrivare lo spazio di memoria a 128 GB). Naturalmente, per funzionare tutto il giorno, l’Axon Elite ha richiesto delle batterie da 3.000 mAh (che sembrano essere diventate lo standard per i telefoni con questa ampiezza di schermo). La prestazione non arriva a quella del Moto X Play, ma in teoria dovrebbe funzionare da mattina a sera senza problemi (è comunque inclusa la tecnologia QuickCharge 2.0, che in poco tempo dà una bella carica alle batterie).
Sul retro troverete una dual-camera, simile alla Duo Camera dell’HTC presente sul modello One M8 dello scorso anno: comprende un sensore principale da 13 MP e, sotto quest’ultimo, una camera secondaria da 2 MP. Il vantaggio principale di tutto ciò è che si può rimettere a fuoco dopo lo scatto; se cioè scattate una foto ma decidete che sarebbe stato meglio mettere più a fuoco lo sfondo, potete cambiarlo attraverso l’app dedicata. I dettagli fotografici sono eccellenti, così come è impressionante la performance in condizioni di scarsa luce.
Aggiungiamo che sulla parte frontale è presente una fotocamera da 8 MP per i selfie.
Conclusioni
A parte il colore dorato e gli inserti di finta pelle, il tentativo di ZTE di piazzarsi sul mercato di alto livello non dev’essere ignorato: una fotocamera superlativa, prestazioni veloci e telaio in metallo sono senza dubbio delle caratteristiche che fanno dello ZTE Axon Elite un prodotto d’eccezione.
Il Tag Heuer Connected ha fatto la sua uscita in grande stile a New York come il primo smartwatch indossabile Android Wear smartwatch (ha persino avuto il suo buffet di inaugurazione). Oltre ad essere la prima partnership tra Tag e Google è anche il primo smartwatch a sfoggiare un chip Intel. Tag Heuer Smartwatch: recensione del re degli smartwatch.
Tag Heuer Smartwatch recensione. Questo è il re
Ovviamente, il design è la punta di diamante del Connected: la cassa, con un diametro di 46 mm, è adatta soltanto al polso di un uomo (insomma, non è proprio woman-friendly), in titanio 2, come anche gli agganci del cinturino. È interamente ricoperto da un cristallo di zaffiro, cosa che lo pone su un altro livello rispetto al vetro dei concorrenti.
Tag Heuer Smartwatch recensione di uno dei pochi prodotti ad avere il cristallo di zaffiro al posto del vetro.
È spesso 12,8 mm (è il più grosso degli smartwatch Android sul mercato) ma grazie al materiale di cui è fatto pesa solo 52 grammi; il cinturino (nero di default) può essere sostituito con uno di colore diverso, venduto separatamente.
Tag Heuer Smartwatch recensione: Hardware
In qualità di partner, Intel ha montato sul Tag Heuer Connected il suo processore Intel Atom Z34XX – tanto per intenderci, è lo stesso presente nell’Intel Edison development board, la piattaforma alla base di tanti dispositivi indossabili, tra cui i recenti Blocks.
Tag Heuer Smartwatch inserisce un processore Intel Atom, che garantisce veramente una grande potenza di calcolo.
Dallo schermo ci si poteva aspettare qualcosa di più: è un cristalli liquidi 360 x 360 con una densità di pixel di 240 ppi – non molto, se pensiamo ad altri modelli di smartwatch presenti sul mercato. Per fare un esempio, lo Huawei Watch ha uno schermo da 1,4 pollici 400 x 400 con un ppi di 286 (sotto questo aspetto è il più avanzato dei dispositivi Android), mentre la seconda edizione dell’LG Watch Urbane batterà tutti con uno schermo di 480 x 480 a 348ppi.
Il Connected ha 4 GB di memoria interna (uno standard per i dispositivi indossabili Android) ed un rating IP di 67. Per quanto riguarda le batterie: Jean Claude Biver (CEO di Tag) assicura un giorno intero di durata della batteria (che, essendo una 410 mAh, dovrebbe arrivare a 25 ore).
Tag Heuer Smartwatch recensione: svizzero (ma non troppo)
Tag Heuer ha da sempre venduto sotto il marchio “made in Swiss”, una garanzia nell’industria degli orologi, e tutti si chiedevano come avrebbe commerciato il suo primo smartwatch, che monta componenti targati Silicon Valley assemblati in Cina. Ebbene, il Connected avrà il marchio “Swiss Engineered” – che significa ben poco, ma guadagna comunque il suo posto nella storia del marchio.
Tag Heuer Smartwatch è pensato per durare per sempre. Se lo si vuole sostituire, bisogna pagare.
Tag Heuer Smartwatch recensione: aggiornamenti
Al Baselworld Wareable la Tag ha affermato che lo smartwatch sarebbe stato aggiornabile per estenderne la durata sul mercato- in fondo, il claim del Connected parla di eternità e l’azienda ha chiaramente detto di non essere interessata a un prodotto che non possa durare per sempre. Se non vorranno passare a modelli successivi, gli utenti potranno cambiare il loro Tag Heuer Connected con un orologio meccanico – non gratis, naturalmente: il cambio costerà esattamente come lo smartwatch originale.
Tag Heuer Smartwatch recensione: Software
Il Connected funziona con Android Wear, una piattaforma che non vanta alti livelli di personalizzazione – ma la Tag ha fatto comunque del suo meglio per renderla il top di gamma. I quadranti digitali dell’orologio sono tre: nero, blu scuro e bianco perlaceo, tutti disponibili allo start. Tutti mostrano la finestra della data e includono dettagli propri dei Tag Heuer Carrera, come le lancette di ore, minuti e secondi e il numero del giorno sul cronografo per rendere il Connected del tutto simile a un orologio meccanico.
Tag porta l’idea delle informazioni in tempo reale un passo più avanti di Motorola, enfatizzando le funzioni “da orologio” del Connected, come timer, allarme e cronometro. Tag chiama le informazioni in tempo reale “quadranti interattivi”: appaiono sulle facce dell’orologio per darvi un facile accesso agli aggiornamenti meteo, agli alert o alle notizie sportive.
Ci sono tre contatori in corrispondenza delle 6, delle 9 e delle 12: se si toccano si apre l’app a schermo pieno. Tag è andata oltre il semplice adattamento delle app già esistenti per il Connected: ha sviluppato il suo proprio kit di sviluppo dei software e ha già quattro app esclusive perfettamente integrate con le diverse facce dell’orologio.
Queste includono: Insiders, RaceChrono Pro, Viewrangers e GolfShot Pro, tutte con un focus sullo sport e tutte con iscrizione inclusa nell’acquisto dello smartwatch. Gli utenti hanno anche accesso alle maggiori app di Android Wear come ricerca vocale, mappe, traduzione e Fit.
Più che uno smartphone, Blackberry Priv è innanzitutto una scommessa. Dopo aver tentato la carta di Blackberry 10, sistema operativo lanciato nel 2013 sui dispositivi Z10 e Q10 (mai realmente decollati sul mercato di massa degli smartphone), la casa canadese ha deciso di giocarsi il tutto per tutto con un nuovo smartphone di fascia alta, equipaggiato con sistema Android 5.1 Lollipop e con una tastiera fisica a scorrimento in pieno “Blackberry style”. Un design pulito e minimale, insieme a componenti di tutto rispetto, basteranno a rilanciare il marchio Blackberry sul mercato?
Blackberry Priv recensione. Privacy al top e tastiera fisica
Priv è una sorta di ibrido tra i dispositivi classici della famiglia Blackberry e i più moderni smartphone Android. Il risultato, è senza precedenti: il grande display da 5,4″, capace di occupare il 71,9% della parte frontale, si presenta con bordi curvi molto simili a quelli del Samsung Galaxy Edge. Facendo scorrere la parte posteriore del Blackberry Priv è possibile accedere alla tastiera QWERTY, un’autentica rarità nell’attuale mercato degli smartphone di massa.
Blackberry Priv: design moderno e schermo dai bordi curvi sono le caratteristiche che balzano maggiormente all’occhio, insieme alla tastiera QWERTY estraibile.
L’unico dubbio, è legato all’utilità di questa scelta: in un mondo dove ormai le tastiere fisiche sui telefonini sono un lontano ricordo, quale può essere la reale esigenza di una simile scelta? Blackberry ha sempre rappresentato una nicchia di mercato e fatto delle tastiere fisiche un carattere distintivo della sua offerta commerciale, ma questa “contaminazione” con Android e l’ingresso in un mercato più orientato al consumer che al business rischia di rendere superflua questa dotazione.
Blackberry Priv: la tastiera QWERTY estraibile segue in pieno la tradizione Blackberry
Esteticamente, Blackberry Priv appare più che discreto, con linee moderne e un design sobrio adatto a ogni target di clientela. La scocca appare robusta e solida, conferendo una sensazione di qualità al prodotto. I tasti fisici sono ridotti all’essenziale e posizionati sui fianchi (fotocamera a sinistra, bilanciere del volume a destra). L’unico dubbio è quello legato alla “slitta” per lo scorrimento della tastiera: una volta estratta, si avverte un leggero gioco che comunque non dovrebbe pregiudicare, nel lungo termine, la solidità del meccanismo.
Blackberry Priv recensione. L’hardware
La componentistica del Blackberry Priv è di tutto rispetto, come pure le dimensioni di questo smartphone. 7,7 centimetri di base per 14,7 di altezza e poco meno di un centimetro (9,4 mm) di spessore, per un peso di 192 g. Proporzioni non certo compatte ma necessarie per contenere il grande schermo da 5,4″ di diagonale.
Per il display è stato scelto una pannello AMOLED da 16 milioni di colori con risoluzione 2560 x 1440 pixel e 540 ppi, protetto da un vetro Gorilla Glass 4 che “curva” sui bordi, analogamente a quanto già visto sul Galaxy Edge.
Blackberry Priv: il comparto hardware e software sono quelli di uno smartphone di fascia alta ma il prezzo è troppo elevato per essere competitivo nel mercato Android.
Sotto la scocca troviamo un processore Qualcomm Snapdragon 808 (un esa-core da 1.8 GHz) e una GPU Adreno 418, capaci di far girare egregiamente i più moderni applicativi Android. 3 GB di RAM, 32 GB di memoria interna (espandibile fino a 200 GB attraverso slot microSD), GPS, Wi-Fi, Bluetooth 4.1, LTE, NFC e una batteria al litio da 3410 mAh (non removibile) completano la dotazione di questo dispositivo.
Per quanto riguarda la fotocamera primaria, Blackberry Priv si affida a un sensore da 18 MP con ottica Schneider-Kreuznach f/2.2 assistita da stabilizzatore, autofocus e flash dual-LED. Queste caratteristiche consentono di catturare scatti nitidi e dettagliati e di registrare video da 1080p a 60 fps, oppure da 2160p a 30 fps. La fotocamera frontale, invece, monta un sensore da 2 Mp adatto per selfie di media qualità, con la possibilità di registrare video da 720p.
Blackberry Priv recensione: il software e la sicurezza
Di base, Blackberry Priv monta il sistema operativo Android Lollipop 5.1.1. Le modifiche alla versione stock di questo sistema potrebbero passare inosservate alla maggior parte degli utenti ma, a conti fatti, rappresentano una bella novità per uno smartphone Android. A partire dalle fondamenta dello smartphone grazie a BlackBerry Hardware Root of Trust, un processo produttivo proprietario che va a inserire chiavi crittografiche specifiche all’interno dell’hardware di Balckberry Priv, garantendo sicurezza fin dalla fase di assemblaggio dello smartphone.
Durante la fase di accensione, i moduli Verified Boot e Secure Bootchain fanno largo uso di queste chiavi crittografiche per scansionare ogni aspetto del dispositivo (hardware e software) per escludere eventuali manomissioni o modifiche al sistema. Sempre secondo quanto dichiarato dal produttore, lo stesso kernel Linux di Android sarebbe stato rivisto e adattato con l’inserimento di codici per aumentare la sicurezza e la privacy dell’utente.
Una protezione a 360° che passa anche dalla memoria interna, criptata con tecnologia FIPS 140-2 utilizzata da aziende e enti governativi in tutto il mondo. A corredo di questa robusta dotazione troviamo Blackberry Hub (che raggruppa tutti i software e le app normalmente disponibili sui dispositivi Blackberry) e il sistema DTEK per la gestione della privacy e della sicurezza di questo Priv.
Blackberry Priv recensione: prezzo e considerazioni finali
Blackberry Priv è senza dubbio un telefono di alto livello, capace di abbinare a un deisgn moderno e gradevole la giusta potenza, un livello di privacy invidiabile e una sicurezza a prova di hacker. Caratteristiche non comuni e comunque difficilmente riscontrabili in altri smartphone commerciali.
L’unico neo è rappresentato dal prezzo: per portarsi a casa il nuovo Blackberry Priv è necessario sborsare la bellezza di 779 euro, una cifra da capogiro per un dispositivo Android, in un mercato dove i diretti concorrenti (LG G4 in primis, dispositivo che peraltro condivide gran parte del comparto hardware) arrivano a costare circa la metà. 779 euro sono paragonabili al prezzo di un iPhone, prodotto che occupa certamente un mercato diverso e che non è minimamente paragonabile alle caratteristiche offerte da Blackberry Priv.
Il rischio, a questo punto, è che il Priv venga lanciato sul mercato consumer con un prezzo esagerato, accessibile solo da una clientela business talmente ristretta da risultare addirittura di nicchia. Non a molti utenti, purtroppo, stanno a cuore la sicurezza informatica e la privacy, caratteristiche sulle quali si fondano tanto l’hardware quanto il software di questo prodotto.
Tornando al nostro ragionamento iniziale, Blackberry Priv è una grande scommessa: un prodotto su cui l’azienda canadese ha deciso di giocarsi il tutto per tutto nel marcato smartphone. In caso di flop, Blackberry potrebbe definitivamente abbandonarlo.
Rumors e voci di corridoio parlano di un progetto parallelo a Blackberry Priv, conosciuto con il nome in codice “Blackberry Vienna“: una sorta di fratello minore, con un reparto hardware inferiore ma capace di contenere il prezzo finale e di renderlo competitivo nel mercato Android. Anche in questo caso, sarà il mercato a decidere il futuro di Blackberry.
Il nuovo Microsoft Surface Pro 4 è decisamente il fiore all’occhiello dell’azienda di Redmond, che ha creato una offerta di elevato livello per prestazioni professionali, migliorando l’esperienza e le misure del Pro 3 e offrendo diverse caratteristiche rinnovate e migliorate.
Dopo tre generazioni di “tablet che possono sostituire il vostro portatile” più o meno di successo, la formula è stata perfezionata. La versione 2015 del tablet Microsoft aggiunge al prodotto il processore Intel, uno schermo leggermente più grande (perfettamente proporzionato a 12,3 pollici con ratio 3:2) e una manciata di chicche hardware e software; non cambia però il DNA, anche nel prezzo, del suo predecessore, l’eccellente Surface Pro 3 del 2014. Una mossa saggia, perché l’ultimo prodotto della gamma Surface Pro sta davvero cercando di passare il confine che separa un tablet da un portatile, e pare che ci stia riuscendo, anche se il costo va di pari passo.
Il Microsoft Surface Pro 4 è più leggero e snello del Pro 3, e lo schermo più grande è anche più brillante
Microsoft Surface Pro 4 recensione. Finalmente quel che volevamo
Guardando la linea elegante del Microsoft Surface Pro 4, un pensiero al passato è d’obbligo: ricordate gli umili inizi della linea Surface? Nel 2012, i primi modelli di tablet in offerta da Microsoft erano, se non derisi, decisamente poco considerati, specie nelle opinioni e recensioni online. Si pensava all’epoca che Microsoft avesse fatto un nuovo passo falso per rispondere all’enorme successo dell’iPad Apple dell’anno precedente. Qualsiasi innovazione di design, dalla tastiera al sostegno piegabile, sembrava un compromesso poco convincente. La scelta del sistema operativo, Windows 8 o del (fortunatamente defunto) Windows RT non aiutò e, alla fine, Surface ne uscì con le ossa rotte (un po’ come il fiasco di Zune), soprattutto di fronte ad un costo elevato.
Ma questa è storia, ormai. Già il Surface Pro 3 del 2014 era diventato l’ultimo dispositivo targato Microsoft dedicato a coloro che volevano un tablet e un portatile senza sentirsi orfani dell’uno o dell’altro. Il nuovo Surface Pro 4 raffina la formula del suo predecessore e passa al sistema operativo Windows 10, lasciandosi alle spalle il più grande dei compromessi che gli erano costati tante critiche (cioè Windows 8). Ora sono l’iPad Pro di Apple e il Pixel C di Google a rincorrere il design in offerta da Microsoft, con tastiere richiudibili e sistemi operativi multitasking.
Certo, non si può dire che il nuovo Surface Pro 4 sia economico: la varietà di opzioni di configurazione e di accessori lo fa partire da un prezzo base attorno ai 1500 euro- un prezzo pesante. Per quella cifra avete un l’ultimo Intel Core M3, 128 GB di memoria, 4 GB di RAM e una penna per il touchscreen che si attacca magneticamente a un lato dello schermo. È probabile che l’Intel Core M3 non basti a coprire le funzioni di un computer da utilizzare quotidianamente e che sia meglio optare per un Intel Core i5. Lo confermano diverse opinioni e recensioni online.
L’unica nota negativa, vista anche nei modelli precedenti, è che nella confezione del vostro Surface Pro 4, qualunque sia il prezzo che pagate, non ci sarà la tastiera richiudibile (che fa anche da custodia per lo schermo). L’hanno chiamata un prodigio ingegneristico ed è davvero così, ora che ha tasti abbastanza separati l’uno dall’altro, simili a quelli di un vero portatile – peccato che dovete comprarla a parte.
Il Microsoft Surface Pro 4 ha una tastiera finalmente comoda, con i tasti ben distanziati. Anche se va acquistata a parte
Si connette al tablet attraverso una cerniera magnetica che corre sulla parte inferiore del dispositivo e si richiude sul telaio del tablet per permettervi di trasportarlo agilmente. È inclusa nel l’offerta la nuova penna touchscreen, migliorata rispetto al modello precedente e attaccabile magneticamente al bordo del tablet. Lo schermo è più largo (con una diagonale di 12,3 pollici invece di 12), e non aumenta eccessivamente la grandezza del tablet stesso e nemmeno il suo costo.
Resta l’ultimo problema del supporto posteriore, molto utile su un tavolo ma difficile da usare sulle ginocchia o, per esempio, su un mezzo pubblico affollato, anche i modelli precedenti avevano questo difetto. Microsoft ha risolto il problema con un prodotto gemello e nuovo di zecca, anche nel prezzo, l’ultimo Surface Book: pubblicizzato come il “portatile definitivo”, possiede alcune caratteristiche di design del Surface Pro (come lo schermo staccabile e l’efficente tastiera) e le riunisce in un prodotto stile “notebook” con una solida cerniera che lo sostiene. È un bel prodotto, disponibile in configurazioni anche più potenti, ma gli manca la portabilità e la leggerezza del Pro 4.
Il Microsoft Surface Pro 4 ha migliorato anche la comodità del dispositivo e la stabilità durante l’utilizzo da PC. Anche se in alcune situazioni può ancora risultare scomodo
Come concordano le opinioni e recensioni, proprio come il Surface Pro è soprattutto un tablet e in parte un portatile, l’inverso si può dire del Surface Book, che può essere comunque la soluzione per chi cerca una combinazione tra la funzionalità offerta del portatile e quella del tablet. Staccati dalle rispettive tastiere, i due schermi sembrano identici a un’occhiata superficiale e viene da chiedersi se la prossima generazione di questi dispositivi non offrirà dei modelli super-tablet combinabili con un supporto da portatile a parte o una tastiera portatile, con un costo proponibile, ovviamente.
MICROSOFT SURFACE PRO 4
Prezzo del modello revisionato
1.299 $
Schermo/risoluzione
touchscreen da 12,3 pollici, 2.736 x 1.824 pixel
CPU
2,4 GHz Intel Core i5-6300U
RAM
8 GB
Grafica
128 MB Intel HD Graphics 520
Memoria
256 GB SSD
Connettività
802.11ac wireless, Bluetooth 4.0
Sistema operativo
Microsoft Windows 10 Pro (64-bit)
Microsoft Surface Pro 4 recensione. Design e caratteristiche
La linea di tablet Surface ha sempre seguito alcune regole di design che sono state mantenute e migliorate nel nuovo modello, sia nello schermo che nel telaio. I primi modelli di Surface Pro erano spessi 13mm, il Surface Pro 3 era spesso 9,1 mm, mentre questo modello arriva a 8,4 mm nonostante la maggior grandezza dello schermo. Il peso si è notevomente ridotto: il Surface Pro 3 pesava ben 794g mentre il Surface Pro 4 è sceso a 766g, circa 20 grammi in meno, che si sentono. I diretti concorrenti come l’iPad Pro di Apple e il Pixel C di Google stanno effettivamente adattandosi a questi cambiamenti, che sembrano essere molto apprezzati.
Uno dei salti in avanti dell’ultimo Surface Pro 4 è l’angolo di inclinazione del supporto sul retro, che va da 22 a 150°; il supporto è solido ovunque venga poggiato e non si muove nemmeno quando si usano la penna touch o le dita sullo schermo. Manca, stavolta, il pulsante fisico “Home”: presente nei modelli Surface precedenti, si era spostato di volta in volta sul lato lungo e sul lato corto del dispositivo; ora, nel mondo Windows 10, non è più così necessario, anche se il nuovo Windows 10 del tablet ha un aspetto molto simile a quello del Windows 8, come confermano diverse nelle opinioni e recensioni sul web.
Microsoft Surface Pro 4 recensione. Una penna praticamente perfetta
La nuova penna (senza quel brutto gancio di plastica per attaccarla alla tastiera che avevamo visto nel Surface Pro 3) è un po’ più grossa del modello precedente, ma il costo non è variato molto, e ha un lato piatto che vi permette di attaccarla al lato destro o sinistro del tablet offerta da una connessione magnetica solida e sicura, qualsiasi sia l’utilizzo che fate del vostro tablet o dove lo mettete (in borsa, in valigia, ecc.).
Il Microsoft Surface Pro 4 rende molto più bella e comoda anche la penna, con un apposito supporto e il tasto in alto che apre OneNote
Il bottone che sembra una gomma per cancellare sulla parte superiore della penna, se cliccato, apre l’app Microsoft OneNote, inserita a prezzo zero. Se avete impostato l’ultimo servizio cloud di Microsoft correttamente, i vostri file OneNote posso sincronizzarsi automaticamente su altri dispositivi come il telefono, il tablet (con un supporto multi-piattaforma su dispositivi Android e iOS) o il portatile (Windows o Mac).
In offerta, ci sono app di tutti i tipi per la penna, come l’app interna Fresh Paint per disegnare e fare schizzi o l’app di parole crociate del New York Times. Potete usare la nuova penna sulla maggior parte dei campi da completare, anche su Web browser, e vi si aprirà un pop-up che trasformerà quello che scrivete a mano in un testo per i motori di ricerca, per completare moduli o scrivere email.
I tempi di latenza della penna, rispetto al Surface Pro 3 ma anche al Pro 2, sono stati ridotti e l’accessorio arriva a un livello di pressione di 1.204: un miglioramento eccellente, che con i suoi modelli personalizzabili attirerà gli artisti desiderosi di caratteristiche specifiche per disegnare, senza che debbano sostenere un costo eccessivo.
Microsoft Surface Pro 4 recensione.La tastiera richiudibile resta un accessorio fondamentale
Confrontando il Surface Pro 4 con i suoi predecessori, Surface Pro 2 e Pro 3, nelle opinioni e recensioni, la differenza che più salta agli occhi è la tastiera richiudibile che funge anche da custodia. Anche se venduta separatamente, come costo aggiuntivo, è ancora parte integrale della linea Surface ed è difficile immaginare di comprare il Pro senza pagare la tastiera. La nuova versione porta con sé dei cambiamenti notevoli: invece di tasti larghi, presenta tasti a “isola”, ben distanziati, che imitano quelli di una qualsiasi tastiera da portatile e che permettono di usare da subito la tastiera senza tempi di “adattamento” al nuovo formato. Il prezzo della tastiera non si è gonfiato, per fortuna.
Anche il touchpad interno alla tastiera è stato rinnovato: è più efficiente dei modelli precedenti, leggermente più grande e, soprattutto, dà una sensazione più confortevole all’utilizzo (il rivestimento non dà più quella sensazione di “plastica”). Non è responsive come il touchpad di un MacBook, ma è un nuovo passo in quella direzione.
La tastiera offerta mantiene l’innovazione dell’ultimo anno, una seconda cerniera sul bordo superiore che si può piegare e attaccare magneticamente al telaio del tablet: il retro del dispositivo si alza, ottenendo così un’inclinazione più comoda per scrivere. Su questo punto persino l’iPad Pro di Apple e il Pixel C di Google hanno da lavorare.
Microsoft Surface Pro 4 recensione. Uno schermo più grande e migliore
Un elemento che non ha mai dato problemi con i tablet Surface è lo schermo. In questi tre anni la risoluzione e la dimensione sono aumentate, passando da 12 a 13 pollici e da 2.160 x 1.440 a 2.736 x 1.824 pixel, con una ratio al 3:2, , la stessa di un foglio di carta A4, cosa che rende il Pro 4 particolarmente adatto alla lettura di ebook e PDF, oltre che alla creazione di elementi di design per un eventuale uso su carta.
Il Microsoft Surface Pro 4 migliora la risoluzione dello schermo, che rimane uno dei suoi punti di forza
Lo schermo, senza un prezzo troppo elevato, ha un aspetto magnifico, nelle opinioni e recensioni lo si nota spesso, e l’alta risoluzione vi garantisce che non vedrete i pixel, anche leggendo del testo su sfondo bianco. Apple chiama questo tipo di alta risoluzione “retina” e l’ha integrata nella maggior parte dei suoi dispositivi; Microsoft la chiama PixelSense – ma è essenzialmente la stessa cosa.
PORTE E CONNETTIVITÀ
Video
1 porta Mini Display
Audio
1 jack cuffie/microfono
Dati
1 porta USB 3.0 e un lettore di microcarte SD
Rete
802.11ac Wi-Fi, Bluetooth
Microsoft Surface Pro 4 recensione. Connessioni e prestazioni
Il Surface Pro 4 è più un tablet che un portatile e, per questo motivo, il numero di porte e connessioni resta limitato (è essenzialmente lo stesso del Surface Pro 3): 1 porta USB 3.0, una porta Mini Display per i video, 1 lettore di microcarte SD e un jack audio. Giusto per fare un confronto: il Surface Book aggiunge una seconda porta USB 3.0 e una porta SD di dimensioni standard.
Come processori potete scegliere tra l’ultimo Intel Core M, Core i5 o Core i7; tutti figli dell’ultima generazione Skylake (il Surface Pro 4 che recensiamo qui monta un Intel Core i5 e ha 8 GB di RAM). La prestazione offerta delle due unità è praticamente identica e un po’ più veloce di quelle del Surface Pro 3. Con un Core i5 il vostro Surface Pro 4 si destreggia benissimo con browser multipli, streaming in HD, applicazioni d’ufficio, Photoshop (su immagini ad alta risoluzione) e altro senza rallentamenti.
Su questi modelli i giochi base girano bene, anche se siete limitati ai più semplici, senza una scheda grafica dedicata. Però abbiamo provato Call of Duty: Black Ops II della Activision Blizzard e, con gli opportuni settaggi di risoluzione, ci siamo trovati bene. Anche Tomb Raider della Eidos Interactive è piacevole, così come Asphalt Airborne, prodotto proprio dalla Microsoft.
Se veniamo alla durata della batteria, contenere il prezzo ha portato però ad una sbavatura. Bisogna ammettere che questo nuovo modello non migliora molto la situazione rispetto al precedente Surface Pro 3. Anzi, dura meno: 6 ore e 32 minuti contro le 7 ore e 46 minuti del Surface Pro 3 (fatto dovuto anche al cambiamento di sistema operativo, da Windows 8 a Windows 10). Infatti, dopo 1 anno di utilizzo moderato e l’aggiornamento a Windows 10, anche il Surface Pro 3 scende a 6 ore e 19 minuti di autonomia – va detto che sono comunque risultati adeguati a una giornata di utilizzo moderato e che la scelta deriva dalla volontà di non aumentare troppo il costo.
Microsoft Surface Pro 4 recensione. Conclusioni
Microsoft ha sempre chiamato il Surface Pro, il tablet che può sostituire il vostro portatile – ma non è mai stato veramente così, a parte nel caso dell’ultimo Surface Book, che però ha il suo bel costo. Il nuovo Surface Pro è più un iPad (o un iPad Pro) migliorato su cui far girare i software Windows che vi servono, e che dà il meglio di sé con le app di schizzo, disegno, lettura e visione dei video. Pesa poco e ha un’ottima portabilità: la tastiera richiudibile e il supporto sul retro lo rendono adatto ad essere usato praticamente ovunque, anche se, nelle opinioni e recensioni si nota che è ancora piuttosto scomodo da usare sulle ginocchia.
La critica più giusta che si può fare al nuovo Surface Pro 4 è quella di cui sopra, ovvero che la tastiera offerta non è inclusa e che una configurazione decente costa parecchio. A parte questo, dobbiamo dire il Surface Pro 4 aggiunge caratteristiche di alto livello al modello dello scorso anno, il già eccellente Surface Pro 3, mentre l’unico prodotto che può competere con il Pro 4 resta il Surface Book (ancora però a livello embrionico).
POSITIVO: ilSurface Pro 4 monta uno schermo più grande con una risoluzione maggiore su una telaio più sottile di quello del modello dello scorso anno. La penna e la tastiera sono anche migliorate e questo è uno dei primi sistemi mobile forniti di processore Intel. Si apprezza la sforzo di non aumentare troppo il prezzo.
NEGATIVO: bisogna comprarsi la tastiera, che continua ad essere un articolo venduto separatamente. Inoltre, la batteria non riesce ancora a coprire un giorno intero. Questo problemi l’iPad Pro di Apple e il Pixel C di Google li hanno già risolti.
VOTO: 8,5. Sicuramente un voto più che positivo per il Surface Pro 4, che si posiziona tra i migliori tablet Windows mai realizzati – sempre che vi compriate la tastiera a parte.
Dopo il successo di G3 e LG G4, impariamo a conoscere il nuovo LG G5, novità e caratteristiche in anteprima per il modello di punta della casa coreana per il 2016. Nonostante la recente presentazione di G4, insistenti rumors parlano di una possibile presentazione di LG G5 durante il prossimo MWC di Barcellona, in calendario per Febbraio 2016. Ecco a voi, quindi, LG G5, novità e caratteristiche in anteprima per uno smartphone destinato a diventare uno dei più attesi e desiderati per la prossima stagione.
LG G5, novità e caratteristiche in anteprima
Dopo il successo ottenuto qualche anno fa con LG G2, l’uscita sul mercato di LG G3 ha confermato la “rinascita” del settore smartphone per la casa coreana. Grazie alla velocità del sistema, alle componentistiche d’avanguardia e a un design apprezzato dagli utenti, LG ha voluto riproporsi negli ultimi mesi del 2015 con LG G4, in tutto e per tutto simile al suo predecessore (di cui migliora alcuni aspetti hardware) e con un design simile ma al contempo diverso, grazie alle cover in pelle naturale che hanno contraddistinto l’uscita del nuovo modello.
LG G5, novità e caratteristiche in anteprima: design e hardware
Abbandonato definitivamente l’esperimento del rivestimento in pelle (maggiormente soggetto a usura anche solo dopo qualche mese di utilizzo), per il prossimo LG G5 ci si aspetta un corpo in metallo, molto più simile al design “premium” degli smartphone top di gamma del mercato, iPhone in primis. Le dimensioni rimarranno più o meno identiche, con un display da 5.6″ IPS Ultra HD e risoluzione 4K (con 545 ppi), uno scanner dell’iride nella parte posteriore (destinato a sostituire i più comuni sensori per il rilevamento dell’impronta digitale) e un design simile ai suoi predecessori.
LG G5, novità e caratteristiche in anteprima. Ecco come sarà il nuovo smartphone di punta di LG per il 2016 (le immagini inserite in questo articolo sono rendering o elaborazioni grafiche di come potrebbe essere LG G5, non rappresentano pertanto i prodotto reale).
Sotto il display batterà un processore octa-core Snapdragon 810 da 2.9 GHz (anche se alcuni rumors parlano di un exa-core Snapdragon 820 da 1.8 GHz), accompagnato da 4 GB di RAM e tre possibili modelli da 32, 64 o 128 GB di memoria interna (espandibile mediante scheda MicroSD).
La connettività sarà adeguata al livello di questo prodotto, con GPS, Wi-Fi, Bluetooth 3.0, NFC e connettività 4G.
LG G5, novità e caratteristiche in anteprima: fotocamera e batteria
Miglioramenti in vista anche sotto il comparto video/fotografico, già ampiamente apprezzato dagli utenti di LG G3 e G4. Per la fotocamera principale si parla di una risoluzione pari a 20 Megapixel con tecnologia laser e autofocus a infrarossi, capace di registrare video in 4k con framerate fino a 60 fps.
LG G5, novità e caratteristiche in anteprima. La fotocamera principale sarà da 20 Mp mentre quella frontale, da 10 Mp, sarà dotata di sensore per il riconoscimento dell’iride.
La fotocamera frontale, invece, verrà portata a 10 Megapixel per la gioia degli amanti del selfie. Anche la batteria uscirà potenziata dal passaggio alla nuova versione: si parla di 3500 o addirittura 4100 mAh, che dovrebbero coprire fino a 48 ore di normale utilizzo dello smartphone o almeno 24 ore di impiego intensivo.
LG G5, novità e caratteristiche in anteprima: scanner biometrico, schermo flessibile e fotocamera 3D
Pur non essendoci ancora alcuna conferma da parte di LG, diverse fonti hanno avanzato l’ipotesi che il nuovo LG G5 possa diventare, a tutti gli effetti, l’apripista di una nuova generazione di smartphone ultra-tecnologici. A cominciare proprio dal sistema di scansione e riconoscimento dell’iride dell’utente, che servirà da password biometrica per l’accesso allo smartphone e per tutte quelle funzioni che richiedono la massima sicurezza.
A differenza dei classici scanner delle impronte digitali, che richiedono il contatto fisico con il dispositivo, per riconoscere l’iride dell’utente sarà sufficiente portare la fotocamera frontale a 40-50 centimetri dall’occhio. Un’operazione tanto semplice quanto naturale, che potrà servire anche per le normali funzioni di sblocco dello schermo tramite riconoscimento facciale.
Atri rumors vorrebbero LG G5 equipaggiato con uno schermo curvo OLED, una sorta di evoluzione di quello già visto sulla serie LG G Flex. In questo modo, anche la scocca dello smartphone risulterebbe in linea con il concetto di flessibilità, consentendo alla struttura di LG G5 di potersi piegare assorbendo le sollecitazioni di tutti i giorni.
LG G5, novità e caratteristiche in anteprima. Per la prima volta, potrebbe essere introdotta una scocca interamente in metallo (nella foto, un’elaborazione grafica).
A completare il comparto fotografico, potenziato con l’introduzione della fotocamera principale da 20 Megapixel, potrebbe arrivare anche la capacità di catturare immagini e video in 3D. Grazie all’elevata qualità del sensore, i contenuti 3D potrebbero agevolmente essere riprodotti sui moderni smart TV domestici, con la possibilità di apprezzarli nei minimi dettagli.
LG G5, novità e caratteristiche in anteprima: prezzo e data di uscita
Manca ancora l’ufficialità, ma per questo nuovo LG G5 il prezzo di lancio sul mercato europeo potrebbe assestarsi intorno ai 599 euro per il modello base (in linea con la politica commerciale aggressiva adottata da LG con il G3 e il G4). Per conoscere la data di uscita bisognerà aspettare la presentazione ufficiale, prevista attorno al mese di febbraio e comunque entro il primo trimestre 2016. L’ipotesi più accreditata, è che LG G5 possa fare il suo arrivo sui mercati fra il terzo e il quarto trimestre del 2016.
Xiaomi Mi Band è una offerta tutta cinese per chi vuole comprare un braccialetto fitness che costi meno di 30 euro. La recensione del prodotto non può non tenere conto del grande sforzo fatto da Xiaomi per racchiudere in poco spazio veramente molte funzioni, disponibile tramite diversi negozi online, che ne fanno un prodotto piuttosto concorrenziale.
Xiaomi Mi Band. Il braccialetto fitness: design e misura
L’idea migliore dietro a questo prodotto è l’estrema semplicità del suo design. Il Mi Band consiste di un modulo di rilevamento ovale con una cromatura opaca, bordi smussati e netti, e una fascia di gomma colorata (o nera di default). Niente fibbie o rigonfiamenti: solo un pulito ed economico rilevatore che chiunque può indossare. Nell’app c’è un’opzione per scegliere mano sinistra, mano destra o collo – quindi è probabile che Xiaomi stia lavorando ad accessori indossabili sul collo in stile Misfit.
Xiaomi Mi Band. Il braccialetto fitness costa meno di 30 euro e ha delle buone funzioni di base
Il Mi Band è impermeabile da 1 a 30 minuti – neppure il Jawbone UP3 poteva arrivare a tanto. È incredibilmente leggero e non impedisce i movimenti del polso in alcun modo, caratteristica importante perché deve rilevare il sonno e i passi. Un elemento negativo è che è facilmente consumabile da ambo i lati, quindi non sappiamo quanto possa durare se indossato tutti i giorni per mesi.
La maggior concorrenza al Mi Band viene dai pedometri da 4 Euro (oltre naturalmente al fatto che potete usare Google Fit o Fitbit sul vostro telefono senza bisogno di indossare nulla). Funziona però molto bene come motivatore: l’atto stesso di indossarlo al mattino può incoraggiarvi a raggiungere gli obiettivi che vi siete prefissati.
Non c’è uno schermo sulla parte superiore ma tre LED il cui colore può essere personalizzato sull’app Mi Fit per mostrare i vostri progressi. Per esempio, il LED sul lato inferiore brilla solo se siete al 30% del vostro obiettivo. I LED funzionano quando sono in carica ma non quando muoviamo il polso. Peccato, perché avrebbero avuto un’utile funzione motivazionale in stile “batteria carica/scarica” capace di aumentare la motivazione dell’utilizzatore.
Xiaomi Mi Band. Il braccialetto fitness: rilevamento dell’attività e del sonno
Il rilevamento del Mi Band è qualcosa a metà strada tra app come Google Fit, Moves e rilevatori con sensori reali come per esempio quelli per tracciare i battiti del cuore. Il Mi Band rileva i passi, la distanza e fa una stima delle calorie bruciate, fornendo i tempi della vostra attività durante il giorno. Suddivide la vostra giornata in camminate, corse e attività in qualche modo “fisiche” (quindi potrebbe capitarvi di vedere inserita una giornata normale nella categoria “corsa”).
Un elemento, questo, abbastanza fastidioso che però viene compensato dal fatto che il Mi Band riesca a tracciare i passi e quindi vi permette di farvi una tabella di marcia sui vostri obiettivi di camminata (attenzione che spesso e volentieri il Mi Band esagera nel contare i passi e la distanza percorsa durante il giorno).
Il rilevamento del sonno funziona allo stesso modo: non possiamo sapere quanto accurato sia il Mi Band, nonostante in teoria possa misurare automaticamente quanto sonno leggero e pesante avete avuto durante la notte. I movimenti della mano tendono ad essere frequenti anche quando dormiamo, quindi è probabile che la quantità di “sonno leggero” registrata sia comunque troppo alta.
Xiaomi Mi Band. Il braccialetto fitness esegue un conteggio abbastanza preciso della attività notturna
Non è certamente il più accurato rilevatore sul mercato – e questo non è una sorpresa – ma risulta comunque più utile di un pedometro base (senza statistiche) e più comodo del vostro telefono (le cui batterie si scaricano velocemente). Il Mi Band si connette via Bluetooth ma se non vi servono gli allarmi non avete bisogno di sincronizzarlo. Da notare anche che il Mi Band è compatibile sia con iPhone che con Android e funziona anche con Google Fit.
Xiaomi Mi Band. Il braccialetto fitness: funzioni
Il Mi Band ha un paio di funzioni che esulano dal campo del fitness, come un allarme e vibrazioni quando ricevete una chiamata – purtroppo, non vibra quando ricevete un SMS e un messaggio su WhatsApp (come fanno altri dispositivi indossabili senza schermo) ma di nuovo: Xiaomi ha voluto attenersi alle funzioni base per tenere il costo basso e far durare le batterie il più possibile.
Xiaomi Mi Band. Il braccialetto fitness ha alcune funzioni aggiuntive. Alcune sono per i possessori di cellulari Xiaomi, dovremo aspettare per vedere qualcosa anche su Android
Se avete un telefono Xiaomi (e probabilmente non l’avete) potete impostare il Mi Band come un dispositivo di sicurezza con la sua funzione Smart Lock: quando il Mi Band è vicino, il vostro telefono si sblocca automaticamente. È una funzione aggiuntiva interessante (soprattutto in Cina dove i telefoni Xiaomi sono più comuni che in Occidente) ma per vederla su Android ci sarà da aspettare.
Xiaomi Mi Band. Il braccialetto fitness: l’app Mi Fit
Il Mi Band tende a non avere problemi di sincronizzazione (anche se è possibile che vi richieda più tentativi di accesso la prima volta). L’app è basica, con un profilo che raccoglie i dettagli della media dei vostri passi, i giorni totali in cui avete usato l’app e il totale di chilometri percorsi a piedi, così come il peso e l’altezza. I dati di quanto siete vicini a completare i vostri obiettivi di camminata quotidiani appaiono sulla videata principale, così come una tabella delle attività e il grafico settimanale. Non si può dire che sia ottimale dal punto di vista della motivazione sul lungo periodo ma potete impostare l’app per inviarvi una notifica dopo le 21,30 ogni giorno con i vostri progressi quotidiani e un allarme mattutino con i dettagli del vostro sonno.
Xiaomi Mi Band. Il braccialetto fitness esegue dei report accurati delle prestazioni fisiche
Xiaomi ha una grande opportunità di far crescere l’app Mi Fit prima di lanciare altri dispositivi indossabili: ha molti utilizzatori in Asia e può superare Jawbone e Fitbit. Come abbiamo detto, l’hardware è leggero, facile da usare e assolutamente economico – se Xiaomi sfornasse un’app di fitness sullo stile di vita e una seconda versione del Mi Band più accurata, diventerebbe inarrestabile.
Xiaomi Mi Band. Il braccialetto fitness: durata della batteria e ricarica
Xiaomi Mi Band. Il braccialetto fitness ha una buona autonomia e si scarica non troppo velocemente
Xiaomi garantisce che il Mi Band funziona per 30 giorni senza ricarica: non è un risultato impressionante come nel Misfit Flash o nel Jawbone UP Move, che non hanno schermi e durano 6 mesi. Ma di nuovo: il Mi Band costa meno e 30 giorni è una prestazione decisamente migliore di qualsiasi altro dispositivo indossabile con uno schermo, persino migliore dei rilevatori al top di gamma (che durano di solito 1 settimana).
La ricarica è veloce (da zero a pieno in meno di 2 ore) ed è ancora più facile grazie a un cavo incluso nel prodotto (che è corto e facile da perdere, fate attenzione).
Insomma, un prodotto competitivo e utile per una fascia di prezzo in cui Xiaomi ha dimostrato di essere all’avanguardia nel campo del rilevamento dell’attività fisica.
3D Touch, trucchi e segreti: con l’avvento di questa nuova tecnologia, sbarcata per la prima volta su iPhone 6S, l’esperienza d’uso di tutti i possessori dei “melafonini” è stata rivoluzionata. Grazie al feedback tattile del display, che ha introdotto le funzionalità “Peek” (pressione leggera) e “Pop” (pressione più decisa e prolungata), è possibile interagire diversamente con icone, voci di menù, applicazioni e funzioni del nostro iPhone. Scopriamo le più interessanti e le più “nascoste”.
3D Touch, trucchi e segreti: come funziona la nuova tecnologia
Elementi cardine del 3D Touch (presente su iPhone 6S con sistema operativo iOS 9) sono le due gesture principali, chiamate Peek e Pop. Peek consiste in una leggera pressione dello schermo che, per fare un esempio immediato, consente di visualizzare l’anteprima di una e-mail o un’immagine semplicemente toccandola. Premendo con maggiore intensità si attiva la gesture Pop, che permette invece di aprire l’e-mail o l’immagine che veniva visualizzata in anteprima con Peek.
3D Touch, trucchi e segreti: modificando l’intensità della pressione sullo schermo, è possibile attivare le funzioni Peek e Pop, per interagire in modo diverso con gli elementi del display.
Il 3D Touch non funziona soltanto all’interno delle applicazioni Apple e di quelle native di iPhone 6S: grazie alle SDK di iOS 9 i produttori di applicazioni potranno implementare questa nuova tecnologia nelle loro App, che renderanno il 3D Touch ancor più popolare sui dispositivi Apple. Si tratta, in pratica, della più grande rivoluzione iPhone dal 2007, anno in cui per la prima volta vennero introdotte le funzionalità Multi-touch.
3D Touch, trucchi e segreti: foto e video
La prima, interessante novità riguarda gli amanti dei selfie. Spesso e volentieri può capitare di avere pochi secondi di tempo per immortalare un momento speciale: come fare, allora, per accedere subito alla fotocamera frontale? Semplice: basta tenere premuta l’icona della fotocamera nella schermata Home fino alla comparsa del Menù Azioni Rapide, selezionando la voce “scatta un Selfie“.
3D Touch, trucchi e segreti: con le funzioni Peek e Pop, scattarsi una foto o condividere un selfie è questione di pochi secondi.
Oggi come oggi, per molti utenti, è fondamentale condividere sulla Rete le foto appena scattate. Per farlo, basta selezionare la foto scattata e premervi sopra attivando la funzione Peek: a questo punto, effettuando uno swipe verso l’alto sarà possibile condividerla o copiarla in memoria. Premendo con più decisione (Pop) sarà invece possibile visualizzare la foto a schermo intero.
Può capitare invece di ricevere un video, via mail, MMS, chat o altri canali. Per evitare di scaricarlo e consumare Megabyte di dati, sarà sufficiente toccarlo con la funzione Peek per visualizzare un’antemprima. Se questa sarà di nostro gradimento, toccandolo con più decisione (Pop) si avvierà il download e la visione a schermo intero.
3D Touch viene in nostro aiuto anche durante lo scatto delle foto. Quando la app fotocamera è aperta, per vedere gli scatti già fatti basta premere leggermente (Peek) sulla miniatura delle foto e tenere premuto per fare apparire una barra di scorrimento con il rullino delle fotografie scattate. Per aprirne una, basterà aumentare la pressione del dito attivando la funzione Pop, che aprirà la foto desiderata con la possibilità di condividerla, modificarla o eliminarla.
3D Touch, trucchi e segreti: visualizzare le anteprime
Pensiamo a una ricerca su internet. A volte, per trovare le informazioni desiderate, è necessario aprire decine di siti, con conseguente perdita di tempo e traffico di dati. La funzione Peek permette di “sbirciare” il contenuto dei siti senza aprirli. Per fare apparire l’anteprima di una pagina web, basta toccare il relativo link in Safari: per aprire la pagina nel browser, senza rilasciare il dito, è sufficiente aumentare la pressione trasformando il Peek in un Pop. La pagina si aprirà regolarmente.
3D Touch, trucchi e segreti: Peek consente di visualizzare le anteprime di e-mail, pagine web e messaggi senza aprirli.
La funzione anteprima di Peek vale anche per le e-mail. Nella posta in arrivo della app Mail effettuando un Peek su un messaggio è possibile visualizzarne il contenuto in anteprima, mentre con la funzione Pop si andrà ad aprire il messaggio.
Anche le Mappe godono delle anteprime Peek. Quando si riceve un messaggio contenente un indirizzo, con una leggera pressione si apre l’anteprima delle Mappe e con una pressione più decisa si va direttamente all’applicazione.
3D Touch, trucchi e segreti: le funzioni più particolari
Una volta che si è presa confidenza con l’interfaccia 3D Touch, trucchi e segreti possono spuntare in ogni angolo del nostro iPhone. Una delle particolarità più significative, per esempio, è il “Peek Zoom“. Dal menù impostazioni -> Generali -> Accessibilità è possibile attivare la funzione zoom, che di default risulta disabilitata. In questo modo, ogni volta che si andrà a fare Peek su un elemento, sarà possibile zoomarlo con la semplice pressione del dito.
Altra funzione interessante è il trackpad. Esercitando un Peek sulla tastiera, questa si colorerà di grigio chiaro: a questo punto sarà possibile, senza rilasciare il dito, spostarsi esattamente come se si trattasse di un trackpad. Su di un testo, in questo modo, per selezionare una parola basterà intensificare la pressione una volta, due volte per selezionare una frase e tre volte per l’intero paragrafo.
Durante l’utilizzo, potrebbe capitare di voler regolare la sensibilità del Touch 3D. Un po’come avviene per la sensibilità dei mouse. Per farlo, aprire Impostazioni -> Generali -> Accessibilità -> 3D Touch e regolare la sensibilità su bassa, media o alta.
La nuovaApple TV è molto più di una televisione per guardare film e giocare. C’è tutto un mondo di app, là fuori, che vi permette di fare tante altre cose: l’Apple TV è in effetti una piattaforma che porta a casa vostra l’intrattenimento visivo a cui siete più abituati (film preferiti, spettacoli, video virali, giochi a 1080p-60 fps) in modalità del tutto innovative ed estremamente attraenti.
Le migliori app per Apple TV, ecco i dettagli
Ma in un mondo di app ci si può perdere facilmente, così abbiamo selezionato per voi le migliori app per Apple TV, in modo che sappiate scegliere quelle che fanno al caso vostro senza brutte sorprese.
Le migliori app per Apple TV. Zova
Le migliori app per Apple TV. Zova aiuta a tenersi in forma
Zova afferma che la mission dell’azienda è quella di “guidare e aiutare le persone a vivere una vita attiva e salutare” – e l’ultimo passo in questa direzione lo ha compiuto trasformando il suo servizio in un’app per Apple TV. A differenza delle app per iPhone o iPad, dove dovete trovare una posizione confortevole da cui sia possibile vedere lo schermo, Zova per Apple TV riempie tutto lo schermo. Il cast è tutto al femminile e multi-stile.
Oltre al controllo da remoto Siri, funziona con un controller opzionale di gioco MFi e, se avete un Apple Watch, vi mostrerà addirittura il vostro battito cardiaco sulla TV. Un’integrazione spettacolare. Potete scaricare Zova gratis e ottenere contenuti aggiuntivi attraverso il canale di vendita interno all’app stessa.
Le migliori app per Apple TV. Madefire
Le migliori app per Apple TV. Madefire è specializzata nella fruizione dei fumetti
Madefire vuole “rivoluzionare il modo in cui le storie vengono raccontate, lette e condivise” trasformando ciò che prima era testo e immagini statiche in qualcosa di molto più dinamico e interattivo – qualcosa, per esempio, che si possa guardare sull’Apple TV.
I fumetti animati non sono una novità ma Madefire si è specializzata sul prodotto, e si vede. Hanno grandi personaggi come Superman, Batman, Wonder Woman, IDW, Dark House, Valiant, Titan, Boom, Oni Press, Top Cow e altri – sì, ci sono anche i Transformers e My Little Pony, oltre a titoli originali.
L’app Madefire è gratis e così anche parte dei suoi contenuti. Il resto è acquistabile sull’app ed è presentato in una panoramica a 360° con musica, effetti sonori, animazioni e tutto quello che è necessario per permettervi di godervi la lettura del vostro eroe a fumetti preferito sulla vostra TV!
Le migliori app per Apple TV. Artsy Shows
Le migliori app per Apple TV. Artsy Show permette di vedere opere e mostre in esclusiva
Fino ad oggi, se volevate vedere una parte del mondo, potevate farlo saltando su un aereo e visitando il posto di persona. Internet ci ha permesso di avere ogni cosa creata dall’uomo a portata del nostro salotto – o quasi. Mettiamo che vogliate visitare un museo o una galleria d’arte: non sono molti gli strumenti che vi permettono di farlo. Artsy Shows è uno di questi: potete muovervi attraverso il tempo e lo spazio per visitare l’arte, la cultura e la storia di epoche diverse…dal vostro salotto, appunto. Ci sono oltre 1000 esposizioni da esplorare, aggiornate quotidianamente, e visto che è in TV, potete godervelo con la vostra famiglia.
Le migliori app per Apple TV. Kitchen Stories
Le migliori app per Apple TV. Kitchen Stories è specializzata nell’offrire video e guide per la cucina
Kitchen Stories è stato creato per portare “esperienze culinarie uniche nella vostra cucina”: lo scopo viene raggiunto attraverso video di istruzioni piacevoli da vedere e da far venire l’acquolina in bocca – un contenuto ideale per la vostra Apple TV (specialmente se potete vedere lo schermo dalla vostra cucina!)
Ci sono contenuti per migliorare le vostre abilità culinarie, ricette classiche, soluzioni dell’ultimo minuto, cucina vegana e altro. Ed è tutto scaricabile gratuitamente! Senz’altro una delle migliori app per Apple TV.
Le migliori app per Apple TV. Mixcloud
Le migliori app per Apple TV. Mixcloud porta il meglio dei remix direttamente nella Apple TV
La mission di Mixcloud è di “ispirare le vostre orecchie” con i DJ più caldi del momento e i presentatori radio più seguiti – un prodotto interessante per chi non ha Apple Music, oppure per chi vuole qualcosa di diverso che combini compilation e programmi radiofonici – il tutto sull’Apple TV (che ancora difetta, va detto, di un audio in background).
Una delle caratteristiche importanti dell’Apple TV è che non è solo legata all’audio della vostra TV, ma può coprire l’intero ambiente in cui si trova il dispositivo. Può servire per una festa, ma anche quando state cucinando o lavorando e volete ascoltare qualcosa che però non “spari” il suono direttamente verso di voi.
Le migliori app per Apple TV. Star Walk Kids
Le migliori app per Apple TV. Star Walks Kids aiuta i bambini a scoprire l’astronomia.
Star Walk Kids per Apple TV porta l’esperienza di esplorazione del sistema solare per iPhone e iPad sul grande schermo. Non avete ovviamente la possibilità di puntare il vostro schermo direttamente verso le stelle e avere informazioni in realtà aumentata su quello che state guardando, ma avete comunque dei gran contenuti: tutti i pianeti del sistema solare inclusi la Luna e Plutone, costellazioni, le 700 stelle più luminose nel cielo notturno, il buco nero Cygnus X-1, la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e il telescopio spaziale Hubble. Tutto sulla vostra TV: coinvolgente per tutti, grandi e piccoli di tutte le età.
Le migliori app per Apple TV. Sing!
Le migliori app per Apple TV. Sing! è l’app principe per tutti coloro che vogliono provare il Karaoke attraverso la propria Smart TV
L’obiettivo di Smule è di “connettere il mondo attraverso la musica” – qualcosa che il team Smule ha fatto fin dall’uscita dell’App Store originale sull’iPhone, nel 2008. Da allora, ogni volta che Apple ha ampliato il parco dei dispositivi e delle piattaforme, Smule è cresciuto con loro. Ora, per Apple TV, Smule ha presentato una versione di Sing, l’app per karaoke.
Con Sing! non cantate semplicemente: vi esibite come in un concerto. Potete registrarvi aggiungendo effetti, fare duetti con artisti famosi, trovare e seguire gli amici – oltre ad essere visibile a tutti, visto che è connesso a Internet. Ci sono oltre 100.000 canzoni e ne vengono aggiunte di continuo.
Le migliori app per Apple TV. Carrot Weather
Le migliori app per Apple TV. Carrott Weather porta le previsioni meteo a casa tua, in tono anche scherzoso
CARROT, dello sviluppatore Brian Mueller, è un’app ironica che, grazie alla sua “intelligenza artificiale”, permette di avere previsioni meteo “simpatiche”, con commenti spiritosi che trasformano qualcosa di banale e noioso in un’esperienza interessante – da provare, se siete quella tipologia di persone che guardano spesso le previsioni del tempo.
Le migliori app per Apple TV è probabile che non siano ancora state inventate – ma di quelle esistenti vi abbiamo dato un panorama sufficientemente completo. È possibile che ne abbiamo persa qualcuna per strada: scriveteci qual è la vostra app preferita!
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