05 Novembre 2025
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Eliminare le app Facebook per migliorare la privacy

Eliminare le app Facebook migliora la privacy del nostro profilo e mette al sicuro numerosi dati personali da utilizzi impropri. Su Facebook esistono milioni di applicazioni per tutti i gusti: giochi, quiz, musica, capaci di minare la nostra privacy.

Eliminare le app Facebook: perchè è bene farlo

Per prima cosa è importante capire che ogniqualvolta ci connettiamo a un sito o una app utilizzando la connessione Facebook, iniziamo a “regalare” alcuni dei nostri dati personali.

Questi siti e app si connettono a loro volta a Facebook, sfruttando i dati personali del nostro account per verificare la nostra identità e velocizzare la procedura di login al sito o alla app. Facebook in questo modo non viene semplicemente utilizzato come “tramite”: diventa un veicolo di informazioni personali che viaggiano in entrambi i sensi, allo scopo di raccogliere il maggior numero possibile di dati sui nostri gusti, le nostre abitudini, i nostri dati personali.

Eliminare le app Facebook inutilizzate è facile, veloce e aiuta a proteggere i nostri dati personali.
Eliminare le app Facebook inutilizzate è facile, veloce e aiuta a proteggere i nostri dati personali.

Quando autorizziamo una app a sfruttare la connessione al nostro account Facebook, il permesso rimane attivo fino al momento in cui non decidiamo di negarlo, attraverso le impostazioni del social network. Anche se il permesso viene sfruttato una sola volta dalla app, questa potrà accedere per sempre ai nostri dati.

Se non avete mai aperto le impostazioni Facebook e non avete mai dato un’occhiata alla lista delle applicazioni autorizzate a connettersi al vostro account, potreste rimanere sorpresi da quante vecchie applicazioni, magari utilizzate una volta sola molti anni fa, possono ancora raccogliere i vostri dati personali.

Eliminare le app Facebook: come procedere su computer e notebook

Per eliminare le app Facebook o semplicemente modificarne i permessi, aprire il browser web e collegarsi a Facebook effettuando il login (sempre che non si sia già collegati con il proprio account).

Per eliminare le app Facebook basta accedere alle Impostazioni applicazioni. Per ogni applicazione, è possibile scoprire a quali dati personali accede, prima di scegliere se eliminarla o mantenerla attiva.
Per eliminare le app Facebook basta accedere alle Impostazioni applicazioni. Per ogni applicazione, è possibile scoprire a quali dati personali accede, prima di scegliere se eliminarla o mantenerla attiva.

Nell’angolo superiore destro dello schermo, fare clic sull’icona a forma di triangolo rovesciato e selezionare la voce Impostazioni. Nella colonna di sinistra, cliccare Applicazioni.

A questo punto apparirà la lista della app connesse al nostro account Facebook. Passando il mouse su ciascun icona appariranno una X e un simbolo a forma di matita. Per rimuovere l’app, cliccare sulla X, quindi sulla finestra di conferma rimozione.

Selezionando la matita, è possibile limitare i permessi delle app. Si aprirà una lista di permessi da selezionare o deselezionare a seconda delle preferenze: alcuni permessi sono richiesti, altri facoltativi. Le informazioni condivise con le app possono essere molteplici: oltre all’accesso al nostro profilo pubblico Facebook, possono comparire il permesso di consulare la nostra lista degli amici, il nostro indirizzo e-mail, l’indirizzo di residenza, il nostro compleanno, i post del nostro diario, le foto pubblicate e molto altro ancora.

Ancora più in basso, è presente la sezione “Maggiori informazioni“, dove fra le altre cose è possibile trovare i contatti diretti dello sviluppatore e l’ID utente per quella determinata app. Qualora si vogliano rimuovere tutti i nostri dati personali dai server dello sviluppatore di una determinata app, si dovrà inviare una mail ai recapiti indicati specificando l’ID utente e la richiesta di cancellazione, nero su bianco.

Nella parte inferiore della finestra è possibile consultare i “Termini dell’applicazione” e la “Normativa sulla privacy delle applicazioni” per verificare come le app utilizzano le informazioni raccolte dal nostro account, con chi le condividono e altro ancora. Attenzione però: il linguaggio utilizzato non sempre è di facile lettura e comprensione.

Eliminare le app Facebook: come bloccare in una volta sola app e permessi

Rimuovere le app Facebook singolarmente non è l’unica strada percorribile. Scorrendo verso il basso nella schermata Applicazioni, subito sotto la lista della app collegate si trovano due voci: “Applicazioni, siti Web e plugin” e “Applicazioni usate dagli altri“.

Attraverso la prima voce, cliccando sul tasto Modifica e successivamente sulla voce Disabilita piattaforma, è possibile disattivare tutte le app e i servizi di terze parti collegati al nostro account Facebook. L’opzione è irreversibile, quindi dovrete essere particolarmente sicuri di quello che fate prima di cliccare sul tasto di conferma Disabilita piattaforma.

Per chi desidera la massima privacy, è possibile eliminare le app Facebook con un unico clic.
Per chi desidera la massima privacy, è possibile eliminare le app Facebook con un unico clic.

Cliccando invece su Applicazioni usate dagli altri, è possibile controllare quali informazioni possono raccogliere su di noi le app dei nostri amici. Per esempio, se uno dei nostri amici dovesse autorizzare sul suo account un’app, e questa accedesse alla sua lista degli amici, i nostri dati personali potrebbero essere raccolti.

Da questa pagina è possibile rimuovere una lunga lista di dati personali condivisi con le applicazioni dei nostri amici, come i post del diario, gli interessi, la data di nascita, la biografia, il sito web, il nostro stato (online/offline), dettagli su istruzione, lavoro e molto altro ancora.

Sempre dalla pagina delle Applicazioni, l’ultima voce (Vecchie versioni di Facebook per dispositivi mobili) permette di controllare la privacy di quello che si pubblica quando si utilizzano applicazioni mobili di Facebook datate, prive dello strumento di selezione del pubblico. In questo modo, attraverso un menù a tendina è possibile scegliere con chi condividere le informazioni pubblicate (amici, tutti, solo io, etc…).

Eliminare le app Facebook: come procedere su smartphone e tablet

Circa la metà degli accessi a Facebook avviene attraverso le app per dispositivi mobili. Di seguito spiegheremo la procedura sulla versione Android della app di Facebook: rispetto alla versione iOS o a quelle di altri sistemi operativi, potrebbero esserci piccole differenze.

Eliminare le app Facebook è possibile anche dalle app per smartphone e tablet.
Eliminare le app Facebook è possibile anche dalle app per smartphone e tablet.

Per prima cosa, una volta aperta l’app toccare l’icona “hamburger” (con le tre linee orizzontali) nella parta superiore destra dello schermo. Da qui, toccare la voce “Collegamenti rapidi alla privacy“.

Dopo aver controllato brevemente le voci principali, come “Chi può vedere le mie cose?” o “Chi può contattarmi?“, toccare Altre impostazioni. Scendere fino a selezionare Applicazioni, quindi “Applicazioni usate dagli altri” e deselezionare tutte le voci che non vogliamo condividere. Tornando indietro, selezionare Accesso effettuato con Facebook e depennare tutte le app connesse al nostro account Facebook che non ci interessano. Cliccando su ogni singola app sarà possibile gestire quali informazioni condividere, allo stesso modo della versione desktop descritta sopra.

Privacy Twitter: come proteggere i dati personali

In termini di privacy Twitter è simile a molti altri social network. Ecco perchè è bene ricordare che si tratta di una piattaforma pubblica: ogni volta che inviamo un tweet difficilmente immaginiamo che questo, potenzialmente, potrebbe essere letto da milioni di persone nei prossimi mesi, anni, decenni.

Lo stesso discorso vale per le foto allegate ai tweet. Per questo, di norma, non dovremmo mai divulgare informazioni rilevanti su chi siamo, cosa facciamo, dove abitiamo o semplicemente dove ci troviamo fisicamente in un dato momento. Perchè, dall’altra parte, non possiamo sapere chi ci leggerà e con quali secondi fini.

Privacy Twitter: come cambiare le impostazioni di default

Twitter, al pari di altri social network, si è dotata negli anni di una propria politica legata alla privacy degli utenti. Attraverso le impostazioni, è possibile scegliere quanto restare “nascosti” dalla community degli utenti, quali dati condividere e quali mantenere riservati. Ecco una guida su come configurare le opzioni più importanti, dal browser o direttamente dalla app mobile.

Privacy Twitter: cambiare le impostazioni nel browser

Quando si utilizza Twitter dal browser di un computer desktop, notebook o tablet, è possibile accedere alle impostazioni della privacy facendo click sulla foto del profilo, quindi su Impostazioni -> Sicurezza e Privacy. Da qui, per una privacy ottimale, consigliamo di attivare le seguenti opzioni:

  • Privacy Twitter: esistono numerose opzioni per tenere al sicuro i dati personali
    Privacy Twitter: esistono numerose opzioni per tenere al sicuro i dati personali

    Tag nelle foto: scegliere “Non permettere a nessuno di taggarmi nelle foto“, per impedire che qualcuno possa taggarci in una foto contro la nostra volontà.

  • Privacy dei Tweet: attivare “Proteggi i miei tweet“. In questo caso, i nostri tweet non saranno pubblici ma visibili solo alle persone che autorizzeremo a seguirci (i nostri followers). Inoltre, i tweet non verranno visualizzati nei risultati di ricerca di Google.
    Limitazioni: attivando l’opzione, non sarà possibile rispondere ai tweet postati dalle persone che non sono nostre follower. L’opzione non funziona per i tweet già pubblicati, che rimarranno pubblici.
  • Posizione dei Tweet: disattivare “Aggiungi una posizione ai miei tweet“. Così facendo, Twitter non associerà ai messaggi la nostra posizione GPS. Ad ogni tweet, potremo comunque scegliere di inserire manualmente i dati relativi alla posizione. I dati relativi alla posizione raccontano molto su di noi e i nostri spostamenti, e potrebbero essere usati da terzi per tracciare i nostri movimenti su una cartina, attraverso semplici programmi disponibili online. Per maggior sicurezza, cliccare sul pulsante “Elimina tutte le informazioni sulla localizzazione” cancellando così ogni traccia delle nostre posizioni.
  • Reperibilità: disattivare “Consenti ad altri di trovarmi tramite il mio indirizzo email“. In questo modo, le persone non potranno trovarci su Twitter inserendo la nostra mail personale. Un accorgimento fondamentale quando ci si registra a Twitter con uno pseudonimo, oppure quando non si vuole pubblicizzare il proprio profilo Twitter.

Privacy Twitter: cambiare le impostazioni nella app

Una volta aperta la app, cliccare sull’icona in alto a destra (a forma di ingranaggio o rappresentata da tre pallini verticali, a seconda della versione installata) quindi Impostazioni -> Privacy.

A questo punto, impostare le seguenti voci:

  • Chi può taggarmi nelle foto: nessuno
  • Proteggi i miei tweet: attivare la casella
  • Consenti agli altri di trovarmi tramite indirizzo email: disattivare la casella

Privacy Twitter: come creare un account anonimo

Privacy Twitter: per proteggere la propria identità è possibile iscriversi con uno pseudonimo
Privacy Twitter: per proteggere la propria identità è possibile iscriversi con uno pseudonimo

Per aumentare la privacy Twitter permette di utilizzare uno pseudonimo e un’immagine di profilo random. Tuttavia, in fase di registrazione è obbligatorio inserire un indirizzo e-mail e un numero di telefono validi.

Quando si effettua la registrazione tramite browser (non su dispositivi mobili) è possibile evitare di inserire il numero di telefono, ma non la mail che rimane comunque obbligatoria.

Per creare un account Twitter anonimo, aprire il browser e portarsi alla pagina principale di Twitter, quindi registrarsi con uno pseudonimo e un account email anonimo (sulla Rete esistono numerosi servizi in grado di farlo), quindi saltare tutti i passaggi che richiedono dati personali.

In questi passaggi è fondamentale non fornire numeri di telefono o indirizzi e-mail riconducibili alla propria identità, o già utilizzati per la registrazione di altri account utente su internet. Questa accortezza contribuirà a dare maggiore autorità al nuovo pseudonimo fra gli altri utenti di Twitter.

L’anonimato, tuttavia, sarà soltanto apparente e limitato alla community Twitter: i server aziendali avranno comunque accesso alla mail, al numero di telefono, all’indirizzo IP e a tutti i dati conservati nei cookie del browser.

Privacy Twitter: trucchi e consigli per aumentarla

Collegare Twitter ad altri account

Limitare i link dell’account Twitter agli account di terze parti può essere utile per aumentare la privacy. Alcuni siti, social network e app danno la possibilità di registrarsi (e verificare l’identità personale)  attraverso le credenziali Twitter. Da questo account, quindi, prenderanno tutti i dati personali per l’iscrizione al servizio desiderato (inclusi username, lista dei follower, posizione, tweet e qualsiasi dato anche se contrassegnato come “privato”).

In questi casi, meglio procedere ogni volta a un’iscrizione manuale, senza mettere di mezzo l’account Twitter.

Quanto sono “privati” i nostri messaggi?

Twitter permette di spedire messaggi privati agli altri utenti della community. Il contenuto di questi messaggi è visibile soltanto ai destinatari e resta “invisibile” agli altri utenti, ma non a Twitter. I messaggi privati restano nella memoria dei server aziendali, anche quando vengono cancellati dagli utenti che li hanno scambiati. Attenzione, quindi, a non utilizzare questo strumento per trasmettere comunicazioni particolarmente delicate o segrete.

Come creare le liste private

Quando si seguono numerosi profili Twitter, può capitare di essere sommersi ogni minuto da tonnellate di notifiche. Le liste di Twitter sono un modo per filtrare i contenuti interessanti da quelli che possono tranquillamente passare in secondo piano.

Privacy Twitter: le liste private sono visibili soltanto all'utente che le ha create
Privacy Twitter: le liste private sono visibili soltanto all’utente che le ha create

Come funzionano? Immaginiamo di creare una lista chiamata “Ambiente” per tutti i tweet collegati a questo argomento. Sarà possibile aggiungervi persone che sono solite twittare messaggi di questo genere, con la possibilità di mantenere la lista pubblica o privata.

Liste pubbliche: possono essere viste dai nostri follower. Le persone aggiunte alla lista verranno notificate via email.

Liste private: sono visibili soltanto ai nostri occhi e risultano invisibili tanto ai nostri follower quanto alle persone che decidiamo di inserire nella lista privata. Soltanto il team di Twitter può avere l’accesso.

Verifica di accesso

Twitter offre una funzione di per “potenziare” il livello di sicurezza del login attraverso l’uso di un telefono, sul quale verrà spedito ogni volta un codice di sicurezza.

Da Impostazioni -> Sicurezza attivare “Verifica d’accesso“. Si chiederà quindi all’utente (se non lo avesse già fatto) di confermare l’indirizzo e-mail dell’account Twitter e di inserire un numero di telefono valido, sul quale ricevere il codice di sicurezza necessario a completare la procedura di login, ogniqualvolta si decide di loggarsi al proprio account Twitter.

Le 10 estensioni migliori per bloccare la pubblicità

Estensioni per il blocco della pubblicità: in questi ultimi anni stanno prendendo sempre più piede. Come mai? Il motivo è semplice: gli annunci pubblicitari nei browser web sono al centro di una polemica a dir poco scottante.

Molti siti, infatti, bombardano letteralmente gli utenti con tonnellate di annunci pubblicitari e, spesso, non c’è molta scelta: o si subisce l’attacco degli inserzionisti oppure ci si arma di estensioni per il blocco della pubblicità. Gli annunci, infatti, non sono solo fastidiosi: rallentano anche di parecchio il caricamento dei siti web. Una vera seccatura, insomma.

Le 10 estensioni migliori per bloccare la pubblicità

Le estensioni per il blocco della pubblicità sono diventate molto utili negli ultimi anni: i siti web sono pieni di annunci pubblicitari
Le estensioni per il blocco della pubblicità sono diventate molto utili negli ultimi anni: i siti web sono pieni di annunci pubblicitari

D’altra parte, è anche vero che esistono siti che ce la mettono tutta per essere il meno invadenti possibile, distribuendo in modo equilibrato sia la quantità degli annunci pubblicitari sia il loro posizionamento. In questi casi l’utilizzo delle estensioni per il blocco della pubblicità danneggerebbe i siti per così dire “innocui” tanto quanto quelli “cattivi” che avete mandato a mare con tutto il loro corollario di fastidiosi annunci.

Non è un segreto per nessuno, infatti, che la la stragrande maggioranza dei siti web su Internet ha bisogno di utilizzare gli annunci pubblicitari per contribuire a pagare per i costi di gestione: personale, hardware, server veloci, CDN veloci e simili non si ottengono gratuitamente, devono essere pagati.

Nonostante queste considerazioni, non possiamo negare che le estensioni per il blocco della pubblicità rappresentano un prezioso strumento per navigare in santa pace, soprattutto su browser come Chrome o Firefox.

Oltre a rimuovere le inserzioni, infatti, le estensioni per il blocco della pubblicità permettono di risparmiare sulla larghezza della banda riducendo la quantità di contenuti per facilitare un veloce caricamento delle pagine web; le estensioni per il blocco della pubblicità, inoltre, sono amiche preziose anche della privacy, perché bloccano gli script che tengono traccia delle vostre abitudini di navigazione.

Esistono diversi tipi di estensioni per il blocco della pubblicità disponibili per Chrome e Firefox, e alcune funzionano meglio di altre. Per vedere come lavorano durante il caricamento di una pagina web, abbiamo deciso di testarne una decina delle migliori.

Questo test riguarda le prestazioni delle estensioni per il blocco della pubblicità in termini di velocità (ossia il tempo di caricamento delle pagine web a seguito dell’applicazione delle estensioni per il blocco della pubblicità), la quantità massima di memoria che utilizzano e quanto “stressano” la CPU.

Estensioni per il blocco della pubblicità alla prova

Il primo elemento degno di nota è che ci sono molte più estensioni per il blocco della pubblicità disponibili per Chrome che per Firefox, contrariamente a quanto ci aspettavamo. Eccone alcune che abbiamo testato su entrambi i browser.

AdBlock per Chrome – Una delle estensioni per il blocco della pubblicità più popolari per Chrome, con oltre 200 milioni di download registrati. Era stata rilasciata anche una versione per Firefox, ma è stata rimossa per motivi sconosciuti. AdBlock “tollera” le inserzioni pubblicitarie per YouTube e ricerca di Google, ma sono comunque disattivate per impostazione predefinita.

AdBlock è una delle estensioni per il blocco della pubblicità più popolari per il browser Google Chrome
AdBlock è una delle estensioni per il blocco della pubblicità più popolari per il browser Google Chrome

AdBlock Plus per Chrome / Adblock Plus per Firefox – Una delle estensioni per il blocco della pubblicità più note, ma anche una delle più controverse: Adblock Plus, infatti, ha lanciato la tendenza di introdurre delle “whitelist” di annunci consentiti. Sul sito web di AdBlock Plus si trovano anche versioni per Opera, Safari, Maxthon, Internet Explorer e persino per Android.

AdBlock Pro per Chrome – AdBlock Pro è basato su Adblock Plus, ma ha un’interfaccia più semplice e nessuna opzione che preveda una lista di annunci “accettabili”. L’icona del pulsante sta nella barra degli indirizzi, invece della solita area dedicata alle estensioni per il blocco della pubblicità e presenta tre semplici voci: disattiva, vai alle opzioni e crea un filtro.

AdGuard per Chrome / AdGuard per Firefox – AdGuard è una delle estensioni per il blocco della pubblicità più facili da usare e, oltretutto, permette di aggiungere ulteriori script di blocco. Il prodotto di punta di AdGuard consiste in un’applicazione per il desktop gratuita che blocca gli annunci in un certo numero di browser senza la necessità di installare componenti aggiuntivi.

AdGuard: una delle estensioni per il blocco della pubblicità più semplici ed intuitive
AdGuard: una delle estensioni per il blocco della pubblicità più semplici ed intuitive

AdRemover per Chrome – AdRemover si basa su AdBlock e ha pressoché lo stesso numero di opzioni, salvo la scheda di supporto. La maggior parte delle differenze sono più che altro sul piano estetico e, anche se non chiede esplicitamente donazioni “di supporto”, appaiono dei pulsanti “social” quando si clicca sull’icona di AdRemover.

Ghostery per Chrome / Ghostery per Firefox – Ghostery è una delle estensioni per il blocco della pubblicità in grado di bloccare script analitici, widget, script per la privacy e, naturalmente, inserzioni pubblicitarie. La cosa buona di Ghostery è che offre la possibilità di abilitare o disabilitare individualmente gli script per ogni sito web. Le versioni sono disponibili per Opera, Internet Explorer, Safari e sistemi operativi mobili.

Estensioni per il blocco della pubblicità: Ghostery è una delle migliori, perché permette di abilitare o disabilitare gli script di ogni sito web
Estensioni per il blocco della pubblicità: Ghostery è una delle migliori, perché permette di abilitare o disabilitare gli script di ogni sito web

Simply Block Ads! per Chrome – Una delle estensioni per il blocco della pubblicità che non è stata aggiornata dal 2014 e che registra un dato interessante: alcune inserzioni, infatti, secondo alcuni non sono state bloccate, anche se durante il nostro test la sua performance è stata ottima e il servizio ha effettivamente bloccato tutti gli annunci.

Fortuna? Chi può dirlo. Però ci sembrava giusto, visti i risultati ottenuti, includerlo nella lista delle 10 migliori estensioni per il blocco della pubblicità. Simply Block Ads! (meglio conosciuto anche come Simple Adblock) è molto facile da usare e l’unica opzione è un opt-in per inviare statistiche di utilizzo.

SuperBlock AdBlocker per Chrome – Un’altra “creatura” di AdBlock, che sembra però essere dello stesso sviluppatore di AdRemover. Salvo che per la presenza di una voce in più nella lista dei filtri e una manciata di cambiamenti di stile, infatti, non si vede una gran differenza tra i due.

μ Adblock per Firefox – La parola chiave che contraddistingue μ Adblock (Micro Adblock), una delle estensioni per il blocco della pubblicità più popolari, è semplicità: è infatti sufficiente fare clic sull’icona per bloccare o sbloccare siti specifici. Ci sono solo 3 opzioni, tra cui il blocco pulsanti dedicati ai social. L’unico problema di μ Adblock è che non è stata aggiornata da gennaio 2015.

Estensioni per il blocco della pubblicità: la parola d'ordine per u AdBlock per Firefox è semplicità
Estensioni per il blocco della pubblicità: la parola d’ordine per u AdBlock per Firefox è semplicità

μBlock Origin per Chrome / μBlock Origin per Firefox – Una delle estensioni per il blocco della pubblicità più attese sia per Chrome che per Firefox, che sembra essere molto efficiente sia dal lato della CPU che da quello della memoria. Parecchi – anche se non proprio una valanga, bisogna ammetterlo – script vengono bloccati; è inoltre possibile consentire o bloccare siti specifici direttamente durante il caricamento della pagina web grazie alla modalità avanzata.

Estensioni per il blocco della pubblicità (non testate)

AdBlock Edge (Firefox) – Il progetto è ormai naufragato e lo stesso autore di questa estensione per il blocco della pubblicità raccomanda μBlock Origine al suo posto.

AdvertBan (Firefox) – Una delle estensioni per il blocco della pubblicità che non è stata aggiornata dal 2012 e che quindi, inevitabilmente, lascia la maggior parte o addirittura tutti gli annunci pubblicitari.

AdBlock Lite (Chrome e Firefox) – Una delle estensioni per il blocco della pubblicità meno performanti: ha lasciato un gran numero di annunci intatti sui nostri siti di prova, anche in modalità Full (la più aggressiva). Varie fonti dicono che il progetto è ormai del tutto abbandonato.

AdBlock Super (Chrome) – Dopo aver letto le recensioni e aver fatto alcuni test abbiamo scoperto che questo estensione per il blocco della pubblicità in realtà “inietta” gli annunci di terze parti. Nella migliore delle ipotesi si tratta di adware, nel peggiore dei casi di malware e quindi dovrebbe essere evitata a tutti i costi.

Attenzione: non tutte le estensioni per il blocco della pubblicità "fanno bene" ai nostri computers!
Attenzione: non tutte le estensioni per il blocco della pubblicità “fanno bene” ai nostri computers!

μBlock (Chrome e Firefox) – Questa versione è essenzialmente un clone del μBlock originale, poi ribattezzata μBlock Origin. L’autore di μBlock Origin, Raymond Hill, da allora si è dissociato dall’intero progetto di μBlock e non ne contribuisce più allo sviluppo. Per queste ragioni, tra le estensioni per il blocco della pubblicità, abbiamo testato solo μBlock Origin.

Come abbiamo testato le estensioni per il blocco della pubblicità

Eseguire test su siti web può essere difficile perché gli annunci sono proposti da terzi. Per cercare di uniformare eventuali incongruenze e differenze con altri server a cui si appoggiano i siti web, ogni pagina web testata è stata aggiornata 10 volte di seguito, i tempi considerati “anomali” sono stati scartati e alla pagina è stato fatto nuovamente un refresh. Poi abbiamo considerato 3 diversi punteggi:

Test delle estensioni per il blocco della pubblicità su Google Chrome:

Tempo di caricamento – Per il test delle estensioni per il blocco della pubblicità su Google Chrome abbiamo considerato il tempo medio di caricamento di una pagina web in 10 tentativi. In Chrome questo è un punteggio rosso sulla scheda Rete nei tool di sviluppo. La memorizzazione nella cache è disabilitata in modo che le risorse vengano aggiornate di volta in volta.

Il tempo di caricamento di una pagina web è stato uno dei parametri fondamentali per il test sulle estensioni per il blocco della pubblicità
Il tempo di caricamento di una pagina web è stato uno dei parametri fondamentali per il test sulle estensioni per il blocco della pubblicità

Utilizzo della memoria – Abbiamo considerato l’utilizzo della memoria delle estensioni per il blocco della pubblicità durante, appunto, il processo di blocco grazie allo strumento di Chrome Task Manager (Shift + Esc) e registrato il numero massimo di megabyte utilizzati durante i 10 successivi caricamenti della pagina

Utilizzo della CPU – Come per dare un’occhiata all’utilizzo della memoria, utilizzando Chrome Task Manager abbiamo registrato la percentuale massima di utilizzo della CPU durante il caricamento della pagina, tutte e 10 le volte.

Anche l'utilizzo della memoria CPU costituisce un buon parametro per valutare l'efficacia delle estensioni per il blocco della pubblicità
Anche l’utilizzo della memoria CPU costituisce un buon parametro per valutare l’efficacia delle estensioni per il blocco della pubblicità

Test delle estensioni per il blocco della pubblicità su Mozilla Firefox:

Il test sulle performance delle estensioni per il blocco della pubblicità è stato ripetuto anche su Firefox
Il test sulle performance delle estensioni per il blocco della pubblicità è stato ripetuto anche su Firefox

Tempo di caricamento della pagina – Anche per testare le estensioni per il blocco della pubblicità su Mozilla Firefox, abbiamo considerato il tempo medio necessario per il caricamento della pagina, eseguito una decina di volte. Firefox non ha un conteggio del tempo di caricamento separato nella sua scheda Rete (al contrario di Chrome), quindi abbiamo usato un’estensione chiamata app.telemetry Page Speed Monitor per calcolare i tempi.

La cosa frustrante su Firefox è che non puoi ottenere punteggi precisi per l’utilizzo della memoria o della CPU delle estensioni per il blocco della pubblicità durante il loro utilizzo, perché a differenza di Chrome tutto viene caricato in un unico processo. Di conseguenza, abbiamo potuto registrare solo i risultati per i tempi di caricamento delle pagine in Firefox.

I test sono stati condotti su un computer portatile da 4GB, Core Duo 2.2Ghz con Wi-Fi e sistema operativo Windows 7. Anche se i test avrebbero potuto essere eseguiti su un sistema più potente, riteniamo che il portatile produrrà i punteggi più rappresentativi per i computers utilizzati dalla media degli utenti.

Tutte le estensioni per il blocco della pubblicità sono state installate e utilizzate con le impostazioni predefinite. Unica eccezione Ghostery, che all’avvio prevede una procedura guidata in cui è necessario scegliere cosa bloccare, per cui abbiamo selezionato solo l’opzione di blocco della pubblicità. I browser utilizzati per il test sono Chrome 44 e Firefox 40.

Rimuovere foto rubate dalla Rete: ecco come fare

Rimuovere foto rubate dalla rete inizia a diventare un’operazione sempre più frequente per molti utenti. Ogni giorno sempre più persone vivono la loro vita online attraverso social media e siti web, riducendo sempre di più il muro tra la vita privata e quella pubblica della Rete.

La definizione stessa della parola “privato”, in un mondo dove persino ogni piatto mangiato viene fotografato e pubblicato su Instagram, ogni pensiero viene twittato e ogni commento pubblicato su un qualche Social, è in costante discussione.

Rimuovere foto rubate dalla Rete: quando può essere utile farlo

Eppure, le persone vogliono ancora mantenere alcune foto lontane dai pubblici riflettori, difendendole dietro agli ultimi bastioni della privacy: le immagini dei momenti più personali, intimi, sono recentemente oggetto di un preoccupante fenomeno di attacco, chiamato banalmente “vendetta porno“.

Rimuovere foto rubate è essenziale quando queste ritraggono i momenti più "intimi" della nostra vita.
Rimuovere foto rubate è essenziale quando queste ritraggono i momenti più “intimi” della nostra vita.

Alle vittime può capitare di trovare le proprie foto (intime o no, ma comunque sempre di foto private si tratta) pubblicate online senza un esplicito consenso, corredate magari da informazioni personali di contatto, link a profili social media e via dicendo. Autore di questa vendetta è molto spesso un qualche “ex” amareggiato, o addirittura un professionista ingaggiato per violare il profilo della vittima in modo da acquisire materiale pubblicato con restrizioni (visibile ai soli amici o privato, visibile soltanto per l’autore).

Una volta acquisito il materiale riservato, questo viene condiviso su grande scala e su più canali diversi, allo scopo di far circolare il più possibile i contenuti e renderli virali.

Indipendentemente dalle motivazioni o dalle modalità del furto, le vittime soffrono di umiliazioni personali e professionali molto gravi, legate all’evidente violazione della privacy e alle sue ripercussioni sul web. In base alla gravità del danno, possono manifestarsi anche ricadute psicologiche importanti, capaci di pregiudicare il normale svolgimento della vita di tutti i giorni. Non sono infrequenti, infatti, i casi di giovani donne (ma anche di uomini) arrivati a togliersi la vita dopo essere stati oggetto di “vendette porno”.

Rimuovere foto rubate: le cosiddette "vendette porno" possono causare notevoli danni non solo di immagini, ma anche alla vita personale di ognuno.
Rimuovere foto rubate: le cosiddette “vendette porno” possono causare notevoli danni non solo di immagini, ma anche alla vita personale di ognuno.

Può capitare, inoltre, di vedere pubblicate immagini e foto riguardanti opere, progetti o lavori personali, in palese violazione della loro proprietà intellettuale, vedendole utilizzate da terzi per finalità commerciali o addirittura rivendicandone la paternità.

La legislazione in questi casi è ancora acerba, in Italia come in molti Paesi del mondo: ripubblicare su altri profili foto postate volontariamente da un utente Facebook non costituisce reato, ragion per cui le vittime hanno poche (o nulle) possibilità di ricorrere nei confronti del loro ricattatore.

Ma non tutto è perduto: ecco alcuni consigli utili e alcune azioni da mettere in pratica per salvaguardare la privacy e l’immagine personale.

Rimuovere foto rubate dalla Rete: contattare l’amministrazione del sito/social

Per rimuovere foto rubate a volte basta solo segnalare il contenuto ai gestori di un sito o social network.
Per rimuovere foto rubate a volte basta solo segnalare il contenuto ai gestori di un sito o social network.

Qualunque sia la ragione del contenzioso, la prima strada da tentare è il contatto diretto con l’amministrazione o l’assistenza del sito web/Social network sul quale sono stati pubblicati i contenuti lesivi della privacy.

Molti siti e Social hanno politiche aziendale molto rigide che tutelano gli utenti “molestati”: in molti casi, basta una semplice segnalazione per fare piazza pulita di foto o contenuti scomodi, pubblicati da terzi senza il nostro consenso. Magari accompagnando la richiesta da un “per favore” e da un tono gentile, che non guasta mai.

In questi casi, poi, è fondamentale vigilare affinché i contenuti rimossi non vengano ripubblicati senza il nostro consenso. Se dovesse accadere, è possibile inviare una seconda segnalazione. In questi casi, in base alle politiche aziendali, i gestori potrebbero adottare misure più severe contro il molestatore, come la cancellazione dell’account o la segnalazione alle autorità locali.

Rimuovere foto rubate dalla Rete: inviare un ultimatum a chi viola la nostra privacy

In mancanza di risposta da parte del gestore della piattaforma, è necessario contattare direttamente chi ha pubblicato i contenuti incriminati. La richiesta, che dovrà essere molto ferma e pacata nei toni, dovrà richiedere la rimozione immediata del contenuto che viola la nostra privacy o la nostra proprietà intellettuale, dal momento che la pubblicazione è avvenuta senza il nostro consenso.

Nei casi più gravi, è opportuno farsi assistere da un esperto legale nella stesura e l’invio del testo, per essere certi che la comunicazione possa fare presa sul destinatario. In molti casi, la paura di ripercussioni legali è sufficiente per ottenere la rimozione volontaria dei contenuti.

Rimuovere foto rubate dalla Rete: essere proattivi

Vigilare sulla propria reputazione online è il metodo migliore per evitare serie problematiche legate alla privacy o la violazione della proprietà intellettuale. Google, ad esempio, attraverso i suoi alerts permette di ricevere una notifica ogni volta che il nostro nome o un nostro dato personale (indirizzo e-mail, numero di telefono, etc…) appena questo appare sulla Rete, verificandone il contenuto in modo tempestivo.

Per quanto riguarda le immagini, esistono numerosi strumenti per cercare sulla Rete le nostre foto. Siti come TinEye o Google Image permettono di effettuare ricerca a partire da un’immagine caricata: eventuali corrispondenze vengono segnalate con tanto di indirizzo web di pubblicazione.

Per verificare se una delle nostre foto è stata rubata e utilizzata da qualcuno a nostra insaputa, è possibile chiamare in causa TinEye.
Per verificare se una delle nostre foto è stata rubata e utilizzata da qualcuno a nostra insaputa, è possibile chiamare in causa TinEye.

In questi casi, però, è bene utilizzare una buona dose di buonsenso: le immagini date in pasto a questi due servizi vengono memorizzate sui server per periodi di tempo variabili (72 ore nel caso di TinEye e per sempre nel caso di Google), quindi massima attenzione. Sebbene questi materiali non siano formalmente visibili al pubblico, meglio evitare il caricamento di scatti compromettenti o troppo delicati.

 

Pubblicità online: come dire basta al tracking

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Conoscete l’antifona: state navigando su internet, sicuri e tranquilli, quando improvvisamente vi ritrovate su un sito di abbigliamento, di cucina, di annunci immobiliari o su qualsiasi altra vetrina virtuale il cui scopo è vendere qualcosa.

E se una volta, davanti a certe lamentele, si rispondeva: “E’ la stampa, bellezza”, oggi non è più così. Il pericolo più arduo che i naviganti del XXI secolo devono affrontare per tutelare la propria privacy, infatti, è la pubblicità online.

La buona notizia, tuttavia, è che esiste un metodo efficace per dare lo stop al tracking degli annunci. Scopriamo insieme come funziona.

Pubblicità online: come dire basta al tracking

La pubblicità online è come il prezzemolo: dappertutto. Tanto che, dopo un po’ che si viene “rimbalzati” da un annuncio all’altro, ci si mette il cuore in pace: anche se riuscite a leggere finalmente i contenuti che vi interessano, infatti, la pubblicità online vi insidia dai fianchi, apparendovi a destra e a manca in qualsiasi direzione del monitor guardiate. Davvero seccante.

Pubblicità online: gli inserzionisti ormai sanno tutto dei nostri gusti e delle nostre preferenze. Come difendersi?
Pubblicità online: gli inserzionisti ormai sanno tutto dei nostri gusti e delle nostre preferenze. Come difendersi?

Ma la cosa peggiore della pubblicità online è che chi pubblica gli annunci esegue un vero e proprio screening della personalità e dei gusti dell’ignaro utente, “vendendolo” a terzi in modo che questi, a propria volta, abbiano la possibilità di proporre la loro merce.

Con questi preamboli non occorre certo aggiungere che la pubblicità online mina seriamente la privacy degli utenti. Ma per fortuna, come si accennava, a questo dilagare di informazioni personali si può porre rimedio.

Prima di scoprire insieme come difendersi dagli artigli della pubblicità online, però, è bene sapere come avviene il processo di tracking del potenziale cliente. Un mistero che si svela in una parola: cookies. E non si tratta dei deliziosi biscotti al cioccolato, altrimenti difficilmente sarebbero così indigesti come è invece la pubblicità online.

I cookies, nel gergo IT, designano dei piccoli files che praticamente ogni sito web salva sul vostro computer. Questi files memorizzano le vostre impostazioni e preferenze, in modo da non dover ripetere ogni volta daccapo una ricerca. In questa veste, i cookies sono generalmente innocui per quanto riguarda la spina nel fianco della pubblicità online.

Esistono però altri tipi di cookies, dedicati alle “terze parti”: sono questi che vi spiano e che rintracciano la vostra attività sito dopo sito. Di conseguenza, se, ad esempio, visitate un blog a tema decorazione d’interni, il cookie di terza parte registrerà la vostra presenza, sicché, anche se vi recate su un altro sito web, molto probabilmente vi apparirà un annuncio legato alla decorazione d’interni. Potere della pubblicità online.

Pubblicità online: ecco come difendersi

Vi sentite perseguitati dalla pubblicità online? Tranquilli: non siete soli. In tutto il mondo, infatti, migliaia di persone lottano silenziosamente contro i cookies di terze parti. E il peggio è che non sono solo gli inserzionisti che tracciano la vostra attività sul web: anche i motori di ricerca, come ad esempio Google, lo fanno senza farsi troppi problemi. Il tutto, ovviamente, per fini commerciali. Ma è venuto il momento di dire basta alla pubblicità online.

Per contrastare la pubblicità online per prima cosa occorre sbarazzarsi del cookies di terze parti che già avete. E per farlo è necessario munirsi di un programma di pulizia come Ccleaner, che elimina i cookies presenti sul disco rigido, debellando proprio quelli di terze parti.

CCleaner è un ottimo prodotto per difendersi dalla pubblicità online, perché elimina i cookies di terze parti presenti sul disco rigido
CCleaner è un ottimo prodotto per difendersi dalla pubblicità online, perché elimina i cookies di terze parti presenti sul disco rigido

È anche possibile eliminare tutti i cookies e ricominciare da capo, ma in questo caso avrete (quantomeno inizialmente) un rapporto un po’ meno “friendly” con i siti che aprite spesso, ad esempio dovendo effettuare nuovamente il log in nelle piattaforme dove siete registrati. Una volta che i cookie di terze parti non ci sono più, è necessario modificare le impostazioni del browser per tener lontani loro e, di riflesso, la pubblicità online.

Pubblicità online: modificare le impostazioni del browser per “spazzar via” gli annunci

Ci si può difendere dalla pubblicità online anche attraverso le impostazioni del browser
Ci si può difendere dalla pubblicità online anche attraverso le impostazioni del browser

Per dare filo da torcere agli inserzionisti e fare scacco matto alla pubblicità online, bisogna modificare le impostazioni del browser. Su Internet Explorer basta fare clic sull’icona in alto a destra e selezionare la voce “Opzioni Internet”. Una volta qui, dovete entrare nella sezione dedicata alla Privacy e optare per “Impostazioni avanzate”, selezionando la voce “Sostituisci gestione automatica cookie”. Non appena individuate l’opzione “Cookie di terze parti” non dovete far altro che disabilitarla premendo sul pulsante “Blocca” e fare clic sul bottone OK.

Chrome, blocco dei cookie
Bloccare la pubblicità online dal browser è semplice, anche su Google Chrome

Per eliminare la pubblicità online su Google Chrome, invece, dovete cliccare sull’icona con le tre righe che trovate in alto a destra, scegliere la voce “Impostazioni” e quindi cliccare sul link “Mostra impostazioni avanzate”, che si trova in fondo alla pagina. Qui, nella sezione dedicata alla privacy, dovete cliccare sul pulsante “Impostazioni contenuti”, scegliere la voce dedicata ai Cookies e selezionare l’opzione “Blocca cookie di terze parti e il sito dei dati” e fare clic su Fine.

La pubblicità online non avrà vita facile nemmeno su Firefox: per eliminare gli annunci sgraditi su questo browser, infatti, non dovete far altro che cliccare sull’icona con le tre strisce che si trova sul monitor in alto a destra, selezionare Opzioni ( nel caso utilizziate un PC) o Preferenze (se siete adepti del Mac). Una volta entrati nella sezione Privacy, dovete scegliere l’opzione e “Storia”, impostare “Firefox” per “Usa impostazioni personalizzate per la storia” e, dove leggete “Accetta i cookie di terze parti” cliccate con decisione sul bottone “Mai”.

La pubblicità online ha i minuti contati anche su Safari, anche se su questo browser i cookies di terze parti sono disattivati per impostazione predefinita. Ma fare un ulteriore controllo non fa mai male. Soprattutto se ci si deve salvare dalla pubblicità online. Come fare? È semplice: basta aprire il menu Safari e selezionare la scheda Privacy. Quindi, scegliere l’opzione per bloccare i cookie di terze parti e gli inserzionisti.

Bloccare i cookies di terze parti non dovrebbe avere effetti sconvolgenti sui siti che utilizzate spesso. In ogni caso, se si nota che un sito non funziona correttamente, basta tornare indietro nelle impostazioni del browser relative ai cookies e fare un’eccezione per quello specifico sito web.

Ed ecco che, in poche e semplici mosse, vi siete salvati dalla fastidiosissima pubblicità online. Semplice, vero?

Pubblicità su Facebook. Come togliere gli annunci

Pubblicità su Facebook: come salvarsi dagli annunci molesti? Con una decisione che non è sorprendente né tantomeno piacevole per nessuno, salvo che per gli inserzionisti, il colosso californiano ha di recente annunciato di aver migliorato la pubblicità su Facebook attraverso un monitoraggio più preciso della cronologia di ciascun utente, per catturarne gli interessi e le abitudini di navigazione. Eh sì, questa forma di pubblicità su Facebook è proprio quella che avete sempre sognato, non è così?

Pubblicità su Facebook: come darsi alla macchia

Ironia a parte, la faccenda è seria. La pubblicità su Facebook, infatti, già abbastanza invasiva ora, potrebbe diventarlo ancora di più. Attualmente, infatti, il social network più popolare al mondo propone annunci “pensati” sulla base di ciò che avete condiviso su Facebook.

Una sorta di pubblicità tra le mura domestiche, per così dire. Ben presto, però, la pubblicità su Facebook si avvarrà di strumenti molto più potenti. Affilerà le unghie, per essere sempre più efficace. A dispetto, inutile aggiungere, degli ignari utenti.

Pubblicità su Facebook: sempre più rintracciabili?

La pubblicità su Facebook diventerà sempre più “letale”. Come? Semplicemente attraverso l’utilizzo della cronologia di navigazione, che sarà offerta sul piatto d’argento ad applicazioni e siti terzi in modo da permettere loro di migliorare gli annunci proposti al singolo utente.

Facciamo un esempio chiarificatore. Con il nuovo ruolo assunto dalla pubblicità su Facebook se, ad esempio, cercate spesso su internet informazioni sulla pesca subacquea, accedendo al social network sarete subissati dagli annunci relativi a questa disciplina, dalle mute da sub fino agli arpioni.

Presto la pubblicità su Facebook sarà molto più mirata, perché verrà fornita a terzi la cronologia della navigazione di ogni utente
Presto la pubblicità su Facebook sarà molto più mirata, perché verrà fornita a terzi la cronologia della navigazione di ogni utente

La pubblicità su Facebook, in questo modo, sarà molto più mirata: ad un utente appassionato di pesca sportiva, appunto, saranno proposti prodotti dedicati alla pesca sportiva; a un altro patito di cucina, gli ultimi utensili di tendenza.

Ma com’è possibile tutto questo? La pubblicità su Facebook, nella sua nuova formula, si serve dei cookie salvati nella cronologia del proprio browser e dei dati raccolti da tutti i bottoni “Like” collegati ( o, meglio, incorporati) a siti web.

Questa nuova funzione della pubblicità su Facebook, inoltre, è opt-out, il che significa che per cambiare le cose occorre essere proattivi e smanettare tra le impostazioni. Scopriamo insieme come fare.

Pubblicità su Facebook: come difendersi dagli inserzionisti

Per arginare gli effetti del nuovo assetto della pubblicità su Facebook è necessario rivolgersi alla Digital Advertising Alliance. Se il vostro browser è impostato per bloccare i cookies e se utilizzate strumenti come AdBlocker Plus per non avere la noia degli annunci pubblicitari, dovete temporaneamente disattivarlo, perché lo strumento opt-out presente sul sito della DAA richiede appunto i cookie per funzionare correttamente.

Sul vostro monitor vedrete tre opzioni principali tra cui scegliere: “Tutte le compagnie partecipanti”, “Compagnie che personalizzano la pubblicità per il tuo browser” e, infine, “Opt Outs Esistenti”.

Digital Advertising Alliance
Pubblicità su Facebook: come liberarsene? Utilizzando gli strumenti proposti dal sito della Digital Advertising Alliance

Per gestire la pubblicità su Facebook cliccate sulla seconda pagina e scorretela finché non trovate la voce Facebook. A questo punto, non dovete far altro che spuntare la casella a destra. Già che ci siete, tornate su e flaggate le caselle di tutti gli altri siti web che utilizzate regolarmente e che non volete che abbiano accesso alla cronologia del vostro borwser.

Una volta completata questa operazione, non resta che salvare le impostazioni di opt-out: in questo modo avrete segnato un punto a vostro favore nel match contro la pubblicità su Facebook, impedendo l’esecuzione, da parte di questi siti, di “pubblicità basata sugli interessi”, ossia confezionata sulla base delle abitudini di navigazione (raccolti dai cookie).

Terminati tutti i passaggi, potrete ripristinare Adblock Plus o altri software simili che avete installato sul vostro computer per difendervi dagli annunci pubblicitari.

Pubblicità su Facebook: come gestirla da mobile?

La pubblicità su Facebook insidia gli utenti anche dai dispositivi mobili
La pubblicità su Facebook insidia gli utenti anche dai dispositivi mobili

La pubblicità su Facebook, è bene ricordarlo, non vi assedia solo dal computer, ma anche dai dispositivi mobili. Se utilizzate la app di Facebook sul vostro telefono, quindi, avrete sicuramente l’esigenza di eliminarla, soprattutto se si tratta di quel nuovo tipo di pubblicità che, come abbiamo visto, si avvale della cronologia personale per proporre annunci sempre più mirati.

Per liberarvi della pubblicità su Facebook sui dispositivi mobili, se il vostro sistema operativo è Android dovete seguire questo passaggio: “Impostazioni di Google”, “Pubblicità” e quindi togliere la spunta alla voce “Pubblicità basata sugli interessi”.

Se, invece, il vostro telefono gira su iOS, il passaggio è il seguente: “Impostazioni generali”, “Restrizioni”, “Pubblicità” e abilitare infine la voce relativa alle limitazioni sulla tracciabilità degli annunci pubblicitari.

Facebook prevede anche di dare agli utenti un maggiore controllo sulla pubblicità che vedono. Accanto a ogni annuncio, infatti, avrete a disposizione l’opzione “Preferenze annunci”. In questo modo potrete vedere il motivo per cui vi è stato proposto un certo annuncio e, allo stesso tempo, avrete la possibilità di modificare i vostri interessi se non collimano con la pubblicità che vi è stata messa sotto il naso.

Un esempio? Se avete aiutato un familiare a trovare un biglietto aereo a buon prezzo per fare un viaggio, ora la pubblicità su Facebook avrà un solo obiettivo: proporvi insistentemente annunci legati ai viaggi. Se questo tipo di pubblicità non vi interessa, tuttavia, potrete deselezionare l’opzione “viaggio” tra i vostri interessi.

Facebook sta lanciando questa funzionalità per gli utenti nelle prossime settimane. Il tempo necessario che avete per prepararvi a combattere questo tipo di pubblicità invasiva.

Privacy Pinterest: proteggere i dati personali in 3 passaggi

In termini di privacy Pinterest ha da sempre fatto discutere. All’epoca del suo lancio, rappresentava l’unica piattaforma social priva di qualsiasi impostazione legata alla privacy dell’utente.

Successivamente, prendendo esempio da altre piattaforme social più diffuse, Pinterest si è adeguata ai tempi fornendo agli utenti diversi strumenti per proteggere il proprio sito, la Pinterest board e il Pinterest feed. Ecco, in tre semplici assaggi, come aumentare la privacy Pinterest:

Privacy Pinterest: proteggere il proprio sito dai pinners “indiscreti”

Esistono diversi modi per proteggere la privacy su Pinterest. Il primo consiste nel proteggere il proprio sito web dai pinners più invadenti. A questo proposito, a partire dal 2012 è stato introdotto il codice “No Pin” per evitare che un intero sito (e le relative immagini) possano essere oggetto di pinning. Il procedimento è molto semplice: basta copiare il seguente codice

<meta name=”pinterest”content=”nopin” />

e incollarlo fra i tag <head> e </head> del proprio sito web. Dopo avere aggiunto il codice, ogni volta che un utente cercherà di fare pinning su una qualsiasi pagina, verrà informato da un popup che “il sito non permette il pinning di Pinterest”.

Per attivare il pinning solo su alcune immagini del sito, è possibile installare il pulsante “Pin It” attraverso l’apposito widget di Pinterest. Questa accortezza permetterà di controllare sia l’immagine che la descrizione del Pin.

Privacy Pinterest: il pulsante "Pin It" permette di condividere le foto del nostro sito sulla piattaforma social, in modo facile e agevole
Privacy Pinterest: il pulsante “Pin It” permette di condividere le foto del nostro sito sulla piattaforma social, in modo facile e agevole

Privacy Pinterest: creare una bacheca privata

Fino a qualche tempo fa, gli utenti non potevano tenere nascosti i contenuti di Pinterest. Con l’introduzione delle bacheche private, è ora possibile pubblicare qualsiasi contenuto e tenerlo lontano dagli occhi della community.

Per rendere una bacheca privata su Pinterest, cliccare sul proprio profilo (nell’angolo superiore destro del browser) e scorrere fino in fondo alle bacheche personali. Da qui, attraverso il pulsante “Crea bacheca” sarà possibile attivare l’opzione “Segreta“.

Privacy Pinterest: una bacheca segreta permette di archiviare pins in maniera anonima, senza mostrarli ad altri utenti
Privacy Pinterest: una bacheca segreta permette di archiviare pins in maniera anonima, senza mostrarli ad altri utenti

Gli utilizzi di una bacheca segreta sono molteplici: conservare idee, spunti e progetti da riutilizzare in un secondo tempo, effettuare re-pin, condividerla con un numero selezionato di persone, il tutto al di fuori degli occhi della community Pinterest e in completo anonimato.

 

Privacy Pinterest: bloccare e segnalare gli utenti

Privacy Pinterest: segnalare un contenuto inappropriato e bloccare un utente sono operazioni semplici e veloci
Privacy Pinterest: segnalare un contenuto inappropriato e bloccare un utente sono operazioni semplici e veloci

Altra recente funzionalità legata alla privacy consiste nella possibilità di bloccare e segnalare utenti su Pinterest. Attraverso questa funzionalità è possibile scoprire chi e come interagisce con il nostro profilo, aiutando Pinterest a identificare gli spammer e gli account degli utenti che violano le regole della piattaforma social.

I termini di servizio di Pinterest indicano cosa è permesso e cosa è vietato pubblicare. Pin dal contenuto pornografico, utenti che dichiarano di avere meno di 13 anni, account usati per inviare spam devono essere oggetto di segnalazione da parte di tutti gli utenti Pinterest, per il bene dell’intera piattaforma social.

Se qualche utente, pur non violando nessuno dei termini di servizio, dovesse infastidirci, è possibile bloccarlo. Per farlo, basta cliccare sul nome del profilo, quindi sull’icona a forma di ingranaggio e sulla voce Blocca.

 

14 impostazioni di sicurezza iOS per un iPhone a prova di bomba

Le impostazioni di sicurezza iOS permettono di proteggere dati personali, contatti, e-mail, privacy, password e applicazioni. I dati di ogni utente sono costantemente a rischio sulla Rete: dall’FBI alle alle aziende che propongono pubblicità, dai criminali informatici ai truffatori, un enorme numero di persone (in buona e malafede) cerca ogni giorno di intromettersi nella nostra vita digitale.

Le 14 impostazioni di sicurezza iOS più utili per difendere iPhone e iPad

In un mondo dove si è bombardati da pubblicità e prodotti, difficile capire cosa possa effettivamente proteggerci dai pericoli: la cosa migliore da fare, in questi casi, è fare da sè. Ecco, allora, i nostri trucchi per agire sulle impostazioni di sicurezza iOS per “blindare” iPhone e iPad dai pericoli della Rete.

Impostazioni di sicurezza iOS: il codice numerico rappresenta la prima, importante barriera di sicurezza
Impostazioni di sicurezza iOS: il codice numerico rappresenta la prima, importante barriera di sicurezza

1- Codice alfanumerico

Per prima cosa: molti utenti utilizzano l’antiquato codice (passcode) a 4 cifre: non tutti sanno però che è possibile attivare il più sicuro codice a 6 cifre o caratteri alfanumerici. Per abilitarlo, basta accedere a Impostazioni -> Touch ID e codice, selezionare “Cambia codice” e toccare la voce “”Opzioni codice” (se non lo avete ancora fatto, ovviamente, è giunto il momento di attivare la voce “Abilita codice”). I codici alfanumerici sono i più difficili da decifrare per gli hacker, quindi perché non usarli?

2- Cancellare i dati

Cosa accadrebbe se vi rubassero l’iPhone? In questo caso, sarebbe meglio che i dati contenuti si cancellassero. Da Impostazioni -> Touch ID e codice, scorrendo fino in fondo alla pagina, è possibile attivare l’opzione Inizializza dati. A questo punto, dopo 10 tentativi errati di inserimento del codice, tutti i dati del dispositivo verranno inizializzati in modo che nessuno possa accedervi.

3- Autenticazione a due fattori

Tra i metodi di protezione più efficaci in assoluto, l’autenticazione a due fattori entra in gioco ogni volta che un nuovo dispositivo richiede l’inserimento della Apple

Impostazioni di sicurezza iOS: l'autenticazione a due fattori riduce il rischio di vedere i nostri dispositivi violati
Impostazioni di sicurezza iOS: l’autenticazione a due fattori riduce il rischio di vedere i nostri dispositivi violati

ID e della password associata. A quel punto, Apple chiederà di verificare la propria identità mediante l’inserimento di un codice univoco a sei cifre, che verrà inviato su un dispositivo precedentemente associato al meccanismo. L’autenticazione a due fattori può essere attivata e gestita dalla pagina Apple ID e rappresenta una delle impostazioni di sicurezza iOS più efficaci.

4- Trova il mio iPhone

Non prendete la sicurezza alla leggera: abilitate Trova il mio Iphone su tutti i vostri dispositivi, da Impostazioni -> iCloud -> Trova il mio iPhone. Da qui è inoltre possibile abilitare l’opzione Invia ultima posizione, per far sì che il dispositivo invii automaticamente la sua posizione ai server di Apple anche quando il livello batteria è prossimo alla fine.

5- Proteggersi dalla localizzazione

Il vostro iPhone tiene traccia della vostra posizione in modo automatico. Una funzione in molti casi utile, ma che potrebbe dare qualche fastidio in termini di privacy. Per disattivarla, portarsi in Impostazioni -> Privacy -> Localizzazione -> Servizi di Sistema, quindi disattivare la voce Posizioni frequenti. Attraverso il pulsante Cancella Cronologia, è inoltre possibile cancellare ogni traccia delle precedenti localizzazioni GPS del dispositivo. In aggiunta, dall’elenco visibile in pagina è possibile scegliere di disattivare una delle tante opzioni attraverso cui Apple attinge ai nostri dati di localizzazione.

Impostazioni di sicurezza iOS: per evitare di comunicare ai server Apple e alle applicazioni la nostra posizione, è possibile disattivare la localizzazione
Impostazioni di sicurezza iOS: per evitare di comunicare ai server Apple e alle applicazioni la nostra posizione, è possibile disattivare la localizzazione

6- Limitare la localizzazione delle app

Molte applicazioni richiedono l’accesso alla localizzazione GPS del dispositivo, anche quando non ne fanno un reale utilizzo. In questi casi è possibile controllare quali applicazioni fanno uso del servizio di localizzazione in Impostazioni -> Privacy -> Localizzazione, quindi scegliere per ogni app installata quale “scollegare” dal GPS. Queste impostazioni di sicurezza iOS potrebbero limitare l’operatività di alcune applicazioni, ma contribuiranno sicuramente ad aumentare il livello di privacy del dispositivo.

7- Limitare l’accesso della app ai dati personali

Molte applicazioni richiedono l’accesso a dati personali, come indirizzo e-mail, contatti e calendario, anche quando non ne hanno un reale bisogno. Per quale ragione, dunque, non bloccare i permessi inutili? Da Impostazioni -> Privacy è possibile scorrere l’elenco delle app che gestiscono i nostri dati personali (Contatti, Calendari, Foto, Fotocamera, Microfono, etc…) e visualizzare, per ogni voce, le app che possono accedervi. Con la possibilità, logicamente, di negare questi permessi.

8- Aumentare la sicurezza dei pagamenti

Impiegare qualche secondo in più per portare a termine un pagamento online non è mai una perdita di tempo. Ecco perchè, quando compaiono le finestre di pagamento, è buona norma selezionare la voce “richiedi sempre” ed evitare di impostare la procedura di pagamento in automatico. In questo modo, è possibile evitare pagamenti accidentali e molte truffe sul web.

Impostazioni di sicurezza iOS: le conversazioni di iMessage restano per sempre nella memoria del dispositivo, ma esiste un'opzione per farli "autodistruggere"
Impostazioni di sicurezza iOS: le conversazioni di iMessage restano per sempre nella memoria del dispositivo, ma esiste un’opzione per farli “autodistruggere”

9- Eliminare gli iMessage

Chiunque, una volta impadronitosi del vostro iPhone, può leggere i messaggi di iMessage. Per evitare che le conversazioni possano cadere in mani sbagliate, da Impostazioni -> Messaggi toccare la voce “Conserva Messaggi” e impostarla su 30 giorni (il minimo consentito da Apple). Un lasso di tempo non certo breve, ma sempre meglio della prospettiva di vedere conservati a vita i vostri messaggi nelle mani di uno sconosciuto.

10- Schermata di blocco

Esistono alcune impostazioni di sicurezza iOS poco conosciute e poco considerate, che rischiano di compromettere la privacy degli utenti. Le anteprime dei messaggi, le notifiche e le e-mail possono apparire all’interno della schermata di blocco: chiunque dovesse entrare in possesso del vostro iPhone, sarà quindi informato circa le vostre comunicazioni anche senza entrare all’interno del telefono con l’apposito codice di sblocco. Per ovviare a questo inconveniente, aprire Impostazioni -> Notifiche -> Messaggi (e la voce Mail) e disabilitare, per ciascuna voce, l’opzione “Consenti notifiche“.

11- Disabilitare le funzioni disponibili “senza codice”

La schermata Oggi, Notifiche, Siri, Rispondi con Messaggio e Wallet sono visibili anche dalla schermata di blocco. Per impedire che un estraneo possa curiosare senza il nostro permesso, da Impostazioni -> Touch ID e codice è possibile disabilitare questa possibilità.

Impostazioni di sicurezza iOS: stop alle pubblicità invasive. Ecco come limitare la raccolta dati da parte di Apple per evitare di essere invasi da comunicazioni indesiderate
Impostazioni di sicurezza iOS: stop alle pubblicità invasive. Ecco come limitare la raccolta dati da parte di Apple per evitare di essere invasi da comunicazioni indesiderate

12- La privacy di Safari

I network pubblicitari sono affamati dei nostri dati personali. Non solo per venderci i prodotti dei loro clienti, ma anche rivendendo le nostre informazioni personali (età, residenza, abitudini, etc…) alle aziende che si occupano di marketing e pubblicità. Per controllare quali dati stiamo condividendo con Apple, è possibile portarsi in Impostazioni -> Privacy -> Pubblicità e attivare Limita raccolta dati. Successivamente, selezionare la voce Cancella ID pubblicitario per evitare di condividere i dati personali.

13- Cambiare Safari con DuckDuckGo

Malgrado tutti i nostri sforzi, i motori di ricerca (Google in primis) cercheranno sempre di raccogliere dati sulle nostre abitudini web. Per questo è consigliabile cambiare il motore di ricerca predefinito con DuckDuckGo, che non raccoglie alcuna informazione personale. Da Impostazioni -> Safari -> Motore di ricerca selezionare DuckDuckGo.

10- Blocco automatico

Da Impostazioni -> Generali ->Blocco automatico è possibile impostare il tempo trascorso il quale il dispositivo attiverà il blocco dello schermo (da 2 a 15 minuti, oppure Mai).

Windows 10: come rimuovere pubblicità dalla schermata di blocco

Pubblicità su Windows 10: una questione che definirla spinosa non basta. Non si tratta infatti solo di un argomento che tocca nel vivo il mondo dell’IT: è soprattutto una questione politica. Come tutti sanno, infatti, l’upgrade alla nuova, rivoluzionaria ultima versione del sistema operativo “made by Microsoft” è completamente gratuito.

Ma non si fa mai niente per niente. Soprattutto se si è un’azienda da decenni leader indiscussa dell’informatica e con un fatturato annuo da capogiro.

Pubblicità su Windows 10: come rimuovere gli annunci adv dalla schermata di blocco

Come abbiamo visto, Windows 10 è proprio come una delle sirene di Ulisse: le sue novità attirano qualunque utente, ma, allo stesso tempo, nasconde delle insidie. E, nel caso specifico, la pubblicità su Windows 10 è appunto lo scotto da pagare per avere gratis il nuovo sistema operativo di Microsoft.

La pubblicità su Windows 10 appare proprio laddove meno ce la si spetta: sulla schermata di blocco del PC
La pubblicità su Windows 10 appare proprio laddove meno ce la si spetta: sulla schermata di blocco del PC

Ecco allora una situazione tipo: è una splendida mattina di primavera, il sole splende e gli uccellini cinguettano gioiosi. L’atmosfera ideale, insomma, per mettersi al lavoro con il sorriso sulle labbra. Accendete così il vostro PC, pieni di energia e voglia di fare…ed ecco che la prima cosa che vi appare è la pubblicità dell’ultima versione del nuovo gioco di Tomb Raider, piazzata proprio lì, sulla schermata di blocco, proprio dove si effettua il login.

Il sorriso si spegne e la prima domanda che si affaccia alla mente dell’ignaro utente è la seguente: cosa sta succedendo al mio PC?!? Niente paura: per una volta non si tratta di malware, ransomware e compagnia. La causa dell’indisponente annuncio è una sola: la pubblicità su Windows 10. Anzi, per essere precisi si tratta di una specifica funzionalità di Windows 10, chiamata “Windows Spotlight”.

La pubblicità su Windows 10, in particolare sulla schermata di blocco del PC, appare in piccoli ma fastidiosi box
La pubblicità su Windows 10, in particolare sulla schermata di blocco del PC, appare in piccoli ma fastidiosi box

Un nome gentile per definire un impiccio seccante e fastidioso quale è sempre un annuncio pubblicitario. In italiano, comunque, la funzionalità è tradotta in un modo molto più schietto: “Contenuti in evidenza di Windows”. A chi non è capitato, leggendo un articolo su Internet, di non incappare in banner e altre diavolerie di advertising, praticamente impossibili da rimuovere?

Purtroppo, la pubblicità su Windows 10 segue i dettami del marketing: vendere è diventato indispensabile. E il web è il mercato più ricco dove piazzare la propria bancarella, ancorché virtuale. Nota a margine: anche se siete dei fan accaniti della saga di Tomb Raider, probabilmente non è vostra intenzione acquistarla sul Windows Store, contrariamente a quanto vi suggerisce la schermata di blocco del vostro PC.

Pubblicità su Windows 10: bye bye adv!

Come abbiamo visto la pubblicità su Windows 10 e, nello specifico, gli annunci adv che appaiono sulla schermata di blocco del PC costituiscono un bell’inconveniente per gli utenti che hanno effettuato l’upgrade all’ultima versione del sistema operativo di Microsoft.

Attraverso la funzione “Contenuti in evidenza di Windows” (o “Windows Spotlight”, secondo le vostre preferenze di lingua) poi, la pubblicità su Windows 10 diventa ancora più invasiva. Ma per fortuna un rimedio c’è. Scopriamo allora come rimuovere gli annunci pubblicitari dalla schermata di blocco del PC.

Per prima cosa occorre cliccare sul menu Start e aprire la app delle Impostazioni. Da qui, occorre seguire il percorso “Impostazioni ”, “Personalizzazione” e quindi scegliere l’opzione relativa alla schermata di blocco del computer. Una volta completato questo passaggio, non dovete far altro che cliccare sulla voce “Contenuti in evidenza di Windows”.

Vi si aprirà un piccolo display dove, insieme all’opzione “Contenuti in evidenza di Windows”, ne troverete altre due: “Immagine” e “Presentazione”. Scegliete una di queste (è indifferente, secondo la vostra preferenza) e, automaticamente, Microsoft disabiliterà la pubblicità su Windows 10. O meglio, il pushing degli annunci adv sulla schermata di blocco del PC senza il vostro permesso.

E' possibile disabilitare la pubblicità su Windows 10 attraverso le impostazioni di personalizzazione della schermata di blocco del PC
E’ possibile disabilitare la pubblicità su Windows 10 attraverso le impostazioni di personalizzazione della schermata di blocco del PC

Cosa importante: l’opzione “Contenuti in evidenza di Windows”, naturalmente, è attivata di default. Di conseguenza, anche se da quando avete installato Windows 10 non vi è ancora apparso un annuncio pubblicitario, non sperate di farla franca: prima o poi questa forma di pubblicità su Windows 10 farà capolino. E allora, per evitare di innervosirvi troppo al momento, vi conviene eseguire da subito l’operazione di rimozione degli annunci adv.

Da ultimo, per eliminare la pubblicità su Windows 10 – e in particolare quella sulla schermata di blocco del PC – assicuratevi di disabilitare la voce “Visualizza informazioni, suggerimenti e altro nella schermata di blocco”: questo semplice accorgimento vi garantirà al 100% di non vedere più apparire sulla schermata di blocco del PC l’ultima versione del gioco di Tomb Raider da acquistare sul Windows Store – e altri annunci simili – ogni volta che effettuate il login.

Per eliminare la pubblicità su Windows 10 è bene assicurarsi che tutte le voci relative alla schermata di blocco siano disabilitate
Per eliminare la pubblicità su Windows 10 è bene assicurarsi che tutte le voci relative alla schermata di blocco siano disabilitate

E se la pubblicità su Windows 10 non vi annoia, ma anzi siete interessati alle ultime novità di Microsoft, non dovete far altro che cliccare sull’icona nell’angolo in alto a destra sulla vostra schermata di blocco. Vi si aprirà un menu a tendina, dove è possibile scegliere tra due opzioni: “Voglio saperne di più” oppure “Non sono un fan”.

Nel primo caso, Microsoft vi fornirà più contenuti relativi a uno specifico tipo di annunci, mentre nel secondo ve ne cambierà il genere, per rispondere al meglio ai vostri interessi. Segno che la pubblicità su Windows 10, anche nella schermata di blocco del PC, non a tutti dà fastidio.

Cybercrime. Come una PMI può prevenire gli attacchi

Le piccole aziende, si sa, sono solite archiviare i dati – anche confidenziali – attraverso i servizi cloud: un motivo in più per aver bisogno di strategie di sicurezza più efficaci contro gli attacchi informatici.

E anche se gli attacchi informatici colpiscono soprattutto grosse compagnie, come ad esempio Home Depot o Target, la minaccia del cyber-crimine aleggia anche sulle piccole e medie imprese, che hanno sistemi di difesa più deboli.

Attacchi informatici: 4 modi in cui la tua piccola azienda può prevenire il cyber-crimine

Il problema, naturalmente, è che le piccole aziende spesso non hanno né le risorse necessarie né tantomeno le strategie di sicurezza adeguate per difendersi al meglio dagli attacchi informatici e questo, di conseguenza, le rende più vulnerabili nei confronti degli hackers.

Attacchi informatici: come possono difendersi le piccole aziende? La parola ad Elena Kvochko, ricercatrice informatica
Attacchi informatici: come possono difendersi le piccole aziende? La parola ad Elena Kvochko, ricercatrice informatica

Del resto, gli attacchi informatici stanno diventando sempre più “letali” e le tecniche con cui vengono sferrati evolvono così rapidamente che il rischio che vengano colpite anche le piccole e medie imprese è davvero alto. Secondo la ricercatrice di sicurezza informatica Elena Kvochko, infatti, “oltre l’80% delle aziende di piccole dimensioni negli Stati Uniti utilizzano servizi cloud e, quindi, sono vulnerabili agli attacchi informatici”.

“Il pericolo principale per queste realtà riguarda soprattutto la sicurezza delle informazioni sui clienti: tutti dati che possono essere “rubati” e utilizzati a fini di estorsione” aggiunge Kvochko. “Le aziende, addirittura, possono a propria volta diventare inconsapevolmente piattaforme di cui gli hackers si servono per sferrare attacchi contro altre organizzazioni e i loro clienti”.

Nell’affrontare gli attacchi informatici, un’impresa dovrebbe innanzitutto adottare o implementare politiche di sicurezza aziendale volte a ridurne la vulnerabilità. Vediamone allora alcune, in modo da permettere alla vostra azienda non solo di individuare le tecniche più all’avanguardia e adatte alla propria situazione, ma anche di mettere da parte qualche conoscenza in più curca gli attacchi informatici che potrebbe essere utile anche in futuro.

Attacchi informatici: gestire la sicurezza delle email per allontanare potenziali minacce

Per ridurre il rischio di attacchi informatici è bene criptare le email aziendali
Per ridurre il rischio di attacchi informatici è bene criptare le email aziendali

La maggior parte degli attacchi informatici ha l’obiettivo di rubare dati sensibili a scopo di ricatto. Come difendersi allora dal furto di informazioni? Avendo un occhio di riguardo per le vostre email.

È molto utile, ad esempio, criptare le email, sia quelle spedite internamente che quelle inviate all’esterno dell’azienda: un espediente che costringe gli hackers a lottare contro un’ulteriore arma di difesa, invitandoli così a desistere da compiere attacchi informatici.

Criptare le email aziendali è un po’ come chiudere le portiere della macchina: un ladro preferirà senz’altro cercare un’altra automobile aperta piuttosto che insistere con la prima, magari sfondando il finestrino.

Attacchi informatici: la necessità di rinforzare la password

Una password forte rappresenta un'ottima barriera contro gli attacchi informatici
Una password forte rappresenta un’ottima barriera contro gli attacchi informatici

Il prossimo passo per prevenire gli attacchi informatici consiste nel mettere in sicurezza tutti i propri “punti deboli”, primo fra i quali lo staff. Occorre infatti sensibilizzare e “addestrare” colleghi e dipendenti ad utilizzare password particolarmente “forti”, la cui importanza è fondamentale per implementare le misure di sicurezza informatica.

E anche se una lunga e complessa password sembra essere troppo difficile per gli impiegati, è necessario adottare una politica aziendale tale da far sì che tutti quanti la utilizzino effettivamente.

Per cautelarsi contro gli attacchi informatici, inoltre, le password non dovrebbero essere le stesse per le diverse piattaforme. La cosa migliore è di cambiarle spesso, minimo tre volte al mese. Le password, poi, non dovrebbero essere salvate via cloud o su dei post it lasciati incustoditi in ufficio.

In ogni caso, comunque, si può sempre utilizzare un software per la gestione delle password, quale ad esempio 1Password, PassPack o LastPass. E sebbene queste piattaforme abbiano un costo, ancorché modesto, è sempre meglio mettersi il cuore in pace: proteggersi dagli attacchi informatici val bene il pagare un piccolo prezzo.

PassPack è uno dei migliori software per gestire le password, contribuendo così a prevenire gli attacchi informatici
PassPack è uno dei migliori software per gestire le password, contribuendo così a prevenire gli attacchi informatici

È anche possible aumentare la sicurezza della propria password – e difendersi così da eventuali attacchi informatici – attraverso l’autenticazione in due passaggi, laddove questo metodo si può utilizzare. Tale funzionalità permette all’utente di inserire un codice pin addizionale, che viene spedito direttamente su un dispositivo mobile via SMS.

La tecnologia fingerprint? Una potente arma di difesa contro gli attacchi informatici
La tecnologia fingerprint? Una potente arma di difesa contro gli attacchi informatici

In alcuni casi questo tipo di servizio può essere coadiuvato dalla tecncologia fingerprint, che rileva le impronte digitali del proprietario del dispositivo, il quale diventa così difficilmente espugnabile per un hacker. Un tipo di autenticazione che utilizza più passaggi garantisce comunque una maggiore sicurezza agli account online contro gli attacchi informatici, oltre al “classico” login attraverso l’inserimento di una password.

Molti servizi online come Facebook, Gmail, Twitter e Dropbox offrono precauzioni di sicurezza per difendersi dagli attacchi informatici, che è possibile gestire attraverso il canale delle impostazioni sulla privacy. Queste impostazioni differiscono di piattaforma in piattaforma e spesso non sono così semplici da trovare; ciò che si dovrebbe fare consiste nel capire come funziona ciascuna opzione delle impostazioni sulla privacy e come può essere sfruttata al meglio per proteggere i dati sensibili di ciascun account aziendale.

Attacchi informatici: addestrare i colleghi a riconoscere i campanelli d’allarme

Per prevenire al meglio eventuali attacchi informatici ciascuno degli impiegati di una piccola azienda dovrebbe essere addestrato a comprendere i campanelli d’allarme che preannunciano un tentativo di attacco, che si tratti di phishing o altro.

E mentre i providers degli account email cercano di implementare in modo sempre crescente le misure di sicurezza, tentando di prevenire gli attacchi informatici via posta elettronica ancora prima che l’utente riceva email “infette”, c’è sempre qualche hacker che trova il modo di introdursi illecitamente nella casella della posta in arrivo di un account. Queste email pericolose possono essere facilmente scambiate per quelle di un cliente. E in un battibaleno le informazioni aziendali vengono rubate.

Le email sospette sono un campanello d'allarme per i tentativi di attacchi informatici
Le email sospette sono un campanello d’allarme per i tentativi di attacchi informatici

Ma attenzione: i segnali che c’è puzza di bruciato si riconoscono a occhio nudo. In generale, infatti, le email sospette richiedono sempre informazioni personali, magari anche relative alla propria carta di credito e spesso includono allegati di cui è bene non fidarsi.

Se ricevete questo tipo di email, quindi, per prima cosa confrontatevi con un collega, tanto per sentire la sua opinione, ma non inoltratele né rispondete. È buona norma, inoltre, informare il proprio provider di posta elettronica segnalando l’email sospetta come spam.

Questo genere di email, inoltre, solitamente contiene errori di grammatica e ortografia, o links sospetti da esaminare attentamente prima di procedere ad aprirli. A volte, infatti, questi links appaiono assolutamente normali, ma, una volta aperti, iniziano a scaricare un software infetto che si installa sul computer.

Fate sempre attenzione, quindi, quando aprite queste comunicazioni e, anzi, controllatele attraverso un buon antivirus come AVG o Avast.

Attacchi informatici: prevenire è meglio che curare

Per migliorare la difesa dei computers aziendali contro gli attacchi informatici una buona soluzione consiste nell’installare un firewall in grado di individuare ed eliminare le minacce prima che diventino effettivamente letali.

“Mentre non è possibile garantire una sicurezza assoluta” prosegue Kvocho “ci sono molti modi in cui una piccola azienda può proteggersi o almeno mitigare l’impatto potenziale degli attacchi informatici: testando i propri sistemi di sicurezza, aumentando le difese alla rete e alle applicazioni, criptando i dati sensibili e proteggendo i siti web attraverso l’utilizzo di un protocollo di comunicazione sufficientemente sicuro”.