Huawei P40 Pro. Una super fotocamera per ribellarsi a Google

Huawei P40 Pro è il dispositivo smartphone più impressionante che abbiamo utilizzato quest’anno nella categoria mid-range, e il primo vero fiore all’occhiello della compagnia cinese, che cerca di prendere una propria strada indipendente da Google.

Se la serie Mate 30 aveva un approccio molto pratico, la serie P40 vuole essere la linea elegante e potente che si posiziona in cima al mercato.

Altra differenza: il Mate 30 era strettamente collegato ai servizi di Google, mentre il P40 è stato progettato per essere libero dalle opzioni del celeberrimo motore di ricerca e vuole intraprendere una via tutta sua.

Utilizzare uno smartphone senza i servizi di Google è certamente un’esperienza diversa dal solito. A volte è frustrante, alcune volte insostenibile, ma alla fine assolutamente gestibile.

In realtà, dopo qualche giorno di utilizzo, si cominciano ad intravedere un sacco di vantaggi.

Il divorzio da Google

Huawei ha puntato negli ultimi anni su display, sensore ottico di impronte digitali e specifiche delle fotocamere.

E’ sempre stato basato su Android 9 Pie, integrato con il suo EMUI 9 e il P30 Pro, l’ultima versione di punta della linea, aveva chiaramente rappresentato un punto di svolta nelle competenze di Huawei.

Già l’anno seguente, le qualità delle fotocamere della casa produttrice avevano chiarito che Huawei aveva intenzione di competere alla pari con Samsung, Apple e Google.

Fatto sta che nel 2018, le serie P20 e Mate 20 hanno notevolmente migliorato il design, perfezionando ulteriormente l’interfaccia EMUI e aggiornato le fotocamere.

Poi le tensioni geopolitiche tra gli Stati Uniti e la Cina hanno portato Google a interrompere i suoi affari con Huawei, costringendo quest’ultima a modificare drasticamente i suoi piani per il software.

Non solo non poteva più offrire i servizi di consumo come Gmail, YouTube, Drive e Play Store, ma è stata costretta a rimuovere parecchie porzioni di codice che facevano funzionare molte altre applicazioni.

L’esclusione del Google Mobile Service sui suoi suoi dispositivi ha rappresentato un colpo molto duro, in quanto da questo meccanismo venivano alimentate le notifiche Push, le gestione delle credenziali di accesso e anche i controlli di sicurezza.

Huawei aveva già sviluppato alcune alternative a Google. Ad esempio App Gallery per gli utenti e Huawei Mobile Services per gli sviluppatori.

Quando è stato chiaro che il governo degli Stati Uniti non avrebbe cambiato la sua decisione, l’azienda si è impegnata ad esportare le funzioni incentrate sul mercato asiatico per tutto il resto del mondo.

Design. Elegantissimo, ma sgraziato il notch

Il design e il layout generale del telefono è abbastanza invariato rispetto al P30 Pro.

Il prodotto è rivestito in alluminio lucido che contrasta piacevolmente con la vernice grigia opaca sul retro. Non solo è più resistente ai graffi e alle impronte digitali, ma aggiunge un po’ di attrito quando si tiene il telefono in mano.

Effettivamente le guide in metallo lucido sono estremamente facili da impugnare grazie anche alla forma affusolata che fa sembrare il telefono come un cuneo, permettendogli di adattarsi comodamente nella mano.

I colori disponibili sono Ice White, Deep Sea e Total Black.

Non abbiamo alcuna presa per le cuffie, abbiamo una porta USB-C nella parte inferiore insieme ad un singolo altoparlante e allo slot per una nanoSIM o scheda SD.

Abbiamo anche il microfono, che però non è visibile: il dispositivo assorbe infatti tutte le vibrazioni elettromagnetiche attraverso il vetro frontale. I pulsanti del volume, sulla destra, sono ben amalgamati con il corpo.

In alto a sinistra troviamo un’enorme notch, dove alloggiano i sensori per lo sblocco facciale tridimensionale.

Questo, sinceramente, lo consideriamo un piccolo passo indietro. Preferivamo il piccolo ritaglio centrato sulla fotocamera che avevamo incontrato nella serie P30, rispetto ad un notch posizionato a sinistra con due sensori giganti che ti fissano.

E’ molto grosso e spezza la simmetria di quello che altrimenti sarebbe stato un design quasi senza cornice.

Come vedremo, il P40 Pro è tutto incentrato sulla fotocamera, come dimostra il gigantesco modulo sporgente che troviamo sul retro.

Qualcomm afferma che il sensore di impronte digitali, integrato all’interno del display, è più grande e veloce del 30%, ma non abbiamo notato particolari miglioramenti rispetto alla versione precedente. Comunque rimaniamo soddisfatti delle sue prestazioni, come lo eravamo con il P30 Pro.

La custodia di plastica trasparente che viene fornita nella confezione è assolutamente inadeguata.

Display. Ben fatto

Il display, un OLED da 6,58 pollici, è estremamente gradevole soprattutto per via delle sue curve aggraziate che nella parte superiore del dispositivo si amalgamano perfettamente e spariscono nel corpo del telefono.

L’azienda spiega che l’unione tra il display e il chassis è stata realizzata in modo tale da imitare l’aspetto dell’acqua appena prima che venga rotta la tensione superficiale.

Al di là della “pomposa” descrizione, il risultato è ottimo perché il dito quasi non riesce a sentire la differenza tra lo schermo e l’alluminio.

Parliamo di uno schermo stupendo, con una risoluzione 2640×1200 pixel che ad oggi ha una risoluzione maggiore rispetto a qualsiasi altro dispositivo della serie P di Huawei.

I colori sono nitidi e brillanti, e l’esperienza di visualizzazione di una puntata di Netflix, piuttosto che un video YouTube in HD è assolutamente soddisfacente. Ottima la gestione della luce, anche in pieno sole.

Arriva a 90Hz come velocità di aggiornamento, il che è una specifica ormai necessaria per qualsiasi smartphone del 2020.

È un dato importante, che posiziona Huawei P40 Pro nella perfetta media del mercato e rappresenta un ottimo compromesso tra qualità del display e consumo della batteria.

Software. Senza Google la vita è dura

La più grande sfida di questo prodotto è fare a meno del sistema operativo di Google.

E’ un problema non facile da risolvere in quanto bisogna convincere il potenziale acquirente che un mondo senza Gmail, YouTube e Chrome sia comunque possibile.

Partiamo da una buona notizia. Utilizzando l’applicazione Phone Clone inclusa nel dispositivo puoi trasferire tutte le tue applicazioni da un altro telefono Android senza problemi. Il processo è semplicissimo e di successo.

Qualche problemino purtroppo si incontra. Persino Phone Clone ha rifiutato di trasferire alcune applicazioni utilizzate regolarmente, come per esempio quelle bancarie, per motivi di sicurezza.

Si tratta di una zeppa iniziale che verrà corretta nell’arco di poco tempo.

Eseguendo una prova su un telefono utilizzato, di 123 applicazioni attive sono state trasferite 111, che è un buon risultato.

Abbiamo quindi aperto l’equivalente del Google Play Store di Huawei, che si chiama AppGallery, già utilizzata da 400 milioni di persone in Asia.

Di per sè funziona bene, ma la quantità di applicazioni disponibili è sensibilmente meno rispetto a quanto siamo abituati.

Possiamo scaricare ad esempio Snapchat e Tik Tok ma dimentichiamoci di Instagram, Facebook e WhatsApp, anche se la società promette che a breve sarà disponibile.

Sotto questo aspetto, il problema principale che Huawei sta affrontando è quello di lavorare con gli sviluppatori delle applicazioni.

Ad esempio, Microsoft ha ottenuto dal dipartimento del Commercio americano il permesso di lavorare con Huawei in alcune aree geografiche, sostanzialmente per mantenere gli aggiornamenti di tutti i prodotti collegati a Windows, ma quella stessa clemenza non è stata concessa a Google, che non può garantire nessun supporto a Huawei.

Riusciamo a scaricare Snapchat, AccuWeather e Booking.com, ma non siamo certi della possibilità di aggiornare l’applicazione nel corso del tempo.

Ma una volta scaricate e installate come funzionano le applicazioni? Purtroppo non tutte funzionano come dovrebbero.

Twitter si apre e funziona normalmente, ma dal momento che per le notifiche si basava sul Google Freebase Cloud Messaging ora dobbiamo aprire direttamente l’applicazione per cercare aggiornamenti.

Altre app segnalano la mancanza di Google Play Services, generano un errore e si chiudono.

Alcune generano lo stesso messaggio di errore, che una volta chiuso non compromette l’utilizzo dell’applicazione, ma è comunque una evidente seccatura.

Si tratta di un incertezza iniziale che potrebbe destabilizzare l’utente, specialmente quello europeo. Il problema principale sono gli aggiornamenti: senza un modo semplice per ottenere gli update è probabile che alcune applicazioni accumuleranno bug nel corso dei mesi.

Paradossalmente alcune applicazioni di Google “funzionicchiano”. Riusciamo a scaricare Google Chrome, Maps, GBoard e persino Google Foto e ad usarle con qualche limitazione.

Ad esempio, le mappe e le foto funzionano, ma senza le credenziali di Google non possiamo salvare le posizioni preferite o caricare delle fotografie in background.

La soluzione che Huawei sta mettendo in campo per superare il divorzio da Google è la già citata AppGallery e Huawei Mobile Services, che promettono di eliminare gli errori di usabilità riscontrati finora.

Tuttavia ci vorrà del tempo: il telefono non ha nemmeno una applicazione di mappe native e quindi ci vorranno parecchi mesi per riuscire ad avere un prodotto completo a livello di sistema operativo.

Ed è veramente una sfortuna, perché a livello di hardware questa versione è veramente molto buona.

Fotocamera. Una vera star

Uno dei punti di forza del prodotto, anzi la grande star del prodotto, è certamente il suo set di fotocamere.

Huawei ha apportato piccoli ma importanti miglioramenti ai fondamenti dei sensori.

Abiamo sempre una Array (rosso giallo giallo blu) ma quest’anno sono state aumentate le dimensioni del sensore primario di quasi il 40%.

Con 50 MP a 1 /1,28 pollici, la fotocamera è enorme e ci stiamo avvicinando ad uno smartphone che abbia delle fotocamere delle stesse dimensioni di un Sony RX100.

Per ottenere foto standard da 12MP con il suo sensore da 50MP, Huawei esegue tutta una serie di calcoli ed elaborazioni, inclusa la combinazione dei dati con gli altri due sensori, una serie di complessi passaggi attraverso più fotogrammi per “impilare” le immagini una sopra l’altra e migliorare la gamma dinamica, la nitidezza e l’esposizione.

Le fotocamere sono veloci, versatile e producono foto incredibili. Notiamo un importante riduzione della grana e della sfocatura anche in situazioni di scarsa illuminazione rispetto ai precedenti dispositivi Huawei.

Anche l’autofocus è stato molto migliorato.

Molto interessanti anche gli altri due sensori del telefono.

Il P40 Pro condivide lo stesso sensore grandangolare da 40 MP del Mate 30 Pro che funge anche da videocamera principale.

Nel nuovissimo sensore da 12MP con teleobiettivo da 5x abbiamo ancora la stabilizzazione dell’immagine, ma anche prima di scattare la foto si capiva benissimo che la qualità era notevolmente superiore rispetto a quella del P30 Pro.

Le foto delle persone scattate con il sensore principale sono più naturali rispetto al P30 con molti più dettagli nitidi.

Migliorata anche la qualità dell’ultrawide a causa del cambiamento nell’ottica: il teleobiettivo 5x è veramente fantastico, a 10x è ancora molto buono mentre a 50x diventa inutilizzabile.

Le impostazioni iniziali mirano a regalare foto nitide ma questo conferisce ad alcuni scatti un aspetto troppo impostato e abbiamo dovuto abbassare alcune regolazioni.

Il sensore principale del P40 Pro è enorme e conferisce un effetto bokeh naturale, anche se il minimo movimento può rendere sfocato un oggetto in primo piano.

La modalità notturna non è particolarmente migliorata rispetto al P30 Pro anche se rimaniamo soddisfatti.

Nel complesso, possiamo essere colpiti dai miglioramenti della fotocamera del P40 Pro.

A partire dalle lenti e dal sistema di elaborazione delle immagini, i miglioramenti si sentono. Anche in termini di usabilità Huawei fa un ottimo lavoro, sebbene Samsung ed LG siano più bravi a mettere i controlli a portata di dito.

Sfortunatamente è difficile condividere le nostre foto con amici e familiari, in quanto non abbiamo l’integrazione immediata con Google Foto, è questo è un problema.

Sulla parte anteriore risiede la fotocamera Selfie da 32MP, il sensore di profondità e un laser autofocus. E’ studiato per registrare video Ultra HD fino a 60fps.

Batteria. Nella norma

Quest’anno non sono stati fatti progressi nella tecnologia di ricarica.

Il cavetto da 40W di Huawei è in circolazione sin dal Mate 20 Pro del novembre 2018. Anche se ora è in grado di ricaricarsi via wireless.

La velocità per passare da 0 a 100% dovrebbe essere praticamente invariata rispetto al modello precedente, anche se non sono ancora disponibili dei test che possono darci qualche numero.

Verdetto finale

Huawei sta giocando al meglio le sue carte.

Ha dovuto subire l’ostracismo del governo americano e quindi ha puntato su un design decisamente soddisfacente, su un buon display ma soprattutto su una fotocamera potentissima che cerca di accontentare i bisogni dei suoi utilizzatori.

Inoltre l’azienda ha fatto l’unica cosa che poteva fare: utilizzare gli strumenti per software e applicazioni destinati al mercato asiatico ed espanderli a tutto il mondo, compiendo quindi la coraggiosissima scelta di rendersi indipendente da Google.

Non possiamo che fare i complimenti all’azienda, che sta cercando di fare il meglio possibile di fronte allo sgambetto degli Stati Uniti.

Ma aldilà dei giochi geopolitici tra le nazioni, come si troverà l’utente finale?

Non ci sentiamo di suggerire questo prodotto a chiunque, perché la mancanza dell’infrastruttura di Google si sente e potrebbe destabilizzare.

Diciamo che è un prodotto adatto per coloro che amano un design pulito e che ritengono la fotocamera un punto fondamentale nella scelta del proprio smartphone.

E soprattutto per tutti coloro che provano gusto nel rendersi indipendenti da Google o non hanno delle particolari esigenze di social e ricondivisione.