01 Luglio 2025
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Minds. Così funziona il Social network anonimo, anti Facebook

La sfida a Facebook è stata lanciata: Minds.com, è un social network anonimo per garantire la privacy, sostenuto dal gruppo di attivisti di Anonymous. un progetto che era nell’aria ormai da qualche anno, è stato lanciato in questi giorni con l’obiettivo di assicurare a tutti i suoi utenti la più completa riservatezza, attraverso una criptazione avanzata dei messaggi fra gli utenti e un nuovo meccanismo che andrà a massimizzare la visibilità degli utenti più attivi.

Minds.com, il primo Social Network Open Source per la privacy degli utenti.
Minds.com, il primo Social Network Open Source per la privacy degli utenti.

Minds. Così funziona il Social network anonimo, anti Facebook

A battezzare il nuovo Social è stato il suo creatore Bill Ottman, impegnato da tempo a progettare il codice Open Source della nuova piattaforma Minds.com. A differenza di Facebook, che rappresenta un sistema chiuso pre-confezionato, il codice sorgente di Minds.com è a completa disposizione della community di utenti: in questo modo sviluppatori, professionisti e persino hacker potranno testare il Social e proporre migliorie, attraverso un meccanismo di continua verifica e correzione del codice.

Obiettivo: impedire ad aziende, inserzionisti, governi e agenzie di “spiare” i dati personali immessi dagli utenti di Minds.com, arginando così il business legato alla compravendita a fini commerciali di dati, abitudini di navigazione e preferenze degli utenti. “Molte aziende, nei loro Social, asseriscono di tutelare la privacy degli utenti mediante algoritmi crittografici proprietari, che nessuno potrà mai verificare – ha spiegato Ottman attraverso le pagine di Minds.com – l’effettivo livello di privacy di un Social è verificabile solo quando il codice sorgente è open, in modo tale che tutti possano confutarne l’effettiva efficacia”.

Minds.com, diversamente dagli altri Social la visibilità degli utenti dipenderà dal loro grado di attività.
Minds.com, diversamente dagli altri Social la visibilità degli utenti dipenderà dal loro grado di attività.

Minds.com, nessuna pubblicità e maggiore visibilità per gli utenti più attivi

Il riferimento, tutt’altro che velato, è rivolto al Social numero uno al mondo che ha costruito, in questi anni, la propria fortuna attorno all’aspetto commerciale delle pagine. Le inserzioni sponsorizzate fanno infatti leva sulle preferenze degli utenti, che vengono targettizzati e catalogati in modo da risultare facilmente raggiungibili da inserzioni a pagamento e contenuti pubblicitari pubblicati da terzi. Un sistema che, in Minds.com, non verrà previsto.

La visibilità degli utenti, nel nuovo social, sarà direttamente proporzionale al loro grado di “attività”: più contenuti verranno postati, maggiore sarà la loro diffusione tra gli utenti di Minds.com. Ad ogni contenuto postato verrà quindi assegnato un punteggio che andrà a incrementare il ranking dell’utente: più punti si otterranno, maggiore sarà la visibilità dei contenuti su Minds.com. Il meccanismo, quindi, andrà ad avvantaggiare gli utenti maggiormente attivi a discapito di quelli più pigri, che si limitano magari a linkare o condividere contenuti pubblicati da terzi. In questa logica, ovviamente, non sarà possibile sponsorizzare contenuti a pagamento.

Minds.com, Anonymous annuncia la collaborazione con il nuovo Social.
Minds.com, Anonymous annuncia la collaborazione con il nuovo Social.

Minds.com, in arrivo l’aiuto degli hacker di Anonymous

Il progetto lanciato è ambizioso: portare la libertà informatica in un mondo complesso come quello dei Social Network, oggi dominato dalle multinazionali e dal denaro. La sfida, logicamente, ha suscitato sin da subito il vivo interesse degli hacker-attivisti di tutto il mondo e in particolare di Anonymous, fra le più grandi comunità di attivisti che dal 2003 persegue progetti a livello globale iniziative volte alla cyber-libertà degli utenti e, più in generale, a un mondo più equo basato sulla parità di diritti fra gli individui.

Anonymous chiama a raccolta hacker, programmatori e designer in tutto il mondo – si legge sulla pagina Facebook del gruppo – vogliamo lavorare sul codice di Minds.com per costruire insieme un servizio che possa essere di tutti, un progetto realizzato dal popolo per il popolo”. Formato da cellule attive in tutto il mondo come “libere coalizioni di abitanti della Rete”, Anonymous ha al suo attivo centinaia di attacchi informatici e azioni di protesta volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche sociali, economiche, politiche e culturali, attraverso operazioni di hacking di siti istituzionali, governativi o privati.

Minds.com, il codice Open Source potrà essere costantemente migliorato dagli sviluppatori e dalla community
Minds.com, il codice Open Source potrà essere costantemente migliorato dagli sviluppatori e dalla community

Minds.com: l’inizio di una nuova era per i Social?

La sfida è ambiziosa: un progetto senza fini di lucro, destinato a premiare gli utenti esclusivamente in base alla loro attività e alla “qualità” dei contenuti pubblicati, senza pubblicità o compravendita di dati sensibili degli utenti. In parole povere, un sistema Open Source capace di blindare la privacy delle singole persone, con un servizio di instant messaging criptato e a prova di spioni. Troppo avveniristico? Forse, ma nel frattempo Minds.com è già realtà, con un sito e App scaricabili dai principali store di Android e IOs.

E, soprattutto, con l’appoggio di uno fra i maggiori collettivi di hacktivisti del mondo. Difficile ad oggi dire quali saranno le potenzialità di questo Social Network, ultimo arrivato in un mercato dominato da colossi mondiali utilizzati da miliardi di persone nel mondo. L’unica cosa certa, è che Minds.com ha portato un primo scossone, una ventata di aria nuova: starà agli utenti recepire o meno la novità, decretando il successo o il fallimento di questo progetto appena varato.

Cartel Kings. Il gioco sparatutto spopola su iPhone e Android

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Cartel Kings. Il gioco sparatutto spopola su iPhone e Android. Sarà perché è semplice, sarà perché ci permette di vestire virtualmente i panni di un boss del crimine per arrivare a dominare il mondo della malavita, ma Cartel Kings è un gioco per dispositivi mobili che intriga. E lo fa a tal punto da essere in cima alle classifiche di gradimento sia fra gli utenti di iPhone e iPad sia fra i seguaci di Android.

Cartel Kings. Il gioco sparatutto spopola su iPhone e Android

Cartel Kings schermata panoramica paese
I guadagni (più o meno leciiti) li possiamo usare per espandere il possesso del territorio

Lo scopo del videogame è chiaro: scelto quale personaggio ci rappresenterà (tra i nomi proposti ne troviamo di davvero emblematici, come Max Muscles o Donnie Dollar), ci gettiamo nell’avventura con l’obiettivo di conquistare il dominio della città del crimine sconfiggendo tutti gli altri boss.

Ovviamente, la strada sarà lunga e irta di insidie e noi dovremo saperci destreggiare sia in azioni tipiche di uno sparatutto sia in situazioni che richiamano i più classici gestionali. Ma, come si intuisce dal nome del gioco, nella nostra scalata al successo finale possiamo (e in alcuni casi dobbiamo) stringere delle alleanze per dar vita a dei cartelli e contrastare in questo modo i cartelli formati dai nostri nemici.

Ci troveremo perciò coinvolti in sparatorie dove dobbiamo essere abili ma soprattutto veloci: la logica è un po’ quella dello sparatutto arcade, in cui però ogni comando viene dato tramite un tap sullo schermo del dispositivo mobile. Semplice e intuitiva, questa modalità di gioco alla lunga può forse risultare un po’ ripetitiva, ma gli amanti del genere troveranno sicuramente pane per il loro denti.

Se non si è portati per le sparatorie, nessun problema: basta attivare la modalità “Furia” e il gioco risolverà autonomamente le situazioni in cui si devono usare le armi.

Primo obiettivo: impossessarsi di denaro

Uscire vincitori da uno scontro a fuoco vuol dire ottenere ricompense in denaro, che può essere investito sia per ampliare il proprio arsenale con armi sempre più efficaci e sofisticate (se ne possono creare anche di personalizzate, arrivando a quelle di distruzione di massa) sia per estendere il dominio sulla città e compiere così un passo verso l’obiettivo finale. Va da sé, che i luoghi di elezione dove trovare soldi sono le banche, che si è incitati a derubare dalle missioni proposte dal gioco, e le auto blindate, che vanno assolutamente saccheggiate.

Cartel Kings schermta di una sparatoria
Sono molteplici le situazioni in cui ci troviamo protagonisti di sparatorie

In solitaria ma anche multiplayer

Cartel Kings è un videogioco con una doppia anima, che può essere giocato in solitaria ma che spesso si può trasformare un tipico massively multiplayer online game. Infatti, possiamo ottenere rapidamente ingenti somme di denaro rubandolo ad altri giocatori, dopo che li abbiamo sconfitti in scontri a fuoco alla “Baia delle battaglie”.

Allo stesso modo, Cartel Kings permette di muoversi in una logica MMO quando si crea un cartello e si ha quindi la necessità di cercare alleanze: in queste situazioni è necessario poter chattare per aiutarsi e combattere congiuntamente contro i boss avversari e ottenere ricompense.

Gratuito e poco esoso sul versante hardware

Nonostante sia caratterizzato una logica sparatutto e da una gestionale, Cartel Kings non estremizza né l’una né l’altra. Per cui, come detto, risulta facilmente giocabile e sfoggia una diffusa comicità, sia nelle situazioni in cui ci si viene a trovare sia nei personaggi che le popolano che sono davvero improbabili (sia come abbigliamento sia come atteggiamento). Il tutto è poi condito con una grafica piuttosto stilizzata, che ci riporta un po’ agli arcade di qualche anno fa, ma che proprio per questo lo rende giocabile anche su dispositivi mobili non di ultimissima generazione.

Cartel Kings è realizzato da Mobile Gaming Studios ed è disponibile gratuitamente sia sull’App Store di iTunes sia su Google Play. Il fatto che sia gratuito non limita in modo sostanziale la giocabilità. Se però si dovessero incontrare delle difficoltà a reperire delle risorse per proseguire nel gioco, sono possibili degli acquisti in-app.

Mac OS X El Capitan. Le caratteristiche del nuovo sistema

Un’evoluzione ma non una rivoluzione. Apple è stata chiara in occasione della presentazione del nuovo sistema operativo Mac OS X 10.11 El Capitan: la base non cambia, è ancora lo Yosemite rilasciato lo scorso anno, però sono stati introdotti numerosi miglioramenti e cambiamenti per offrire un’ancor più stretta integrazione fra i Mac, i dispositivi iOS, le app e i servizi online. Ed è proprio per enfatizzare questo concetto di miglioramento dell’esistente che è stato scelto il nome di El Capitan: è infatti la vetta più alta all’interno del parco di Yosemite negli Stati Uniti.

Mac OS X El Capitan. Le caratteristiche del nuovo sistema

Già da un primo approccio, El Capitan dà l’idea del rinnovamento. Questo perché è stato cambiato il font di sistema: Apple ha adottato il nuovo San Francisco, perché lo ritiene un carattere moderno, facile da leggere e bellissimo sui display Retina. Ma è sotto il cofano che stanno le maggiori innovazioni, quelle che fanno la differenza in termini di prestazioni e usabilità. Vediamo allora in dettaglio quali funzioni il nuovo sistema operativo migliora rispetto al Mac OS 10.10.

Ricerche sempre più precise

Partiamo anzitutto dalle ricerche, che diventano sempre più precise e ad ampio spettro. All’ampiamento al Web introdotto lo scorso anno, Spotlight aggiunge ora anche alcuni ambiti definiti all’interno dei quali effettuare ricerche specifiche, come meteorologia, sport, Borsa, video in Internet e anche trasporti. Non solo. Per affinare i risultati è possibile fare richieste usando una forma simile al linguaggio naturale, come per esempio “Che tempo fa a New York?” o “Quali sono state le migliori azioni di Lionel Messi nel 2015?”: nel primo caso avremo come risposta delle previsioni del tempo mentre nel secondo avremo una lista di video

Mac OS X El Capitan. Le caratteristiche: schermata diSpotlight
In El Capitan, le ricerche sono più mirate e le richieste sono fatte nel linguaggio naturale

Potremo anche chiedere a Siri “Mostrami i documenti su cui ho lavorato il mese scorso” o, in modo ancor più selettivo “Cerca i documenti di Pages su cui ho lavorato ieri e che trattano di budget”. Da sottolineare che in El Capitan la finestra di Spotlight può essere ridimensionata e spostata sul desktop come meglio si ritiene opportuno.

Finestre riorganizzate

Mission Control, il modo più veloce di vedere tutte le finestre aperte, ha un design più chiaro che permette di trovare ancora più rapidamente la finestra di cui hanno bisogno. Quando la Scrivania è affollata, basta trascinare una finestra nella parte superiore dello schermo per accedere alla nuova Spaces Bar in Mission Control e creare un nuovo Spazio, il modo con cui OS X raggruppa le applicazioni. E la nuova funzione Split View posiziona in automatico le finestre di due app una accanto all’altra in modalità a schermo intero, così è possibile lavorare su entrambe contemporaneamente e senza distrazioni.

Mac OS X El Capitan. Le caratteristiche: split viw Safari .Notes
Il multitasking può avvantaggiarsi della vista simultanea di due app a pieno schermo

A ben guardare, è una funzione che Microsoft aveva già introdotto in Windows 7 e che è molto comoda quindi è la benvenuta anche in Mac OS X.

Un Safari più comodo e funzionale

Apple ha fatto in modo che le applicazioni che fanno parte del sistema operativo siano ancora più intuitive in Mac OS X El Capitan. Le caratteristiche di Safari, per esempio, sono state arricchite con la funzione Pinned Sites, che si ripropone di far avere sempre a portata di mano i siti web più frequentati: rimangono aperti e attivi nella barra dei pannelli. Tanto è semplice nella concezione tanto è utile: parliamo del nuovo pulsante “mute” che consente di disattivare rapidamente l’audio del browser da tutti i pannelli. Alzi la mano chi, avendo aperti numerosi pannelli, non si è trovato con della musica o, ancor peggio, con persone che parlano senza sapere su quale pannello fossero. Ora, con il nuovo pulsante “mute” l’inconveniente è presto risolto.

 

Mac OS X El Capitan. Le caratteristiche: schermata di Safari
La funzione Pinned Sites permette di avere sempre disponibili i siti che si vistano più spesso

Le novità di Mail e Foto

Apple le ha chiamate Smart Suggestions e sono destinate a migliorare l’usabilità di Mail. Si tratta di una funzione che riconosce i nomi o gli eventi in un messaggio di posta e chiede all’utente se desidera aggiungerli ai contatti o al calendario: se la riposta è sì, basta un clic del mouse per portare a termine l’operazione. Altra novità (molto comoda se si usa il trackpad) è la possibilità di sfiorare per cancellare i messaggi (come avviene in iOS). Per concludere, l’app Mail può ora funzionare in modalità a schermo intero.

 

Mac OS X El Capitan. Le caratteristiche: schermata di Mail
Grazie alla modalità a tutto schermo, la visualizzazione delle mail è molto più comoda

 

Dal canto suo, la nuova versione dell’applicazione Foto consente di aggiungere luoghi a una singola immagine o a un intero Momento e ordinare gli album per data o titolo. In aggiunta, è possibile scaricare estensioni per l’editing di altri sviluppatori dal Mac App Store e accedervi direttamente dall’app Foto.

Mac OS X El Capitan. Le caratteristiche: schermata di Foto
La nuova app Foto consente maggiori interventi di editing sulle immagini

 

Note, finalmente una vera alternativa a Evernote

Con la nuova app Note, in El Capitan si può fare drag and drop di foto, PDF, video e altri file nelle note e aggiungere contenuti direttamente da altre app, come Safari o Mappe, tramite il menu Condividi. Facili da creare, le checklist aiutano a tenere traccia delle cose più importanti da fare, mentre un nuovo browser organizza gli allegati in un’unica vista, per rendere più facile trovare ciò che si sta cercando. Attraverso iCloud, le note sono sincronizzate su tutti i dispositivi abilitati. Il grande lavoro fatto da Apple ha reso Note un valido concorrente di altre app, Evernote prima fra tutte.

Mac OS X El Capitan. Le caratteristiche: schermata app Note
Un nuovo browser riunisce e mostra tutti gli allegati di una nota

 

Mappe con indicazione anche sui trasporti

Apple ha lavorato di fino anche per migliorare l’app Mappe. Diverse sono le innovazioni apportate, tra queste spiccano sicuramente la possibilità di avere indicazioni sui percorsi da fare a piedi e sui mezzi pubblici da prendere per raggiungere una determinata destinazione. Purtroppo, al momento, queste opportunità riguardano solo una decina di città al mondo ma nessuna italiana.

 

Mac OS X El Capitan. Le caratteristiche: schermata app mappe
Arrivano le indicazini sui trasporti pubblici, ma non per l’e città italiane

Prestazioni senza precedenti

Oltre che sull’aspetto funzionalità, in El Capitan Apple ha lavorato molto anche sulle prestazioni: l’obiettivo era rendere più veloci e reattive molte delle attività che gli utenti svolgono quotidianamente. Con l’adozione di Metal, la tecnologia grafica realizzata dalla stessa Apple per sfruttare al meglio le potenzialità elaborative del processore grafico, è stato ottenuto un incremento del rendering a livello di sistema fino al 50% e dell’efficienza globale fino al 40%. Questo, in pratica, si traduce in un aumento del 40% dell’apertura delle applicazioni e nel raddoppio della velocità di apertura dei messaggi mail o dello switch tra applicazioni. Ma arriva addirittura a quadruplicare la rapidità di apertura di un documento Pdf in preview.

Grazie poi alla capacità di Metal di sfruttare nello stesso momento CPU e GPU, le performance nei giochi e nelle app professionali possono incrementare fino a 10 volte rispetto a Mac OS X Yosemite.

Mac OS X El Capitan. Le caratteristiche
Giochi e app di grafica hanno una marcia in più grazie alla tecnologia Metal

Disponibilità

Concludiamo ricordando che Mac OS X 10.11 El Capitan è già disponibile per gli sviluppatori, mentre sarà scaricabile come beta pubblica a partire da luglio all’indirizzo http://www.apple.com/osx/whats-new/. Il rilascio della versione definitiva è previsto per il prossimo autunno.

Final Fantasy VII Remake: la leggenda ritorna in HD

Final Fantasy VII Remake è realtà. L’annuncio è arrivato durante l’E3, l’Electronic Entertainment Expo di Los Angeles: quello che per molti è uno dei migliori titoli nella storia dei videogiochi, sarà oggetto di un restyling grafico senza precedenti, che porterà l’HD nel magico mondo di Gaia e donerà nuova luce ai suoi amati personaggi.

Final Fantasy VII Remake: torna il capitolo più amato di Final Fantasy, in versione HD.
Final Fantasy VII Remake: torna il capitolo più amato di Final Fantasy, in versione HD.

Final Fantasy VII Remake: svelato il restyling del gioco più amato

L’annuncio è arrivato a due riprese, prima per bocca di Adam Boyes, Vice president of publisher and developer relations di Sony Nord America, poi da Phil Rogers, CEO della software house Square Enix che ha curato tutti i precedenti capitoli della saga. In entrambi i casi sono state diffuse le prime immagini del trailer di Final Fantasy 7 Remake, davanti a una platea in trepidante attesa che, in alcuni casi, non ha trattenuto qualche lacrima di gioia nel rivivere in questa nuova veste grafica le immagini di vent’anni fa.

Era infatti il 1997 quando la Square, oggi Square Enix, pubblicò per la prima volta Final Fantasy 7 per PlayStation: da allora sono seguiti numerosi altri capitoli della saga che, nonostante il successo planetario, non sono però riusciti a conquistare lo stesso posto nel cuore degli utenti. Final Fantasy 7 rappresenta uno dei più amati titoli dell’intera storia video ludica: per queste ragioni il remake HD costituisce un evento senza eguali, che ha di fatto monopolizzato l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori nel corso dell’ultimo E3 di Los Angeles.

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Final Fantasy VII Remake: data di uscita

Le notizie arrivate dall’altro lato dell’oceano, purtroppo, sono ancora frammentarie. Per il momento, Square Enix ha soltanto dichiarato che la produzione del titolo è cominciata. Un’informazione che non svela più di tanto sulla data di uscita di questo Final Fantasy VII Remake, considerato come il capitolo XV della saga (la cui data di uscita è fissata per il 31 dicembre 2015) abbia cominciato la sua fase di sviluppo nel lontano 2006. Sicuramente, Final Fantasy VII Remake sarà disponibile fin dalla data di uscita per PS4 e a seguire per altre piattaforme (PC e Xbox in primis). Dato l’approssimarsi del ventesimo anniversario di Final Fantasy VII, il Remake potrebbe arrivare nei negozi già nel 2016 o al massimo nel 2017, per non perdere l’appuntamento con questo importante “compleanno” di Cloud & Co.

Final Fantasy VII Remake: ecco le prime immagini della futuristica Midgar.
Final Fantasy VII Remake: ecco le prime immagini della futuristica Midgar.

Final Fantasy VII Remake: come sarà? Molto simile, ma diverso dall’originale

Passiamo alla grafica: stando alle immagini diffuse dal trailer, ritroveremo i personaggi e i luoghi familiari che tanto ci hanno fatto sognare in Final Fantasy VII in una nuova, sontuosa versione ad alta definizione. Il trailer si apre infatti con le immagini della futuristica Midgar, più tecnologica che mai. La videocamera indugia sui ricchissimi dettagli dei palazzi, dei veicoli e degli abitanti per poi scendere nei vicoli, in mezzo a personaggi di tutti i giorni. Ed ecco, di spalle, arrivare Cloud e Barret, inconfondibili e indimenticabili.

Final Fantasy VII Remake: ecco le prime immagini della futuristica Midgar.
Final Fantasy VII Remake: ecco le prime immagini della futuristica Midgar.

La storia, però, potrebbe prendere una piega diversa rispetto al gioco originale del 1997. Nel corso di un’intervista tenuta direttamente all’E3, il direttore del gioco Tetsuja Nomura ha gettato benzina sul fuoco dichiarando che “il remake coesisterà con la versione originale del gioco. Perché, allora, proporre per due volte lo stesso identico gioco”? Certo, apportare delle modifiche a un pezzo di storia è un’arma a doppio taglio: da un lato si rischia di realizzare un flop, dato l’elevato peso del confronto, dall’altro invece potrebbe essere lo spunto per andare ulteriormente a migliorare Final Fantasy VII Remake ben oltre l’aspetto grafico.

Final Fantasy VII Remake: il cast storico del gioco verrà mantenuto. Lo sarà anche la storia?
Final Fantasy VII Remake: il cast storico del gioco verrà mantenuto. Lo sarà anche la storia?

Final Fantasy VII Remake: più di un videogioco, una questione di responsabilità

Senza voler cadere nella trappola dei sentimentalismi, la storia ci insegna quanto sia difficile realizzare un remake e al contempo non deludere le aspettative dei fan. Final Fantasy VII ha effettivamente fatto la storia video ludica, portando un mondo e un modello di gioco nuovo per molti giovani (e meno giovani) sul finire degli anni ’90. L’azzardo di andare a modificare la grafica ci può stare, ma che dire della storia? Tetsuja Nomura ha dichiarato che gli elementi fondamentali del gameplay, così pure la trama di fondo, non verranno toccati in Final Fantasy VII Remake, senza però chiudere la porta a colpi di scena o scostamenti dalla storia cui siamo stati abituati da quasi vent’anni a questa parte.

Sentimenti, ricordi, emozioni legate a un gioco ben riuscito e costruito come Final Fantasy VII sono indelebili nel cuore di ogni videogiocatore. La notizia positiva è che il remake sarà curata dallo stesso identico team che nel 1997 diede vita al gioco originale: un motivo in più per attendere con ansia e trepidazione Final Fantasy VII Remake e sognare di ripercorrere, ancora una volta, gli scenari fantastici del gioco in compagnia dei suoi intramontabili personaggi.

Così Google Chrome OS X consumerà meno batteria

C’era una volta Google Chrome, il più leggero dei browser. Con gli anni, però, le tecnologie sono cambiate e con esse Chrome è stato arricchito di funzioni, componenti aggiuntivi, nuove caratteristiche che sono andate a discapito delle performance. Molti utenti di Google Chrome hanno potuto constatare come recentemente il browser di Mountain View risulti più lento rispetto al passato, tanto in ambiente Windows quanto sui sistemi OS X: tempi di caricamento superiori alla media, consumo esagerato delle risorse hardware e soprattutto, sui notebook, un impatto devastante di Chrome OS X sul consumo della batteria.

Chrome OS X, consumo della batteria: da browser superleggero a divoratore di risorse

Chrome OS X, consumo della batteria migliorato nelle prossime versioni del browser.
Chrome OS X, consumo della batteria migliorato nelle prossime versioni del browser.

Chi da anni utilizza fedelmente Google Chrome avrà notato una sostanziale differenza nella gestione dei processi di sistema: ogni tab utilizza un proprio processo per il funzionamento, appesantendo così le performance generali del sistema operativo generando un consumo elevato di RAM.

Questo dato, in aggiunta all’ulteriore consumo di risorse derivante dalle varie notifiche, estensioni e componenti aggiuntivi ha portato Google Chrome a un deciso calo prestazionale, collocandolo al di sotto di Firefox, Internet Explorer e, in ambiente Mac, di Safari.

Google Chrome: in arrivo aggiornamenti per incrementare le performance fino al 50%

Per correre ai ripari Peter Kasting, senior Chrome Engineer, ha recentemente spiegato in un post su Google+ come i tecnici di Google siano al lavoro per risolvere la problematica. Chrome, concepito per essere il browser più performante e sicuro del mercato, presenta oggi ai suoi utenti il “conto” in termini di utilizzo delle risorse, che portano sì buoni risultati ma solo su macchine potenti, penalizzando gli utenti di macchine datate o poco performanti con lunghi tempi di caricamento delle pagine e lag nella navigazione.

Da qui, la sfida: ridurre le chiamate e l’utilizzo del processore, portandole in linea con i diretti concorrenti (Firefox e Safari in primis) e modificare le priorità nella gestione degli elementi, dando la precedenza a quelli in primo piano vitali per una corretta navigazione.

Google Chrome OSX, il consumo batteria sarà inferiore su notebook e dispositivi mobili

Che dire, invece, di Chrome OS X e il consumo batteria? Quando l’alimentatore è scollegato, l’impatto del browser sull’autonomia del dispositivo è devastante, con i processi che a volte arrivano a occupare oltre un Giga di RAM. Un browser particolarmente assetato di risorse per il quale, però, è pronta la cura.

Per riportare i consumi energetici in linea con la concorrenza, Kasting ha dichiarato l’arrivo di aggiornamenti volti a ridurre il consumo di batteria da parte di Chrome, sia quando il browser è attivo sia quando resta in esecuzione in background. Miglioramenti che a ben vedere sono già stati introdotti all’inizio di maggio con un nuovo sistema di gestione dei contenuti flash, capace di concentrarsi su quelli principali bloccando quelli secondari, evitando ulteriori sprechi delle risorse di sistema.

Le prestazioni del “nuovo” Chrome OS X

Chrome OS X: in arrivo anche i tanto attesi aumenti delle prestazioni.
Chrome OS X: in arrivo anche i tanto attesi aumenti delle prestazioni.

Dati alla mano, quanto sarà veloce il nuovo Chrome? A rispondere al quesito è lo stesso Kasting, sulla scorta dei testi condotti nei laboratori Google. La ricerca sui motori avverrà con una diminuzione del 66% del consumo della CPU, mentre il caricamento delle pagine verrà abbattuto fino al 50% con un ulteriore diminuzione del lavoro del processore.

Infine, in Chrome OS X il consumo batteria verrà abbattuto sensibilmente, anche se sotto questo aspetto non si dispone ancora di dati reali.

Insomma, il browser si riallineerà alle prestazioni di Safari, riportando Chrome nel vivo della competizione: a detta dello stesso ingegnere senior di Google, Chrome non starà a guardare mentre i browser concorrenti si evolvono e acquistano quote di mercato.

Da rilevare, in questo caso, come Chrome si sia attestato nel mese di maggio al 26,3%, infinitamente meno rispetto al 55% spaccato fatto registrare da Explorer (dati netmarketshare) ma che evidenziano un aumento della popolarità del browser di Mountain View, cresciuta in un anno del 6%. Che si tratti dell’inizio di una nuova era per Google Chrome?

Skype Translator, come funziona il traduttore simultaneo

Skype Translator: ultima frontiera della comunicazione. Un’affermazione che a molti potrebbe sembrare eccessiva, ma esaminando nel dettaglio il lavoro fatto dai tecnici Skype negli ultimi mesi è facile accorgersi di come questo nuovo, interessante prodotto da poco lanciato sul mercato rappresenti in realtà qualcosa di unico e geniale, capace di abbattere le barriere linguistiche e aprire nuovi orizzonti nella comunicazione globale.

Skype Translator, come funziona: la schermata principale riprende tutte le funzioni di Skype, dai contatti alle attività recenti.
Skype Translator, come funziona: la schermata principale riprende tutte le funzioni di Skype, dai contatti alle attività recenti.

Skype Translator, come funziona il traduttore simultaneo più innovativo del 2015

In principio, era Skype: il software di instant messaging facile e gratuito capace di soffiare in pochi anni il mercato al più blasonato MSN Messenger. Chat, chiamate vocali, video conference e la possibilità di scambiare file tra utenti in tutto il mondo: poteva bastare?

Restava un limite, quello legato alle diversità linguistiche: come fare a mettere in comunicazione una casalinga di Tokyo con un’artista di Vancouver, senza dover ricorrere ad una lingua diffusa come l’inglese? Ecco allora arrivare Skype Translator: un traduttore in tempo reale per chat e chiamate vocali disponibile (per ora) in quattro lingue (italiano, inglese, spagnolo e cinese mandarino). Ogni frase scritta o pronunciata dal primo interlocutore viene elaborata in pochi secondi e ritrascritta – o pronunciata verbalmente – a beneficio del secondo, nella sua lingua madre, eliminando di fatto ogni diversità linguistica. Attualmente Skype Translator è disponibile in versione beta sull’Apps store di Microsoft per sistemi Windows 8.1 e Windows 10: entro la prossima estate, come annunciato da Skype stessa nel suo blog ufficiale, Translator sarà incluso di default nell’app Skype per sistemi Windows, a testimonianza della partnership stretta nell’ultimo anno tra le due aziende.

Skype Translator, come funziona: il software, disponibile sullo store Microsoft, sarà presto integrato nella versione "ufficiale" di Skype per Windows.
Skype Translator, come funziona: il software, disponibile sullo store Microsoft, sarà presto integrato nella versione “ufficiale” di Skype per Windows.

Skype Translator: come funziona

Una volta scaricata l’app dallo store Microsoft e acconsentito a una serie di permessi (come l’utilizzo di microfono e webcam), è sufficiente scegliere una lingua e inserire le credenziali di accesso del proprio account Skype. Dopo un breve video introduttivo sulle funzionalità di Translator (disponibile, per il momento, soltanto in versione preview), si apre la dashboard iniziale con l’elenco dei contatti e delle conversazioni recenti. Selezionando uno dei contatti, nella colonna di sinistra comparirà la voce “traduzione”: attivandola, sarà possibile avviare una chat (o una chiamata vocale) con un qualsiasi contatto della rubrica.

Skype Translator, come funziona: basta scegliere le lingue dei due interlocutori per avviare le traduzioni simultanee.
Skype Translator, come funziona: basta scegliere le lingue dei due interlocutori per avviare le traduzioni simultanee.

A questo punto basterà selezionare la nostra lingua e quella dell’interlocutore: il gioco è fatto, ogni messaggio scambiato sulla chat sarà tradotto istantaneamente. In questo caso è possibile scegliere la traduzione simultanea fra circa 50 lingue diverse, un numero decisamente elevato che però scende a sole 4 alternative per le chiamate vocali.

Cliccando sulla “cornetta” e avviando una chat vocale, sarà possibile scegliere di tradurre le parole pronunciate dal nostro interlocutore da/verso italiano, inglese, spagnolo e cinese mandarino. Per ogni frase serviranno alcuni secondi prima che il programma rielabori le frasi e le restituisca tradotte nella lingua scelta: in questo caso è possibile scegliere fra traduzione scritta oppure verbale, con una voce registrata che pronuncerà direttamente le parole.

Skype Translator, come funziona: le chat vocali vengono tradotte simultaneamente.
Skype Translator, come funziona: le chat vocali vengono tradotte simultaneamente.

Skype Translator, come funziona: il potenziale di un mondo senza barriere linguistiche

Skype Translator, come funziona: le opzioni di traduzione consentono di personalizzare l'utilizzo del programma.
Skype Translator, come funziona: le opzioni di traduzione consentono di personalizzare l’utilizzo del programma.

Ciò che maggiormente sorprende durante l’utilizzo di Skype Translator è la sua capacità di adattare la traduzione a seconda dei diversi contesti, modificando di volta in volta la traduzione di una parola rendendola più adatta al discorso che si sta facendo. Una tecnologia derivata direttamente da Cortana, il nuovo assistente vocale Microsoft dotato di una funzione “deep learning” che impara progressivamente dall’utente nuovi termini e nuove frasi, adattandosi così al proprio linguaggio.

Al banco di prova Skype Translator reagisce più che bene, sebbene si tratti ancora di una versione beta. Ovviamente per ottenere il massimo da questa tecnologia è opportuno utilizzare alcune precauzioni, come usare un microfono esterno, un tono di voce lento e scandito, evitando possibilmente parole troppo gergali, dialettali o “slang” giovanili che, comprensibilmente, potrebbero non essere tradotte o peggio ancora fraintese.

Una piccola pecca: la traduzione simultanea è disponibile a patto che entrambi gli interlocutori utilizzino Skype Translator e non la versione standard di Skype. Un limite che, comunque, potrebbe essere sorpassato a partire dalla prossima estate con la nuova app Skype per sistemi Windows Desktop, che integreranno di default la funzione Translator.

Con ogni probabilità, la versione che verrà implementata nel nuovo Skype per Windows beneficerà di ulteriori miglioramenti e nuove lingue, grazie anche all’accoglienza calorosa riservata dagli utenti a questo nuovo prodotto: basti pensare che, negli ultimi due mesi, la versione preview ha registrato un +300% di download rispetto al lancio avvenuto nel marzo 2015. Numeri incoraggianti che lasciano pensare a un futuro ricco di novità per questo nuovo prodotto targato Skype.

Skype Translator, conclusioni

Skype Translator, come funziona: attivando la funzione "traduzione", messaggi testuali e vocali vengono tradotti automaticamente.
Skype Translator, come funziona: attivando la funzione “traduzione”, messaggi testuali e vocali vengono tradotti automaticamente.

Skype Translator potrebbe rappresentare una svolta decisiva nel modo di comunicare sul web, ma non solo. Pensiamo alle piccole e medie aziende che ogni giorno hanno l’esigenza di rapportarsi con realtà estere, o con liberi professionisti che lavorano con clienti stranieri: in questi contesti, Translator rappresenterebbe un alleato prezioso e insostituibile per eliminare ogni barriera linguistica.

Già da adesso la versione beta integra 4 lingue per la traduzione vocale e circa 40 per quella testuale: un buon numero destinato comunque ad aumentare nel prossimo futuro. Certo, scorrendo l’elenco delle lingue disponibili probabilmente viene da chiedersi chi potrà mai avere l’esigenza di tradurre un chat dall’italiano alla lingua Klingon, ma di questi tempi mai dire mai: in un’era di globalizzazione il vostro prossimo amico o cliente potrebbe arrivare anche da un altro pianeta e Skype, in questo caso, ha scelto di giocare in anticipo.

iOS 9. Le caratteristiche e le novità più belle del sistema mobile

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Come da tradizione, la disponibilità del nuovo iOS 9 è prevista per il prossimo autunno, in contemporanea con la messa in commercio del nuovo iPhone. Però, mentre dello smartphone non si sa ancora nulla di certo, del sistema operativo si conoscono già tutte le caratteristiche e le funzioni. E, come sempre, sono destinate a modificare in modo sostanziale, se non addirittura a rivoluzionare, diversi aspetti dell’utilizzo dei dispositivi mobili Apple.

iOS 9. Le caratteristiche e le novità più belle del sistema mobile

Sono tali e tante le innovazioni apportate al sistema operativo mobile dagli sviluppatori di Cupertino che Apple per rappresentarle ha deciso di puntare su una forma grafica invece che su un interminabile elenco. Le ha così riunite all’interno di 12 icone che immediatamente fanno capire quali funzioni dal prossimo autunno useremo in modo molto più evoluto.

Un nuovo Siri
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: Icona Siri
Siri

Il primo elemento rappresentato è Siri, che in iOS 9 assume notevole importanza in virtù del fatto di essere diventato più abile nel rispondere alle domande, ad avere un linguaggio più ricco e a saper rintracciare anche foto e video. Inoltre, con iOS 9 Siri diventa un assistente ancor più personale, che ci ricorda quali impegni o attività dobbiamo svolgere e che impara le nostre abitudini, suggerendoci persone da contattare in un determinato orario della giornata, luoghi in cui recarci o anche, se seguiamo una dieta, quali cibi mangiare. Ricordiamo che Siri può anche essere usato efficacemente nelle richieste al nuovo servizio Apple Music.

Ricerche potenziate
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: icona Ricerche iOS
Ricerche

Le ricerche sono il secondo elemento che evidenzia Apple di iOS 9. Le caratteristiche e le novità del sistema operativo non possono prescindere da un’attiva che si compie con così grande frequenza come la ricerca. Ecco quindi che la schermata relativa diventa più ricca e articolata e presenta i contatti con cui ci si sente più di frequente, i locali nelle vicinanze in cui poter far shopping o andare a bere o mangiare, le news che riguardano la zona in cui ci si trova e anche le applicazioni più usate (in funzione dell’orario della giornata). Va da sé che Siri è ancor più efficace del passato nell’aiutarci con le nostre ricerche.

I pagamenti via Apple Pay
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: icona app Apple Pay iOS
Apple Pay

In Italia non è ancora utilizzabile (e non lo sarà per un po’) il sistema di pagamento Apple Pay, ma negli Stati Uniti è ormai una realtà consolidata ed entro breve sarà abilitato anche nel Regno Unito. È sicuramente una rivoluzione nei sistemi di pagamento senza contanti e in iOS 9 segnerà un’evoluzione importante grazie alla capacità di supportare anche i programmi fedeltà e le carte di credito e debito emesse dai negozi. Questo aspetto ha indotto Apple a rinominare l’app Passbook in Wallet, per dare proprio l’idea del portafogli in cui conservare sia le carte di credito sia quelle fedeltà.

Le note integrate con altri servizi
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: icona app Notes
Notes

Molto più versatile, il nuovo Notes va oltre le semplici annotazioni: le note potranno infatti includere foto, mappe, indirizzi internet e schizzi (fatti con le dita o con una penna). In tal senso, si potranno inserire i diversi contenuti direttamente da app come Safari, Mappe o Pages. iCloud sincronizzerà ogni nota con tutti i dispositivi collegati al servizio di storage online.

Mappe aggiornate con negozi e opinioni
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: icona app Mappe
Mappe

Vi muovete speso a piedi? In iOS 9 Mappe vi fornirà le indicazioni per seguire la strada più breve. Ma non solo, vi proporrà anche quali mezzi pubblici prendere (all’inizio però solo per una decina di città, soprattutto negli Usa). Se poi volete fare una sosta, potrete avere indicazioni su ristornati, fast food, bar, negozi che ci sono nelle vicinanze, con anche il giudizio di chi li frequenta.

Notizie in stile Flipboard
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: icona app News
News

La nuova app News ricorda un po’ Flipboard sia per impostazione sia per utilizzo (riunisce e mostra notizie, articoli e post). Ma è più ricca ed elaborata ed è capace di apprendere i gusti degli utenti proponendo contenuti sempre più aderenti agli interessi specifici. Anche i contenuti stessi possono essere proposti dagli editori in una forma strutturata, con layout particolari e arricchiti di audio, video e foto. Potrebbe essere una svolta epocale per l’editoria digitale.

Digitazione potenziata
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: icona QuickType
QuickType

Apple l’ha chiamata QuickType a indicare che questa funzione velocizza e rende più comoda la digitazione sulla tastiera virtuale dei dispositivi iOS, in particolare su iPad. Grazie a QuickType si potrà disporre di nuovi strumenti di editing (riuniti in una sorta di piccola tastiera) e di effettuare selezioni muovendo le dita ovunque sullo schermo. Permette anche di utilizzare combinazioni di tasti se si usa una tastiera Bluetooth.

Multitasking
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: icona Multitasking
Multitasking

Finalmente in iOS 9 il Multitasking assume quella comodità che molti da tempo attendevano. Risulta molto più pratico passare da un’applicazione all’altra (basta “sfogliarle”). Inoltre, è possibile aprire una seconda applicazione senza abbandonare quella che si stava usando. Lo slide over (a dire il vero in modo un po’ simile a quanto fa Windows 8) consente di aprire una finestra sulla destra dello schermo per rispondere a messaggi o scrivere note.

Molto comodo sull’iPad è la possibilità di dividere in due lo schermo per avere due app aperte contemporaneamente. Non male nemmeno il picture in picture, che consente di avere sempre aperta una piccola finestra su cui visualizzare un video mentre si sta usano un’altra applicazione. Da sottolineare che le funzioni più innovative del multitasking funzionano solo sugli sugli iPad di ultima generazione.

Prestazioni aumentate
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: icona Prestazioni
Prestazioni

La velocità rappresenta un aspetto rilevante in iOS 9. Le caratteristiche e le novità del sistema operativo non possono prescindere da un aumento delle prestazioni. L’adozione della tecnologia Metal permette di sfruttare meglio le potenzialità della Cpu e del processore grafico, ottenendo un notevole velocizzazione delle performance in generale. Chiaramente ne beneficiano maggiormente gli iPhone e gli iPad più recenti.

Un occhio alla batteria
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: icona Batteria
Batteria

Più veloce però non vuol dire maggiori consumi. Tutt’altro, Apple ha fatto in modo che tutti i controlli automatici presenti nei suoi dispositivi mobili permettano di aumentare l’autonomia. Così nell’iPhone si arriva ad avere un’ora in più per le conversazioni. Ma altre 3 ore aggiuntive si possono ottenere se si utilizza la modalità di risparmio energetico (Low Power), che spegne o riduce i consumi di serie di funzioni. Una novità molto utile, ma che altri costruttori già da diverso tempo usano.

Un download leggero
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: icona app Impostazioni
Download

Apple assicura che il nuovo iOS 9 funzionerà su tutti gli iPhone dal 4s in poi, sugli iPad dalla seconda generazione in poi, su tutti gli iPad mini e sugli iPod di quinta generazione. Questo grazie anche al fatto che è un sistema molto più snello rispetto a suoi predecessori e che l’aggiornamento prevede un download di 1,3 GB contro i 4,58 GB dell’iOS 8.

Privacy rinnovata
iOS 9. Le caratteristiche e le novità: icona Sicurezza
Sicurezza

Da ultimo ma non per questo meno importante, l’aspetto sicurezza. A causa anche di alcune esperienze negative che hanno fatto grande scalpore, Apple ha curato molto la gestione delle informazioni e della privacy. iOS 9 arriva quindi ben corrazzato e, viene assicurato, il sistema di accesso ai dati è stato reso molto più di difficile da individuare e aggirare, per evitare che documenti, messaggi o foto siano trafugati e magari anche resi pubblici su Internet all’insaputa degli utenti.

 

Apple Music, come funziona lo streaming musicale della Mela

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Uno degli annunci più rilevanti della Worldwide Developer Conference 2015 di Apple è stato sicuramente Apple Music, il servizio musicale con cui la società fondata da Steve Jobs intende sbaragliare la concorrenza sul versante dello streaming audio.

Intendiamoci, Apple non intende abbandonare la vendita di brani o di interi album, tuttavia le tendenze in atto l’hanno indotta a differenziare la proposta in ambito musicale, ampliando l’offerta anche allo streaming. Il nuovo servizio sarà disponibile dal prossimo 30 giugno per iPhone, iPad, iPod touch, Mac e PC. A ottobre arriverà anche sulla Apple Tv e, novità nella novità, anche per i dispositivi Android.

Apple Music, come funziona lo streaming musicale della Mela

Neanche un mese fa, Warner Music ha dichiarato che il fatturato derivante dall’ascolto in streaming ha superato per la prima volta quello dei download dai negozi online. La tendenza è quindi chiara: meno acquisti di brani e maggiore ascolto in streaming.

Ben consapevole che si sarebbe giunti presto a questo risultato, la scorsa estate Apple ha comprato l’azienda Beats nota da noi per le sue cuffie audio, ma ancor più apprezzata Oltreoceano per il suo servizio di streaming musicale. Più che le cuffie, per altro oggetti di pregio con un prezzo ragguardevole, era proprio lo streaming l’obiettivo di Apple, che viene riproposto riveduto e corretto con il nome di Apple Music.

Apple Music punta tutto su canali personalizzati, web radio e linea diretta fan - artista.
Apple Music punta tutto su canali personalizzati, web radio e linea diretta fan – artista.

Come già avviene con Deezer o Spotify, alla base del nuovo servizio c’è un vastissimo catalogo: oltre 30 milioni di brani. Apple precisa che sono tutti quelli presenti su iTunes, ma al momento sembra che qualche nome eccellente manchi all’appello, come per esempio i Beatles. Va però precisato che c’è ancora del tempo per l’effettiva disponibilità e quindi una verifica definitiva si potrà fare solo il 30 giugno.

Apple Music. Brani selezionati e su misura

Apple Music consente di ascoltare in streaming qualsiasi canzone, album o playlist (una clausola prevede anche l’ascolto offline). Nel frattempo, Apple ha incaricato alcuni esperti di musica di creare playlist che rispecchino al meglio le preferenze degli utenti: più si ascoltano brani, più i curatori musicali saranno precisi nelle selezioni. Il risultato di tali selezioni sarà proposto nella sezione “For You” di Apple Music, che proporrà così un mix di album, nuove uscite e playlist, create su misura per l’utente.

Chi usa l’iPhone o l’iPad apprezzerà poi il potenziamento apportato all’assistente vocale Siri (come parte del prossimo iOS 9), il quale potrà essere di grande aiuto nel caso in cui si voglia ascoltare un determinato brano, come quelli che hanno guidato la classifica di un anno o di un periodo specifico o le canzoni migliori di un gruppo o di un cantante. Facendo queste richieste a Siri, assicura Apple, otterremo le risposte che cerchiamo e potremo ascoltare subito i brani.

Tre schermate su iPhone del nuovo Apple Music
Tre esempi di quanto propone il servizio Apple Music

Beats 1, una radio live 24 ore al giorno

Come tutti i servizi di streaming, anche Apple Music propone un notevole numero di canali radio. Molte di queste emittenti sono state create da alcuni dei migliori DJ al mondo, precisa Apple, e propongono brani di generi che variano dal rock indipendente ai classici, dal folk al funk. Chi attiva l’abbonamento, mentre ascolta una radio può scegliere di saltare tutti i brani che vuole, per ascoltare così un’altra canzone senza cambiare stazione.

Ma la vera novità, che differenzia il servizio di Apple dalla concorrenza, è la radio Beats 1. Ovvero un’emittente interamente dedicata alla musica e alla cultura musicale, che trasmetterà in diretta 24 ore su 24 in contemporanea in oltre 100 Paesi. Ad accompagnarci saranno i DJ Zane Lowe da Los Angeles, Ebro Darden da New York e Julie Adenuga a Londra. I programmi di Beats 1 prevedono anche interviste esclusive, ospiti e altre iniziative legate al mondo della musica.

Dialogare direttamente con gli artisti

In Apple Music torna una proposta cara a Cupertino e che si era già vista in passato all’interno di iTunes, ma di cui però si sono gradualmente perse le tracce. Parliamo della possibilità di instaurare un dialogo diretto con i propri artisti preferiti. A farsi carico della cosa è Connect, che consente a gruppi o cantanti, di condividere testi, foto del backstage, video o persino di presentare il loro ultimo brano. I fan potranno commentare o mettere un Like ai contenuti pubblicati dall’artista e condividerli via Messaggi, Facebook, Twitter ed email. E quando un utente aggiunge un commento, l’artista può rispondergli direttamente.

Prezzi e piattaforme… c’è anche Android!

Come anticipato, Apple Music sarà disponibile in tutto il mondo dal prossimo 30 giugno. Chi decide di provare il servizio avrà in omaggio i primi tre mesi di utilizzo, trascorsi i primi 90 giorni, si potrà decidere di smettere di usare Apple Music oppure di proseguire nel suo uso.

Nel caso si opti per continuare a usare il servizio di streaming bisognerà pagare un abbonamento mensile. Il prezzo non è stato ancora stabilito per i Paesi al di fuori del Nord America (si saprà a ridosso del 30 giugno).

Invece si sa che negli Stati Uniti un abbonamento singolo costerà 9,99 euro al mese. C’è però una conveniente formula famiglia: 14,99 euro al mese per consentire a un massimo di 6 persone di ascoltare la musica su Apple Music.

Da precisare che a Beats 1 e Connect si può accedere semplicemente tramite il proprio Apple ID. Va da sé che chi ha un dispositivo Android e vuole utilizzare Apple Music potrà farlo solo tramite la soluzione a pagamento.

Legge e cookie. Garante risponde agli utenti. Esempi pratici

Punti chiave

La legge sui Cookie e il Provvedimento con cui il Garante della Privacy ha stabilito come e quando i webmaster devono avvisare della presenza di codici di questo tipo sui loro siti, è certamente il tema dominante di questo periodo.

In una prima intervista, il Dott. Luigi Montuori, Direttore del Dipartimento comunicazioni e reti telematiche presso il Garante per la protezione dei dati personali, aveva già dato alcune risposte in merito, ma ora abbiamo avuto la possibilità di tirare le somme e avere un quadro completo della normativa. Molte domande sono state formulate dai nostri utenti e girate alla fonte. Anche in questo caso, le risposte e i dati indicati nell’intervista sono stati revisionati dal Garante prima della pubblicazione.

Legge e cookie. Il Garante risponde agli utenti. Esempi pratici

Il Dott. Luigi Montuori, Direttore del Dipartimento comunicazioni e reti telematiche presso il Garante per la protezione dei dati personali
Il Dott. Luigi Montuori, Direttore del Dipartimento comunicazioni e reti telematiche presso il Garante per la protezione dei dati personali
Riassumiamo la situazione. Per quanto riguarda i cookie tecnici, quelli necessari al funzionamento del sito, la normativa cosa prevede?

Che ne venga data informativa nella Privacy Policy del sito, senza dover esporre nessun banner.

E i cookie di analisi (quelli usati per le statistiche del sito), ma che non coinvolgono terze parti, e sono totalmente gestiti dal proprietario del sito?

Il Garante l’ha chiarito nel provvedimento dell’8 maggio 2014. I  cookie analitycs sono assimilati ai cookie tecnici quando sono utilizzati direttamente dal gestore del sito per raccogliere informazioni, in forma aggregata. Quindi anche in questo caso, solo la segnalazione nel sito, ad esempio nella Privacy Policy, nessun banner né blocco.

E se il cookie di analisi coinvolge terze parti?

In questo caso se i dati sono decurtati di elementi identificativi (viene coperta una porzione rilevante dell’ indirizzo IP) e sempre che la terza parte non incroci i dati, si può, anche in questo caso, evitare di esporre il banner e di bloccare i cookie.

Come si fa a capire “la terza parte non incrocia i dati”? Devo avere un foglio scritto? una dichiarazione firmata?

È un elemento che si deve trarre dalle condizioni contrattuali o dalla privacy policy redatta della terza parte. E quindi è la terza parte che si assume la responsabilità di tale dichiarazione.

Il Garante della Privacy spiega caso per caso, come e quando esibire il banner e bloccare i cookie web.
Il Garante della Privacy spiega caso per caso, come e quando esibire il banner e bloccare i cookie web.
Nel caso in cui si utilizzano cookie di analisi di terze parti che però non riducono gli elementi identificativi degli IP e/o potrebbero incrociarli con altre informazioni? 

In questo caso la terza parte ha a disposizione dei cookie analitici con potere identificativo per cui il sito deve utilizzare il “banner” per il blocco preventivo dei cookie, essendo necessario il consenso dell’utente.

Parliamo dei cookie profilanti. In questo caso come ci si deve comportare?

Anche se il cookie di profilazione appartiene ad una terza parte, il webmaster deve esibire il banner, bloccare i cookie a priori, e sbloccarli solamente dopo il consenso dell’utente.

I widget dei social sono considerati profilanti?

Va fatta una verifica e se contengono cookie di profilazione si applica la disciplina relativa. Per quelli invece di mero rinvio ad un link non vi è alcun onere.

C’è un caso però in cui bisogna fare la notificazione al Garante giusto?

Nel caso in cui si abbiano dei cookie profilanti realizzati e utilizzati direttamente dal sito prima parte e quindi è il sito stesso a profilare, bisogna esporre il banner, bloccare i cookie a priori e notificare tale trattamento al Garante.

Chi è tenuto a fare la notificazione e a pagare i diritti di segreteria di 150 euro?

Come per tutti i casi individuati dalla legge in cui è necessario fare la notificazione, è il titolare del trattamento tenuto a tale adempimento. Sul sito del Garante ci sono tutte le indicazioni e le istruzioni.

Facciamo un esempio pratico. Un sito che ha cookie tecnici, cookie di analisi che non coinvolgono una terza parte, e non ha nessun tipo di cookie profilante, che deve fare?

Solo inserire tale elemento nell’informativa della sua Privacy Policy.

Un sito che ha cookie tecnici, cookie di analisi dove la terza parte potrebbe incrociare i dati (non ha garanzia che non lo faccia) e ha anche cookie di profilazione (tipo Google Adsense)?

Banner e blocco preventivo in quanto la presenza di cookie di profilazione, seppure di terza parte, da sola richiede la presenza del Banner.

Nel caso in cui si inseriscano cookie profilanti bisogna sempre eseguire il blocco preventivo e chiedere il consenso
Nel caso in cui si inseriscano cookie profilanti bisogna sempre eseguire il blocco preventivo e chiedere il consenso
Quali sono le condizioni per cui si intende che l’utente ha dato il consenso?

Il garante ha chiaramente indicato nel provvedimento dello scorso anno che la prosecuzione della navigazione selezionando un qualsiasi elemento si considera come prestazione del consenso all’uso dei cookie. Quindi è valido il click sul banner, fuori dal banner e lo scroll.

Quindi lo scroll, su cui ci sono stati dubbi, è valido come consenso?

Si. Lo “scroll”, cioè la prosecuzione della navigazione all’interno della medesima pagina web, come chiarito anche recentemente dalla Autorità, sono considerate in linea con i requisiti di legge, qualora chiaramente indicato nell’informativa.

Bisogna tenere un registro degli utenti che hanno dato il consenso?

Si, le modalità semplificate di acquisizione del consenso individuate dal Garante devono essere in grado di generare un evento, registrabile e documentabile presso il server del gestore del sito prima parte. Si può fare il tutto anche tramite un semplice cookie tecnico.

Immaginiamo che un sito blocchi preventivamente le pubblicità, chiede il consenso ma l’utente glielo nega. L’utente potrà leggere il sito, ma i cookie non si sbloccano, e quindi non vede le pubblicità. Il sito come guadagna?

E’ importante capire che la disciplina mira a consentire agli utenti di poter sapere cosa viene registrato del loro comportamento e di poter decidere se acconsentire o meno ad essere seguiti nel web.  Per cui è giusto che a loro vada la massima protezione e che gli venga data la massima possibilità di scelta, anche se i webmaster perdono una piccola parte dei guadagni. In ogni caso la pubblicità potrà sempre esserci nei siti, al limite sarà “generalista” e non profilata.

Alcuni paesi come Olanda e Spagna hanno già eseguito le prime multe
Alcuni paesi come Olanda e Spagna hanno già eseguito le prime multe
Il Garante non poteva mettersi d’accordo con i browser per bloccare i cookie e lasciar scegliere all’utente, anzichè dare l’onere di tutto questo ai webmaster?

Innanzitutto il Garante non può intervenire al di fuori del dettato normativo. Più volte è stato evidenziato che la legge italiana è frutto del recepimento della direttiva Europea. Comunque il dialogo tra UE e le industrie del settore, che sono nella maggior parte collocate in altri continenti,  è stato avviato da tempo.

La legge è uguale per tutti i paesi dell’Unione Europea? noi siamo i più severi?

Questa direttiva è stata recepita in tutti i paesi dell’Unione. Ci sono alcuni paesi come la Spagna o l’Olanda che hanno già erogato sanzioni per il mancato rispetto della disciplina sui cookie.

La versione UK di questa legge però, viene criticata dagli esperti di privacy in quanto si discosta dalla direttiva perché non prevede un opt-in, un consenso preventivo, ma un opt-out, cioè un consenso successivo alla installazione del cookie. Comunque, c’è chi sta cercando di ottenere consensi per fare una class action contro il Garante, cosa ne pensa?

Personalmente non ho letto nulla al riguardo, ma proporre una class action nei confronti di un’Autorità per modificare una legge dello Stato non mi sembra abbia grande senso.

Vuole dire qualcosa ai nostri lettori?

Il provvedimento sui cookie segue altri recentemente emanati dal Garante. Penso ad esempio a quello che dà prescrizioni a Google inc. o a quello sulla profilazione on-line emanato lo scorso marzo, o ai molteplici interventi sulla profilazione operata ad esempio nel settore delle TLC. Le potenzialità di tracciamento, di arricchimento dei dati, di incrocio degli stessi hanno spostato in avanti il confine della data protection.

In tale ottica il provvedimento sui cookie deve essere letto come un intervento teso a trovare delle soluzioni semplici alla necessità di dare agli utenti della rete la possibilità di conoscere e di decidere come gli altri possono utilizzare i nostri dati in rete.

Il provvedimento, scritto con i contributi delle associazioni dei consumatori, di quelle degli operatori della rete e di esperti del settore, si muove nella cornice normativa attuale e cerca di raggiungere tale risultato operando un bilanciamento proprio tra il diritto degli utenti della rete con il diritto di chi opera nel web sia per fini commerciali che di manifestazione del pensiero.

In questi primi giorni di applicazione del provvedimento abbiamo registrato sia apprezzamenti che critiche. Sono convinto che anche le perplessità manifestate da alcuni saranno a breve superate e alla fine resterà solo un ulteriore conquista data dalla possibilità per ognuno di noi di scegliere liberamente se accettare o meno di essere seguiti per studiare le nostre abitudini o i nostri comportamenti in rete.

Ringraziamo il Dott. Montuori. Per ulteriori chiarimenti sulle sanzioni e la responsabilità in caso di mancata applicazione della legge, rimandiamo alla nostra prima intervista.

Cos’è il roaming zero e perché è tanto difficile ottenerlo

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Forse non tutti conoscono il significato del termine roaming, ma certamente molti ne sono stati vittima. Sicuramente ne ha subìto i nefandi effetti chi, trovandosi oltre i confini italiani, ha usato il proprio telefono o smartphone per chiamare o, soprattutto, collegarsi a Internet senza aver attivato con il proprio operatore un servizio specifico per l’estero: bollette salatissime, anche di svariate centinaia di euro, per aver usato per poco tempo il telefono.

Cos’è il roaming zero e perché è tanto difficile ottenerlo

Questo è il roaming, ovvero quel sistema usato dagli operatori telefonici per consentire agli utenti dei telefoni cellulari di essere collegati anche nelle zone non direttamente coperte utilizzando reti di proprietà di altri operatori. In pratica, è come se per un certo periodo di tempo si affittasse una rete di un operatore diverso dal proprio perché quest’ultimo in quella zona non può offrire la connessione.

Il roaming non è solo all’estero

Cos'è il Roaming Zero? è la proposta di abolire i costi di affitto di una rete cellulare in caso di mancata copertura, specie all'estero
Cos’è il Roaming Zero? è la proposta di abolire i costi di affitto di una rete cellulare in caso di mancata copertura, specie all’estero

Intendiamoci, non è necessario andare all’estero per dover usare il roaming. Può capitare che operatori che con le proprie reti non coprono interamente il territorio italiano, come per esempio 3, si avvalgano di reti altrui per assicurare la continuità del servizio ai propri clienti.

Così, in determinate zone del territorio, magari lontani dai grandi centri urbani, un utente di tali operatori viene automaticamente “traslato” per esempio su una rete Tim senza che se ne accorga. Questo solitamente fa una minima differenza se si tratta della rete voce, mentre qualcosina cambia in termini di spesa se si tratta di traffico dati: se si è usato il roaming lo si riscontra immediatamente nella bolletta.

Tuttavia, questo incremento della spesa è ben poca cosa se paragonato alle cifre che si possono raggiungere con il roaming internazionale, soprattutto, come detto, se si tratta di traffico dati. Ed è per tale motivo che tutti i cellulari e gli smartphone come standard non hanno attivata l’opzione che consente di effettuare il roaming dei dati: deve essere l’utente in modo cosciente a fornire il permesso.

Per lungo tempo senza regole

Fino ad alcuni anni fa, non esisteva una precisa regolamentazione per il roaming internazionale e quindi gli operatori hanno potuto sfruttare questa opportunità per proporre tariffe esorbitanti. Ma a fronte delle continue e numerose lamentele degli utenti, diversi organismi di regolamentazione internazionali hanno deciso di intervenire in prima persona per riportare la situazione sui binari della ragionevolezza e tutelare gli utenti.

Così, nel 2007 è entrato in vigore il nuovo regolamento europeo sul costo del roaming. Tale regolamento, che è stato chiamo Eurotariffa, ha definito precisi obblighi per i gestori di telefonia mobile: all’epoca l’obiettivo principale era l’imposizione di un tetto massimo di spesa per SMS e traffico voce. Per i messaggi non si è trovato subito un accordo mentre per le chiamate è stata portata la tariffa a 0,49 euro al minuto.

Il traffico dati, una miniera d’oro

Nel tempo però l’evoluzione tecnologica ha portato a concentrare sempre di più l’interesse verso il traffico dati, che ha gradualmente assunto un valore sempre più rilevante in ambito roaming. Opportunità che gli operatori hanno sfruttato come una miniera d’oro visto che per la consultazione della posta elettronica e la navigazione in Internet non si sono avute tariffe calmierate fino al 2012, quando si è deciso di imporre un costo per megabyte di 0,70 euro. A onor del vero un primo importante passo in questa direzione c’era già stato nel 2010, ma riguardava la spesa massima mensile consentita con il roaming dati, che

Neelie Kroes
Neelie Kroes, il commissario europeo che ha dato vita all’iniziativa roaming zero

era stata limitata 50 euro, limite che è tutt’ora in vigore. Precisiamo che oggi la tariffa voce a livello europeo è di 0,19 per le chiamate effettuate e di 0,05 euro per quelle ricevute, mentre un SMS costa 0,06 euro e 1 MB di traffico dati 0,20 euro.

La Ue: arriveremo al roaming zero

Nel 2013 la Commissione europea ha deciso di adottare una linea ancor più severa con gli operatori di telefonia, ponendosi come obiettivo ultimo l’eliminazione delle tariffe di roaming all’interno dei paesi membri della Ue. La data per portare a termine l’ambizioso progetto del roaming zero doveva essere il 31 dicembre del 2014, però non è stata assolutamente rispettata.

C’è stato quindi un posticipo a fine 2015, ma le ultime notizie parlano di un ulteriore rinvio sino al 2018. Però a partire dl prossimo anno dovrebbe esserci la possibilità per chi si reca all’estero di usufruire di un numero limitato di SMS e minuti di traffico voce a tariffa nazionale. Che per altro è un’opportunità che offrono già da tempo diversi operatori.

Da parte della Ue c’è evidentemente l’intenzione di andare incontro agli interessi degli utenti, ma è altrettanto chiaro che altri interessi hanno bruscamente frenato l’impeto normativo della Commissione europea e hanno portato a un protrarsi apparentemente immotivato del roaming zero. Il pensiero, ovviamente, va subito agli operatori telefonici.

Apple, l’operatore unico

Tuttavia, la questione inerente le tariffe di roaming potrebbe radicalmente cambiare anche senza l’intervento della Ue né di altri organi normativi. E ciò non solo a livello europeo, ma addirittura mondiale. Un terzo incomodo potrebbe infatti scompigliare le carte in tavola modificando radicalmente il modo con cui vengono gestiti oggi i rapporti con gli operatori telefonici. Questo terzo incomodo è Apple, che con la sua Apple Sim consente di avere attivi più piani (anche di differenti operatori) sullo stesso dispositivo mobile, potendo passare liberamente da un piano all’altro a seconda delle necessità.

L'iPad Air 2 e l'iPad mini e
L’Apple Sim è oggi presente solo su alcuni modelli di iPad

Al momento, Apple Sim è disponibile solo per gli iPad 2 Air e iPad mini 3 venduti negli Stati Uniti e nel Regno Unito. In pratica, Apple sta effettuando una sorta di test sul campo per verificarne efficacia e funzionamento sul versante traffico dati. Se tutto dovesse andare secondo le aspettative, l’utilizzo della Apple Sim potrebbe essere esteso all’iPhone e al traffico voce.

Ma dovrebbe anche essere possibile avere attivi piani tariffari di operatori di nazioni differenti. E se l’iniziativa di Apple avrà successo, c’è da scommettere che altri importanti produttori di dispositivi mobili non esiteranno a seguire la strada della Sim proprietaria. Come a dire che parlare di roaming zero potrebbe non avere più senso ancor prima del 2018.