Le tensioni geopolitiche globali hanno dato vita a meccanismi finanziari sempre più sofisticati per eludere le sanzioni internazionali. Una rivelazione esclusiva dell’Associated Press ha portato alla luce un sistema clandestino sviluppato da Vietnam e Russia per nascondere i pagamenti degli armamenti, utilizzando i profitti delle joint venture energetiche per eludere il sistema bancario internazionale.
L’architettura di questo meccanismo finanziario rappresenta una risposta diretta alle sanzioni occidentali imposte in seguito al conflitto ucraino. Secondo documenti interni vietnamiti, Hanoi ha acquistato equipaggiamenti militari russi, inclusi caccia, carri armati e navi, utilizzando un sistema di crediti che vengono poi ripagati attraverso la quota dei profitti vietnamiti della joint venture petrolifera Rusvietpetro operante in Siberia.
La struttura di questo accordo finanziario è articolata in tre fasi principali. Inizialmente, i profitti vietnamiti dalla joint venture in Siberia vengono inviati a Mosca per ripagare i crediti militari. Successivamente, eventuali profitti eccedenti i rimborsi dei prestiti vengono indirizzati all’azienda statale russa di petrolio e gas Zarubezhneft. Infine, Zarubezhneft utilizza la sua joint venture in Vietnam per trasferire una somma equivalente di ritorno a Petrovietnam, evitando così qualsiasi transazione finanziaria internazionale.

Le Ngoc Son, direttore generale di Petrovietnam, ha chiarito in un documento datato 11 giugno 2024 che “nel contesto delle sanzioni statunitensi e occidentali contro la Russia in generale, e l’esclusione della Russia da SWIFT in particolare, questo metodo di pagamento è considerato relativamente riservato e appropriato”, poiché i fondi circolano esclusivamente all’interno di Vietnam e Russia, mitigando i rischi dell’embargo americano.
Questo sistema emerge in un momento critico per la diplomazia internazionale. Gli Stati Uniti stanno cercando di rafforzare la partnership con il Vietnam come contrappeso alla crescente influenza cinese nel Sud-Est asiatico, mentre contemporaneamente sono in corso negoziati commerciali dopo l’imposizione di dazi del 20% sui beni vietnamiti da parte della Casa Bianca. Il presidente Donald Trump ha inoltre minacciato sanzioni ancora più severe contro Mosca, mentre l’Unione Europea ha implementato una serie di nuove sanzioni per pressare il presidente russo Vladimir Putin a concludere il conflitto in Ucraina.
Il meccanismo di pagamento descritto nei documenti sembra essere progettato per prevenire il rischio di future sanzioni e il potenziale di sanzioni secondarie contro coloro che facilitano le attività di entità sotto sanzioni primarie. Benjamin Hilgenstock, economista della Kyiv School of Economics che ha analizzato i documenti vietnamiti per l’AP, ha spiegato che “se vuoi proteggerti da qualsiasi tipo di rischio, essenzialmente eviti le transazioni transfrontaliere e crei questi tipi di schemi di pagamento compensativi”.
La principale minaccia di sanzioni secondarie deriva dal Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (CAATSA), misure promulgate durante il primo mandato di Trump che consentono l’applicazione di sanzioni a paesi o individui impegnati in attività commerciali con il complesso militare-industriale russo. L’ambiguità che circonda queste minacce è particolarmente potente, portando aziende e nazioni a peccare per eccesso di prudenza.
La rivelazione di questo sistema di pagamenti arriva mentre le relazioni tra Vietnam e Stati Uniti attraversano una fase delicata. Il Vietnam ha storicamente mantenuto stretti legami con la Russia, particolarmente nel settore della difesa, dove Mosca rappresenta un fornitore chiave di equipaggiamenti militari. Tuttavia, Hanoi cerca contemporaneamente di bilanciare questa relazione con il desiderio di approfondire i rapporti economici e strategici con Washington.
I documenti rivelano che il sistema è stato concepito già nel marzo 2023, quando il Ministero delle Finanze vietnamita ha avvertito che le transazioni di armi con la Russia potrebbero scatenare sanzioni americane “a causa della continua pressione degli Stati Uniti sul Vietnam per passare all’acquisto di armamenti americani, minacciando di sanzionare il Vietnam sotto CAATSA se persiste nell’acquisire armi russe”.
Parallelamente, il documento suggeriva che gli Stati Uniti potrebbero essere persuasi a evitare di imporre sanzioni al Vietnam perché, tra altri fattori, “gli Stati Uniti apprezzano il ruolo del Vietnam nell’attuazione della strategia Indo-Pacifico” finalizzata a contrastare la crescente assertività della Cina. Questa considerazione geopolitica rappresenta un elemento chiave nella complessa equazione diplomatica che il Vietnam deve navigare.

L’efficacia di questo meccanismo finanziario riflette una tendenza più ampia nell’economia globale, dove sanzioni e controsanzioni stanno spingendo paesi e aziende a sviluppare sistemi di pagamento alternativi. Il caso Vietnam-Russia non è isolato: nel 2017, la Russia ha accettato di fornire undici caccia Sukhoi Su-35 all’Indonesia in cambio di olio di palma, caffè e altre materie prime, dimostrando la creatività di Mosca nell’aggirare le restrizioni finanziarie occidentali.
Le implicazioni di questo sistema si estendono oltre le relazioni bilaterali Vietnam-Russia. Il meccanismo rappresenta una sfida diretta all’efficacia delle sanzioni occidentali e evidenzia le limitazioni degli strumenti finanziari tradizionali per influenzare il comportamento statale. Mentre l’Occidente si affida sempre più alle sanzioni economiche come alternativa all’azione militare, paesi come Vietnam e Russia stanno dimostrando una notevole capacità di adattamento e innovazione finanziaria.
La scoperta di questo accordo solleva questioni significative sulla trasparenza finanziaria internazionale e sull’efficacia dei controlli anti-riciclaggio. Il fatto che profitti legittimi da joint venture energetiche possano essere utilizzati per mascherare transazioni militari evidenzia le vulnerabilità nei sistemi di monitoraggio finanziario globale. Questo caso potrebbe spingere regolatori e istituzioni finanziarie internazionali a rafforzare i meccanismi di controllo e a sviluppare nuovi strumenti per identificare schemi di pagamento compensativi.
Il coinvolgimento di Zarubezhneft nel meccanismo aggiunge un ulteriore livello di complessità. Sebbene l’azienda non sia attualmente soggetta a sanzioni imposte in seguito alle azioni della Russia in Ucraina, il suo CEO Sergei Kudashov è stato incluso in una serie di sanzioni contro il settore energetico russo annunciate a gennaio, poco prima dell’insediamento di Trump. Il presidente del consiglio di amministrazione di Zarubezhneft, Evgeny Zinichev, ex ufficiale dell’FSB, è stato anch’egli sanzionato dagli Stati Uniti nel 2014.
Il tempismo di questa rivelazione è particolarmente significativo. Trump ha recentemente emesso un ordine esecutivo che ha raddoppiato i dazi sulle importazioni dall’India al 50% nel tentativo di persuadere Nuova Delhi a cessare i suoi acquisti di petrolio e forniture militari russe. Contemporaneamente, l’Unione Europea ha imposto una nuova serie di sanzioni mirate ai ricavi petroliferi e alle forniture militari della Russia, incluso il divieto per 70 navi di una “flotta ombra” presumibilmente utilizzata per trasportare petrolio russo aggirando le sanzioni internazionali.
Questo sofisticato meccanismo finanziario evidenzia la crescente complessità dell’economia globale sotto sanzioni. Mentre le potenze occidentali continuano a sviluppare strumenti punitivi sempre più raffinati, paesi come Vietnam e Russia dimostrano una capacità altrettanto sofisticata di adattamento. Il caso rappresenta un esempio emblematico di come la geopolitica contemporanea stia ridisegnando i flussi finanziari globali, spingendo attori statali e non statali a innovare continuamente per navigare un panorama di sanzioni in costante evoluzione.

