12 Novembre 2025
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Roma. Comune rimuove striscione pro palestina

Uno striscione di solidarietà con il popolo palestinese, che chiedeva il cessate il fuoco nella striscia di Gaza, è stato rimosso dal Comune di Roma. Lo striscione era stato appeso al Circolo Arci Sparwasser, nel quartiere del Pigneto, e recitava “Fermiamo il massacro – Free Palestine”.

La rimozione è avvenuta questa mattina, intorno alle 11.30, senza alcun preavviso al circolo, che era chiuso. I funzionari dell’Ufficio Speciale Decoro Urbano si sono presentati con una scala e hanno staccato lo striscione, suscitando la protesta dei gestori del circolo e dei passanti. Il presidente di Arci Sparwasser, Francesco Pellas, ha espresso la sua indignazione per l’atto censorio, che viola la libertà di espressione e la solidarietà attiva.

Ha annunciato che affiggerà un nuovo striscione e organizzerà iniziative di sostegno alla causa palestinese. Anche il presidente di Arci Roma, Vito Scalisi, ha chiesto chiarimenti al Sindaco e al Prefetto, sottolineando che non c’è nulla di offensivo nel richiedere la fine di un genocidio. Ha denunciato la discrezionalità politica dell’Ufficio Decoro, che vuole imbavagliare le voci pacifiste e solidali.

Ipotesi nuova stretta tax credit cinema su big e extra Ue

Si va verso una ulteriore stretta sul tax credit per il cinema.

Secondo l’ultima ipotesi circolata in vista del testo definitivo della manovra, infatti, l’agevolazione è al 40% ma viene prevista la possibilità di prevedere aliquote diverse o “escludere l’accesso al credito d’imposta” nei confronti delle imprese non indipendenti o imprese non europee.

Spunta anche un taglio di 50 milioni al Fondo per il cinema e l’audiovisivo il cui stanziamento massimo passa da 750 a 700 milioni di euro annui.

Russia e Cina rafforzano i legami commerciali ed energetici

Il primo ministro russo Mikhail Mishustin ha annunciato che gli scambi commerciali tra Russia e Cina sono cresciuti del 27 per cento nei primi nove mesi del 2023, raggiungendo i 160,7 miliardi di euro. In un incontro con il suo omologo cinese Li Qiang, Mishustin ha sottolineato la cooperazione tra i due Paesi nel settore dell’energia, delle infrastrutture e dell’agricoltura.

Ha inoltre rivelato che oltre il 90 per cento dei pagamenti sono effettuati in valute nazionali, rubli e yuan.Mishustin si trova a Bishkek, in Kirghizistan, per partecipare al vertice dei primi ministri della Shanghai Cooperation Organization (SCO), un’organizzazione intergovernativa che riunisce otto Paesi dell’Asia centrale e meridionale. La SCO è considerata un importante forum di dialogo e cooperazione tra Russia e Cina, due potenze emergenti che cercano di bilanciare l’influenza degli Stati Uniti nella regione.

La Russia e la Cina hanno intensificato i loro rapporti economici negli ultimi anni, in risposta alle sanzioni occidentali e alla guerra commerciale tra Pechino e Washington. I due Paesi hanno firmato diversi accordi nel campo dell’energia nucleare, del gas naturale, della difesa e della tecnologia. Inoltre, hanno collaborato per lo sviluppo della Nuova Via della Seta, un’ambiziosa iniziativa di infrastrutture che mira a collegare l’Asia con l’Europa e l’Africa.

La Cina vuole cooperare con gli Stati Uniti

 Il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato che la Cina è disposta a cooperare con gli Stati Uniti poiché entrambe le parti gestiscono le loro differenze e lavorano insieme per rispondere alle sfide globali.

Che gli Stati Uniti e la Cina riescano o meno a stabilire il modo “giusto” di andare d’accordo sarebbe cruciale per il mondo, ha affermato Xi in una lettera consegnata durante una cena annuale del Comitato nazionale per le relazioni Stati Uniti-Cina con sede a New York.

L’appello di Xi per legami bilaterali più stabili, che secondo lui dovrebbero essere costruiti sui principi di “rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per tutti”, arriva prima di una visita chiave del ministro degli Esteri Wang Yi a Washington alla fine di questa settimana.

Il viaggio da giovedì a sabato del massimo diplomatico cinese sarà l’impegno di più alto livello in vista dell’atteso incontro tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e Xi a San Francisco in occasione del vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) di novembre.

Diversi alti funzionari statunitensi, tra cui il segretario di Stato americano Antony Blinken, hanno incontrato le loro controparti cinesi a Pechino quest’estate.

La massima priorità di Washington è stata quella di garantire che l’intensa concorrenza tra le due maggiori economie del mondo e i loro disaccordi su una serie di questioni, dal commercio a Taiwan e al Mar Cinese Meridionale, non sfociassero in un conflitto.

“Gli osservatori cinesi ritengono che la visita (di Wang) aprirà la strada a un possibile incontro tra i capi dei due Stati, ma hanno aggiunto che Washington deve compiere sforzi concreti per affrontare le preoccupazioni di Pechino e mostrare la sua sincerità”, ha scritto il Global Times, un’agenzia statale cinese. ha scritto in un commento.

Avvocato Rossella Galante. Come raggiungere la parità di genere

A cura dell’Avvocato Rossella Galante

E’ stato il 2015 l’anno in cui i governi dei 193 paesi membri delle Nazioni Unite hanno sottoscritto un programma comune per il raggiungimento di 17 obiettivi considerati essenziali per la salvaguardia del pianeta e per il raggiungimento della pace e della prosperità delle persone che ci vivono.

I paesi firmatari si sono impegnati a raggiungere tali obiettivi, denominati SDG’s (SUSTAINABLE DEVELOPMENT GOALS), entro il 2030.

Per raggiungere il modello sostenibile di sviluppo individuato dall’agenda 2030 dell’ONU, ogni paese si è impegnato a realizzare la transizione verso la realizzazione degli obiettivi indicati adottando varie strategie nazionali.

L’appello è stato rivolto sia ai paesi sviluppati che a quelli in via di sviluppo affinché trovino urgentemente delle soluzioni ad una serie fondamentale di problemi che ad oggi impediscono di raggiungere i seguenti 17 obiettivi:

  1. Porre fine a ogni forma di povertà nel mondo
  2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile
  3. Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età
  4. Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti
  5. Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze
  6. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie
  7. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni
  8. Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti
  9. Realizzare infrastrutture resistenti, industrializzazione sostenibile e innovazione
  10. Ridurre le disuguaglianze
  11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
  12. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
  13. Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere i cambiamenti climatici
  14. Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile
  15. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre
  16. Raggiungere una pace duratura, utilizzare giustizia e realizzare istituzioni forti
  17. Rafforzare i mezzi di attuazione degli obiettivi e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile

Ogni paese, in base alle proprie capacità, si è adoperato quindi per contribuire, con politiche simili ma diverse, ad arrivare al traguardo della crescita economica, dell’inclusione sociale e della tutela ambientale.

L’OBIETTIVO 5

Dei 17 obiettivi auspicati, un traguardo particolarmente rilevante per tutte le donne del mondo è senza dubbio il Goal numero 5.

Tale obiettivo intende accelerare il raggiungimento di una parità di genere in ambito lavorativo intesa sia riguardo all’ uguaglianza nella facilità di accesso ad opportunità lavorative, sia nella parità di trattamento retributivo affinché si ponga fine alla esistente discriminazione nell’assegnazione di posizioni dirigenziali ed alla possibilità di conciliare la vita familiare con il lavoro.

Nonostante, infatti, negli ultimi anni siano stati fatti passi avanti nell’integrazione della figura femminile e del suo empowerment nel mondo del lavoro, la disuguaglianza di genere ancora rappresenta un grosso ostacolo al raggiungimento dello sviluppo sostenibile, della crescita economica e della riduzione della povertà.

Nel 2022 l’Italia si è collocata al 63^ posto nella classifica del “Global Gender Gap Index”, nel quale al 1^ posto troviamo l’Islanda mentre al 146^ ed ultimo si trova l’Afghanistan. Il nostro paese si colloca addirittura dietro ad Uganda e Zambia, rispettivamente al 61^ e 63^ posto.

La Germania si pone al 10^ posto mentre la Francia al 15^ e la Spagna al 17^.

E dire che l’Italia già nel 1948 attraverso la Costituzione, con l’articolo 3 ed in particolare con il 37, affermava (e continua a farlo) il principio che la donna lavoratrice, a parità di lavoro, ha il diritto di godere della stessa retribuzione del lavoratore uomo.

Diritto ribadito, ampliato e regolato da una serie di interventi legislativi quali la L. 903/1997, denominata “Legge di Parità” e la L.125//1991, che hanno introdotto le cosiddette politiche di genere, il D. Lgs. 198/2006, famoso come “Codice delle Pari Opportunità”, fino alla recente L 162/2021 che introduce la certificazione di parità.

L’Italia ha inteso intervenire nel raggiungimento dell’obiettivo di colmare il Gender Gap attraverso la Prassi UNI/PdR 125/2022.

Si tratta di una linea guida (le prassi infatti non sono norme) che, nel caso specifico, spinge a velocizzare il raggiungimento di una vera parità di genere attraverso un cambiamento culturale.

La prassi è rivolta a tutte le organizzazioni, di qualsiasi dimensione e specializzate in qualsiasi settore o attività, affinché migliorino la propria performance per “ridurre la disparità di genere e promuovere l’equità e l’inclusione”.

E’ previsto infatti che alle aziende che, su base assolutamente volontaria, adottando la prassi in questione, applichino la certificazione della parità di genere, ovverosia rispettino, almeno il 60% degli indicatori di prestazione (denominati KPI) nelle varie aree di intervento specificatamente indicate, vengono riconosciuti dei vantaggi.

Oltre a poter vantare una reputazione virtuosa, viene loro riconosciuto un esonero sul versamento dei contributi previdenziali nella misura non superiore all’1% su base mensile, fino ad un massimo di € 50.000,00 annui, oltre ad un punteggio premiale in caso di partecipazione a gare di appalto ed alla diminuzione della garanzia del 30% nei contratti per servizi e forniture.

A questi vantaggi si aggiungono degli ulteriori incentivi previsti a livello regionale in particolare per le piccole e medie imprese volte a finanziare sia le spese di certificazione che quelle di consulenza.

Sono in fase di attuazione altri incentivi a livello nazionale.

E’ auspicabile quindi che tutte le aziende si predispongano per attuare a breve le procedure previste dalla prassi Uni/125 affinché a tutte le donne lavoratrici vengano assicurati gli stessi diritti, gli stessi vantaggi e le stesse opportunità riconosciute agli uomini, accogliendo un appello considerato urgente già nel 2015 ed ancora disperatamente disatteso.

Sull’autrice

L’avvocato Rossella Galante è specializzata in diritto di famiglia e di tutte le questioni relative alla parità di genere. Da sempre molto sensibile a tutti i temi sociali, l’avvocato Rossella Galante offre la sua consulenza legale garantendo a tutti i clienti il massimo supporto e professionalità.

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Chi è Hamas. Il movimento islamista palestinese

Hamas, acronimo di Ḥarakat al-Muqāwamah al-Islāmiyyah, è un movimento palestinese nazionalista e islamista nel territorio della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. L’obiettivo di Hamas è l’instaurazione di uno stato islamico indipendente nella Palestina storica. Fondato nel 1987, Hamas si oppose all’approccio secolare dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) riguardo al conflitto israelo-palestinese e respinse i tentativi di cedere una parte della Palestina.

La nascita di Hamas

Dal tardo 1970, attivisti legati alla Fratellanza Musulmana islamista hanno fondato una rete di organizzazioni caritative, cliniche e scuole ed hanno iniziato ad operare nei territori occupati da Israele dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967, ovvero nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania. A Gaza erano attivi in molte moschee, mentre nelle università della Cisgiordania le loro attività erano più limitate.

Le attività della Fratellanza Musulmana in queste aree erano per lo più non violente, ma alcuni piccoli gruppi nei territori occupati iniziarono a chiedere la jihad, o guerra santa, contro Israele. Nel dicembre 1987, all’inizio della prima intifada palestinese contro l’occupazione israeliana, Hamas fu fondata da membri della Fratellanza Musulmana e da fazioni religiose dell’OLP, e la nuova organizzazione ottenne rapidamente un ampio seguito.

Nel suo statuto del 1988, Hamas affermò che la Palestina è una patria islamica che non può mai essere ceduta a non musulmani e che combattere una guerra santa per strappare il controllo della Palestina ad Israele è un dovere religioso per i musulmani palestinesi. Questa posizione pose Hamas in conflitto con l’OLP, che nel 1988 riconobbe il diritto di Israele ad esistere.

Hamas iniziò presto ad agire indipendentemente dalle altre organizzazioni palestinesi, generando ostilità tra il gruppo e i suoi correligionari nazionalisti secolari. Gli attacchi sempre più violenti di Hamas contro obiettivi civili e militari spinsero Israele ad arrestare diversi leader di Hamas nel 1989, tra cui lo sceicco Ahmed Yassin, fondatore del movimento.

Negli anni seguenti, Hamas subì una riorganizzazione per rafforzare la sua struttura di comando e mettere i suoi leader chiave al di fuori della portata di Israele. Venne istituito un ufficio politico responsabile delle relazioni internazionali e della raccolta fondi ad Amman, in Giordania, eleggendo Khaled Meshaal come capo nel 1996, e l’ala armata del gruppo fu ricostituita come Forze ʿIzz al-Dīn al-Qassām.

La Giordania espulse i leader di Hamas da Amman nel 1999, accusandoli di avere utilizzato i loro uffici giordani come base per attività militari nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Nel 2001, l’ufficio politico stabilì una nuova sede a Damasco, in Siria. Si spostò nuovamente nel 2012 a Doha, in Qatar, dopo che la leadership non aveva sostenuto il governo Assad nella sua repressione dell’insurrezione siriana.

Hamas, il movimento islamista palestinese, ha sempre rifiutato di negoziare la cessione di qualsiasi territorio. Nel 1993, quando Israele e l’OLP firmarono un accordo di pace, Hamas lo denunciò e intensificò la sua campagna di terrorismo usando attentatori suicidi, insieme al gruppo Jihad Islamica. Israele e l’OLP reagirono con misure di sicurezza e punitive, ma il presidente dell’OLP Yasser Arafat cercò di coinvolgere Hamas nel processo politico e nominò alcuni membri di Hamas in posizioni di leadership nell’Autorità Palestinese (AP).

Il fallimento dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi nel settembre 2000 portò a un aumento della violenza che fu chiamata intifada di al-Aqsa. Quel conflitto fu segnato da un livello di violenza mai visto nella prima intifada, e gli attivisti di Hamas incrementarono i loro attacchi agli israeliani e compirono diversi attentati suicidi in Israele stesso.

Negli anni successivi all’intifada di al-Aqsa, Hamas iniziò a moderare le sue posizioni verso il processo di pace. Dopo aver rifiutato per più di un decennio i principi fondamentali dell’AP, Hamas partecipò alle elezioni legislative palestinesi del 2006 e successivamente entrò a far parte dell’AP, dando segni che avrebbe accettato gli accordi tra Israele e l’AP. Da allora, i leader di Hamas hanno dichiarato ripetutamente la loro disponibilità a sostenere una soluzione a due stati basata sui confini pre-1967. Questa disponibilità fu sancita nel Documento dei Principi e delle Politiche Generali del 2017.

La storia dei rapporti politici tra Hamas e Fatah

Hamas e Fatah sono due movimenti politici palestinesi che hanno avuto una lunga storia di conflitti e tentativi di riconciliazione. Il loro rapporto si è deteriorato nel 2006, quando Hamas ha vinto le elezioni legislative palestinesi, mettendo fine al dominio di Fatah. Dopo un breve governo di unità nazionale, i due gruppi si sono scontrati violentemente nella Striscia di Gaza, dividendo il territorio palestinese in due entità rivali.

Nel 2011, Hamas e Fatah hanno annunciato un accordo di riconciliazione mediato dall’Egitto, che prevedeva la formazione di un governo provvisorio e l’organizzazione di elezioni legislative e presidenziali. Tuttavia, la sua attuazione è stata ostacolata da divergenze sulle nomine dei ministri e sui termini delle elezioni. Nel 2012, i due partiti hanno concordato di nominare il presidente dell’Autorità Palestinese (AP), Mahmoud Abbas, come capo del governo provvisorio.

Nel frattempo, Hamas ha subito dei cambiamenti nelle sue alleanze regionali a causa della primavera araba. Il movimento ha rotto i legami con il regime siriano, che lo ospitava a Damasco, a causa della sua repressione dei manifestanti anti-governativi. Questa mossa ha anche indebolito il suo rapporto con l’Iran, che era uno dei suoi principali sostenitori finanziari e militari. Inoltre, Hamas ha perso il sostegno dell’Egitto dopo il colpo di stato militare del 2013 che ha rovesciato il presidente Mohamed Morsi, appartenente ai Fratelli Musulmani, il movimento islamista da cui Hamas trae origine.

Nel 2014, Hamas ha accettato di rinunciare al suo ruolo di governo nella Striscia di Gaza, formando un nuovo governo dell’AP composto da ministri non partigiani. Questo passo è stato osteggiato da Israele, che ha accusato Fatah di cercare la riconciliazione con Hamas a scapito di un possibile accordo di pace.

Il nuovo governo si è dimostrato incapace di esercitare la sua autorità nella Striscia di Gaza, dove Hamas ha continuato a gestire gli affari interni. Nel 2017, Hamas ha formato un comitato amministrativo provvisorio nella Striscia di Gaza, provocando la reazione dell’AP, che ha tagliato i fondi e imposto delle sanzioni al territorio. Hamas ha cercato di alleviare la crisi attraverso la tassazione della popolazione impoverita e la ricerca di aiuti da parte del Qatar e di concessioni da parte di Israele.

Conflitto con Israele

Nel 2007, dopo che Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza, Israele ha dichiarato la Striscia di Gaza sotto Hamas un’entità ostile e ha approvato una serie di sanzioni che includevano tagli di energia elettrica, importazioni fortemente limitate e chiusure dei confini. Gli attacchi di Hamas contro Israele sono continuati, così come gli attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza.

Dopo mesi di negoziati, nel giugno 2008 Israele e Hamas hanno concordato di attuare una tregua prevista per durare sei mesi, tuttavia, la tregua è stata messa in discussione poco dopo, poiché ciascuno accusava l’altro di violazioni, che sono aumentate negli ultimi mesi dell’accordo. Il 19 dicembre la tregua è scaduta ufficialmente tra accuse di violazioni da entrambe le parti.

Pochi giorni dopo sono scoppiate ostilità più ampie, poiché Israele, in risposta al continuo lancio di razzi, ha effettuato una serie di raid aerei in tutta la regione – tra i più forti in anni – mirati a colpire Hamas. Dopo una settimana di raid aerei, le forze israeliane hanno avviato una campagna terrestre nella Striscia di Gaza tra gli appelli della comunità internazionale per un cessate il fuoco. Dopo più di tre settimane di ostilità – in cui forse più di 1.000 persone sono state uccise e decine di migliaia sono rimaste senza casa – Israele e Hamas hanno dichiarato ciascuno un cessate il fuoco unilaterale.

A partire dal 14 novembre 2012, Israele ha lanciato una serie di raid aerei a Gaza in risposta a un aumento del numero di razzi lanciati da Gaza nel territorio israeliano nei precedenti nove mesi. Il capo delle Forze ʿIzz al-Dīn al-Qassām, Ahmed Said Khalil al-Jabari, è stato ucciso nel raid iniziale. Hamas ha reagito con un aumento degli attacchi con razzi contro Israele, e le ostilità sono continuate fino a quando Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco il 21 novembre.

Nel 2014 le tensioni tra Israele e Hamas sono aumentate dopo la scomparsa di tre adolescenti israeliani in Cisgiordania il 12 giugno. Netanyahu ha accusato Hamas di aver rapito i ragazzi e ha giurato di non lasciare impunito il crimine.

Le forze di sicurezza israeliane hanno lanciato una vasta operazione in Cisgiordania per cercare i ragazzi scomparsi e per reprimere i membri di Hamas e altri gruppi militanti, sono stati arrestati diverse centinaia di palestinesi sospettati di avere legami militanti, tra cui diversi leader di Hamas in Cisgiordania. Il 30 giugno i ragazzi sono stati trovati morti in Cisgiordania, fuori da Hebron.

Nella Striscia di Gaza l’atmosfera di tensione ha portato a un aumento degli attacchi con razzi contro Israele da parte della Jihad Islamica e altri militanti palestinesi. Questi erano stati relativamente rari dal cessate il fuoco del 2012, ma alla fine di giugno 2014 i lanci di razzi e le rappresaglie israeliane erano diventati un evento quotidiano. Il 30 giugno, in risposta a queste rappresaglie, Hamas ha lanciato i suoi primi razzi contro Israele dal cessate il fuoco.

L’8 luglio Israele ha avviato un’offensiva su larga scala nella Striscia di Gaza, usando bombardamenti aerei, missili e fuoco di mortaio per distruggere una varietà di obiettivi che sosteneva fossero associati all’attività militante. Dopo più di una settimana di bombardamenti che non erano riusciti a fermare il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza, le forze israeliane hanno lanciato un assalto terrestre per distruggere le gallerie e altri elementi dell’infrastruttura dei militanti.

All’inizio di agosto i leader israeliani hanno dichiarato che l’operazione terrestre aveva raggiunto il suo obiettivo, e le truppe e i carri armati israeliani si sono ritirati dalla Striscia di Gaza. I raid aerei israeliani sono continuati, così come gli attacchi con razzi e mortai su Israele dalla Striscia di Gaza.

Dopo aver accettato diverse tregue a breve termine nel corso del conflitto, i leader israeliani e palestinesi hanno raggiunto una tregua a tempo indeterminato alla fine di agosto. In cambio della cessazione del lancio di razzi dalla Striscia di Gaza, Israele ha accettato di allentare le restrizioni sui beni che entrano nella Striscia di Gaza, di ampliare la zona di pesca al largo della costa e di ridurre le dimensioni del cuscinetto di sicurezza che imponeva nelle aree adiacenti al confine israeliano.

Nonostante l’alto numero di morti palestinesi – stimato in oltre 2.100 – e la diffusa distruzione nella Striscia di Gaza, i leader di Hamas hanno dichiarato la vittoria, esaltando la loro capacità di resistere agli attacchi israeliani.

Una serie di proteste al confine a Gaza nel 2018, in cui i manifestanti hanno tentato di attraversare il confine verso Israele e hanno inviato aquiloni e palloncini incendiari in Israele, è stata contrastata con una risposta violenta da parte di Israele.

La situazione ha raggiunto il culmine il 14 maggio, quando circa 40.000 persone hanno partecipato alle proteste. Molti dei manifestanti hanno tentato di attraversare il confine contemporaneamente, e i soldati israeliani hanno aperto il fuoco, uccidendo circa 60 persone e ferendone circa 2.700. La violenza è continuata ad aumentare, portando a raid aerei israeliani e lancio di razzi da parte di Hamas in Israele. I combattimenti sono durati diversi mesi e sono terminati con una tregua a novembre.

Le discussioni per mantenere la pace sono rimaste in corso negli anni successivi – anche durante i periodi di escalation – e hanno portato all’occasionale allentamento delle restrizioni sulla Striscia di Gaza.

Nel maggio 2021 le tensioni a Gerusalemme sono degenerate e hanno portato alla maggiore escalation di violenza dal 2014. Dopo scontri tra la polizia israeliana e i manifestanti palestinesi che hanno lasciato centinaia di feriti, Hamas ha lanciato razzi su Gerusalemme e sul sud e centro di Israele, provocando raid aerei da parte di Israele in risposta.

Nell’ottobre 2023 Hamas ha lanciato un assalto coordinato via terra, mare e aria che ha colto Israele di sorpresa. Nel giro di poche ore centinaia di israeliani sono stati segnalati come uccisi o dispersi – il giorno più sanguinoso per Israele in decenni – e più di 100 sono stati presi in ostaggio.

ChatGpt ed aziende, alcuni consigli

ChatGPT è una delle tecnologie più innovative nel campo dell’intelligenza artificiale generativa, che permette di creare contenuti testuali originali e coerenti a partire da un input. Ma cosa significa questo per le aziende?

Non serve solo a risparmiare

L’intelligenza artificiale generativa non serve solo a risparmiare, più che tagliare i costi, lo scopo principale degli strumenti di intelligenza artificiale generativa è quello di aumentare la produttività, rendendo più veloci ed efficienti i processi aziendali.

Le previsioni sull’impatto dell’intelligenza artificiale generativa sul mercato del lavoro sono molto variabili, e dipendono dal tipo e dal livello di competenza delle posizioni coinvolte. Si stima che la percentuale di lavoratori sostituiti da questa tecnologia possa andare dal 20% all’80%. Tuttavia, i casi di aziende che hanno eliminato (o quasi) il fattore umano grazie all’intelligenza artificiale generativa sono ancora rari e isolati, e non sempre hanno portato a risultati soddisfacenti.

L’impatto dell’intelligenza artificiale generativa sul business non è la sostituzione del personale, ma l’accelerazione della produttività e della creatività umane. Secondo Charles Morris, Chief Data Scientist per i servizi finanziari di Microsoft: “Non pensare all’intelligenza artificiale come a uno strumento di automazione, ma come a un copilota: gli esseri umani lo fanno e il copilota li aiuta a farlo più velocemente”.

L’intelligenza artificiale generativa cambierà il modo in cui usi i dati

L’intelligenza artificiale generativa è una tecnologia che permette di creare contenuti originali a partire da dati esistenti, come testi, immagini, audio o video. Si tratta di una delle aree più promettenti e innovative dell’intelligenza artificiale, che potrebbe rivoluzionare diversi settori e applicazioni.

Tra gli strumenti di intelligenza artificiale generativa, i modelli di linguaggio di grandi dimensioni (LLM) sono quelli che stanno ricevendo maggiore attenzione e investimenti. Questi modelli sono in grado di produrre testi coerenti e fluenti su qualsiasi argomento, a partire da una parola chiave, una frase o un testo di riferimento.

ChatGPT è forse il LLM più noto al momento, ma non è l’unico. Microsoft, Facebook e altri giganti della tecnologia stanno sviluppando o hanno già lanciato i loro LLM, che promettono di offrire prestazioni sempre migliori e funzionalità più avanzate. Entro la fine del decennio, le aziende potrebbero dover fare affidamento su decine o centinaia di LLM diversi, a seconda del loro settore e delle loro dimensioni.

Tuttavia, non tutti i LLM sono uguali. Ogni modello ha i suoi punti di forza e di debolezza, così come i suoi rischi e le sue sfide. Come possono le aziende valutare e scegliere i LLM più adatti alle loro esigenze? Quali criteri devono seguire per garantire la qualità, l’affidabilità e l’etica dei contenuti generati?

Secondo Chris Nichols, direttore dei mercati dei capitali presso la South State Bank, le aziende dovrebbero applicare alcuni standard a ciascun modello:

“Ci sono alcuni standard che le aziende dovrebbero applicare a ciascun modello. I gruppi a rischio devono tenere traccia di questi modelli e valutarli in base alla loro accuratezza, potenziale di parzialità, sicurezza, trasparenza, privacy dei dati, approccio/frequenza di audit e considerazioni etiche (ad esempio, violazione della proprietà intellettuale, creazione di falsi profondi, ecc.).”

Un altro aspetto fondamentale per l’intelligenza artificiale generativa è la qualità dei dati. I dati sono il materiale grezzo da cui i LLM creano i contenuti, e se i dati sono scadenti o inaccurati, anche i contenuti lo saranno. Il detto “garbage in, garbage out” è stato creato su misura per l’intelligenza artificiale generativa.

Per questo motivo, le aziende devono prestare molta attenzione alla qualità dei dati che usano o che provengono da fonti pubbliche, come Internet. Sebbene Internet sia una miniera d’oro di dati, è anche una discarica di dati inaffidabili o irrilevanti. Le aziende devono essere in grado di distinguere le pepite d’oro dalle spazzature.

Inoltre, le aziende devono considerare la qualità, la disponibilità e l’accessibilità di tipi specifici di dati, come quelli sui clienti, sulle interazioni dei clienti, sulle transazioni, sulle prestazioni finanziarie o operative. Ognuno di questi tipi di dati può essere usato dagli strumenti di intelligenza artificiale generativa per creare contenuti personalizzati, informativi o persuasivi.

Come usare l’intelligenza artificiale generativa in modo responsabile ed efficace

L’intelligenza artificiale generativa non è una bacchetta magica che risolve tutti i problemi. Al contrario, richiede nuovi comportamenti e nuove competenze da parte degli utenti, che devono essere consapevoli dei limiti, dei rischi e delle sfide di questa tecnologia.

Innanzitutto, gli utenti devono stabilire delle linee guida per l’utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale generativa. Non si tratta di vietare o limitare l’uso di questa tecnologia, ma di definire dei criteri per garantire la qualità, l’affidabilità e l’etica dei contenuti generati. Ad esempio, gli utenti devono:

  • Documentare le istruzioni che utilizzano per generare i risultati;
  • Correggere l’output dell’intelligenza artificiale generativa (e dimostrare che lo hanno fatto);
  • Aderire alle linee guida interne dei documenti che includono l’uso di parole chiave, titoli chiari, grafica con tag alt, frasi brevi e requisiti di formattazione.

Le aziende non possono più concentrarsi solo sulla digitalizzazione dei processi di transazione ad alto volume, ma devono espandere il loro focus per migliorare le prestazioni dei lavoratori della conoscenza nell’organizzazione – IT, legale, marketing, ecc.

Questo significa che i manager devono essere in grado di valutare i modelli disponibili e scegliere quelli più adatti alle loro esigenze. Devono anche essere in grado di monitorare e supervisionare l’uso degli strumenti di intelligenza artificiale generativa da parte dei loro dipendenti. Devono infine essere in grado di sfruttare al meglio i contenuti generati per creare valore per i loro clienti, i loro partner e i loro stakeholder.

L’intelligenza artificiale generativa è una tecnologia che cambierà il modo in cui usi i dati e il modo in cui comunichi con il mondo. Per usare questa tecnologia in modo responsabile ed efficace, devi essere preparato a seguire delle linee guida, a garantire la qualità dei dati e a adattarti al cambiamento.

Joivy: i criteri di accettazione delle recensioni

Se state cercando una stanza d’albergo o un bed and breakfast in Europa, probabilmente vi siete imbattuti in Joivy, il motore di ricerca che vi permette di trovare la sistemazione ideale per le vostre esigenze. Joivy è diverso dagli altri motori di ricerca perché utilizza come criterio fondamentale le recensioni degli utenti, che vi aiutano a scegliere la stanza più adatta a voi.

Ma come fa Joivy a garantire la qualità e l’affidabilità delle recensioni? Quali sono i criteri che usa per accettare o respingere una recensione di una stanza? In questo articolo vi spieghiamo tutto quello che c’è da sapere sul sistema di valutazione di Joivy.

La recensione deve provenire da una persona iscritta al motore di ricerca Joivy

Per poter lasciare una recensione su Joivy, è necessario essere iscritti al motore di ricerca. Questo ci permette di controllare i dati e le credenziali degli utenti che rilasciano le recensioni, e di evitare che ci siano recensioni false o duplicate. Inoltre, gli utenti iscritti possono usufruire di tutti i vantaggi offerti da Joivy, come la possibilità di confrontare i prezzi, prenotare direttamente dal sito, ricevere offerte personalizzate e molto altro.

La recensione deve rispecchiare una reale esperienza di soggiorno

Per assicurarci che le recensioni siano veritiere e utili, chiediamo agli utenti di dimostrare di aver soggiornato nella stanza che vogliono valutare. Per farlo, devono inserire molti dettagli che ci permettono di eseguire un controllo incrociato con i dati della prenotazione e della struttura. Ad esempio, devono indicare il periodo del soggiorno, il numero di persone, il tipo di camera, il servizio ricevuto, i punti di forza e di debolezza della stanza e della struttura, e così via.

La recensione su Joivy non deve essere influenzata da motivazioni personali o commerciali

Per evitare che ci siano recensioni che hanno lo scopo di danneggiare o favorire la reputazione della struttura o dell’ospite, eliminiamo ogni recensione che viene rilasciata nell’ambito di una lite con il proprietario o con altri ospiti. Eliminiamo o non accettiamo anche tutte le recensioni che vengono lasciate dagli amici e dai parenti del proprietario o dell’ospite, o che sono motivate da interessi personali o commerciali. Questo ci permette di mantenere un livello di obiettività e imparzialità nelle valutazioni.

La recensione deve essere coerente con le altre recensioni sulla stessa struttura

Per evitare che ci siano recensioni troppo discordanti o contrastanti sulla stessa struttura, verifichiamo con un nostro software automatico le recensioni nel momento in cui due recensioni sulla stessa struttura dicono cose diametralmente opposte. In questo caso, scatta un controllo ulteriore per verificare che siano recensioni reali. Inviamo una mail ai rispettivi recensori e chiediamo delle ulteriori informazioni che possono sapere solamente se sono stati veramente all’interno di quella stanza. Se non riceviamo una risposta entro un certo periodo di tempo, o se la risposta non è soddisfacente, eliminiamo la recensione sospetta.

La recensione su Joivy deve essere scritta in modo chiaro e corretto

Per facilitare la comprensione e la comparazione delle recensioni, chiediamo agli utenti di scrivere in modo chiaro e corretto, utilizzando un linguaggio appropriato e rispettoso. Eliminiamo o non accettiamo le recensioni che contengono errori ortografici o grammaticali gravi, che usano un linguaggio volgare o offensivo, che sono scritte in modo confuso o incomprensibile, o che non rispettano le regole di formattazione del sito.

Joivy. La recensione deve essere aggiornata e rilevante

Per garantire che le recensioni riflettano la situazione attuale della struttura e della stanza, chiediamo agli utenti di lasciare una recensione entro un certo periodo di tempo dal loro soggiorno. Inoltre, chiediamo agli utenti di aggiornare la loro recensione se ci sono stati dei cambiamenti significativi nella struttura o nella stanza, o se hanno avuto delle esperienze successive che hanno modificato la loro valutazione. Eliminiamo o non accettiamo le recensioni che sono obsolete o irrilevanti, o che non tengono conto delle novità o delle informazioni aggiuntive fornite dalla struttura o da altri utenti.

La recensione deve essere equilibrata e onesta

Per assicurarci che le recensioni siano equilibrate e oneste, chiediamo agli utenti di valutare sia gli aspetti positivi che quelli negativi della struttura e della stanza, tenendo conto del rapporto qualità-prezzo, delle aspettative e delle esigenze personali. Chiediamo anche agli utenti di fornire delle prove o degli esempi a sostegno delle loro opinioni, e di evitare di esagerare o di minimizzare i fatti. Eliminiamo o non accettiamo le recensioni che sono troppo positive o troppo negative, che sono basate su impressioni superficiali o infondate, o che sono influenzate da fattori esterni o emotivi.

Come segnalare una recensione sospetta su Joivy

Se pensi che una recensione su Joivy sia sospetta, puoi segnalarla cliccando sul pulsante “Segnala” che trovi sotto la recensione stessa. Ti verrà chiesto di indicare il motivo della segnalazione, scegliendo tra le opzioni disponibili. Il nostro team di moderazione esaminerà la tua segnalazione e prenderà le misure appropriate, come eliminare la recensione, contattare il recensore o il proprietario, o lasciare la recensione invariata. Ti ringraziamo per il tuo contributo a rendere Joivy una piattaforma affidabile e trasparente.

Iran e Russia insieme al regime di Assad vogliono cacciare gli Usa dalla Siria

Lo studio è stato redatto dal L’Institute for the Study of War (ISW).

Iran, Russia e regime siriano stanno coordinando una campagna coercitiva per espellere gli Stati Uniti dalla Siria. Questa campagna rappresenta un serio rischio per le forze statunitensi in Siria e per gli interessi statunitensi in Medio Oriente.

L’Iran e il regime siriano hanno inviato forze e materiali sulla linea di contatto con le Forze Democratiche Siriane (SDF) nella Siria nord-orientale dal 7 luglio al 12 luglio 2023. Entrambi hanno dispiegato forze e materiali aggiuntivi nell’area. Gli schieramenti iraniani e siriani nella Siria orientale sono avvenuti insieme a un crescente coordinamento operativo con la Russia. La Russia ha fornito informazioni all’Iran mentre conduceva voli più aggressivi contro le forze statunitensi in Siria da metà marzo.

Anche l’Iran, la Russia e il regime siriano stanno coordinando un’operazione di informazione che affermava che gli schieramenti dovevano proteggere il territorio da loro controllato da un attacco USA-SDF. Le forze statunitensi sono in Siria nell’ambito dell’operazione Inherent Resolve della Task Force combinata, che mira a sconfiggere militarmente l’ISIS attraverso partenariati con le SDF e i partner della coalizione internazionale.

La Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica ha diretto gli schieramenti di milizie nella provincia di Deir ez Zor, principalmente verso le linee di controllo con le SDF nella città di Deir ez Zor, a partire dall’inizio di luglio. L’IRGC-QF ha anche supervisionato il dispiegamento di milizie appoggiate dall’Iran nelle aree del deserto siriano centrale vicino alla zona di esclusione di 55 chilometri intorno alla guarnigione di Al Tanf. Forze russe hanno trasferito 17 camion di armi alle milizie appoggiate dall’Iran nella città di Deir Zor tra il 19 e il 20 giugno.

Fonti affiliate al regime iraniano e siriano hanno diffuso false informazionidalla fine di giugno secondo cui gli Stati Uniti e le forze alleate in Siria intendono lanciare un’offensiva per riconquistare le città controllate dal regime. Le SDF hanno dichiarato pubblicamente e ai funzionari del regime russo e siriano che le sue operazioni nella Siria orientale non sono operazioni di emergenza per eliminare le cellule dell’ISIS. Non ci sono indicazioni che le SDF abbiano pianificato incursioni nel territorio controllato dal regime. Esistono tuttavia prove considerevoli di una crescente minaccia da parte dell’Isis in Siria, inclusa una manifestazione di sostegno all’Isis il 7 luglio a Izba, una città vicino alla linea di controllo.

Il coordinamento tra Iran, Russia e regime siriano è forse parte di una più ampia campagna politico-militare per rafforzare la legittimità internazionale del regime di Assad ed espandere il controllo iraniano-russo sul territorio siriano. Iran, Russia e regime siriano hanno un interesse comune nella esclusione delle forze statunitensi dalla Siria.

La normalizzazione dei legami tra la Siria e gli stati arabi quest’anno ha creato circostanze opportune per rafforzare la capacità del regime di Assad di riprendere il controllo nominale sulla Siria, rafforzandovi le posizioni russa e iraniana. Le campagne di informazione iraniane e russe stanno amplificando le voci fittizie sugli attacchi della coalizione internazionale nel territorio del regime siriano.

L’accumulo di forze del regime iraniano, russo e siriano nella Siria orientale potrebbe portare ad attacchi non autorizzati contro le forze statunitensi o delle SDF che trascinerebbero gli Stati Uniti in un conflitto nel breve termine. La mobilitazione delle forze filo-regime nella Siria orientale ha già portato a scontri tra le forze filo-regime e le forze SDF. Le campagne di informazione iraniane e russe stanno amplificando le voci di attacchi della coalizione internazionale nel territorio del regime siriano e alimentando le tensioni locali.

L’Iran, la Russia e il regime siriano stanno dando una priorità minore alle operazioni anti-Isis mentre mobilitano le forze nella Siria orientale, il che molto probabilmente offre all’Isis lo spazio per aumentare le proprie capacità, riposarsi e riorganizzarsi a lungo termine. L’aeronautica russa sta conducendo alcuni attacchi aerei contro l’Isis, ma l’aumento dei voli volti a molestare le forze statunitensi in Siria da marzo attira risorse russe dalle operazioni anti-Isis.

La Russia mantiene un reggimento aereo misto in Siria, ma la guerra in Ucraina ha imposto alcuni vincoli alle sue risorse, come il ritiro di uno squadrone di aerei d’attacco nel marzo 2022. Gli schieramenti iraniani lungo la linea di controllo (LoC) traggono risorse anche dal contrasto all’Isis nella cintura urbana di Deir ez Zor controllata dal regime. L’Isis ha intensificato gli attacchi e gli sforzi coercitivi nella cintura urbana di Deir ez Zor dall’inizio del 2023, inclusa l’intimidazione della popolazione locale stabilendo un governo ombra di notte e appendendo bandiere dell’Isis a Masrib, a nord della città di Deir ez Zor.

La campagna di coercizione coordinata del regime iraniano, russo e siriano molto probabilmente sosterrebbe una campagna di attacco diretta dall’Iran per costringere le forze statunitensi a ritirarsi dalla Siria. Le milizie sostenute dall’Iran hanno reclutato, armato e addestrato milizie con le risorse e le capacità necessarie per condurre una campagna offensiva prolungata contro le forze statunitensi in Siria. L’Iran, con il sostegno di Siria e Russia, ha creato le condizioni per creare un ambiente ostile alle forze statunitensi nella Siria orientale. Una campagna di attacco iraniana sostenuta da Russia e Siria ostacolerebbe la capacità degli Stati Uniti di difendere efficacemente le proprie forze e i propri interessi in Siria.