Israele. Continuano i colloqui di pace con Hamas al Cairo

I leader di Hamas hanno tenuto una seconda giornata di colloqui per una eventuale tregua con mediatori egiziani e del Qatar, senza che fossero stati segnalati progressi evidenti. Nel frattempo, il gruppo islamico ha mantenuto la sua richiesta che qualsiasi accordo debba concludere definitivamente la guerra a Gaza, come riferito da funzionari palestinesi.

Un funzionario palestinese ha dichiarato che la delegazione di Hamas è giunta al Cairo determinata a raggiungere un accordo “ma non a qualunque prezzo”. “L’accordo deve porre fine alla guerra e costringere le forze israeliane a ritirarsi da Gaza, Israele, tuttavia, non si è ancora impegnato in questo senso“, ha detto il funzionario alla stampa.

Israele desidera un accordo per liberare almeno alcuni dei circa 130 ostaggi detenuti da Hamas. Tuttavia, sabato, gli israeliani hanno indicato che l’obiettivo finale del Paese è rimasta invariata, affermando che Israele “in nessun caso” accetterà un accordo per concludere la guerra, la quale è mirata a disarmare e smantellare Hamas definitivamente. Da parte palestinese d’altronde si riferisce che i negoziati “stanno incontrando ostacoli perché Israele rifiuta di impegnarsi per un cessate il fuoco completo“, aggiungendo però che la delegazione di Hamas era ancora al Cairo nella speranza che i mediatori potessero persuadere Israele a cambiare la sua posizione.

Durante gli ultimi colloqui, residenti e funzionari hanno segnalato che gli aerei e i carri armati israeliani hanno continuato a bombardare le aree dell’enclave palestinese durante la notte, causando morti e feriti. Fonti egiziane hanno informato che il direttore della CIA William Burns, precedentemente coinvolto nei colloqui di tregua, era arrivato al Cairo. Gli Stati Uniti, insieme ad altre potenze occidentali insieme a Israele, definiscono Hamas un gruppo terroristico, e hanno esortato a raggiungere un accordo.

Israele ha dato un assenso preliminare ai termini che, secondo una fonte, includerebbero la restituzione di un numero di ostaggi compreso tra 20 e 33 in cambio del rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi e di una tregua di diverse settimane.

Ciò lascerebbe circa 100 ostaggi a Gaza, alcuni dei quali, secondo Israele, sono morti in prigionia.