21 Ottobre 2025
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Jimmy Wales difende Dwyer: Wikipedia sfida Hollywood

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Il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales sta combattendo, e invita a combattere, una nuova battaglia legale contro il copyrighting e il bavaglio che si vuole mettere alla rete cercando di salvare il capro espiatorio, il giovane ragazzo inglese Richard O‘Dwyer.

Richard è un giovane studente all’Università inglese della Sheffield Hallam University, ideatore e amministratore del sito TVShack.net, un vero e proprio portale che raccoglie link legali e illegali a diversi contenuti multimediali e produzioni di Hollywood. Dal suo sito Dwyer avrebbe raccolto circa 140mila sterline in pubblicità tramite i classici annunci, sottraendo questi guadagni ai rispettivi proprietari, i quali lo hanno prontamente denunciato. La cosa ha portato all’arresto del ragazzo, e al successivo prosciogliemento in attesa di nuovo giudizio.

Mentre la legge inglese punirebbe Dwyer con una semplice condanna e l’obbligo di assistenza presso i servizi sociali per 6 mesi, gli avvocati americani hanno chiesto e ottenuto dal Ministro degli Interni inglese Theresa May, l’autorizzazione ad estradare il giovane negli USA. Non si è certi della correttezza di tale decisione, visto che il ragazzo è cittadino inglese e i server del sito sono stati registrati nel Regno Unito, ma è sicuro che la legge americana è ben più crudele in termini di copyrighting, e Dwyer rischia ora un processo e  una condanna fino a 10 anni di reclusione.

E’ qui che entra in gioco il fondatore di Wikipedia Wales. Da sempre schierato con la libertà di informazione e di contenuti, Wales aveva già sostenuto un’aspra battaglia contro la regolamentazione SOPA/PIPA che mirava  a limitare fortemente la libertà di espressione via web, e ora è pronto a difendere il ragazzo da quello che lui considera un vero e proprio accanimento.

I diritti d’autore sono un’istituzione importante, servono uno scopo morale ed economico. Ma questo non significa che il copyright può o dovrebbe essere illimitato. Ciò non significa che dovremmo abbandonare principi morali e legali consolidati nel tempo per consentire abusi infiniti sulle nostre libertà civili negli interessi dei magnati di Hollywood. All’inizio di quest’anno, nella lotta contro Sopa e PIPA, il pubblico ha ottenuto la sua prima grande vittoria. Questa potrebbe essere la seconda.

Wales ha aperto il sito Change.org dove con una petizione mondiale chiede di bloccare l’estradizione, iniziativa che ha già ottenuto l’appoggio e la firma di circa 15mila utenti. E’ evidente come siano in gioco due grandi forze: quella dell’industria americana capitalista, che vuole proteggere i propri prodotti e che vuole palesemente concretizzare la massima di (chi l’avrebbe mai detto, un comunista) Mao Zedong,  “Colpire uno per educarne cento”, e il popolo della rete, la cui pressione ed attenzione ha già modificato gli equilibri della vicenda ed è seriamente intenzionata a vincere una nuova battaglia in favore del ragazzo Dwyer che ha spiegato:

Se pensassi all’estradizione tutto il giorno sarebbe un disastro terribile, non riuscirei a laurearmi e starei tutto il giorno in camera a frignare. Avrebbero già vinto se permettessi mi accaddesse questo.

Roberto Trizio

Mozilla progetta Junior, nuovo browser per iPad

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Mozilla, la fondazione che ha ideato e sviluppato il noto browser Firefox, sta progettando un nuovo software di navigazione per iPad, destinato a sfidare il ben noto Safari e a modificare l’esperienza web degli utenti tablet.

Secondo gli esperti di Mozilla, il browser di Apple, Safari, installato di default su tutti gli iPad è una buona soluzione, ma si tratta in realtà del trasporto su tablet della vecchia concezione di browser pensata per i computer desktop con tutti i limiti che ne seguono, come alcune imprecisioni nel tocco, specie nel caso in cui vogliamo cliccare sul tasto indietro, veramente troppo piccolo.

Junior, questo il nome del browser a cui sta lavorando Mozilla, è invece un browser interamente progettato per la navigazione su tablet e, secondo un video pubblicato sul web, completamente diverso. La schermata di partenza è composta da due enormi tasti, il primo permette di andare indietro nella navigazione, il secondo è invece un segno “più” che consente di eseguire quelle che, nelle previsioni degli sviluppatori, sono le tre azioni che un utente desidera fare quando deve navigare, specie se si trova in un sito nuovo.

Il primo visualizzare l’elenco della pagine recenti per ritrovare una informazione appena letta, secondo, trovare le icone ben visibili con i siti preferiti aggiunti dall’utente, e infine una barra di ricerca dove poter allo stesso tempo digitare il preciso indirizzo di un sito o inserire della parole chiave da cercare sul web. I risultati della ricerca compariranno al posto della sezione preferiti, mantenendo la schermata iniziale sostanzialmente invariata. Il browser sarà scaricabile gratuitamente dallo Store di Apple, integrato nello stesso iPad.

La proposta di Mozilla non è l’unica lanciata per sostituire Safari. Recentemente anche la web company Yahoo! ha lanciato il browser per tablet Axis, che si basa sull’idea di visualizzare delle anteprime dei siti che si stanno cercando, raggiungibili direttamente con un clic dell’utente, saltando il passaggio di dover consultare il classico e noioso elenco di link forniti dai motori di ricerca. Allo stesso modo Atomic, Dolphin, Opera Mini e Skyfire sono tutti esempi di alternative che desiderano raggiungere un buon livello di diffusione. Ma la Mozilla ha una storia, è stato il primo browser a scalzare il primato di Microsoft Explorer, una esperienza con la navigazione, perchè detiene ancora il 20% del mercato, e una volontà di primeggiare, visto che il suo lento declino è stato avvertito da tutti, che le danno un vantaggio competitivo decisamente corposo.

Roberto Trizio

Apple iOS 6, Siri e Facebook integrato. E’ guerra a Google

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Apple presenta al mondo le prime novità dell’era post Steve Jobs, in una situazione che la vede in lotta aperta con Google. Dopo che BigG ha creato Android e ha iniziato a vendere smartphone in collaborazione con i più grandi produttori, sottraendo clienti all’iPhone, Cupertino ha risposto colpendo il core business di Google: l’eliminazione di Google Maps da iPad e iPhone sottrae diversi milioni di device dagli annunci pubblicitari di Google, che non potrà non accusare il colpo in termini di incassi.

Vediamo dunque le novità che Apple ha in serbo per i suoi clienti. La prima è indubbiamente Maps per iOS, il sostituto delle mappe Google. Si tratta di una funzione che permette di avere un topografia completa delle zone geografiche, con fotografie dettagliate dei luoghi, che Apple ha realizzato per proprio conto tramite le diverse aziende acquisite ad hoc in questo periodo. In questo modo Apple viene a conoscenza delle ricerche e delle preferenze locali degli utenti, sottraendo una miniera di informazioni al rivale, e ponendo le basi, forse, per una sua iniziativa di annunci pubblicitari.

Siri è invece un assistente vocale, una specie di navigatore satellitare che assiste alla guida, per iPhone che tuttavia ha una valenza strategica enorme. Se ora si configura come una semplice app, una delle tante, la sua vocalità e soprattutto il fatto che ad una richiesta fatta dall’utente vengono mostrati dei risultati significa non solo che si tratta di uno di quei prodotti che possono diventare un must per gli automobilisti, e il fatto che BMW, General Motors, e Honda abbiano già chiesto di poterla provare lo conferma, ma che un giorno potrebbe chiaramente diventare il motore di ricerca della Apple, andando nuovamente a colpire Google alla gola. In questo caso saranno non solo le ricerche generali, ma soprattutto quelle locali, di vie, alberghi e ristoranti che Google Plus Local vuole coprire, ad avere un nuovo temibile rivale.

Anche lo sviluppo è un territorio di combattimento. Se migliaia di programmatori si sono impegnati per rendere grande Android, creando milioni di app, alla conferenza di presentazione è stato dimostrato come mentre gli altri sistemi operativi siano alla quarta generazione, Apple è già arrivata alla versione iOS 6 e quasi tutti gli utenti hanno già aggiornato il proprio sistema. Insomma, il messaggio è chiaro: gli sviluppatori dovrebbero trovare conveniente lavorare per i sistemi Apple, evitando di dover produrre più versioni della stessa applicazione. Anche questa iniziativa è volta a sottrarre a Google una gran parte di developer, e di assicurarsi una forza lavoro che può ulteriormente sostenere i prodotti di Cupertino.

Altro colpo pericoloso, l’integrazione di Facebook. Il gigante dei social network è un collega da trattare con le pinze, visto che sta pensando di sviluppare un proprio smartphone andando a scontrarsi proprio con gli smartphone Android ma soprattutto con l’iPhone, ma in questo caso l’alleanza è ancora possibile, e ospitare un acerrimo nemico di Google permette di fare muro contro l’avversario comune. Da oggi gli utenti potranno postare sul loro profilo direttamente dalle app di Apple, così come i contatti e il calendario sono automaticamente collegati e sincronizzati con una perfetta integrazione fra le due aziende.

Apple ha integrato Facebook anche in iTunes e nell’App Store. “Crediamo che la più grande mossa  che Apple possa fare è rafforzare non solo l’interazione all’interno di un proprio ecosistema, ma anche la creazione di un consorzio di partner Web  per offrire un’esperienza che vive in gran parte al di fuori delle mura di Google. Crediamo che questa attenzione nel coinvolgere partner importanti del Web continui a differenziare significativamente iOS da Android.”

A questo punto, la guerra fra le due aziende è chiara. Lo strapotere di Google nel web classico, viene attaccato e minato dai social, Facebook e Twitter in primis, che convogliano immani quantità di utenti, e da Apple che ha deciso di bloccare l’avanzata di BigG sul mobile, la nuova frontiera della connessione internet. I giochi, insomma, sono aperti.

Agostino Guardamagna

Apple: via Google Maps da iPhone e iPad. Stangata per Adsense

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C’eravamo tanto amati. E’ la frase che meglio rappresenta la situazione fra Apple e Google, i cui rapporti commerciali si stanno raffreddando.

Se nel 2007, quando venne lanciato l’iPhone, Google forniva ampi servizi integrati e si collocava come uno degli alleati più forti dell’azienda di Cupertino, la decisione del motore di ricerca di creare un sistema operativo mobile proprio, Android, ha portato alla creazione di un vero e proprio antagonista dell’iOS di Apple. E Apple ha risposto per le rime: una serie di acquisizioni importanti di diverse aziende, fra cui una italiana, ha portato Apple a diventare sempre più autonoma ed indipendente dai servizi di BigG fino all’annuncio choc di oggi: Apple eliminerà lo storico servizio di Google Maps da iPhone e iPad, sostituendolo con una app proprietaria.

Apple sostituisce Google Maps con un app proprietaria
Apple sostituisce Google Maps con un app proprietaria

La nuova app di Apple dovrebbe chiamarsi iMaps e le sue caratteristiche saranno il prodotto della compagnia di mappatura territoriale e di navigazione geografica della Placebase, unita ai servizi forniti dalla neoacquisita Poly9. E l’esperienza di navigazione sarà sicuramente in 3D come dimostra il lavoro di un’altra azienda appositamente acquistata, la 3D mapping C3. Insomma, gli utenti di Apple dovrebbero ritrovarsi entro dicembre di quest’anno con un sostituto perfetto di Maps.

In termini pubblicitari, Apple mira a fornire pubblicità contestualizzata e geolocalizzata, guadagnando dai propri utenti gli incassi che in questo momento confluiscono nelle tasche di Google Adsense e questo costituisce una enorme perdita di profitti per BigG. La decisione di Apple non è l’unica: anche il social network Foursquare e Wikipedia, una volta dotate di Google Maps, hanno abbandonato le funzioni del motore di ricerca per affidarsi al progetto open source OpenStreetMaps. Insomma, le cose si fanno difficili per Google, perchè gli avversari stanno diventando tanti, e l’attacco allo strapotere di BigG è appena iniziato.

Scaricata da una compagnia importante, che diminuirà sensibilmente il numero degli utenti di Maps, Google ha immediatamente risposto con uno speciale evento che dovrebbe presentare delle importanti novità nel servizio di Maps, visibile in tempo reale. E la decisione di integrare le mappe all’interno del social network Google Plus, di cui è appena nata la versione local che include commenti sui locali, ristoranti e non, segnala come l’azienda abbia ormai capito che il tempo delle amicizie è finito, e ora vince il più forte.

Roberto Trizio

Scegliere un router wireless: a cosa pensare

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State ancora utilizzando il router che vi ha dato il vostro provider di servizi Internet? Se è così, potrebbe non essere sempre la migliore scelta possibile. I router che gli ISP forniscono tendono ad essere i vecchi modelli con un firmware personalizzato e il download e l’upload di questi router potrebbero non corrispondere alla velocità che si paga.

Nella scelta di un router è fondamentale scegliere fra i 2.4 e i 5 MHz
Nella scelta di un router è fondamentale scegliere fra i 2.4 e i 5 MHz

La situazione è ancora peggiore se si affitta il router dal proprio ISP, perché è denaro che potrebbe essere speso meglio per un modello ben più potente. Sebbene l’acquisto di un router  richiede un investimento iniziale, un’acquisto mirato può farvi risparmiare denaro nel lungo termine, oltre al fatto che un router adatto alle proprie esigenze permette ovviamente prestazioni migliori. Prima di scappare al più vicino negozio di elettronica (o negozio online) per comprare un nuovo router, tuttavia, è necessario prendere alcune cose in considerazione.

L’investimento corretto – In primo luogo, si dovrebbe capire quanto siete disposti a spendere. Un buon router vi costerà dovunque dai 30 ai 200 Euro. Se si desidera collegare solo una manciata di dispositivi a Internet, e non siete interessati allo streaming video ad alta definizione o alla riproduzione di giochi online, un router di medio livello dovrebbe supportare bene le vostre esigenze e fra questi suggeriamo il Cisco Linksys serie E. Potete cavarvela con meno di 100 euro. Ad alto livello di prestazioni, avrete bisogno invece di spendere circa 150 euro. Un router per ottenere elevate prestazioni di connessione come il Netgear N900 può sembrare quindi costoso in un primo momento, ma vale la pena, se state cercando di ottenere il massimo dalla  rete wireless.

Il dilemma, 2.4 o 5GHz? – Nella scelta del router si dovrebbe  prendere in considerazione anche i tipi di connessioni che il dispositivo supporta, oltre alla frequenza di trasmissione. La scelta è tra i router che viaggiano sui 2.4GHz e quelli a 5GHz.

I primi tendono in generale ad avere una buona gamma di trasmissione e supportano ancora i vecchi protocolli 802.11g e 802.11b, e sono una scelta obbligata se i vostri computer non sono ultimo modello, visto che il rischio sarebbe quello di avere un router potentissimo ma inutilizzabile. Il rovescio della medaglia sta nella velocità: dal momento che la maggior parte dei router wireless (e alcuni telefoni cordless) utilizzano la stessa banda, il segnale proveniente dal router può diventare rumoroso e impantanato – specialmente se si vive in un condominio o in un’altra zona densamente popolata con molte reti wireless presenti.

I Router possono avere diverse opzioni, fra cui un grande numero di porte in entrata
I Router possono avere diverse opzioni, fra cui un grande numero di porte in entrata

Qualora i vostri computer siano tanto evoluti da connettersi con i router da 5GHz vi troverete in una situazione inversa: avrete sicuramente una velocità e una potenza particolari, sebbene  le persone e i muri continueranno a costituire uno ostacolo che diminuisce, seppur debolmente, l’intensità del segnale, ma  i protocolli supportati sono limitati solamente ai più recenti, ed è necessario verificare la compatibilità prima di procedere all’acquisto.

La scelta insomma deve essere effettuata a seconda dei protocolli attualmente usati dai computer della rete, che saranno un elemento discriminante. In caso di dubbi o se volete  garantire che tutti i vostri dispositivi saranno in grado di connettersi al router, suggeriamo di orientarsi con i classici  2.4GHz.

Il dual band – Qualsiasi MHz abbiate scelto, la connessione di molti dispositivi al router, come un paio di computer, un iPad e uno smarphone può rallentare la connessione, e generare una congestione dei dati tale da rovinare la vostra esperienza di navigazione.  Tenete a mente che avere troppi dispositivi connessi possono creare interferenze e indurli ad abbandonare la loro connessione Wi-Fi in modo casuale, ho sperimentato in prima persona questo problema quando ho provato a collegare sei dispositivi contemporaneamente (due computer, due telefoni, un iPad, e un gioco console) ad un singolo router a banda 2.4GHz.

Ecco quindi che i dual-band router, che utilizzando due canali differenti e indipendenti, permettono di godere al meglio della potenza del wifi. I Dual-band router sono più costosi di quelli single-router  ma utilizzano entrambi le bande a 2,4 GHz e 5GHz, e spesso sono dotate di alcune funzioni extra. Sono assolutamente indicati se dovete connettere molti dispositivi allo stesso tempo così come un dual-band router è ideale per la creazione di un sistema di intrattenimento wireless a casa, in previsione dello streaming di contenuti HD. Insomma, il nostro consiglio è: se potete permettervi un dual-band router, investite il vostro denaro a colpo sicuro.

I router dual band possono evitare inconvenienti come la disconnessione casuale dei dispositivi collegati
I router dual band possono evitare inconvenienti come la disconnessione casuale dei dispositivi collegati

Deciso il budget da investire, i MHz da scegliere e l’eventuale Dual Band, avrete ormai una idea chiara per l’acquisto del router, ma possiamo divertirci  a guardare le caratteristiche extra. Non tutti i router sono stati creati uguali quando si tratta di specifiche. Ad esempio, alcuni router hanno molte porte ethernet, il che li rende una buona scelta se si possiede un sacco di dispositivi (come computer desktop o console da gioco) che mancano di Wi-Fi integrato.

I router di fascia superiore (come il Netgear N750) a volte hanno le porte USB, che permettono di collegare dischi rigidi e supporti per condividere dati con le macchine collegate alla rete. Anche se questa caratteristica non è affatto efficace come una unità di archiviazione dedicata, può essere utile per la condivisione di alcuni file tra un piccolo gruppo di macchine. Altre caratteristiche da ricercare in un router includono l’accesso alla rete da parte di dispositivi ospiti, e le porte Gigabit Ethernet. Infine, godetevi il vostro nuovo router, e ottenete il massimo dalla vostra connessione a Internet.

Roberto Trizio

Le interviste (anche inedite) di Steve Jobs su iTunes

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Un tesoro di interviste del compianto Steve Jobs, fra cui alcune inedite, si trova ora gratuitamente tramite iTunes. Il defunto co-fondatore Apple  è stato spesso ospite al convegno annuale di All Things Digital, dove non era timido nel rispondere alle domande sul mondo tecnologico così come amava offrire i suoi pareri sui prodotti Apple. Sei video differenti di quelle famosi ospitate sono ora disponibili, per gentile concessione di iTunes.

Alla prima conferenza nel 2003, Jobs riflette sul  suo ritorno in Apple dopo il lancio di Next. Nel 2004 si parlava del successo di iTunes e iPod. Nel 2005, Jobs ha parlato del futuro dei dispositivi mobili. L’iPhone è stato il tema di conversazione nel 2007. Ma Jobs ha anche condiviso il palco con Bill Gates in cui i due si sono impegnati in una conversazione aperta e franca. Insieme, questi video forniscono un ritratto penetrante e mai rivelato dell’uomo, e sono una visione che vale la pena di affrontare per  chiunque sia incuriosito da Jobs, Apple, o dal settore tecnologico in generale.

Volunia ritorna. Il motore italiano ora si basa su Bing

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Volunia usa Bing
Volunia ora è basato su Bing

Abbiamo accolto qualche mese fa la novità di Volunia come il motore italiano “anti” Google, la novità della ricerca italiana che portava vento nuovo nel panorama ormai un pò schiacciato da Big G.

Le critiche della prima versione di Volunia sono arrivate da tutte le parti, anche da noi per via della piattaforma usata poco coerente con un progetto come era stato presentato. Poi ci sono stati mesi di silenzio totale, che hanno portato anche lo sconcerto nei power user, ovvero coloro che hanno richiesto l’accesso fin dal primo momento ed hanno aiutato il team di Mariano Pireddu e Massimo Marchiori a capire quali erano le cose che non andavano.

Ora la novità dell’annuncio del nuovo Volunia.

Come sempre siamo andati a guardare le cose che erano cambiate e cosa ci avevano riservato i nostri ricercatori italiani.

Il restilyng è stato molto delicato, non è cambiato radicalmente, è rimasta l’interfaccia iniziale molto più soft e con qualche icona più curata. Un pò più facile da gestire e con qualche aiuto in più che non guasta.

In un motore di ricerca però si va per cercare, e questo abbiamo fatto. Sorpresa, i risultati sono eccellenti. Curati, ben definiti e sicuramente migliori degli ultimi aggiornamenti di casa Google che fanno disperare gli addetti al settore Seo dei siti italiani.

Unico neo in tutto questo? Che il motore italiano ormai non lo è più, poichè il motore che stiamo usando ora è in realtà Bing.

L’upgrade è ottimo. Solo che di italiano rimane poco. Piattaforma: WordPress (Usa) Motore di ricerca Bing (Usa).

Diamo un grande in bocca al lupo al team italiano che lo segue. Speriamo che quello rimanga italiano.

Storify il nuovo social. Cos’è e come funziona

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Prendete un pizzico di Tumblr, e mescolatelo con altrettanto Pinterest. Cospargete con Facebook e finite con Twitter, ed ecco nascere Storify, un servizio di social media che è molto più facile da usare di quanto non lo è quello di descriverlo.

Storify

Storify è stato progettato per consentire agli utenti di raccontare le loro storie, la creazione di un contenuto trovate in tutto il web. Per utilizzare il servizio, basta registrarsi con un account (o collegarlo al tuo attuale account Facebook o Twitter) e iniziare a creare. Storify ha due pannelli di interfaccia che consentono di raccogliere contenuti da una parte, e quindi di trascinarlo verso l’altro lato quando si desidera utilizzarlo nella storia.

Il pannello Media, che si trova sul lato destro dello schermo, è dove potete trovare il contenuto. Da qui è possibile cercare contenuti provenienti da fonti popolari, come Twitter, Facebook, YouTube, Flickr e Instagram; il pannello di ricerca Storify include anche un link alla ricerca Google, il che significa che l’intero Web è a portata di mano. Il layout a schede rende facile la ricerca di tipi di contenuto specifici, ad esempio immagini o commenti. Una volta trovato il contenuto che ti piace, basta trascinarlo nella storia per aggiungerlo. Storify offre anche un bookmarklet, in modo da poter salvare il contenuto da trovare, mentre stai sfogliando il web. Quando trovi qualcosa che ti piace, basta fare clic sul bookmarklet da aggiungere al tuo Storypad, e rimane li finché non si desidera utilizzarlo in una storia.

Una volta trovato il contenuto che si desidera utilizzare nella tua storia Storify, si trascina per aggiungerlo al contenuto, che si crea in un pannello sul lato sinistro dello schermo. È possibile includere immagini, testi, collegamenti ipertestuali, commenti Facebook, tweet, e quasi tutto si trova on-line, più il proprio testo. Storify organizza tutto in un layout accattivante, ed è possibile modificare l’ordine facilmente trascinando e rilasciando. Una volta che la storia è completa, è possibile pubblicarla sul Web, che lo rende disponibile sul sito di Storify. È inoltre possibile condividere via email, che consente ai destinatari di visualizzare l’intera storia nella loro casella di posta, senza dover fare clic su un link, o su Facebook o Twitter. Inoltre, le storie Storify possono essere incorporate sul tuo blog o sito web.

Una delle maggiori preoccupazioni per il servizio è protezione da copyright. Pinterest,  il servizio più caldo del momento, è finito sotto il fuoco dei grandi gruppi per questo tema. Storify dice che gestisce il contenuto in modo diverso da alcuni suoi concorrenti, in quanto la società non memorizza alcun contenuto sui propri server. Tutto il contenuto viene caricato dalla sua posizione originale, e Storify semplicemente la collega. E tutto il contenuto che viene pubblicato a una storia Storify è attribuito alla sua fonte originaria. Storify dà agli utenti la possibilità di notificare al creatore originale quando si utilizza il loro contenuto, ma al momento questa opzione funziona solo per i contenuti di Twitter. L’azienda dice che spera di espandere questa funzione di notifica a fonti di contenuti aggiuntivi.

In questo momento, le opzioni di ricerca per Twitter è molto completa: è possibile cercare immagini, tweet, utenti specifici e altro ancora. In confronto, le opzioni di ricerca di Facebook sono limitate agli aggiornamenti di stato pubblici (anche se Storify ti consente di vedere i commenti su Facebook delle vostre storie, e ti permette di vedere i commenti su una pagina se si conosce l’URL).

Mentre la funzione di ricerca è un pò grossolana, i risultati finiti che consente di creare Storify sono veramente ottimi. Utilizzando Storify, è possibile creare e pubblicare una storia in pochi minuti, questo è un semplice servizio che offre risultati che non avresti mai pensato possibile.

Google Chrome per Android si aggiorna: tutte le novità

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Novità per i fan di Chrome – il popolare browser Web realizzato da Google Desktop che si aggiorna in modo importante, con nuove funzionalità integrare e nuovi supporti per la lingua, in quanto ora Chrome è disponbile in 31 lingue, italiano ovviamente compreso.

Cosa c’è di nuovo – L’aggiornamento ha tenuto conto di numerose richieste di miglioramenti da parte degli utenti. Ad esempio, è ora possibile  richiedere  la versione desktop di un sito Web per una migliore visibilità, anzichè dover accedere solo con  la versione mobile. C’è poi la nuovissima modalità Incognito, che permette di navigare con alti livelli di privacy in modo che la cronologia di navigazione non venga salvata sul dispositivo. Le schede del browser sono anche visualizzate in gruppi per una facile visualizzazione e grazie all’accelerometro integrato, gli utenti possono sfogliare queste schede semplicemente  inclinando manualmente il dispositivo.

Un’altra caratteristica utile aggiunta da questo aggiornamento è la funzionalità zoom link. Ogni volta che un utente  tenta di cliccare su un link  , che è relativamente difficile da toccare il browser permette di zoomare su quella zona, in una bolla che  rende facile   selezionare il link desiderato. I collegamenti esterni  ora si aprono in linguette, invece che con nuove finestre, facilitando la navigazione.

Miglioramento anche relativamente alle impostazioni generali del browser: sarà  possibile utilizzare il browser su una rete Wi-Fi con la configurazione proxy e gli utenti avranno il potere di assegnare l’applicazione per gestire i link automaticamente. Infine, come con  la versione desktop, la versione mobile di Google Chrome ha  la possibilità di aggiungere segnalibri per homescreen come scorciatoie.

Come scaricarlo – Chrome Beta è disponibile presso il negozio Play di Google. Per scaricarlo avrete bisogno di uno smartphone con il componente  Ice Cream Sandwic o un tablet. Con i nuovi smartphone che Google sta lanciando in collaborazione, ad esempio, con la Samsung e con  Ice Cream Sandwich, il motore che rende veloce l’esecuzione dei dati, il futuro è luminoso per Chrome. Possiamo vedere come Google stia seriamente sostituendo il suo vecchio motore Web Kit  nel suo sistema operativo mobile.

Unico neo in tutto questo il fatto che  il browser di Google è ancora  in modalità beta e il supporto Flash è attualmente disattivato. Il più grande svantaggio di Chrome Beta, inoltre, è che è disponibile solo per dispositivi con sistema operativo Android OS v4.0  Ice Cream Sandwich e questo rallenta sensibilmente il passaggio alla nuova versione.

Roberto Trizio

Pubblicare un ebook e venderlo su Amazon e Apple iBook

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Volete pubblicare un libro? Avete due scelte. Potete essere la causa dell’abbattimento di diversi alberi e dover trovare un editore che ti finanzi, oppure scrivere un ebook, e venderlo online. Se non lo avete già notato, gli ebooks non sono più un mercato di nicchia. Nel giugno del 2011, il 25 per cento degli italiani ha comprato un ebook, con il mercato che cresce a un fenomenale ritmo del 169% annuo.

Oggi, la maggior parte delle nuove versioni di vecchi libri sono in corso di pubblicazione in formato ebook. Un ebook è in grado di fornire alle piccole aziende un reale vantaggio competitivo dando credibilità immediata e visibilità sul mercato. Nella guida che segue vi insegneremo i passi fondamentali per creare e pubblicare un ebook e inserirlo nelle due principali piattaforme di vendita online: Amazon e Apple iBook.

Gli Ebook sono uno strumento formidabile per la promozione aziendale
Gli Ebook sono uno strumento formidabile per la promozione aziendale

Scrivere l’eBook e farlo formattare – In primo luogo, dovete scrivere un libro e qui lasciamo fare alle idee e alle esigenze specifiche dell’azienda. A livello puramente tecnico la formattazione è abbastanza difficile: mettere il libro in un formato ebook-friendly è abbastanza complicato, perché ogni venditore di ebook impone le sue regole su tutto, dalle illustrazioni ai paragrafi.

Il miglior consiglio che posso offrire è quello di risparmiarsi il mal di testa e rischiare di eseguire un lavoro raffazzonato, e di assumere personale specializzato per il lavoro di formattazione. Utilizzando l’aggregatore di ebook Smashwords, ho trovato un fornitore che ha formattato il mio libro in poche ore per per 40 euro. Il prezzo può variare fino a 80 Euro circa, e i tempi di consegna possono essere da pochi giorni fino a diverse settimane. Basta ricordare ai formattatori di non modificare il contenuto testuale o di immagini del tuo libro.

La formattazione con i servizi online – In alternativa a del personale specializzato, è possibile usare dei servizi online per convertire il vostro ebook in un formato accettabile. Fino a qualche anno fa il mondo dei formati di ebook è stato un disastro, ma oggi il formato ePub è lo standard più comune. Questo formato open-source è molto simile all’ HTML, ma non c’è bisogno di lavorare direttamente con ePub – ogni editore permette di convertire un documento di Microsoft Word in ePub, e molti vi permetteranno di scaricare il file ePub convertito per verificare la qualità del lavoro da soli. (Potete usare Adobe Digital Editions per leggere i file ePub gratuitamente.)

Il mercato degli Ebook cresce al 169% annuo
Il mercato degli Ebook cresce al 169% annuo

Dopo aver inviato il documento a un servizio di formattazione, che lo riceverà in formato Doc (le vecchie versioni di Word, pre-.docx, sono le migliori) e aver ricevuto l’elaborato prendetevi del tempo per assicurarvi che tutto sia a posto: il mio file una volta finito aveva alcuni caratteri non supportati che ho subito eliminato manualmente.

Preparare la copertina ed un estratto – Ora che il nostro ebook è pronto prepariamo due cose molto importanti: innanzitutto, vi consigliamo di avere diverse versioni disponibili, sia per i diversi editori, sia per poter presentare una antemprima ai tuoi lettori. Di solito un file PDF del libro con le prime 20/50 pagine è sufficiente, così come un formato .doc e una presentazione Power Point dei punti salienti del libro.

In secondo luogo è bene approntare una copertina. Anche se il libro è elettronico, è necessaria una immagine di alta qualità (300 dpi), dal momento che questa immagine vi aiuterà a promuovere il libro su siti specializzati e può comparire nei risultati di ricerca di immagini sul web. È possibile progettare una copertina da soli, usando foto o illustrazioni, se siete pratici con Photoshop, oppure si può incaricare qualcuno di farlo per voi. In ogni caso dovete preparare anche la seconda pagina, la cosidetta seconda di copertina, le penultima pagina, la terza di copertina, e l’ultima pagina, la quarta di copertina. Questo sarà molto utile per chi voglia stampare l’ebook o se vorrete farne un giorno una versione cartacea.

Il codice ISBN – Segnamo nella nostra agenda un altro elemento importante. Iniziamo a conoscere l’International Standard Book Number: un codice univoco assegnato ad ogni libro pubblicato. Una società denominata Bowker gestisce i codici ISBN, e non sono a buon mercato: Quasi 100 euro per un singolo libro, o 200 Euro per un pacchetto di dieci. I codici ISBN sono obbligatori per tutta la materia cartacea, ma in generale sono facoltative per ebooks, e la maggior parte degli ebooksellers non li richiedono L’unico vero motivo per cui ci serve è che Apple lo ritiene fondamentale per la rivendita. È possibile ottenerne uno direttamente da Bowker.

Il prezzo del nostro ebook – Ora che abbiamo il prodotto eccoci ora alla determinazione del prezzo. Il prezzo da impostare, che è stato effettivamente al centro di alcune polemiche per un cartello fatto ai danni di Amazon, è un argomento delicato. Per andare sul sicuro, a meno che non si sta pubblicando un libro di testo molto tecnico, il prezzo di mercato è di 9.99 Dollari. Questo è il livello dei prezzi accettato e quasi obbligatorio per tutti i ebooks oggi. Tuttavia, se il libro è breve – meno di 45.000 parole o giù di lì – possono essere richiesti prezzi più bassi.

Preparate l'ebook in formato ePub, con una anteprima PDF e acquistate un codice ISBN
Preparate l'ebook in formato ePub, con una anteprima PDF e acquistate un codice ISBN

Troverete anche che alcuni servizi hanno clausole dove dovrete garantire di non offrire il vostro libro a un prezzo minore da qualche altra parte, il che praticamente determinarà anche il vostro prezzo come fisso. Una volta impostato il prezzo suggerito di 9.99 dollari dovete tenere conto che la maggior parte dei pagamenti per le vendite di libri sono collegati direttamente a un conto bancario o a PayPal. E’ fondamentale avere un conto pronto e funzionante. Sarà inoltre necessario fornire una partita iva ai rivenditori ai fini fiscali.

Quanto guadagnerete al netto? La maggior parte dei servizi ora chiedono dal 30 al 40 per cento di commissioni sulle vendite, e alcuni venditori più piccoli possono chiedervi ancora di meno. In sostanza guadagnerete circa 7 dollari per ogni libro venduto, che è molto più di quanto potreste ottenere presso un editore.

Il DRM – Una delle più grandi decisioni circa un ebook riguarda la protezione o meno del libro con la tecnologia di gestione digitale dei diritti, che impedisce all’ebook di essere condiviso con gli altri lettori. Il DRM blocca il vostro ebook rendendo visibile solo per lo specifico lettore e tramite il servizio presso il quale il cliente ha acquistato. L’argomento sul DRM può apparire conveniente, ma dobbiamo capire che la pirateria è un fenomeno sempre in crescita. Se volete un consiglio, specie se non siete grandi aziende come Microsoft o Cisco, è improbabile che la mancanza di DRM abbia un impatto importante per il vostro lavoro, quindi chiedete all’editore l’applicazione del DRM solo in caso di lavori particolarmente tecnici e specifici, o di una mole di dati importanti.

La promozione del vostro Ebook – A questo punto comincia il lavoro principale, la sponsorizzazione del nostro ebook. Prendiamo dunque in esame le due principali piattaforme di vendita, al giorno d’oggi, per un ebook. Amazon e Apple iBook

Amazon – Non si può discutere con i numeri: Amazon dovrebbe essere la vostra prima tappa come editore di ebook, e se hai intenzione di appoggiarti ad un solo venditore, dovrebbe essere Amazon. Il processo di caricamento per l’Editoria Amazon Kindle Direct è piuttosto semplice e privo di sorprese, si fornisce il libro e informazioni su autore, parole chiave, estratti, e la selezione DRM, e quindi inviare il manoscritto per la revisione. I libri sono generalmente in linea e disponibili sul negozio di Amazon entro 24 ore.

Il sistema di commissioni di Amazon sembra complesso, ma la linea di fondo è che farai circa il 70% di guadagni sul tuo libro, se non è farcito con illustrazioni e costa tra $ 2,99 e 9,99 dollari. Una possibilità interessante è Amazon KDP programma Select: permette di rendere il tuo libro una esclusiva per il Kindle, il reader targato Amazon, per 90 giorni, e si ottiene una promozione speciale rispetto agli altri libri. Amazon ha un proprio formato di file chiamato Kindle Format 8 ma il caricamento sia con ePub che con un file .doc funziona perfettamente.

Sponsorizziamo gli ebook su Amazon e su Apple iBook
Sponsorizziamo gli ebook su Amazon e su Apple iBook

Apple iBook – Apple iBook vi dà il 70% di guadagno, trattenendo solo il 30% il che è un ottimo affare. Ma prima di esultare dovete essere consapevoli del fatto che la pubblicazione direttamente attraverso Apple sarà ben più complessa che con Amazon e richiede di avere un Mac. Anche i possessori di un PC possono ovviamente pubblicare, ma è più difficile e la percentuale di guadagno è più bassa. Quindi, accertatevi di eseguire l’inserimento tramite un Mac.

Per iniziare, registrate un account Books utilizzando il proprio ID Apple. Compilate i dati personali richiesti, e aspettate una risposta e-mail: Apple deve approvare il vostro account. Una volta accettati (la mia approvazione ha preso un paio di giorni), si devono compilare diversi documenti, compreso uno stuolo di formulari. Una volta terminato con le scartoffie, Apple richiede sia un codice ISBN sia che il manoscritto venga inviato, come avevevamo avvisato prima, in formato ePub. Mentre altri fornitori accettano anche file .doc, Apple non lo farà. Quindi, utilizzando il software iTunes Producer (è qui che il Mac è indispensabile), si può finalmente pubblicare il libro. Ma non è ancora finita: Apple esegue un’altra “revisione della qualità” a questo punto. Una settimana dopo ero ancora in attesa quindi non abbiate fretta.

Sorprendentemente, rispetto a Amazon e Barnes & Noble, il sistema di pubblicazione di Apple è piuttosto confuso, lento e difficile e potete incontrare delle lungaggini, per le quali non dovete perdere la pazienza. Certo, l’ app iTunes Connect Mobile (che consente di controllare le vendite dei libri tramite il vostro iPhone) è una elegante aggiunta al pacchetto.

Filippo Costamagna