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Lo studio è stato redatto dal L’Institute for the Study of War (ISW).
Iran, Russia e regime siriano stanno coordinando una campagna coercitiva per espellere gli Stati Uniti dalla Siria. Questa campagna rappresenta un serio rischio per le forze statunitensi in Siria e per gli interessi statunitensi in Medio Oriente.
L’Iran e il regime siriano hanno inviato forze e materiali sulla linea di contatto con le Forze Democratiche Siriane (SDF) nella Siria nord-orientale dal 7 luglio al 12 luglio 2023. Entrambi hanno dispiegato forze e materiali aggiuntivi nell’area. Gli schieramenti iraniani e siriani nella Siria orientale sono avvenuti insieme a un crescente coordinamento operativo con la Russia. La Russia ha fornito informazioni all’Iran mentre conduceva voli più aggressivi contro le forze statunitensi in Siria da metà marzo.
Anche l’Iran, la Russia e il regime siriano stanno coordinando un’operazione di informazione che affermava che gli schieramenti dovevano proteggere il territorio da loro controllato da un attacco USA-SDF. Le forze statunitensi sono in Siria nell’ambito dell’operazione Inherent Resolve della Task Force combinata, che mira a sconfiggere militarmente l’ISIS attraverso partenariati con le SDF e i partner della coalizione internazionale.
La Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica ha diretto gli schieramenti di milizie nella provincia di Deir ez Zor, principalmente verso le linee di controllo con le SDF nella città di Deir ez Zor, a partire dall’inizio di luglio. L’IRGC-QF ha anche supervisionato il dispiegamento di milizie appoggiate dall’Iran nelle aree del deserto siriano centrale vicino alla zona di esclusione di 55 chilometri intorno alla guarnigione di Al Tanf. Forze russe hanno trasferito 17 camion di armi alle milizie appoggiate dall’Iran nella città di Deir Zor tra il 19 e il 20 giugno.
Fonti affiliate al regime iraniano e siriano hanno diffuso false informazionidalla fine di giugno secondo cui gli Stati Uniti e le forze alleate in Siria intendono lanciare un’offensiva per riconquistare le città controllate dal regime. Le SDF hanno dichiarato pubblicamente e ai funzionari del regime russo e siriano che le sue operazioni nella Siria orientale non sono operazioni di emergenza per eliminare le cellule dell’ISIS. Non ci sono indicazioni che le SDF abbiano pianificato incursioni nel territorio controllato dal regime. Esistono tuttavia prove considerevoli di una crescente minaccia da parte dell’Isis in Siria, inclusa una manifestazione di sostegno all’Isis il 7 luglio a Izba, una città vicino alla linea di controllo.
Il coordinamento tra Iran, Russia e regime siriano è forse parte di una più ampia campagna politico-militare per rafforzare la legittimità internazionale del regime di Assad ed espandere il controllo iraniano-russo sul territorio siriano. Iran, Russia e regime siriano hanno un interesse comune nella esclusione delle forze statunitensi dalla Siria.
La normalizzazione dei legami tra la Siria e gli stati arabi quest’anno ha creato circostanze opportune per rafforzare la capacità del regime di Assad di riprendere il controllo nominale sulla Siria, rafforzandovi le posizioni russa e iraniana. Le campagne di informazione iraniane e russe stanno amplificando le voci fittizie sugli attacchi della coalizione internazionale nel territorio del regime siriano.
L’accumulo di forze del regime iraniano, russo e siriano nella Siria orientale potrebbe portare ad attacchi non autorizzati contro le forze statunitensi o delle SDF che trascinerebbero gli Stati Uniti in un conflitto nel breve termine. La mobilitazione delle forze filo-regime nella Siria orientale ha già portato a scontri tra le forze filo-regime e le forze SDF. Le campagne di informazione iraniane e russe stanno amplificando le voci di attacchi della coalizione internazionale nel territorio del regime siriano e alimentando le tensioni locali.
L’Iran, la Russia e il regime siriano stanno dando una priorità minore alle operazioni anti-Isis mentre mobilitano le forze nella Siria orientale, il che molto probabilmente offre all’Isis lo spazio per aumentare le proprie capacità, riposarsi e riorganizzarsi a lungo termine. L’aeronautica russa sta conducendo alcuni attacchi aerei contro l’Isis, ma l’aumento dei voli volti a molestare le forze statunitensi in Siria da marzo attira risorse russe dalle operazioni anti-Isis.
La Russia mantiene un reggimento aereo misto in Siria, ma la guerra in Ucraina ha imposto alcuni vincoli alle sue risorse, come il ritiro di uno squadrone di aerei d’attacco nel marzo 2022. Gli schieramenti iraniani lungo la linea di controllo (LoC) traggono risorse anche dal contrasto all’Isis nella cintura urbana di Deir ez Zor controllata dal regime. L’Isis ha intensificato gli attacchi e gli sforzi coercitivi nella cintura urbana di Deir ez Zor dall’inizio del 2023, inclusa l’intimidazione della popolazione locale stabilendo un governo ombra di notte e appendendo bandiere dell’Isis a Masrib, a nord della città di Deir ez Zor.
La campagna di coercizione coordinata del regime iraniano, russo e siriano molto probabilmente sosterrebbe una campagna di attacco diretta dall’Iran per costringere le forze statunitensi a ritirarsi dalla Siria. Le milizie sostenute dall’Iran hanno reclutato, armato e addestrato milizie con le risorse e le capacità necessarie per condurre una campagna offensiva prolungata contro le forze statunitensi in Siria. L’Iran, con il sostegno di Siria e Russia, ha creato le condizioni per creare un ambiente ostile alle forze statunitensi nella Siria orientale. Una campagna di attacco iraniana sostenuta da Russia e Siria ostacolerebbe la capacità degli Stati Uniti di difendere efficacemente le proprie forze e i propri interessi in Siria.
Il Giappone ha annunciato che inizierà a rilasciare più di 1 milione di tonnellate di acqua radioattiva trattata dalla centrale nucleare di Fukushima mettendo in moto un piano che ha attirato forti critiche da parte della Cina.
Il piano, approvato due anni fa dal governo giapponese come cruciale per lo smantellamento dell’impianto gestito dalla Tokyo Electric Power Company, ha anche affrontato le critiche arrivate da associazioni di pescatori locali, che temono danni alla reputazione e una minaccia per il loro sostentamento.
“Ho chiesto alla Tepco di prepararsi rapidamente per lo scarico dell’acqua in conformità con il piano approvato dall’Autorità di regolamentazione nucleare e mi aspetto che il rilascio dell’acqua inizi il 24 agosto, condizioni meteorologiche permettendo“, ha detto il primo ministro Fumio Kishida.
L’annuncio arriva un giorno dopo che il governo ha dichiarato di aver ottenuto “un certo grado di comprensione” dall’industria della pesca sul rilascio dell’acqua, anche se un gruppo di pescatori ha detto di temere ancora che il danno alla reputazione possa rovinare definitivamente i loro commerci.
Il primo lotto di acqua che verrà rilasciato a partire da giovedì e ammonterà a 7.800 metri cubi in circa 17 giorni, ha detto Tepco in un briefing pubblico.
Quell’acqua, dice la Tepco, conterrà circa 190 becquerel di trizio per litro, al di sotto del limite di consumo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di 10.000 becquerel al litro. Un becquerel è un’unità di radioattività.
Il Giappone ha detto che il rilascio di acqua è sicuro. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), il controllore internazionale per il nucleare delle Nazioni Unite, ha dato il via libera al piano a luglio, affermando che rispettava gli standard internazionali e che l’impatto che avrebbe avuto sulle persone e sull’ambiente era “trascurabile”.
Circa il 56% degli intervistati in un sondaggio condotto dall’emittente giapponese FNN durante il fine settimana ha dichiarato di essere d’accordo con il governo, mentre il 37% si è dichiarato contrario.
“L’AIEA e molti altri paesi hanno detto che è sicuro, quindi credo che lo sia. Ma i pescatori stanno affrontando così tanti problemi che il governo giapponese deve fare qualcosa per convincerli”, ha detto Hiroko Hashimoto, 77 anni, operatrice di una ONG.
SCETTICISMO ALL’ESTERO
Nonostante le rassicurazioni, alcuni paesi vicini hanno espresso scetticismo sulla sicurezza del piano, con Pechino che emerge come il più grande critico. Il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin ha dichiarato a che il Giappone ha mostrato egoismo e arroganza e non ha consultato pienamente la comunità internazionale sul rilascio dell’acqua.
La Cina vieta le importazioni di pesce da 10 prefetture del Giappone, tra cui Fukushima e la capitale, Tokyo.
Anche gli attivisti sudcoreani hanno protestato contro il piano, anche se il governo di Seoul ha concluso dal proprio studio che il rilascio di acqua soddisfa gli standard internazionali e ha affermato di rispettare la valutazione dell’AIEA.
“C’è una percezione comune, comprensibile, che tutti i materiali radioattivi siano sempre e ovunque pericolosi … ma non tutti i materiali radioattivi sono pericolosi“, ha detto in una nota Tony Irwin, professore associato onorario presso l’Australian National University.
“Le centrali nucleari di tutto il mondo hanno regolarmente scaricato acqua contenente trizio per oltre 60 anni senza danni alle persone o all’ambiente, la maggior parte a livelli più alti dei 22 TBq all’anno previsti per Fukushima“, ha aggiunto.
Il Giappone ha ribadito che l’acqua sarà filtrata per rimuovere la maggior parte degli elementi radioattivi ad eccezione del trizio, un isotopo dell’idrogeno che è difficile da separare dall’acqua. L’acqua trattata sarà diluita ben al di sotto dei livelli di trizio approvati a livello internazionale prima di essere rilasciata nel Pacifico.
L’acqua è stata utilizzata per raffreddare le barre di combustibile di Fukushima Daiichi dopo che si è sciolta in un incidente causato da un enorme tsunami nel 2011 che ha colpito la costa orientale del Giappone.
I primi risultati dei test dell’acqua di mare dopo lo scarico potrebbero essere disponibili all’inizio di settembre. Il Giappone testerà anche la qualità dei pesci nelle acque vicino all’impianto e renderà disponibili i risultati dei test sul sito web del ministero dell’agricoltura.
Sebbene la notizia si basi su supposizioni di familiari dei militari della base di Tinker, in Oklahoma e da giornalisti americani che stanno indagando, la sola ipotesi è suggestiva.
I sospetti partono dall’alto numero di “suicidi” o morti per “cause naturali” nella base dell’Air Force di Oklahoma City. L’anno scorso il numero totale di decessi, ufficialmente non determinati da azioni di guerra, era stato di 63 persone. E’ chiaro così che 17 suicidi, avvenuti in una sola base, hanno inevitabilmente attirato l’attenzione di giornalisti e familiari.
La mancanza di trasparenza sulle morti di Tinker è particolarmente preoccupante per gli attivisti come Teri Caserta, madre del defunto Brandon Caserta, un marinaio di 21 anni morto suicida nel 2018, tragedia che ha spinto addirittura il Governo americano alla creazione del Brandon Act, un protocollo che mira a monitorare e affrontare le crisi di salute mentale nei militari.
Tinker, situata a Oklahoma City, ospita l’Oklahoma City Air Logistics Complex dell’Air Force, che fornisce manutenzione su una vasta gamma di velivoli, nonché il 552nd Air Control Wing e il 72nd Air Base Wing. Ospita anche alcune strutture della Marina, insieme agli uffici per la Defense Logistics Agency.
Il sospetto più grave è che i suicidi rappresentino in realtà una drammatica copertura di morti avvenute in operazioni militari, in particolare a Kiev. La supposizione più grave riguarda la presenza di militari americani durante un attacco con un missile balistico ipersonico Kinzhal, quando i russi distrussero il sistema difensivo Patriot di Kiev.
Il Governo americano non hai mai nemmeno preso in considerazione questa teoria, e la maggior parte degli analisti fanno notare come i soldati ucraini siano sempre stati addestrati a Fort Sill, in Oklahoma, e nella base di Tinker per lavorare sul sistema di difesa aerea Patriot, escludendo categoricamente la loro presenza in Ucraina.
Il Pentagono ha però informato, con una dichiarazione volutamente generica, che gli Stati Uniti “hanno aiutato Kiev a riparare il sistema di difesa aerea Patriot danneggiato”. E’ stata proprio questa precisazione, secondo il vecchio proverbio di “scusa non richiesta, accusa manifesta” a gettare dei dubbi sull’esatto contrario, dal momento che per riparare il sistema i soldati USA non potevano che essere sul posto, nonchè presenti al momento dell’attacco.
Insomma, la mancata chiarezza dell’Air Force statunitense dà adito ai peggiori e più preoccupanti dubbi, visto che una presenza (accertata) di soldati americani attivi sul territorio ucraino sarebbe molto grave e avrebbe implicazioni estremamente pericolose.
La situazione cambia di ora in ora. Ecowas sembrava sul punto di intervenire militarmente, ma tutte le minacce sono rimaste solo sulla carta. Il sotto segretario Usa, Nuland, volata a Niamey è tornata dai colloqui con la giunta golpista con un nulla di fatto.
Mali e Burkina Faso sono sul piede di guerra a sostegno del Niger, non fosse altro per la presenza pesante di Wagner nei loro territori.
Secondo tutti gli analisti internazionali, la Russia non avrebbe avuto un ruolo attivo nel golpe ma ne sta beneficiando e approfittando.
Insomma, la via del Niger si allontana definitivamente dall’Occidente e si va a buttare, per ora, nelle braccia della Russia.
Ancora latente il ruolo cinese, estremamente presente nelle risorse del Niger. Probabilmente nessuno ne ha minacciato il lavoro e a loro va bene così.
La popolazione sembra a favore della giunta, ma tutte i golpe sono più o meno così. Il problema è che il popolo del Niger non si avvantaggerà per nulla dei nuovi “padroni” ma saranno e rimarranno poveri.
La situazione è estremamente fluida ma pare che nessuno, ne occidente, ne l’Africa stessa voglia una guerra su larga scala.
Il dramma che si è svolto a Niamey ha gettato un’ombra oscura sulla crisi che attanaglia il Niger e l’intera regione del Sahel. Un colpo di scena che ha lasciato il mondo a chiedersi: come si è arrivati a questa sconcertante situazione? Quali sono stati gli effetti immediati di questo golpe e quali potrebbero essere le ripercussioni a lungo termine?
Il presidente Mohamed Bazoum, sfortunato protagonista di due tentativi di colpo di Stato, ha dimostrato una resistenza notevole. Il primo attacco, avvenuto nell’aprile del 2021, è avvenuto pochi giorni dopo il suo insediamento, mentre il secondo ha avuto luogo nel marzo dell’anno corrente durante una visita in Turchia. Questi audaci tentativi offrono un assaggio delle tensioni che permeano le relazioni tra il leader e gli apparati di sicurezza del paese. La sua natura prevalentemente politica sembra incompatibile con le Forze armate nigerine, che storicamente si sono viste investite di un ruolo istituzionale superiore a quello conferitogli dalla costituzione.
La situazione si è inasprita a causa della nuova strategia di controinsorgenza introdotta da Bazoum, incentrata sul dialogo e sullo sviluppo per affrontare la minaccia jihadista con radici principalmente locali. Inoltre, i tentativi di riforma e il ricambio dei vertici delle Forze armate hanno alimentato la tensione. A maggio, il presidente ha concesso interviste a Jeune Afrique e al Financial Times in cui ha criticato apertamente l’esercito, acuendo le frizioni. Anche all’interno del suo stesso partito, il Partito nigerino per la democrazia e il socialismo (Pnds-Tarrayya), sono sorte divergenze, poiché parte della leadership ha faticato ad accettare il nuovo stile di governo di Bazoum, diverso da quello del suo predecessore Mahamadou Issoufou, nonostante fosse stato il suo delfino.
Il fermento all’interno delle forze armate ha trovato una possibile scintilla quando si sono diffuse voci riguardanti la destituzione del comandante della Guardia presidenziale, Abdourahamane Tchiani, nominato da Issoufou durante il suo mandato. Gli errori di calcolo, tuttavia, sono stati evidenti. La popolazione non si è subito schierata a favore dei militari. Inoltre, gli alleati internazionali del Niger hanno adottato una posizione più rigida e imposto severe sanzioni, in netto contrasto con quanto successo in occasioni precedenti nei colpi di stato in Burkina Faso e Mali. La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) ha persino contemplato l’ipotesi di un intervento militare per ristabilire Bazoum al potere, un’opzione che i capi di Stato maggiore stanno ora esaminando attentamente ad Abuja.
Il colpo di Stato
Il 27 luglio ha segnato una svolta significativa nella politica del Niger, poiché la guardia presidenziale di Tiani ha sequestrato Bazoum presso la sua residenza, spingendo il comando dell’esercito del paese a sostenere il colpo di stato per evitare uno scontro mortale tra forze rivali.
Qualsiasi resistenza interna all’ascesa di Tiani al potere si è rapidamente dissolta, ma la nuova amministrazione del paese ora si trova in una situazione tesa con la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), composta da 15 paesi membri.
Questo recente colpo di stato segna il quinto cambiamento di governo militare nel Niger negli ultimi 50 anni ed ha implicazioni per l’ex potenza coloniale, la Francia, e gli Stati Uniti. Entrambi i paesi hanno mantenuto una presenza militare significativa nel Niger, utilizzandolo come base strategica per combattere i gruppi jihadisti nella volatile regione del Sahel. Tuttavia, i colpi di stato militari successivi nei paesi vicini del Mali e del Burkina Faso hanno costretto la Francia a ridurre la sua presenza militare, consentendo alla Russia di esercitare maggiore influenza nell’area.
La portata della comunicazione tra Tiani e Issoufou, una figura politica di spicco in Africa Occidentale, rimane poco chiara. Issoufou, che è stato elogiato per la sua decisione di lasciare il potere nel 2021 dopo due mandati, permettendo una transizione democratica pacifica, finora non ha commentato le intenzioni di Tiani.
Le speculazioni sull’eventuale conoscenza di Issoufou riguardo al colpo di stato sono sorte in seguito al suo iniziale silenzio dopo l’evento. Fonti vicine all’ex presidente hanno indicato che Issoufou era frustrato dal modo in cui Bazoum gestiva gli affari del paese, in particolare nel settore petrolifero, dove pare che le sue idee fossero state ignorate.
Una fonte vicina all’ex presidente ha rivelato che Issoufou ha evitato inizialmente dichiarazioni pubbliche per mediarle tra Tiani e Bazoum. La stessa fonte ha smentito qualsiasi coinvolgimento di Issoufou nel colpo di stato, facendo notare la decisione della giunta di arrestare suo figlio, che ricopriva il ruolo di ministro del petrolio e dell’energia, come prova della sua mancanza di complicità.
Solo il 30 luglio, quattro giorni dopo il colpo di stato, Issoufou ha rotto il silenzio tramite i social media, dichiarando il suo coinvolgimento in un’azione di mediazione e chiedendo il reintegro di Bazoum.
La situazione tra vari ultimatum
Nel frattempo, con il primo ministro del Niger fuori dal paese, il ministro degli Esteri Hassoumi Massaoudou ha assunto il ruolo di guida nel tentativo di liberare Bazoum.
Intorno a mezzogiorno del 26 luglio, un post su un account dei social media della presidenza del Niger dichiarava che Bazoum e la sua famiglia stavano bene, e che l’esercito e la guardia nazionale erano pronti ad attaccare i soldati ribelli se non si fossero arresi.
Poco dopo, diverse centinaia di sostenitori di Bazoum si sono radunati in una piazza nel centro di Niamey e successivamente hanno marciato verso il palazzo presidenziale. I manifestanti chiedevano ai rivoltosi di liberare il presidente e di tornare nelle loro caserme.
Ma verso le 21, i ribelli hanno pubblicato un video sulla televisione di stato. Indossando una giacca militare blu e affiancato da nove ufficiali, un colonnello poco conosciuto di nome Amadou Abdramane ha annunciato la rimozione di Bazoum dal potere, la sospensione di tutte le istituzioni della repubblica e la chiusura delle frontiere del Niger.
Quasi tutte le diverse branche dell’apparato di sicurezza del Niger avevano un rappresentante nel gruppo, comprese la polizia, l’esercito, l’aeronautica e la guardia presidenziale. Presente anche Ahmad Sidien, il secondo in comando della guardia nazionale.
Il giorno successivo, il comando militare del Niger si è schierato con la giunta e la guardia nazionale ha smesso di assediare il complesso della guardia presidenziale, come Tiani aveva sperato.
Tiani, che aveva scelto di rimanere in secondo piano finché non avesse ottenuto il sostegno pubblico dagli altri comandanti è apparso in televisione il 28 luglio.
In un breve discorso, ha spiegato che l’obiettivo della giunta era quella di salvaguardare la patria e ha dato la colpa al governo del Niger per non aver affrontato i problemi di sicurezza.
Tuttavia, con l’ECOWAS che minaccia azioni militari, Tiani potrebbe presto affrontare una minaccia completamente diversa.
La situazione esterna
Il colpo di stato contro Bazoum aumenta ulteriormente la pressione sui piani di Parigi per la regione e mette in evidenza le lacune dei suoi apparati, che secondo alcune indiscrezioni sarebbero nuovamente oggetto di critiche all’Eliseo. È importante sottolineare che l’opinione pubblica dei paesi dell’Africa occidentale, inclusa una parte di quella nigerina, critica due aspetti fondamentali delle relazioni con la Francia: la gestione dell’instabilità nel Sahel e l’atteggiamento di Parigi nei confronti della volontà africana di rinegoziare le relazioni bilaterali in modo paritario, dando maggiore spazio alle leadership locali. Queste critiche non sono necessariamente “antifrancesi” nel senso ampio del termine, ma esprimono il desiderio di maggior autonomia e di un coinvolgimento diretto nelle decisioni riguardanti la propria regione.
Anche considerando il possibile supporto russo attraverso il Gruppo Wagner, sembra improbabile che possano dispiegarsi risorse significative nella regione, soprattutto alla luce dell’impegno militare di Mosca nella guerra in Ucraina. Inoltre, il numero limitato di mercenari che Prigožin potrebbe dispiegare sembra inadeguato per affrontare un conflitto su vasta scala tra Stati.
Infine, le Forze armate di Burkina Faso e Mali sono già gravemente impegnate nelle loro lotte contro le insurrezioni interne, e quindi non sembrano in grado di influenzare in modo significativo gli sviluppi di un potenziale conflitto nella regione.
L’Eliseo è consapevole di queste sfide e della contraddizione nelle relazioni con i paesi dell’Africa occidentale. Dopo l’uscita burrascosa dal Mali, la Francia ha adottato un approccio più cauto alla controinsurrezione e si è installata in Niger. Le Forze armate francesi cercano di mantenere un profilo più basso, agendo sempre in coordinamento con le autorità locali e cercando di concertare maggiormente gli sforzi con le forze armate locali. Questo nuovo approccio potrebbe essere un tentativo di rispondere alle preoccupazioni delle popolazioni della regione e di migliorare la collaborazione con i paesi interessati per affrontare l’instabilità nel Sahel.
La presenza difficile di Mosca
È effettivamente difficile identificare chi stia guidando il coinvolgimento russo nel Niger, ma l’uscita di scena di Bazoum può rappresentare un’opportunità per Mosca. Tuttavia, questo coinvolgimento potrebbe comportare un costo significativo per la Russia. Il Cremlino teme che la sua strategia africana si stia espandendo troppo e stia diventando sempre più difficile da sostenere, come dimostrato dalle tensioni emerse al vertice Russia-Africa di San Pietroburgo.
La situazione in Niger offre alla Russia la possibilità di rafforzare la propria presenza e influenza nella regione, ma ciò richiederebbe notevoli risorse e sforzi. Inoltre, la Russia è attualmente coinvolta in conflitti interni ed esterni, come la guerra in Ucraina, che assorbono notevoli risorse e attenzione.
Le frizioni al vertice Russia-Africa a San Pietroburgo possono essere un segnale di difficoltà nel mantenere e gestire la crescente estensione della strategia russa nel continente africano. La Russia ha mostrato un crescente interesse per l’Africa, cercando nuove opportunità commerciali, di investimento e di cooperazione in vari settori. Tuttavia, questo espansionismo potrebbe comportare sfide di bilancio e diplomatiche, poiché la Russia si trova a confrontarsi con altre potenze internazionali, tra cui la Francia, che ha una presenza storica e militare significativa nella regione del Sahel.
Inoltre, la situazione geopolitica in Africa è complessa e dinamica, con diversi attori regionali e internazionali che cercano di proteggere i propri interessi. Il coinvolgimento della Russia in Niger potrebbe incrociarsi con le strategie e gli interessi di altri paesi, creando potenziali conflitti e tensioni.
In sintesi, sebbene l’uscita di scena di Bazoum possa rappresentare un’opportunità per la Russia nel Niger, il Cremlino dovrà valutare attentamente i costi e i benefici del suo coinvolgimento nella regione, tenendo conto delle sfide geopolitiche e delle possibili conseguenze di lungo termine.
Le tensioni tra Israele e il gruppo militante libanese Hezbollah sono tornate a livelli altissimi, dopo una serie di incidenti al confine controllato dalle Nazioni Unite.
Diciassette anni dopo l’ultima devastante guerra del movimento sostenuto dall’Iran con Israele, Hezbollah sembra provare nuove tattiche nell’instabile regione di confine per mettere alla prova la determinazione di Israele. Il rischio di escalation è calcolato, ma la crescente frequenza delle schermaglie di confine sta aumentando la probabilità di situazioni che possono portare a livelli troppo alti.
“Credo che questo sia Hezbollah che testa fino a che punto può farla franca. Non c’è alcun desiderio da nessuna delle due parti di tornare a combattere su vasta scala, ma bisogna capire che il contesto è cambiato”, ha affermato Mohanad Hage Ali, membro anziano del Carnegie Middle East Centre.
“L’amministrazione americana è diffidente nei confronti dell’attuale governo israeliano e l’Iran non è più sulla difensiva, come lo era negli anni di Trump”, ha detto, riferendosi alla politica di “massima pressione” dell’ex presidente nei confronti della repubblica islamica.
A giugno, Hezbollah ha installato due tende militari a sud della Blue Line, la linea di demarcazione tra Israele, Libano e le alture del Golan creata dalle Nazioni Unite dopo il ritiro israeliano dal Libano nel 2000. I militanti hanno rivendicato l’area che ospitava le tende come Libanese, un piccolo, ma provocatorio e inedito passo. Dopo l’intervento diplomatico, una è stata rimossa, ma l’altra è ancora lì.
Nel corso di una significativa visita ufficiale a Pechino, il presidente della Palestina, Mahmoud Abbas, ha siglato una serie di accordi di collaborazione con la Cina, gettando le basi per una stretta partnership tra i due Paesi. L’incontro tra il presidente palestinese e il leader cinese Xi Jinping ha avuto luogo soltanto pochi giorni fa, ma i risultati sono già stati ritenuti di grande rilevanza geopolitica.
Durante la visita, le due delegazioni hanno sottoscritto diversi accordi mirati a rafforzare i legami tra i rispettivi territori. Tra gli accordi firmati spicca quello che istituisce un gemellaggio tra le città di Ramallah e Wuhan, aprendo nuove opportunità per lo scambio culturale e l’approfondimento delle relazioni tra le comunità locali.
Un altro punto saliente è l’accordo che prevede l’introduzione dell’insegnamento della lingua cinese nelle scuole palestinesi. Questo ambizioso progetto mira a rafforzare i legami culturali e a favorire una migliore comprensione reciproca tra i popoli cinesi e palestinesi.
Inoltre, è stata siglata un’intesa di notevole rilevanza diplomatica, riguardante l’esenzione dal visto per i titolari di passaporti diplomatici tra i due Paesi, semplificando così i viaggi ufficiali e facilitando gli scambi bilaterali.
Un progetto infrastrutturale è stato altresì concordato per completare la pavimentazione stradale a Ramallah, migliorando così la viabilità nella regione e stimolando lo sviluppo locale.
Entrambe le parti hanno dimostrato un forte impegno nell’istituire delegazioni tecniche dedicate a quattro progetti di collaborazione, segno di un crescente interesse a livello tecnologico e industriale tra i due attori internazionali.
Durante una conferenza stampa, Xi Jinping ha enfatizzato il significato di queste intese, sottolineando che la Cina considera la Palestina un partner strategico e che questo partenariato segnerà una pietra miliare nelle relazioni bilaterali.
“La Cina è impegnata a rafforzare il coordinamento e la cooperazione con la Palestina, con l’obiettivo di contribuire a una soluzione globale ed equa per la questione palestinese”, ha dichiarato il presidente cinese, dimostrando l’impegno della Cina nel sostenere gli sforzi della Palestina verso una risoluzione pacifica e giusta del conflitto.
Questi accordi segnano un nuovo capitolo nella relazione tra Cina e Palestina e offrono prospettive di crescita e sviluppo per entrambe le nazioni, rafforzando al contempo la posizione della Cina nel contesto geopolitico regionale e globale. La comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi di questa partnership strategica, che potrebbe avere un impatto significativo sulla stabilità e la cooperazione nella regione mediorientale.
Il tema dell’espansione dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) si trova “quasi in cima all’agenda” e sarà oggetto di discussione al prossimo vertice del gruppo. Tuttavia, emergono delle sfumature tra i membri del blocco riguardo alle prospettive di questa espansione. A riferirlo è stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in una dichiarazione ai giornalisti.
“In effetti, il tema dell’espansione dei BRICS è in cima all’agenda, incluso l’ordine del giorno del prossimo vertice. Si tratta di un argomento di estrema importanza poiché sempre più paesi stanno manifestando l’intenzione di aderire a questo prestigioso gruppo. Nel contesto dei BRICS, emergono delle differenze di vedute tra i membri riguardo alla tematica dell’espansione, e tutte queste sfumature saranno senz’altro oggetto di discussione durante il prossimo vertice“, ha affermato un funzionario del Cremlino, commentando un rapporto di Bloomberg secondo cui India e Brasile sembrerebbero opporsi alle pressioni della Cina per una rapida espansione del blocco.
Il portavoce del Cremlino ha poi aggiunto che le questioni legate all’espansione dei BRICS saranno definite nel corso del vertice, poiché “i capi di stato avranno l’opportunità di esprimere la loro posizione”. “Complessivamente, un alto livello di interesse verso il gruppo BRICS indica il suo notevole potenziale e la crescente autorità dell’associazione, e, cosa ancora più rilevante, la sua natura pragmatica”, ha concluso.
Il prossimo vertice BRICS, in programma dal 22 al 24 agosto a Johannesburg, in Sudafrica, prevede di esaminare le richieste ufficiali presentate da diversi paesi candidati per entrare a far parte del gruppo.
Che cos’è il BRICS
Il termine BRICS è un acronimo che rappresenta un gruppo di cinque importanti economie emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Queste nazioni, che insieme coprono diverse regioni geografiche e rappresentano una significativa parte della popolazione mondiale, si sono unite per formare un blocco economico e politico con l’obiettivo di cooperare su diverse questioni di interesse comune e migliorare il loro ruolo nella governance globale.
L’idea di creare il BRICS è stata inizialmente avanzata da un economista della banca d’investimento Goldman Sachs nel 2001, il quale prevedeva che questi paesi avrebbero avuto un ruolo sempre più influente nell’economia mondiale nei prossimi decenni. Successivamente, i leader di Brasile, Russia, India e Cina hanno tenuto un incontro informale a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2006. Nel 2010, il Sudafrica è stato invitato a unirsi al gruppo, trasformandolo nell’attuale BRICS.
Il BRICS rappresenta un forum di cooperazione economica e politica tra queste nazioni, che insieme costituiscono una parte significativa della produzione economica globale e del commercio internazionale. Nel corso degli anni, hanno discusso temi come lo sviluppo economico, la sicurezza energetica, la governance finanziaria globale, il commercio internazionale e la sostenibilità ambientale. L’obiettivo è quello di promuovere la crescita economica sostenibile e un maggiore equilibrio nel sistema finanziario e commerciale globale.
Il BRICS organizza vertici annuali a cui partecipano i capi di stato o di governo dei cinque paesi membri. Durante questi vertici, vengono affrontate varie questioni e vengono sviluppati piani di azione per promuovere la cooperazione tra le nazioni. Il gruppo ha anche istituito una banca di sviluppo, la Nuova Banca di Sviluppo (NBD), e un fondo di riserva di valuta, il Contingent Reserve Arrangement (CRA), per sostenere gli investimenti infrastrutturali e fornire assistenza finanziaria in caso di crisi.
Il BRICS rappresenta un importante attore nella scena internazionale, e sebbene i membri possano avere diversità di vedute e interessi, il gruppo continua a lavorare insieme per promuovere il loro sviluppo comune e migliorare il ruolo dei paesi emergenti nel contesto globale.
In Ucraina un drone equipaggiato con una bomba ha perso la connessione con il suo operatore umano dopo essere stato attaccato da apparecchiature elettroniche di disturbo, ma invece di schiantarsi a terra, il drone ha accelerato verso il suo obiettivo e lo ha distrutto.
Il drone ha evitato il destino di migliaia di altri velivoli senza equipaggio in questa guerra, affidandosi a un nuovo software di intelligenza artificiale che cerca di superare l’interferenza elettronica comunemente impiegata dalla Russia, stabilizzando il drone e tenendolo bloccato su un obiettivo preselezionato.
Le capacità dell’intelligenza artificiale aiutano il drone a completare la sua missione anche se il suo bersaglio si muove, rappresentando un significativo aggiornamento rispetto ai droni esistenti che tracciano solo coordinate specifiche.
Tale tecnologia è in fase di sviluppo da parte di un numero crescente di aziende ucraine di droni, è uno dei numerosi balzi innovativi in corso nel mercato interno dei droni di Kiev che stanno accelerando e aumentando la letalità della guerra senza pilota, particolarmente cruciale per l’esercito ucraino, che sta combattendo una guerra con un nemico meglio equipaggiato.
I miglioramenti in termini di velocità, autonomia di volo, capacità di carico utile e altre capacità stanno avendo un impatto immediato sul campo di battaglia.
È probabile che le innovazioni di progettazione e software, nonché la diffusione di massa del know-how di pilotaggio, influenzino anche il modo in cui i droni vengono utilizzati ben oltre la guerra in Ucraina, con importanti implicazioni per i governi che affrontano milizie separatiste, cartelli della droga o gruppi estremisti che cercano di ottenere un vantaggio tecnologico.
“Con decine di migliaia di persone che seguono l’addestramento con i droni su entrambi i lati di questa guerra, è molto probabile che questa esperienza si stia diffondendo in lungo e in largo, anche ad attori nefasti“, ha affermato Samuel Bendett, un esperto di droni.
Più di 200 aziende ucraine coinvolte nella produzione di droni stanno ora lavorando fianco a fianco con unità militari in prima linea per modificare e potenziare i droni per migliorare la loro capacità di uccidere e spiare il nemico.
“Questa è una gara tecnologica 24 ore su 24, 7 giorni su 7”, ha dichiarato il vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov in un’intervista nel suo ufficio a Kiev, la capitale. “La sfida è che ogni prodotto in ogni categoria deve essere cambiato ogni giorno per ottenere un vantaggio.”
Il Ministero della Difesa ucraino ha recentemente condiviso con alcune aziende di droni la tecnologia di jamming sviluppata in Russia. Questa iniziativa permette alle compagnie di testare i propri prodotti contro alcune delle più sofisticate armi da guerra elettronica presenti a livello mondiale. Un privilegio esclusivo, visto che la maggior parte delle aziende di droni internazionali non ha accesso a tale opportunità.
Andrey Liscovich, un ex dirigente di Uber che ha abbandonato la Silicon Valley per contribuire agli sforzi bellici dell’Ucraina, ha sottolineato che in Occidente non è semplice ottenere il permesso di utilizzare jammer per interferire con il vasto spettro elettronico, se non per scopi specifici e circoscritti. Tuttavia, in Ucraina, la collaborazione tra il Ministero della Difesa e i produttori di droni offre una reale opportunità di sviluppare soluzioni di rilievo a livello globale.
Inoltre, i produttori di droni hanno la possibilità di ricevere costanti feedback direttamente dalle linee del fronte, consentendo loro di apportare modifiche immediate per ridurre le vulnerabilità e migliorare l’efficacia operativa dei loro dispositivi. Liscovich ha enfatizzato che risolvere le esigenze dell’utente finale rappresenta una delle sfide più complesse e cruciali in questo contesto.
Questa sinergia tra il settore privato e il Ministero della Difesa ucraino sta spianando la strada per lo sviluppo di droni all’avanguardia, in grado di affrontare le minacce elettroniche più avanzate e di soddisfare le esigenze operative sul campo. L’Ucraina si sta dimostrando di offrire soluzioni di livello mondiale in un settore strategico e in rapida evoluzione.
Il Punisher
In un’audace dimostrazione delle capacità dei loro droni, i dipendenti di UA Dynamics hanno condotto un test sul campo del temuto “Punisher”, un drone d’attacco caratterizzato da una struttura sottile e un motore quasi silenzioso, rendendolo difficile da individuare nel cielo. Durante l’esercizio, il drone ha lasciato cadere un carico utile fittizio di 3 kg, sorprendendo un gruppo di osservatori ignari che hanno assistito al test.
Il drastico contrasto tra la minima rumorosità del drone e il suo potente impatto ha lasciato gli osservatori colti alla sprovvista, dimostrando l’efficacia di questa sofisticata macchina d’attacco nello sfuggire alla rilevazione e alla sorveglianza avversaria.
Max Subbotin, portavoce di UA Dynamics, ha svelato ulteriori piani ambiziosi del produttore. La compagnia è attualmente in fase di sviluppo di un nuovo drone d’attacco, che si dice possa trasportare ben quattro di questi carichi utili. Questo rappresenterebbe un notevole aumento della capacità di carico rispetto ai modelli esistenti, confermando il costante impegno di UA Dynamics nello sviluppo di tecnologie all’avanguardia.
Le promettenti prospettive del Punisher e del futuro drone d’attacco stanno attirando l’attenzione dell’industria della difesa e dei militari di tutto il mondo. L’ascesa di UA Dynamics come pioniere nel settore dei droni d’attacco sta senza dubbio lasciando il segno, e il loro continuo progresso potrebbe ridefinire il modo in cui vengono condotte le operazioni militari in futuro. Resta da vedere come questa tecnologia rivoluzionaria si evolverà e quale impatto avrà sul panorama globale della sicurezza.
Schmidt, l’ex dirigente di Google, è ottimista sul mercato interno dei droni in Ucraina e ha impegnato 10 milioni di dollari insieme ad altri investitori in D3, un acceleratore di start-up ucraino che investe in droni e altre tecnologie di difesa.
Schmidt, che ha consigliato il Pentagono sulla tecnologia AI, ha notato i progressi ucraini nella tecnologia dei droni, inclusi software AI e UAV che funzionano senza guida GPS. Ha condiviso la sua convinzione che i droni avrebbero svolto un ruolo decisivo in futuro via terra, aria e mare nello sminamento dei campi e nella formazione di “sciami spietati di droni kamikaze potenziati dall’intelligenza artificiale”.
“Il futuro della guerra sarà dettato e condotto dai droni”, ha concluso Schmidt.
Si ritiene che Schmidt, che ha incontrato il ministro della Difesa ucraino durante un’altra visita nel paese lo scorso autunno, sia interessato a contribuire con milioni di dollari in Ucraina per aumentare la produzione di droni.
Droni per i terroristi
L’accelerazione dell’avanzamento tecnologico nel campo dei droni ha suscitato crescente preoccupazione tra gli esperti di sicurezza, poiché sempre più attori non statali si sono avvalsi degli UAV per scopi letali. Gruppi come Hezbollah in Libano, gli Houthi nello Yemen, lo Stato Islamico in Iraq e Siria, e i cartelli della droga messicani hanno utilizzato con successo droni per compiere azioni destabilizzanti.
Sebbene il costo di costruzione di droni delle dimensioni di un aeroplano, come l’MQ-9 Reaper, superi le capacità finanziarie di questi gruppi, l’accesso e l’utilizzo di software per droni assistiti dall’intelligenza artificiale risultano invece molto più accessibili.
Paul Scharre, autore del libro “Four Battlegrounds: Power in the Era of Artificial Intelligence” ed esperto di droni presso il Center for a New American Security, ha evidenziato la problematica. Una volta sviluppato il software, la sua diffusione e il riutilizzo diventano virtualmente gratuiti, facilitando la propagazione di questa tecnologia tra attori non statali. Basta semplicemente accedere online e reperire il software per poterlo utilizzare a fini propri.
Questa democratizzazione del software per droni assistiti dall’intelligenza artificiale solleva serie questioni riguardo alla sicurezza globale e alla capacità di tali gruppi di mettere in atto azioni potenzialmente pericolose ed evasive. Le autorità e gli esperti di sicurezza devono affrontare questa minaccia emergente in modo tempestivo ed efficace, per garantire che il progresso tecnologico non venga sfruttato a fini nefasti da attori non statali che cercano di minare la stabilità internazionale.
Chi decide se uccidere
Le maggiori potenze militari hanno lottato a lungo con l’etica di consentire alle macchine di usare la forza letale in combattimento. Il principale consigliere militare del presidente Biden, il generale Mark A. Milley, ha affermato che gli Stati Uniti richiedono che gli “umani” rimangano nel “ciclo decisionale” e recentemente hanno invitato altri importanti eserciti ad adottare gli stessi standard.
La nuova tecnologia di targeting richiede ancora all’operatore umano di selezionare il bersaglio, ha affermato Kovalchuk, la cui azienda di droni utilizza anche il software AI. Ma una volta avvenuta la selezione, il drone insegue il bersaglio e rilascia le munizioni, creando un divario tra la decisione umana e l’atto letale.
Gli ucraini che hanno testato il nuovo software insistono sul fatto che il ruolo della macchina è limitato e “accettabile”, ha detto Kovalchuk. “Non stiamo prendendo di mira i civili”, ha detto. “E consideriamo accettabile un errore da cinque a 10 metri.”
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