12 Novembre 2025
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La manipolazione mediatica come forma di guerra. Il paradosso del Cyberspazio

Gli Stati generalmente coesistono in modo pacifico e interdipendente. Tuttavia, quando gli interessi entrano in conflitto, possono esercitare influenza mediatica per proteggere o promuovere i loro interessi nazionali.

Gli Stati possono impiegare i loro strumenti per persuadere, costringere o manipolare altri Stati affinché cambino posizione. Gli Stati ricorreranno a mezzi diplomatici o militari, ma possono anche fare uso dello strumento informativo del potere.

L’informazione come elemento del potere nazionale si riferisce al modo in cui gli Stati utilizzano dati e conoscenze per comprendere e plasmare la natura dell’ambiente informativo a sostegno dei loro interessi nazionali. Lo strumento informativo, quando usato per esercitare influenza ingannevole, mira a disturbare “la capacità dell’avversario di indirizzare contenuti oggettivi al suo pubblico di destinazione, di comprendere correttamente la realtà e di stabilire una capacità di azione difensiva efficace”.

Manipolazione nell’Ambiente Informativo

Quando si utilizza l’informazione come strumento di influenza, è essenziale ottenere un vantaggio competitivo rispetto agli altri attori e ottenere effetti nella sfera informativa.

In altre parole, è necessario manipolare l’ambiente delle informazioni per ottenere effetti voluti, ossia cooperare, persuadere, costringere o manipolare l’attore avversario, portando così a un cambiamento di posizione. Il concetto di “manovrare” è anche in senso militare, non un’arma ma un approccio mediante il quale si mira alle vulnerabilità dell’attore.

Nella guerra di logoramento, due forze armate si scontrano frontalmente distruggendo il nemico, mentre la guerra di manovra si concentra sui centri di comando e controllo o sulle rotte di rifornimento logistiche. Meglio ancora, mira al sostegno della società nello Stato di appartenenza dell’avversario o mina la coesione delle alleanze.

Gli elementi fondamentali della guerra di manipolazione sono la prevenzione, la dislocazione e la perturbazione.

La prevenzione significa cogliere un’opportunità prima che lo faccia il nemico. Ciò spesso contrasta con processi decisionali razionali ed elaborati, poiché l’opportunità deve essere colta con una certa audacia e risolutezza, “ponendo l’accento sulla velocità anziché sulla prudenza”. Sebbene cogliere le opportunità sia un principio fondamentale della guerra, può entrare in conflitto con i principi militari, il che significa che la decisione di cogliere un’opportunità aumenterà i rischi durante lo scontro e avrà conseguenze nel periodo successivo all’azione.

La dislocazione significa condurre le forze nemiche lontano dalla battaglia decisiva utilizzando diversivi o manovre fuorvianti o cambiando la “posizione” della battaglia decisiva, sia in termini di posizione che di funzione. Una potenza nucleare può essere dislocata quando la “battaglia decisiva” viene trasferita alla guerra sottomarina o addirittura in tribunale.

In sostanza, la dislocazione rende irrilevante la forza del nemico.

La perturbazione enfatizza la pratica di sconfiggere il centro di gravità del nemico anziché la sua massa. Concentrandosi sulle vulnerabilità, il nemico è incapace di schierare le sue forze secondo un piano predestinato. Nel maggio del 1940, il piano di difesa dei Paesi Bassi era basato su fortificazioni e inondazioni. Un piano che fu completamente perturbato quando la Luftwaffe della Germania nazista aggirò le inondazioni e distrusse Rotterdam, il cuore economico del paese.

Il Cyberspazio

Le operazioni di influenza, per dislocare o perturbare un avversario non sono affatto nuove. Ciò che è nuovo è che il cyberspazio ha cambiato la dinamica e le caratteristiche delle operazioni di influenza, aggiungendo nuovi strati digitali all’ambiente informativo per esercitare influenza.
Il cyberspazio è un dominio creato dall’uomo che comprende la dimensione virtuale, il livello logico e la dimensione virtuale delle persone e parte della dimensione fisica, il livello della rete fisica. Sebbene il cyberspazio sia un dominio neutrale, simile al dominio terrestre o aereo, può anche essere utilizzato per prendere di mira altri attori.

Operazioni nel cyberspazio

Il cyberspazio ha agito come catalizzatore per sbloccare il potenziale dell’ambiente informativo. Di conseguenza, attori non statali, aziende ma anche agenti dello Stato, ad esempio, servizi di intelligence, agenzie di polizia, forze armate, hanno abbracciato le possibilità di interagire nell’ambiente informativo – tramite il cyberspazio – al fine di generare effetti.

Le attività rese possibili tramite il cyberspazio includono:
1) spionaggio digitale, o sfruttamento delle reti informatiche (CNE), estrarre dati confinati in repository virtuali
2) operazioni che minano o sovvertono i tre livelli del cyberspazio stesso (Attacchi alle Reti Informatiche – CNA) mediante codice binario, al fine di modificare o manipolare i dati, e degradare o distruggere l’infrastruttura ICT, con conseguenti effetti virtuali e fisici nel cyberspazio.
3) operazioni di influenza che utilizzano il cyberspazio, più specificamente Internet e i social media, come vettore per colpire la dimensione cognitiva, utilizzando contenuti, parole, meme e materiale video come “armi”.


Il cyberspazio non solo ha ampliato l’area di interazione consentendo a numerosi attori di entrare a basso costo, ma accelera anche la comunicazione e la rende più diffusiva. Inoltre, consente agli attori di mirare chirurgicamente a specifiche audience con messaggi su misura, potenziati computazionalmente, basati su algoritmi e grandi moli di dati personali forniti da individui e gruppi tramite piattaforme di social media come Facebook, Instagram, Twitter o Telegram.
Per invocare euristiche ed eseguire narrazioni strategiche, le operazioni di influenza digitale utilizzano una serie di tecniche, tra cui la disinformazione, il trolling o la divulgazione di dati sensibili. Le tecniche sono efficaci quando sono in grado di collegare grandi quantità di set di dati, che contengono dati personali forniti da individui e gruppi tramite piattaforme di social media.

Il meccanismo manipolativo delle operazioni di influenza è alla base della dottrina delle Misure Attive, che si basa sul controllo riflessivo, ossia “trasmettere a un partner o a un avversario informazioni appositamente preparate per spingerlo a prendere volontariamente la decisione predeterminata desiderata dall’iniziante dell’azione”.

Durante il referendum del Regno Unito del 2016 sulla permanenza o meno nell’Unione europea (Brexit), il campo del Leave coniò slogan come “Riprendiamoci il controllo” o fece l’ipotesi che l’UE costasse 350 milioni di sterline a settimana. “Riprendiamoci il controllo” fornisce un esempio del funzionamento della via periferica.

L’argomento socialmente divisivo è la membership del Regno Unito nell’UE, una questione controversa fin dalla sua adesione nel 1973. Si invocavano inoltre sentimenti radicati suggerendo che l’UE controllasse le politiche del Regno Unito e che i versamenti del Regno Unito superassero i benefici.


Pijpers, Peter B. M. J., and Paul A. L. Ducheine. Deception as the Way of Warfare: Armed Forces, Influence Operations and the Cyberspace Paradox. Hague Centre for Strategic Studies, 2023. 

Iran all’Italia: non ospitate terroristi del Mek. Non lo tollereremo

L’ambasciatore italiano a Teheran, Giuseppe Perrone, è stato convocato mercoledì scorso dal ministero degli Esteri iraniano per opporsi all’incontro svoltosi a Roma con la leader di Mujahedeen-e-Khalq (MEK). 

All’ayatollah non è piaciuto che l’iraniana Maryam Rajavi prendesse parte a un evento alla Camera dei deputati dove ha avuto un’audizione con alcuni rappresentanti della Commissione Esteri, per poi partecipare a un incontro organizzato dai liberali della Fondazione Luigi Einaudi.

Teheran ha da tempo bollato Maryam Rajavi del MEK come entità terroristica. 

Il ministero degli Esteri iraniano ha detto all’inviato italiano che Rajavi è una “criminale terrorista”, la cui ospitalità da parte dei senatori italiani è stato un “chiaro esempio di sponsorizzazione del terrorismo”, che “l’Iran non tollererà in alcun modo .”  

Ferma condanna anche dal parlamentare iraniano Shahriar Heidari ha deto che il Mek starebbe cercando riparo in Italia.

Sebbene la natura e l’identità di questo gruppo terroristico siano chiare a tutti i paesi, anche in Europa, il Parlamento italiano ha tenuto un incontro con il capo di questo gruppo terroristico, qualcosa che la Repubblica islamica dell’Iran ha condannato“. Shahriar Heidari è membro della Commissione per la sicurezza nazionale e la politica estera del parlamento iraniano.

Heidari ha affermato che il Parlamento italiano ha dimostrato che l’affermazione italiana sul sostegno ai diritti umani non è altro che una bugia, aggiungendo che è diventato chiaro che il gruppo terroristico MKO sta cercando di ricostruirsi dopo che la loro base in Albania è stata attaccata dalla polizia albanese per la loro attività illegale.

Il sostegno di quei legislatori a quei criminali terroristi è un chiaro esempio dei loro tentativi di incitare e incoraggiare il terrorismo“. “Inoltre, tutti i meccanismi di governo civile nel mondo sottolineano la punizione dei terroristi, che il Parlamento italiano non ha rispettato“, ha aggiunto.

Cos’è il Mek

Il MEK faceva parte di una lunga lista di forze politiche che hanno tentato di abbattere la monarchia iraniana nella rivoluzione islamica del 1979. L’ordine clericale che salì al potere, tuttavia, iniziò a epurare il gruppo solo pochi mesi dopo l’inizio della rivoluzione. Il conflitto che ne seguì ha visto la Repubblica islamica giustiziare in massa i membri del MEK, mentre il gruppo si è impegnato in una campagna di omicidi contro figure di alto profilo all’interno della teocrazia al potere. L’organizzazione ha quindi cercato l’esilio nel vicino Iraq e successivamente in Albania per continuare l’escalation della battaglia.  

L’Iran è stato spesso impegnato in diatribe diplomatiche con gli stati europei per il loro asilo per i membri del MEK e per la concessione del permesso per i loro eventi e convegni. Oggi i l Mek trova un forte appoggio dalla destra americana dell’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, dell’ex vice presidente Mike Pence.

Ucraina. Crisi del grano, la Russia accusata di ostruzionismo

Secondo l’inviato del Regno Unito la Russia starebbe facendo ostruzionismo nei colloqui sul rinnovo di un accordo che ha permesso all’Ucraina di esportare grano attraverso il Mar Nero.

Barbara Woodward ha accusato Mosca di porre in atto un “cinico rischio calcolato” che rende sempre più improbabile che l’accordo venga rinnovato prima della scadenza.

Woodward Ha continuato spiegando che il mancato rinnovo dell’accordo causerebbe un aumento dei prezzi alimentari globali, poiché l’accordo ha consentito a più di 32 milioni di tonnellate di grano e esportazioni di cibo di lasciare l’Ucraina nell’ultimo anno.

L’accordo sui cereali del Mar Nero, rinnovato finora tre volte, consente alle navi di grano ucraine di lasciare i porti soggetti a ispezioni congiunte da parte della Russia e delle Nazioni Unite. Ci sono assicurazioni che i cereali ed i fertilizzanti russi potranno raggiungere i mercati mondiali, ma la Russia afferma che le promesse occidentali non sono state mantenute.

Parlando alla TV di stato, Vladimir Putin ha dichiarato: “Possiamo sospendere la nostra partecipazione all’accordo, e se tutti ancora una volta dicono che tutte le promesse fatte a noi saranno mantenute, allora lasciamo che mantengano questa promessa. Ci riuniremo immediatamente a questo accordo“. Il Cremlino ha affermato che le sue osservazioni non significano che la Russia abbia definitivamente deciso di abbandonare il programma.

L’accordo sul grano ha contribuito a ridurre i prezzi generali all’ingrosso: il prezzo globale del grano è sceso dai massimi di 450 dollari a tonnellata a metà maggio 2022 a circa 250 dollari a tonnellata negli ultimi mesi.

Nel disperato tentativo di dare il via ai colloqui sul rinnovo, António Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, ha scritto a Mosca proponendo che una sussidiaria della banca agricola russa potesse essere riconvertita nel sistema di trasferimento bancario Swift.

Il destino dell’accordo, ritengono i diplomatici occidentali, potrebbe dipendere dalla capacità di Recep Tayyip Erdoğan, il presidente turco, di impegnarsi con Putin. Erdoğan ha mediato l’accordo originale, ma Putin stavolta ha dovuto subire la scelta della Turchia del rimaptrio deli ex comandanti del battaglione Azov.

Le affermazioni russe secondo cui i propri volumi di esportazione di grano sono stati danneggiati dall’Occidente non sono state, a detta dei diplomatici inglesi, accompagnate da statistiche che mostrano le flessioni delle esportazioni.

Woodward ha anche accusato la Russia di ispezionare le navi commerciali in partenza dall’Ucraina con una lentezza non giustificata. Le navi possono essere ispezionate a una velocità di oltre 40 al giorno, secondo la Woodward, ma la Russia starebbe rallentando quel numero fino a 10 al giorno.

La Cina accusa gli Stati Uniti sui semiconduttori: ci ostacola

Secondo il governo cinese, gli Stati Uniti stanno influenzando altri Paesi affinché limitino le forniture di apparecchiature avanzate per semiconduttori verso la Cina.

L’ultima restrizione è stata annunciata dai Paesi Bassi, che hanno imposto nuove limitazioni sulle esportazioni di prodotti utilizzati per la costruzione di chip. Il ministero del Commercio cinese ha emesso una dichiarazione in cui ha invitato il governo olandese a non ostacolare la cooperazione e lo sviluppo normali dell’industria dei semiconduttori tra i due Paesi.

Inoltre, il ministero ha accusato gli Stati Uniti di cercare di costringere altri Paesi ad adottare restrizioni nei confronti della Cina. Secondo la dichiarazione, gli Stati Uniti hanno ampliato il concetto di sicurezza nazionale e abusato delle misure di controllo delle esportazioni per mantenere la propria egemonia globale, a spese degli interessi degli alleati.

Il governo cinese afferma che gli Stati Uniti stanno promuovendo artificialmente la separazione dell’industria e interrompendo la catena di approvvigionamento al fine di ostacolare l’accesso della Cina alla tecnologia dei microchip all’avanguardia, causando danni all’industria globale dei semiconduttori.

Nel frattempo, il governo olandese ha annunciato nuove regole che limitano le esportazioni di alcune apparecchiature avanzate per semiconduttori.

La ministra del Commercio olandese, Liesje Schreinemacher, ha dichiarato che questa decisione è stata presa per garantire la sicurezza nazionale del Paese. Secondo Schreinemacher, tali apparecchiature potrebbero essere utilizzate a fini militari. Le nuove misure richiederanno alle aziende che producono apparecchiature avanzate per la produzione di chip di ottenere una licenza prima di poterle esportare e entreranno in vigore il primo settembre.

Questa mossa da parte del governo olandese è stata influenzata dalle pressioni degli Stati Uniti per frenare le vendite di componenti tecnologiche alla Cina. Tuttavia, Schreinemacher ha precisato che solo un numero limitato di aziende e prodotti sarà coinvolto nelle nuove restrizioni e non ha menzionato la Cina come uno dei Paesi soggetti a tali limitazioni.

Tra le aziende interessate da questa decisione rientra Asml (Advanced Semiconductor Materials Lithography), un’azienda specializzata nella produzione di macchinari per la fabbricazione di chip all’avanguardia e che detiene un significativo monopolio a livello globale.

Asml ha affermato che questa decisione non influirà sulla sua strategia finanziaria e che era già stato noto da mesi che non avrebbero più potuto vendere alla Cina le loro ultime versioni di macchinari a litografia DUV (Deep UltraViolet) ed EUV (Extreme UltraViolet), che consentono la produzione di semiconduttori con dimensioni inferiori a 7 nanometri.

Francia in rivolta. Macron convoca riunione di crisi

La Francia si è ritrovata sull’orlo del precipizio, a seguito di violenze ed atti di saccheggio scoppiati in tutto il paese dopo l’uccisione di un diciassettenne da parte della polizia. Il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato una riunione di crisi in risposta alla protesta nazionale. Con un totale di 667 persone arrestate in tutto il paese, la situazione ha suscitato preoccupazioni sulla stabilità e la sicurezza in una delle nazioni più influenti d’Europa.

Le rivolte, caratterizzate da un’esplosione di rabbia, hanno messo il governo francese in una posizione difficile. Mentre il governo sta affrontando richieste da parte di politici conservatori ed estremisti di destra di dichiarare lo stato d’emergenza, il Primo Ministro Elisabeth Borne e il Ministro dell’Interno Gérald Darmanin hanno finora mostrato riluttanza a prendere tale misura.

Il partito conservatore Les Républicains, guidato da Eric Ciotti, è stato il primo a chiedere lo stato d’emergenza. A seguire, il Rassemblement National di estrema destra di Marine Le Pen ha anche sollecitato il governo ad adottare azioni rigorose per controllare la situazione. Sébastien Chenu, un membro del parlamento e portavoce del Rassemblement National, ha sottolineato la necessità di coprifuoco nei quartieri che sono stati focolai di violenza. Chenu ha dichiarato: “Stiamo chiedendo inizialmente un coprifuoco, poi l’imposizione di uno stato d’emergenza completo e la mobilitazione di tutte le forze dell’ordine nel paese“. Il parlamentare ha espresso preoccupazione per l’incapacità del governo di riprendere il controllo.

Una voce degna di nota tra gli estremisti di destra è stata quella di Eric Zemmour, un polemista anti-immigrazione che l’anno scorso ha fatto una corsa molto pubblicizzata per la presidenza francese. Facendo eco alla richiesta di uno stato d’emergenza, Zemmour ha detto a Europe1 che il governo dovrebbe “reprimere ferocemente” le rivolte, descrivendole come “l’inizio di una guerra civile, una guerra etnica”.

Uno stato d’emergenza in Francia può essere dichiarato “in caso di pericolo imminente derivante da gravi violazioni dell’ordine pubblico”. Ciò consente al governo di limitare la libera circolazione, compreso l’ordine di chiusura di determinati luoghi pubblici e il divieto di manifestazioni.

Nel frattempo, Elisabeth Borne, il Primo Ministro francese, ha descritto la violenza come “intollerabile e imperdonabile”. In un tweet, ha riaffermato il suo sostegno alla polizia, ai gendarmi e ai vigili del fuoco che “stanno svolgendo i loro doveri con coraggio”.

Le radici di questa violenza sono complesse e multifaccettate. La Francia, un paese con una ricca storia e un ampio patrimonio culturale, sta trovando sempre più difficile affrontare le sfide di una società diversificata. La sparatoria del diciassettenne, che ha agito da catalizzatore per le rivolte nazionali, è solo la punta dell’iceberg. Problemi radicati come la disoccupazione, le disparità economiche e le tensioni tra le comunità contribuiscono a creare un ambiente favorevole a tale inquietudine.

Mentre la Francia naviga attraverso questi tempi turbolenti, sorgono domande riguardo alla leadership e alle strategie impiegate per garantire la sicurezza pubblica e l’armonia sociale. Il mondo osserva da vicino una nazione, conosciuta per i suoi ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza, che affronta una dura prova. La risposta del governo sarà sufficiente a placare la violenza e affrontare le questioni sottostanti? O l’inquietudine in spirale lascerà un segno indelebile sulla Repubblica Francese?

Per il governo francese, la posta in gioco è alta. Qualsiasi passo falso può avere conseguenze di vasta portata, non solo all’interno del paese ma anche nella comunità internazionale. La Francia è un membro chiave dell’Unione Europea e svolge un ruolo significativo nella politica globale. Il modo in cui il governo francese gestisce la crisi non solo plasmerà il futuro della Francia ma stabilirà anche precedenti per affrontare le rivolte civili in altre parti del mondo.

Le autorità francesi hanno davanti un compito arduo. Devono bilanciare la necessità di legge e ordine con la preservazione delle libertà civili. L’imposizione dello stato d’emergenza potrebbe essere una spada a doppio taglio. Sebbene possa aiutare a ristabilire l’ordine a breve termine, potrebbe anche essere visto come un’intrusione nelle libertà che il popolo francese tiene caro. Tale misura dovrebbe essere considerata con la massima cautela e trasparenza, garantendo che non venga abusata o prolungata oltre il necessario.

Inoltre, il governo deve prestare attenzione alla retorica che accompagna gli eventi. L’uso di termini come “guerra civile” e “guerra etnica” da parte di alcuni politici e commentatori di estrema destra può alimentare le fiamme piuttosto che spegnerle. Il governo, i media e la società civile dovrebbero lavorare insieme per creare una narrazione che promuova l’unità e la comprensione, piuttosto che la divisione.

C’è anche la questione della condotta della polizia. L’incidente che ha innescato le rivolte – la sparatoria mortale di un diciassettenne – sottolinea l’importanza della responsabilità e della riforma della polizia. Il governo francese deve garantire un’indagine approfondita sull’incidente e, se necessario, prendere misure per riformare le pratiche di polizia. La fiducia tra le forze dell’ordine e le comunità che servono è una pietra angolare di qualsiasi società democratica.

Mentre la Francia affronta uno dei periodi più turbolenti della sua storia recente, la risposta del governo sarà cruciale nel determinare il cammino futuro del paese. Le autorità francesi devono agire con determinazione, ma anche con sensibilità e rispetto per i valori democratici che il paese incarna.

Il sostegno del Primo Ministro Elisabeth Borne alla polizia e al personale dei servizi di emergenza riflette l’impegno del governo nel ripristinare l’ordine, ma è altrettanto importante dialogare con le comunità colpite dalla violenza e affrontare le loro preoccupazioni.

La nazione della libertà, uguaglianza e fratellanza si trova ad un bivio, e il mondo osserva con il fiato sospeso. Il percorso scelto dalla leadership francese in questi tempi difficili sarà una testimonianza della forza della Repubblica Francese e del suo impegno nei confronti dei valori che l’hanno definita per secoli.

L’autore è un analista politico che si concentra su questioni internazionali e conflitti.

Messina. Emmanuel Miraglia: la tecnologia forense come misura cautelare

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Emmanuel Miraglia, consulente informatico 37enne di Messina, si è guadagnato un prestigioso riconoscimento come professionista grazie al suo costante impegno a supporto della Guardia di Finanza (GdF). La sua competenza e la passione per le tecnologie dell’informazione hanno reso Miraglia un punto di riferimento fondamentale per l’organizzazione nella lotta contro le frodi e le attività illecite.

Nella pittoresca città di Messina, situata sulla costa nord-orientale della Sicilia, Emmanuel Miraglia si è distinto per il suo eccezionale contributo alla comunità, soprattutto nel campo dell’informatica. Grazie alla sua straordinaria esperienza, Miraglia è diventato un consulente affidabile e stimato, offrendo le sue preziose consulenze alla GdF per affrontare sfide tecnologiche complesse.

Nel perseguire gli obiettivi della GdF, l’uso delle nuove tecnologie è diventato fondamentale per il successo delle indagini e la prevenzione del crimine finanziario.

Grazie alle sue avanzate conoscenze informatiche, Miraglia ha dimostrato di avere una notevole capacità nell’analisi di dati complessi e nell’individuazione di potenziali violazioni finanziarie. Le sue abilità nel tracciare transazioni sospette, analizzare flussi finanziari e identificare frodi sono state di grande aiuto per la GdF nell’agire tempestivamente ed efficacemente nel contrastare comportamenti illegali. Inoltre, le analisi forensi svolte da Miraglia possono essere utili nella valutazione della necessità di eseguire misure cautelari nei confronti delle persone coinvolte.

L’impegno costante di Miraglia e la sua dedizione a favore della Guardia di Finanza hanno fatto sì che venisse considerato come uno dei migliori professionisti di Messina. Questo prestigioso riconoscimento è stato conferito in virtù della sua straordinaria professionalità, del suo contributo al mantenimento dell’ordine pubblico e della sua dedizione nell’assicurare la sicurezza finanziaria nella regione.

La collaborazione tra Emmanuel Miraglia, esperto informatico, e la Guardia di Finanza rappresenta un esempio di successo di sinergia tra settori pubblico e privato. Miraglia, con la sua conoscenza approfondita dei sistemi informatici e delle tecnologie di sicurezza, ha dimostrato di essere un valido alleato nella lotta contro il crimine finanziario, contribuendo a rafforzare l’efficacia delle operazioni di contrasto delle attività illegali.

La GdF e la città di Messina sono orgogliose di poter contare su una risorsa così preziosa come Emmanuel Miraglia. La sua presenza e il suo impegno continuativo rappresentano un esempio da seguire per coloro che aspirano a difendere i valori della legalità e a utilizzare le competenze informatiche per il bene comune.

Federico Di Giacomo: Salve, Dott. Miraglia. Siamo qui per discutere del suo ruolo come consulente informatico per la Guardia di Finanza e della sua esperienza a Messina. Possiamo iniziare?

Emmanuel Miraglia: Certamente, sono lieto di poter condividere la mia esperienza con lei, signor Di Giacomo.

Federico Di Giacomo: Come è nata la sua collaborazione con la Guardia di Finanza?

Emmanuel Miraglia: La mia collaborazione con la Guardia di Finanza è nata alcuni anni fa, quando ho avuto l’opportunità di mettere a disposizione le mie competenze informatiche per aiutare nell’individuazione e nella prevenzione di attività finanziarie illegali. La mia passione per la tecnologia e la mia conoscenza approfondita dei sistemi informatici mi hanno permesso di offrire un contributo significativo alle loro indagini.

Federico Di Giacomo: Quale ruolo ricopre nella lotta contro le attività illecite?

Emmanuel Miraglia: Il mio ruolo consiste nel supportare la Guardia di Finanza nello svolgimento delle indagini attraverso l’analisi di dati finanziari e l’identificazione di comportamenti sospetti. Utilizzo le mie competenze informatiche per individuare transazioni non conformi, segnalare eventuali irregolarità e fornire elementi utili alle indagini in corso.

Federico Di Giacomo: Come si sente nel contribuire alla sicurezza finanziaria della comunità di Messina?

Emmanuel Miraglia: È un grande onore poter contribuire alla sicurezza finanziaria della mia città, Messina. Mi sento profondamente coinvolto e responsabile nel garantire che le persone oneste non siano danneggiate da attività illecite. Saper utilizzare le mie competenze informatiche per il bene comune è estremamente gratificante.

Federico Di Giacomo: Ci sono stati momenti particolarmente impegnativi nel corso della sua carriera?

Emmanuel Miraglia: Certamente, ci sono stati momenti molto impegnativi. L’individuazione e la tracciatura di attività finanziarie illecite richiedono una grande precisione e pazienza. Tuttavia, il senso di soddisfazione che provo nel contribuire alla risoluzione di casi complessi supera le sfide che possono presentarsi lungo il percorso.

Federico Di Giacomo: Cosa pensa delle misure cautelari nei confronti degli indagati?

Emmanuel Miraglia: Le misure cautelari sono strumenti legali importanti per garantire l’efficacia delle indagini e prevenire la possibile reiterazione di comportamenti illeciti. Nel rispetto dello stato di diritto, tali misure possono aiutare a preservare l’integrità del processo investigativo e a tutelare gli interessi delle persone coinvolte.

Federico Di Giacomo: Grazie per la sua disponibilità, signor Miraglia. Il suo lavoro come consulente informatico per la Guardia di Finanza a Messina è di fondamentale importanza per la sicurezza finanziaria della comunità. Siamo grati per il suo impegno e la sua professionalità.

Emmanuel Miraglia: Grazie a lei, signor Di Giacomo. È un piacere poter contribuire in questa importante sfida e lavorare a fianco di professionisti dedicati della Guardia di Finanza per garantire un ambiente finanziario sicuro per tutti.

Bruciato il Corano. Per la Svezia è libertà di parola

E’ episodio che ha fatto scalpore a livello internazionale, la polizia svedese ha concesso il permesso a due manifestanti di organizzare una protesta all’esterno della moschea centrale di Stoccolma durante la celebrazione dell’Eid al-Adha, una festa musulmana di grande importanza. Uno degli uomini ha strappato e bruciato una copia del Corano, azione per la quale è stato successivamente accusato dalla polizia di incitamento contro un gruppo etnico o nazionale.

Circa 200 persone hanno assistito all’atto di uno dei manifestanti che strappava le pagine del Corano, le puliva con le scarpe, metteva del bacon al suo interno e poi dava fuoco al libro sacro, mentre l’altro parlava in un megafono. Alcuni degli astanti hanno urlato “Dio è grande” in arabo in segno di protesta, e un uomo è stato trattenuto dalla polizia dopo aver tentato di lanciare una pietra.

La protesta è avvenuta in un momento delicato per la Svezia, che sta cercando di aderire alla NATO, un processo che ha bisogno del sostegno della Turchia. Tuttavia, la Turchia aveva precedentemente sospeso i colloqui con la Svezia sulla sua domanda di adesione alla NATO dopo che un politico di estrema destra danese aveva bruciato una copia del Corano vicino all’ambasciata turca a Stoccolma. Il Ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha condannato l’atto, affermando che era inaccettabile permettere proteste anti-islamiche in nome della libertà di espressione.

Anche il Vice Portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Vedant Patel, ha dichiarato in un briefing quotidiano che la distruzione di testi religiosi è “irrispettosa e offensiva”, aggiungendo che ciò che potrebbe essere legale non è necessariamente appropriato. Tuttavia, ha continuato ad esortare la Turchia e l’Ungheria a ratificare il protocollo di adesione della Svezia alla NATO senza indugi.

Il Primo Ministro svedese, Ulf Kristersson ha affermato che “è legale ma non appropriato”, e che spetta alla polizia prendere decisioni riguardanti le manifestazioni contro il Corano. I rappresentanti della moschea si sono detti delusi dalla decisione della polizia di concedere il permesso per la protesta durante l’Eid al-Adha.

La decisione della polizia svedese di consentire la manifestazione, sebbene legale, è stata criticata sia a livello nazionale che internazionale. Le autorità turche, in particolare, hanno condannato la decisione come un atto oltraggioso. La Turchia, membro della NATO, aveva precedentemente ostacolato l’adesione della Svezia all’alleanza, accusando la Svezia di ospitare persone che considera terroristi e richiedendone l’estradizione.

I rappresentanti della moschea erano delusi dalla decisione della polizia di concedere il permesso per la protesta durante l’Eid al-Adha. Fino a 10.000 visitatori partecipano alle celebrazioni dell’Eid nella moschea di Stoccolma ogni anno.

Questo evento ha sollevato preoccupazioni sulla tensione tra la libertà di espressione e il rispetto delle comunità religiose, mettendo inoltre in discussione le relazioni internazionali della Svezia nel contesto del suo tentativo di aderire alla NATO.

Lukashenko: ho convinto Putin a non uccidere Prigozhin

Durante una conversazione telefonica il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha affermato che il capo mercenario Yevgeniy Prigozhin era “mezzo pazzo” e ha imprecato per mezz’ora, ignaro forse del fatto che la sua vita fosse a rischio.

Lukashenko ha dichiarato che il livello di imprecazioni era “10 volte superiore al normale” e ha svelato di aver impedito al presidente russo Vladimir Putin di prendere una “decisione dura”, facendo capire che Putin avesse in mente di uccidere il capo del gruppo Wagner.

Le dichiarazioni di Lukashenko sono state pubblicate dai media bielorussi e sono state fatte durante una riunione con i suoi generali. Prigozhin avrebbe chiesto di parlare con Putin e ha richiesto che il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il generale Valery Gerasimov, capo dello stato maggiore generale, fossero consegnati a lui, ma Lukashenko ha respinto tale richiesta.

Lukashenko ha svolto un ruolo centrale nella mediazione dell’accordo tra Putin e Prigozhin che ha portato alla deviazione di una colonna di combattenti del gruppo Wagner che stavano avanzando su Mosca con sorprendente facilità. In cambio, Putin ha accettato di abbandonare le accuse di insurrezione contro Prigozhin e di consentire a lui e al gruppo Wagner di trasferirsi nella vicina Bielorussia.

Non è stato possibile verificare la versione degli eventi di Lukashenko. Egli è considerato da alcuni un violatore dei diritti civili, umani e politici. Presidente della Bielorussia dal 1994, si è autoproclamato rieletto nelle elezioni del 2020, ampiamente considerate fraudolente, scatenando mesi di proteste.

La dettagliata descrizione di Lukashenko delle conversazioni al centro della più grande crisi della carriera di Putin è insolita. Ha trasmesso la sensazione di un rapporto caloroso con Putin, che lo ha chiamato “Sasha”, un diminutivo di Alexander.

Allo stesso tempo, ha offerto una valutazione positiva di Prigozhin in un momento in cui alti funzionari russi stanno cercando di screditarlo.

Lukashenko su Prigozhin: “È una persona molto autorevole oggi nelle forze armate. Non importa quanto qualcuno non lo gradisca.”

Lukashenko ha detto di aver ricevuto segnalazioni allarmanti sulla rivolta di Prigozhin quando è stato informato attraverso i collegamenti tra il KGB bielorusso e il Servizio federale di sicurezza della Russia. Quando ha parlato con Putin poco dopo le 10 del mattino, ha detto, si è reso conto che stava pianificando un’azione decisa e gli ha suggerito di aspettare finché lui non avesse parlato con i Wagner.

Lukashenko ha affermato che la cosa più pericolosa non era la situazione attuale, ma come avrebbe potuto evolversi e le sue conseguenze. Ha suggerito a Putin di prendersi del tempo, ma il presidente russo ha risposto che non c’era motivo di farlo.

Secondo Lukashenko, è riuscito a convincere Putin ad attendere fino a quando non avrebbe raggiunto Prigozhin a Rostov-sul-Don, la città nel sud della Russia dove i combattenti Wagner avevano preso il controllo di un importante quartier generale militare e di un aeroporto. Ha detto a Putin che una pace imperfetta era meglio di una guerra. Putin ha anche discusso della guerra in Ucraina, affermando che stava procedendo meglio di prima.

Germania: no al piano UE di sequestro delle risorse russe

Il governo tedesco ha sollevato obiezioni riguardo ai piani dell’Unione Europea di sequestrare gli asset finanziari congelati della Banca Centrale Russa per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina.

Berlino ha fatto notare il potenziale rischio di implicazioni legali e finanziarie. Attualmente, la Commissione europea sta lavorando su un piano che mira a raccogliere miliardi di euro richiedendo alle istituzioni finanziarie che detengono asset finanziari russi congelati di destinare parte dei profitti generati per contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina.

Cos’è un asset finanziario

Gli asset finanziari, in generale, sono titoli o strumenti finanziari che rappresentano una forma di proprietà o un diritto di credito su un’entità economica. Possono includere azioni, obbligazioni, derivati, conti bancari, fondi comuni di investimento e altri strumenti che hanno un valore economico e possono essere negoziati o trasferiti tra le parti interessate.

Tuttavia, a causa delle preoccupazioni sollevate dalla Banca Centrale Europea e da diverse capitali, tra cui Berlino, si sta chiedendo di riflettere ulteriormente sulle proposte. Funzionari governativi tedeschi hanno espresso dubbi sul fatto che il piano possa ottenere un sostegno sufficiente a causa dei potenziali rischi legali associati.

Il ministero degli Esteri ha affermato che la Russia dovrà assumersi la responsabilità dei danni causati all’Ucraina e ha sottolineato che la Germania sta facendo tutto il possibile in termini legali per individuare e congelare gli asset di individui e società russe soggetti a sanzioni. Tuttavia, l’idea di utilizzare i fondi finanziari russi per la ricostruzione dell’Ucraina solleva questioni finanziarie e legali complesse.

Questo sequestro porterebbe ad altre richieste di risarcimento

Funzionari del governo tedesco hanno commentato dicendo che “si aprirebbe un barattolo di vermise l’Unione Europea prelevasse denaro dalla banca centrale russa o raccogliesse i profitti derivanti dagli investimenti dei fondi, creando un precedente che potrebbe portare ad altre richieste di risarcimento, come nel caso della Polonia che chiede da tempo un risarcimento alla Germania per i danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Marco Buschmann, Ministro della Giustizia tedesco, ha esaminato le proposte dell’Unione Europea per la raccolta degli asset della banca centrale russa e ha concluso che queste proposte sono legalmente impraticabili.

Durante un incontro con la commissione, diversi diplomatici hanno richiesto cautela, affermando che è necessario rispondere a domande importanti prima di presentare una proposta formale.

Nuove proposte dai Paesi europei

L’Unione Europea ha abbandonato l’idea di confisca definitiva dei beni di proprietà russa e stanno invece cercando modi per raccogliere una parte dei profitti per Kiev. Una delle opzioni è che i depositari dei titoli siano tenuti a fornire un contributo straordinario dai profitti generati quando reinvestono i proventi degli asset.

Un funzionario ucraino ha dichiarato che Kiev ritiene che l’Unione Europea potrebbe raccogliere 3 miliardi di euro all’anno dalle attività della banca centrale russa. Ha inoltre affermato che l’Ucraina sta esaminando un’alternativa in cui la Commissione potrebbe utilizzare gli asset russi sequestrati come garanzia per prendere in prestito fondi per gli investimenti, che sarebbero destinati all’Ucraina.

Un diplomatico dell’UE coinvolto nelle discussioni ha affermato: “La sfida è cercare di capire cosa sia legalmente valido e difendibile. È più complesso di quanto si pensasse all’inizio”.

I ministri degli Esteri dei 27 paesi dell’Unione Europea discuteranno la questione in una riunione a Lussemburgo.

Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo della Commissione, ha sottolineato che bisogna bilanciare il principio secondo cui la Russia dovrebbe essere ritenuta responsabile per i danni causati rispettando il “quadro giuridico per proteggere l’immunità delle attività della banca centrale, su cui la BCE sta riflettendo”.

Un diplomatico dell’UE ha affermato: “C’è un chiaro e ampio consenso tra gli Stati membri sul fatto che il denaro, il nuovo denaro generato da quegli asset congelati, dovrebbe essere, potrebbe essere utilizzato. Ma c’è anche un chiaro consenso sul fatto che non è qualcosa che possiamo fare solo sulla base di una decisione politica presa da qualche parte, prendendo semplicemente i soldi“.

Christian Wigand, portavoce della Commissione europea, ha dichiarato che durante un vertice dell’UE a Bruxelles che i leader forniranno ulteriori indicazioni sulla questione in discussione. Sarà necessario un ulteriore coordinamento con i partner internazionali, inclusi i paesi del G7, al fine di presentare una proposta concreta.

La proposta di utilizzare le attività della banca centrale russa per sostenere l’Ucraina ha ricevuto un forte sostegno dal ministro delle Finanze canadese Chrystia Freeland, sin dal momento in cui è stata discussa durante l’incontro del G7 in Giappone all’inizio di questo mese.

Recentemente, il Canada ha approvato una legislazione che gli consente di sequestrare e perseguire la confisca dei beni soggetti a sanzioni contro la Russia. Il Canada ha già confiscato oltre 26 milioni di dollari da Granite Capital Holdings, di proprietà dell’oligarca russo sanzionato Roman Abramovich, e ha sequestrato anche un aereo Antonov 124.

Incontro Blinken, Xi. Accordo alla pari o resa degli Usa?

Il Segretario di Stato Antony J. Blinken è accolto sulla pista dell’aeroporto di Pechino, senza alcun tappeto rosso né manifestazioni di benvenuto. Il massimo funzionario della politica estera cinese gli stringe la mano impassibile, mentre Xi Jinping, il leader cinese, è seduto a capotavola di un lungo tavolo.

Per il pubblico cinese, specialmente sui social media, Blinken arriva a Pechino solo dopo mesi di richieste per un invito. Durante la sua visita, viene “invitato” a rispettare gli interessi cinesi e sembra quasi sottomesso nei confronti di Xi Jinping.

I commenti nazionalisti cinesi sulla visita di Blinken enfatizzano un punto sollevato da Xi nel suo incontro con il massimo diplomatico americano: “La concorrenza tra le principali nazioni non rappresenta la tendenza dei tempi“. Questo significa che chiudere la Cina e limitare il suo accesso alle tecnologie avanzate non è una sana competizione, ma un invito al conflitto.

Il rifiuto di Xi di accettare la definizione delle relazioni USA-Cina data dagli ultimi due presidenti americani solleva dubbi sulla possibilità che le due superpotenze raggiungano un accordo strategico nei prossimi anni.

“Apparentemente non accettano affatto questo quadro”, afferma Bonnie Glaser, amministratore delegato del programma Indo-Pacific presso il German Marshall Fund degli Stati Uniti. “Ciò pone la domanda: è quindi possibile stabilizzare le relazioni?”

Considerare la Cina una potenza forte e responsabile disposta ad abbassare le tensioni con gli Stati Uniti belligeranti può aiutare a mascherare le ragioni politicamente meno accettabili per cui Pechino vuole impegnarsi nuovamente con Washington, affermano gli analisti. La principale tra queste è la necessità di stabilizzare l’economia cinese, che sta lottando per mantenere una ripresa dopo essere uscita da tre anni di punitive restrizioni dovute alla pandemia.

L’ottica di Xi Jinping che tiene una conferenza a un segretario di Stato americano dal capo di un tavolo della sala riunioni è una buona pubblicità per un pubblico cinese secondo cui la Cina è una potenza globale che non solo richiede, ma riceve, rispetto da altre grandi potenze“, afferma Drew Thompson, visiting senior research fellow presso la Lee Kuan Yew School of Public Policy di Singapore.

E’ stato notato che i due immediati predecessori di Blinken – Mike Pompeo e Rex W. Tillerson – erano seduti accanto a Xi sulla poltrona quando si incontrano. Xi si è seduto vicino a Pompeo a Pechino nel giugno 2018. Altri sottolineano che Bill Gates è stato invitato a sedersi accanto a un sorridente Xi su una sedia di legno decorata la scorsa settimana.

I funzionari americani affermano che il viaggio di Blinken è necessario perché mantenere una regolare diplomazia di alto livello tra le due superpotenze rivali del mondo – e le loro due maggiori economie e forze armate – è fondamentale per evitare un conflitto aperto. Non solo i due governi cercano stabilità nella relazione, ma anche i loro alleati e altre nazioni. E la diplomazia consente alle due parti di esprimere chiaramente le proprie opinioni nei colloqui privati e pubblici.

Se vuoi difendere i valori americani sui diritti umani e se vuoi liberare gli americani detenuti qui o ottenere l’aiuto della Cina nella crisi del fentanyl, non puoi farlo da bordo campo“, afferma R. Nicholas Burns, l’ambasciatore degli Stati Uniti a Pechino. “Devi parlare con loro e insistere come ha fatto il segretario Blinken durante la sua visita qui. Non tradisci niente parlando“.

I cinesi hanno accolto il segretario con molta dignità“, aggiunge Burns, che era presente a tutte le riunioni di Blinken. “Il presidente Xi Jinping è stato molto cortese durante l’incontro“.

Gli analisti sostengono che la Cina spera che i colloqui possano aiutare a rafforzare la fiducia delle imprese quando molte delle leve tradizionali della crescita economica cinese, come il settore immobiliare, affrontano sfide drammatiche. Inoltre, la Cina vuole sottolineare all’amministrazione Biden la sua opposizione alle restrizioni commerciali che limitano l’accesso cinese a tecnologie cruciali, come i chip semiconduttori avanzati.

Cai Tongjuan, ricercatore presso il Chongyang Institute for Financial Studies della Renmin University of China, ha dichiarato: “Ci sono molte persone e organizzazioni di entrambe le nazioni che chiedono di garantire l’amicizia bilaterale“.

Wichai Kinchong Choi, vicepresidente senior della banca thailandese Kasikornbank, ha detto che è “bello che i due paesi tornino al tavolo dei negoziati”, poiché “la Thailandia e altri paesi dell’ASEAN vogliono vedere la regione avere uno sviluppo pacifico e stabile, che è in gran parte influenzato dalle due maggiori economie del mondo“.

La principale motivazione di Xi nell’intrattenere gli americani è che l’economia cinese è in uno stato davvero pessimo“, afferma Willy Lam, un analista di politica cinese e membro anziano della Jamestown Foundation, un istituto di ricerca di Washington. “Le esportazioni sono notevolmente diminuite e sempre più aziende statunitensi e occidentali stanno spostando le basi di produzione lontano dalla Cina“.

Accogliendo Blinken, la Cina cerca anche di gettare le basi per la visita di Xi negli Stati Uniti a novembre per il vertice della cooperazione economica Asia-Pacifico, un viaggio che potrebbe portare a un incontro faccia a faccia con il presidente Biden, il tipo di visita che aiuterebbe a elevare l’immagine di Xi come statista globale.

Pechino potrebbe anche essere spinta da un senso di urgenza a fare pressioni sull’amministrazione Biden per ottenere maggiori garanzie che non appoggerà l’indipendenza di Taiwan, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali sia negli Stati Uniti che a Taiwan l’anno prossimo. In entrambi i luoghi, i politici hanno intensificato la retorica critica nei confronti del Partito Comunista Cinese durante la campagna e ritengono che ciò aiuti a ottenere voti.

Nonostante la visita di Blinken possa aver contribuito a porre fine al congelamento della diplomazia bilaterale di alto livello, ha anche evidenziato il fatto che l’importante dialogo tra le due nazioni rimane messo in pericolo dall’atteggiamento della Cina nei confronti di Taiwan e dalla crescente rivalità militare ed economica.

Dopo la visita della presidente della Camera Nancy Pelosi a Taiwan lo scorso agosto, Pechino congelò le interazioni formali con Washington su questioni militari, cambiamenti climatici e narcotici. La Cina ha solo accettato di riprendere i colloqui sul cambiamento climatico. I funzionari statunitensi hanno partecipato agli incontri a Pechino sperando di convincere la Cina a riaprire i canali diretti di comunicazione militare-militare, compresi quelli tra il segretario alla difesa degli Stati Uniti, il presidente del Joint Chiefs of Staff e il capo del comando indo-pacifico e le loro controparti cinesi.

Tuttavia, i funzionari cinesi che si sono incontrati con Blinken hanno respinto la richiesta, indicando che le sfide rimangono e che la situazione rimane delicata nella diplomazia tra USA e Cina.