I Google Glass e la Privacy. Le paure (infondate) e i rischi reali

Gli avveniristici Google Glass, gli occhiali magici che consentono di vivere in una realtà aumentata, sono nati con un gemello: la preoccupazione per la privacy delle persone. Tra richieste ufficiali di chiarimenti, persone cacciate dai ristoranti e studi legali all’attacco, sta facendo più scalpore la paura che il prodotto. Ma in realtà basta ragionare a mente fredda per accorgerci che stiamo temendo la cosa sbagliata, i Glass, e trascurando i reali pericoli: Google e noi stessi.

Alla scoperta dei Google Glass

I Google Glass sono dei computer indossabili a forma di occhiale, disponibili nei colori nero, arancione, bianco e celeste. Il funzionamento per l’utente è facile: basta pronunciare la frase “Ok Glass”, seguita da un qualsiasi comando vocale che verrà interpretato all’istante. Il processore dual core integrato esegue le operazioni collaborando con il sistema operativo mobile Android, e presenta i risultati in un rettangolo semitrasparente posizionato in alto a destra negli occhiali. A completare i comandi anche una piccola rotella posizionata su un lato del dispositivo.

Alla vista normale si aggiungono quindi i dati presentati dai Glass, in quella che diventa una vera e propria realtà aumentata. La gamma delle funzioni ricalca quelle di uno smartphone moderno: alla semplice data e ora è possibile realizzare foto tramite una fotocamera da 5MP che può anche riprendere video a 720p, da caricare sui propri profili online. Il collegamento ad Internet via Wi-Fi o Bluetooth permette poi di avere il mondo Google con tutti i suoi servizi, inviare messaggi ai propri contatti e condividere praticamente tutto tramite i social network, oltre che a navigare in internet per eseguire ricerche.

A questo si aggiungono funzioni di traduzione istantanea nelle principali lingue del mondo e dettagli sui servizi pubblici come hotel e ristoranti. Interessante il navigatore, dove alla vista di un percorso reale, si sovrappongono con linee diversamente colorate, le indicazioni stradali, con informazioni, viabilità e distanze da un obiettivo prefissato.  Un video commerciale di Google presenta il prodotto, magnificandone le funzioni e presentandolo come un oggetto rivoluzionario che avvicina il mondo reale a quello delle più sfrenate fantasie da fantascienza.

Paura di essere registrati

Ed eccoci arrivati al fratello dei Glass: il timore per la privacy. Se da un lato non possiamo che essere contenti che ci sia una attenzione sull’argomento in corrispondenza del lancio di un prodotto così innovativo, ci rallegra meno il fatto che le perplessità stiano più o meno sbagliando bersaglio. La prima paura è relativa alla possibilità che chi indossa i Google Glass possa sfruttare le funzioni integrate per riprendere impunemente e senza alcuna forma di preavviso qualsiasi persona gli passi vicino.

Una reazione tutt’altro che teorica. Il proprietario di un famoso ristorante americano ha letteralmente buttato fuori un ingegnere che si era rifiutato di togliersi il dispositivo, mentre i Casinò vietano in toto l’ingresso a persone dotate dei Google Glass. Sembra che anche interi paesi, come Russia e Ucraina, non prevedano per legge la possibilità di indossare strumenti atti a riprendere senza che alcuno possa accorgersene.

Google-Glass

Ma basta ragionare un secondo per capire che questa possibilità esiste già, e basta un semplicissimo smartphone. Installiamo un’app registratore e la attiviamo, mettendoci il telefono in un taschino: ecco registrato tutto quello che ci viene detto. Allo stesso modo, basta attivare la videocamera, che in uno smartphone non accende alcun tipo di led che possa far capire alcunché, e fare finta di telefonare: ecco ripresi i passanti senza che nemmeno se ne accorgano.

Anzi, come dimostrato in una nostra guida, uno smartphone Android può essere addirittura trasformato in una telecamera a circuito chiuso, senza spendere molto e con poche limitazioni.

Ma c’è di più: uno studio eseguito su un campione di cittadini USA, ha cercato di chiarire quali siano le perplessità sul nuovo strumento. Al primo posto troviamo la molto pragmatica paura del costo eccessivo, mentre al secondo l’idea che si tratti di un gadget sostanzialmente non così utile. Solo in fondo alla classica, troviamo il timore di essere ripresi, ma tutto sommato, quasi nessun ipotetico proprietario dei Glass avrebbe in mente di iniziare a spiare chiunque passi.

Insomma, ci stiamo spaventando di qualcosa che in realtà si può già fare e che alla fine non avremmo nemmeno la voglia di fare. E’ pur vero che il prodotto di Google può rendere leggermente più facile l’operazione, ma non riteniamo che questo avvenga in modo tale da trasformaci in droni dedicati allo spionaggio ininterrotto.

Paura di essere riconosciuti

La seconda perplessità riguarda invece il riconoscimento facciale, ovvero la possibilità di inquadrare il viso di una persona, ed attivare una ricerca automatica dei dati, per poter raggiungere un’identificazione immediata di chiunque dovessimo trovarci davanti. A parte il fatto che iniziative come quella di includere nei Glass un database di ricercati per un loro riconoscimento dimostra che questo può avere alcuni vantaggi, la verità è che attualmente mancano due requisiti fondamentali: la tecnologia e il database.

Google, l’unica che potrebbe sviluppare un’opzione realmente funzionante, ha precisato che non ha intenzione di realizzare o permettere applicazioni basate su questa funzionalità e questo escluderebbe possibili download da Google Play, permettendoli solo da piattaforme alternative e restringendo le possibilità di un utilizzo concreto di questa innovazione.

Il primo vero prototipo di riconoscimento facciale per Glass, poi, è stato già presentato ma con tutti i suoi limiti: è necessario modificare significativamente Android, deve essere abbinato ad altre app per garantire una durata della batterie soddisfacente, ed è necessario fare una fotografia e aggiungere autonomamente dei dati relativi alla persona, affinchè tutte le volte successive che quel viso verrà visualizzato, queste possano comparire. Ma utenti con normali facoltà mentali sono in grado, una volta che hanno capito chi sia una persona, di ricordarsi quello che sanno su di lei, senza bisogno di occhiali specifici. La vera novità sarebbe quella di ottenere dati relativi a persone che non conosciamo, prima di conoscerle.

google-glass01Ma anche se si dovesse arrivare a questo tipo di tecnologia, per funzionare dovrebbe appoggiarsi ad un database abbastanza completo da fornire indicazioni sufficienti per quasi tutti gli abitanti della terra.

La prima possibilità è Facebook: ma il social in realtà non comprende la totalità degli utenti, visto che gli over 50 sono sensibilmente meno rispetto ai giovani. Inoltre, non tutti mettono il loro viso nella foto del profilo, bloccando eventualmente il processo di riconoscimento, senza dimenticare che già adesso il regolamento del social network vieta un lavoro del genere, e un cambiamento in questo senso scatenerebbe l’ira di un bersaglio già molte volte nel mirino degli esperti e attivisti di privacy.

L’unica altra possibilità, è quella di cercare un viso registrato tramite i Glass attraverso la funzione di ricerca immagini dello stesso Google su internet, al fine di trovare informazioni, profili social o curriculum. Eppure abbiamo eseguito diverse prove in redazione, e nonostante abbiamo ripreso dei primi piani, non siamo stati in grado di ritrovare i nostri stessi profili, in quanto il motore di ricerca fotografico, valuta parametri elementari e viene fortemente ingannato da colori diversi. Anche in questo caso temiamo qualcosa che ancora non esiste e per il quale mancano le fondamenta.

Paura di hacker e virus

Un terzo timore riguarda la possibilità che hacker e pirati informatici possano infettare i Glass, e in questo caso la paura è decisamente più motivata e in un certo senso gradita dagli esperti di sicurezza, visto che si tratta di un dispositivo estremamente a contatto con la nostra realtà. In questo però è difficile che questa preoccupazione si concretizzi. Sebbene siamo certi che verrà sviluppato qualche virus sperimentale dedicato ai Glass, in realtà i criminali virtuali hanno bisogno di ottenere con il minimo sforzo una grande mole di dati personali, che rappresentano il vero tesoro del web.

E in questo caso hanno molto più interesse a colpire un pc od uno smartphone, piuttosto che degli occhiali. E ragionandoci, possiamo capire che se anche dovessero registrare tutto quello che vediamo tramite un malware, il lavoro di monitoraggio per l’estrazione di dati personali sarebbe enorme e controproducente. Senza contare che anche l’utente più impreparato non si sognerebbe mai di digitare il codice del proprio bancomat con indosso degli strumenti che sa perfettamente che funzionano come un registratore. La paura stavolta è motivata, ma riteniamo che anche questo sia un pericolo decisamente lontano.

google-glass-hands-on-stock5_2040_large_verge_medium_landscapeTante paure… nessuna reazione.

I Google Glass sono quindi un prodotto assolutamente sicuro? senza alcun tipo di domanda che dobbiamo porci? assolutamente no. E’ più corretto dire che abbiamo sgombrato il campo da preoccupazioni indirizzate verso argomenti sbagliati, e siamo arrivati al vero nucleo del problema. Il pericolo sta da due lati. Il primo è Google, il secondo è la nostra mancata reazione.

Non tutti lo sanno, ma il colosso di Mountain View nacque come strumento per hacker, rifiutando la pubblicità. Con Google Adsense e Adword invece, è stata proprio Google a sdoganare l’advertising su internet e a definirne ancora oggi la struttura e le regole del gioco. Quanti di noi lo hanno abbandonato per motori più anonimi come DuckDuckGo?

Nel corso degli anni poi si sono succedute diverse cause e questioni legate alla privacy, ma quanti di noi hanno sospeso l’utilizzo di Google in attesa di maggiori chiarimenti? E ancora, è oramai famoso il caso dei codici traccianti, i cookie, che Google inserì all’interno della barra di ricerca integrata nel browser Safari sui dispositivi di Apple, il che portò a monitorare impunemente gli utenti, e il motore di ricerca a patteggiare una condanna per non subire un processo che l’avrebbe dissanguata economicamente.

Anche in questo caso, pensiamo che si contino su una mano i possessori di iPhone e iPad che a seguito di questo disinstallarono Safari per altri browser. Anzi, le mappe di Google sui dispositivi di Cupertino sono state letteralmente cacciate a forza dai prodotti Apple da parte della stessa azienda della Mela, non certo per richiesta degli utenti.

Andando a casi più recenti, non possiamo non ricordare l’accusa di spiare con eccessiva disinvoltura Gmail, ma il numero di iscritti a quel client di posta non accenna a diminuire, anzi, così come è stato detto chiaramente che la nostra foto sul social Google Plus potrebbe essere usata per finalità commerciali: quanti di noi hanno eliminato questa possibilità intervenendo sulle impostazioni? e anche chi lo ha fatto, ha provveduto, a scanso di errori, a togliere la sua immagine dal profilo?

I Glass sono basati inoltre sul sistema operativo Android e sulla piattaforma per il download di applicazioni Play. Ma prima di preoccuparci degli occhiali, non dovremmo avere paura del fatto che installiamo software anche estremamente invasivi come Facebook Messenger, senza nemmeno leggere i permessi richiesti?

Prima la difesa, poi l’acquisto

Ecco dove sta la pericolosità dei Google Glass: non nel prodotto, ma nell’azienda che lo gestisce e nel nostro modo di non reagire alle cose. Il consiglio migliore non può essere quello di non utilizzare il dispositivo, in quanto il problema è a monte, e si verifica già comunque con altri strumenti: quello che bisogna fare è sviluppare accortezza e capacità di reazione. Per questo consigliamo all’utenza di prendersi un po’ di tempo per controllare quali strumenti di Google, che siano decisamente invasivi, sono già in uso, eliminarli o sostituirli e solo allora, quando arriveranno, comprare i Google Glass.