Niger. Una crisi molto più grande del previsto

Il dramma che si è svolto a Niamey ha gettato un’ombra oscura sulla crisi che attanaglia il Niger e l’intera regione del Sahel. Un colpo di scena che ha lasciato il mondo a chiedersi: come si è arrivati a questa sconcertante situazione? Quali sono stati gli effetti immediati di questo golpe e quali potrebbero essere le ripercussioni a lungo termine?

Il presidente Mohamed Bazoum, sfortunato protagonista di due tentativi di colpo di Stato, ha dimostrato una resistenza notevole. Il primo attacco, avvenuto nell’aprile del 2021, è avvenuto pochi giorni dopo il suo insediamento, mentre il secondo ha avuto luogo nel marzo dell’anno corrente durante una visita in Turchia. Questi audaci tentativi offrono un assaggio delle tensioni che permeano le relazioni tra il leader e gli apparati di sicurezza del paese. La sua natura prevalentemente politica sembra incompatibile con le Forze armate nigerine, che storicamente si sono viste investite di un ruolo istituzionale superiore a quello conferitogli dalla costituzione.

La situazione si è inasprita a causa della nuova strategia di controinsorgenza introdotta da Bazoum, incentrata sul dialogo e sullo sviluppo per affrontare la minaccia jihadista con radici principalmente locali. Inoltre, i tentativi di riforma e il ricambio dei vertici delle Forze armate hanno alimentato la tensione. A maggio, il presidente ha concesso interviste a Jeune Afrique e al Financial Times in cui ha criticato apertamente l’esercito, acuendo le frizioni. Anche all’interno del suo stesso partito, il Partito nigerino per la democrazia e il socialismo (Pnds-Tarrayya), sono sorte divergenze, poiché parte della leadership ha faticato ad accettare il nuovo stile di governo di Bazoum, diverso da quello del suo predecessore Mahamadou Issoufou, nonostante fosse stato il suo delfino.

Il fermento all’interno delle forze armate ha trovato una possibile scintilla quando si sono diffuse voci riguardanti la destituzione del comandante della Guardia presidenziale, Abdourahamane Tchiani, nominato da Issoufou durante il suo mandato. Gli errori di calcolo, tuttavia, sono stati evidenti. La popolazione non si è subito schierata a favore dei militari. Inoltre, gli alleati internazionali del Niger hanno adottato una posizione più rigida e imposto severe sanzioni, in netto contrasto con quanto successo in occasioni precedenti nei colpi di stato in Burkina Faso e Mali. La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) ha persino contemplato l’ipotesi di un intervento militare per ristabilire Bazoum al potere, un’opzione che i capi di Stato maggiore stanno ora esaminando attentamente ad Abuja.

Il colpo di Stato

Il 27 luglio ha segnato una svolta significativa nella politica del Niger, poiché la guardia presidenziale di Tiani ha sequestrato Bazoum presso la sua residenza, spingendo il comando dell’esercito del paese a sostenere il colpo di stato per evitare uno scontro mortale tra forze rivali.

Qualsiasi resistenza interna all’ascesa di Tiani al potere si è rapidamente dissolta, ma la nuova amministrazione del paese ora si trova in una situazione tesa con la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), composta da 15 paesi membri.

Questo recente colpo di stato segna il quinto cambiamento di governo militare nel Niger negli ultimi 50 anni ed ha implicazioni per l’ex potenza coloniale, la Francia, e gli Stati Uniti. Entrambi i paesi hanno mantenuto una presenza militare significativa nel Niger, utilizzandolo come base strategica per combattere i gruppi jihadisti nella volatile regione del Sahel. Tuttavia, i colpi di stato militari successivi nei paesi vicini del Mali e del Burkina Faso hanno costretto la Francia a ridurre la sua presenza militare, consentendo alla Russia di esercitare maggiore influenza nell’area.

La portata della comunicazione tra Tiani e Issoufou, una figura politica di spicco in Africa Occidentale, rimane poco chiara. Issoufou, che è stato elogiato per la sua decisione di lasciare il potere nel 2021 dopo due mandati, permettendo una transizione democratica pacifica, finora non ha commentato le intenzioni di Tiani.

Le speculazioni sull’eventuale conoscenza di Issoufou riguardo al colpo di stato sono sorte in seguito al suo iniziale silenzio dopo l’evento. Fonti vicine all’ex presidente hanno indicato che Issoufou era frustrato dal modo in cui Bazoum gestiva gli affari del paese, in particolare nel settore petrolifero, dove pare che le sue idee fossero state ignorate.

Una fonte vicina all’ex presidente ha rivelato che Issoufou ha evitato inizialmente dichiarazioni pubbliche per mediarle tra Tiani e Bazoum. La stessa fonte ha smentito qualsiasi coinvolgimento di Issoufou nel colpo di stato, facendo notare la decisione della giunta di arrestare suo figlio, che ricopriva il ruolo di ministro del petrolio e dell’energia, come prova della sua mancanza di complicità.

Solo il 30 luglio, quattro giorni dopo il colpo di stato, Issoufou ha rotto il silenzio tramite i social media, dichiarando il suo coinvolgimento in un’azione di mediazione e chiedendo il reintegro di Bazoum.

La situazione tra vari ultimatum

Nel frattempo, con il primo ministro del Niger fuori dal paese, il ministro degli Esteri Hassoumi Massaoudou ha assunto il ruolo di guida nel tentativo di liberare Bazoum.

Intorno a mezzogiorno del 26 luglio, un post su un account dei social media della presidenza del Niger dichiarava che Bazoum e la sua famiglia stavano bene, e che l’esercito e la guardia nazionale erano pronti ad attaccare i soldati ribelli se non si fossero arresi.

Poco dopo, diverse centinaia di sostenitori di Bazoum si sono radunati in una piazza nel centro di Niamey e successivamente hanno marciato verso il palazzo presidenziale. I manifestanti chiedevano ai rivoltosi di liberare il presidente e di tornare nelle loro caserme.

Ma verso le 21, i ribelli hanno pubblicato un video sulla televisione di stato. Indossando una giacca militare blu e affiancato da nove ufficiali, un colonnello poco conosciuto di nome Amadou Abdramane ha annunciato la rimozione di Bazoum dal potere, la sospensione di tutte le istituzioni della repubblica e la chiusura delle frontiere del Niger.

Quasi tutte le diverse branche dell’apparato di sicurezza del Niger avevano un rappresentante nel gruppo, comprese la polizia, l’esercito, l’aeronautica e la guardia presidenziale. Presente anche Ahmad Sidien, il secondo in comando della guardia nazionale.

Il giorno successivo, il comando militare del Niger si è schierato con la giunta e la guardia nazionale ha smesso di assediare il complesso della guardia presidenziale, come Tiani aveva sperato.

Tiani, che aveva scelto di rimanere in secondo piano finché non avesse ottenuto il sostegno pubblico dagli altri comandanti è apparso in televisione il 28 luglio.

In un breve discorso, ha spiegato che l’obiettivo della giunta era quella di salvaguardare la patria e ha dato la colpa al governo del Niger per non aver affrontato i problemi di sicurezza.

Tuttavia, con l’ECOWAS che minaccia azioni militari, Tiani potrebbe presto affrontare una minaccia completamente diversa.

La situazione esterna

Il colpo di stato contro Bazoum aumenta ulteriormente la pressione sui piani di Parigi per la regione e mette in evidenza le lacune dei suoi apparati, che secondo alcune indiscrezioni sarebbero nuovamente oggetto di critiche all’Eliseo. È importante sottolineare che l’opinione pubblica dei paesi dell’Africa occidentale, inclusa una parte di quella nigerina, critica due aspetti fondamentali delle relazioni con la Francia: la gestione dell’instabilità nel Sahel e l’atteggiamento di Parigi nei confronti della volontà africana di rinegoziare le relazioni bilaterali in modo paritario, dando maggiore spazio alle leadership locali. Queste critiche non sono necessariamente “antifrancesi” nel senso ampio del termine, ma esprimono il desiderio di maggior autonomia e di un coinvolgimento diretto nelle decisioni riguardanti la propria regione.

Anche considerando il possibile supporto russo attraverso il Gruppo Wagner, sembra improbabile che possano dispiegarsi risorse significative nella regione, soprattutto alla luce dell’impegno militare di Mosca nella guerra in Ucraina. Inoltre, il numero limitato di mercenari che Prigožin potrebbe dispiegare sembra inadeguato per affrontare un conflitto su vasta scala tra Stati.

Infine, le Forze armate di Burkina Faso e Mali sono già gravemente impegnate nelle loro lotte contro le insurrezioni interne, e quindi non sembrano in grado di influenzare in modo significativo gli sviluppi di un potenziale conflitto nella regione.

L’Eliseo è consapevole di queste sfide e della contraddizione nelle relazioni con i paesi dell’Africa occidentale. Dopo l’uscita burrascosa dal Mali, la Francia ha adottato un approccio più cauto alla controinsurrezione e si è installata in Niger. Le Forze armate francesi cercano di mantenere un profilo più basso, agendo sempre in coordinamento con le autorità locali e cercando di concertare maggiormente gli sforzi con le forze armate locali. Questo nuovo approccio potrebbe essere un tentativo di rispondere alle preoccupazioni delle popolazioni della regione e di migliorare la collaborazione con i paesi interessati per affrontare l’instabilità nel Sahel.

La presenza difficile di Mosca

È effettivamente difficile identificare chi stia guidando il coinvolgimento russo nel Niger, ma l’uscita di scena di Bazoum può rappresentare un’opportunità per Mosca. Tuttavia, questo coinvolgimento potrebbe comportare un costo significativo per la Russia. Il Cremlino teme che la sua strategia africana si stia espandendo troppo e stia diventando sempre più difficile da sostenere, come dimostrato dalle tensioni emerse al vertice Russia-Africa di San Pietroburgo.

La situazione in Niger offre alla Russia la possibilità di rafforzare la propria presenza e influenza nella regione, ma ciò richiederebbe notevoli risorse e sforzi. Inoltre, la Russia è attualmente coinvolta in conflitti interni ed esterni, come la guerra in Ucraina, che assorbono notevoli risorse e attenzione.

Le frizioni al vertice Russia-Africa a San Pietroburgo possono essere un segnale di difficoltà nel mantenere e gestire la crescente estensione della strategia russa nel continente africano. La Russia ha mostrato un crescente interesse per l’Africa, cercando nuove opportunità commerciali, di investimento e di cooperazione in vari settori. Tuttavia, questo espansionismo potrebbe comportare sfide di bilancio e diplomatiche, poiché la Russia si trova a confrontarsi con altre potenze internazionali, tra cui la Francia, che ha una presenza storica e militare significativa nella regione del Sahel.

Inoltre, la situazione geopolitica in Africa è complessa e dinamica, con diversi attori regionali e internazionali che cercano di proteggere i propri interessi. Il coinvolgimento della Russia in Niger potrebbe incrociarsi con le strategie e gli interessi di altri paesi, creando potenziali conflitti e tensioni.

In sintesi, sebbene l’uscita di scena di Bazoum possa rappresentare un’opportunità per la Russia nel Niger, il Cremlino dovrà valutare attentamente i costi e i benefici del suo coinvolgimento nella regione, tenendo conto delle sfide geopolitiche e delle possibili conseguenze di lungo termine.