13 Novembre 2025
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Moscovia. Da dove deriva il termine con cui Zelenskyy vuole rinominare la Russia

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha chiesto di esaminare una petizione online per rinominare la Federazione Russa semplicemente in ‘Muscovia’, dopo che la proposta ha raccolto più di 25 mila firme sul sito web della presidenza ucraina. La petizione sostiene che il nome Russia è una falsificazione storica e che il vero nome dello stato è Muscovia, come era chiamato fino al XVIII secolo. Il presidente Zelenskyy ha incaricato il primo ministro Denis Shmygal di “lavorare” sulla possibilità di cambiare il nome Russia in Muscovia e sostituire il termine “russo” con “moscovita” nelle comunicazioni ufficiali.

La mossa è stata vista come una provocazione da parte di Mosca, che ha accusato Kiev di voler attribuirsi le vittorie storiche della Rus’ e di alimentare l’odio nazionalista.

La petizione originale di Kiev per cambiare il nome della Russia è stata pubblicata sul sito web della presidenza ucraina il 22 ottobre 2022 e ha raccolto più di 25 mila firme in meno di quattro mesi. Si può trovare al seguente link:
https://petition.president.gov.ua/petition/170958

Il significato moderno di Moscovia

La parola Moscovia ha diversi significati a seconda del contesto e della lingua. In italiano, Moscovia è un nome antico per indicare la città di Mosca o il principato di Moscovia. In inglese, Moskovia è una regione storica nella Russia centrale. In russo, Московия (Moskóvija) può essere usato come un termine dispregiativo per riferirsi alla Russia moderna o alla sua politica.

Inoltre la parola Moscovia è usata da alcuni ucraini e altri popoli slavi orientali per sottolineare la differenza tra la Russia e le altre nazioni slave. In altri ambiti la parola Moscovia è associata alla storia coloniale e imperiale della Russia, che ha oppresso e sfruttato molti popoli non russi. Infine la parola Moscovia è vista come un modo di ridurre la Russia alla sua capitale, ignorando la sua diversità culturale e geografica.

Il Granducato di Mosca storicamente

Il Granducato di Mosca era un principato russo del tardo Medioevo centrato su Mosca, e lo stato predecessore dello Zarato di Russia nel periodo moderno. Era governato dalla dinastia Rjurik, che aveva regnato sulla Rus’ dalla fondazione di Novgorod nel 862.

Il Granducato di Mosca si originò nel 1263, quando il principe di Vladimir-Suzdal Alessandro Nevskij creò il Granducato di Mosca come appannaggio per suo figlio Daniele I. Inizialmente, la Moscovia era uno stato vassallo dell’Orda d’Oro, pagando tributo e fornendo truppe ai khan per combattere nelle loro guerre.

Nel corso dei secoli successivi, i principi moscoviti ampliarono il loro territorio sottomettendo le altre città russe e resistendo alle invasioni dei lituani e dei mongoli. Nel 1327, Mosca fu fatta capitale del principato di Vladimir-Suzdal. Nel 1480, Ivan III il Grande si liberò definitivamente dal giogo mongolo e si intitolò Sovrano e Gran Duca di Tutta la Rus’.

Sotto il suo regno e quello dei suoi successori Vasilij III e Ivan IV il Terribile, la Moscovia si trasformò in uno zarato che inglobò vasti territori della Siberia orientale e della steppa meridionale. Il Granducato di Mosca cessò di esistere nel 1547, quando Ivan IV fu incoronato zar di tutte le Russie.

Quando cambiò il nome in Russia

Il nome Granducato di Mosca non fu cambiato in Russia da un giorno all’altro, ma fu il risultato di un processo storico e linguistico. I principi moscoviti si consideravano gli eredi della Rus’ di Kiev, il primo stato slavo orientale che esistette tra il IX e il XIII secolo. La parola Rus’ si evolvette in Russia tra il XIV e il XVI secolo, quando la Moscovia ampliò i suoi confini e assorbì le altre città russe.

Un altro fattore fu che Ivan IV il Terribile, nel 1547, si proclamò zar di tutte le Russie, affermando la sua sovranità su tutti i territori russi. Il nome Russia si affermò definitivamente nel XVIII secolo, quando Pietro I fondò l’impero russo e spostò la capitale da Mosca a San Pietroburgo.

Le reazioni internazionali alla richiesta di Zelenskyy

Le reazioni internazionali alla petizione sono state contrastanti. Da un lato, alcuni paesi occidentali e organizzazioni non governative hanno espresso il loro sostegno all’iniziativa ucraina, considerandola un atto di resistenza culturale e politica contro l’aggressione russa. Dall’altro lato, la Russia e i suoi alleati hanno condannato la petizione come una provocazione irresponsabile e una violazione del diritto internazionale. Alcuni esperti hanno anche messo in dubbio la legalità e la fattibilità della proposta, sottolineando le difficoltà pratiche e le possibili ripercussioni negative di un tale cambiamento.

Fonti:

  • HistoryMaps
  • Historyguild.org
  • Bbc
  • Wikipedia.org
  • Nv.ua
  • Treccani
  • Britannica

Bruno Frattasi, nuovo direttore Cybersicurezza: “valorizzare le competenze

Il governo ha scelto Bruno Frattasi, ex prefetto di Roma, come direttore generale dell’Agenzia nazionale per la cybersicurezza per contrastare gli attacchi informatici alle istituzioni pubbliche e alle aziende. Frattasi, che ha lavorato per la pubblica amministrazione per 42 anni, si sente pronto per il nuovo incarico grazie alla sua versatilità. Ha già avuto undici o dodici incarichi diversi, tra cui la responsabilità del Comitato alta sorveglianza per le grandi opere e la guida del Dipartimento dei vigili del fuoco.

Frattasi non è un esperto di tecnologia, ma l’Agenzia ha al suo interno grandi competenze che vuole valorizzare. Il suo ruolo, secondo lui, è quello di un manager della sanità, non necessariamente un chirurgo. Frattasi si impegnerà a difendere l’Italia e le sue infrastrutture strategiche dalle minacce esterne e a guidare il Paese verso una piena digitalizzazione dei servizi e un futuro di post-modernità.

Ho fatto il prefetto per 18 anni, – racconta – e questo alla cybersicurezza è il mio undicesimo o dodicesimo incarico, passando dalla responsabilità del Comitato alta sorveglianza per le grandi opere alla guida del Dipartimento dei vigili del fuoco e via dicendo. Ogni ruolo che ho avuto l’onore di svolgere è stato diverso dall’altro. Il percorso di carriera mi ha insomma messo davanti a sfide sempre nuove ma la duttilità è una risorsa professionale che consente di affrontarle una dopo l’altra con la speranza di riuscire bene”.

Il direttore generale si concentrerà sulla difesa dagli attacchi informatici, in particolare contro gli hacker russi, e sulla lotta alla criminalità organizzata che sfrutta il cyberspazio per i suoi affari. Una delle sue priorità sarà completare gli organici dell’Agenzia, poiché sono necessarie centinaia di assunzioni per affrontare i molteplici fronti di lavoro. Frattasi è consapevole che il suo incarico è nevralgico per la sicurezza nazionale e spera di riuscire a svolgerlo bene.

L’Agenzia – osserva infine il direttore – dovrà essere completata nei suoi organici. So che ci sono centinaia di assunzioni da fare e questa sarà un’altra delle mie priorità. Avremo svariati fronti su cui agire. Penso per esempio al contrasto alla criminalità organizzata nazionale e transnazionale che ovviamente sfrutta il cyberspazio, il cosiddetto quinto dominio, per i suoi affari”, ha concluso Frattasi.

Netanyahu: sono colpito dalla leadership di Meloni, cresciamo insieme

Israele vuole accelerare le esportazioni di gas in Europa attraverso l’Italia. Lo ha detto oggi il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, in alcune dichiarazioni alla stampa dopo aver incontrato a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

“L’Italia vuole essere un hub dell’energia verso l’Europa e noi la pensiamo allo stesso modo”, ha detto Netanyahu. Il capo del governo israeliano ha menzionato la partecipazione di Eni nei progetti gasiferi offshore dello Stato ebraico. “Riteniamo di poter portare la collaborazione (tra Italia e Israele nel settore energetico) a un livello superiore”, ha aggiunto Netanyahu.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, ha auspicato “un salto significativo nella cooperazione economica tra governi e imprese” di Italia e Israele. “Il mio messaggio è che Israele è pronto ad aumentare le relazioni tecnologiche ed economiche. Mi auguro di vedervi se non quest’anno, l’anno prossimo a Gerusalemme”, ha detto ai rappresentati delle imprese italiane che partecipano al Forum economico per le imprese.

Un momento dell’incontro istituzionale

Il primo ministro ha dichiarato di essere rimasto “molto colpito dalla visione e dalla leadership” del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il capo del governo israeliano ha espresso apprezzamento per la volontà mostrata dalla parte italiana di “portare le relazioni tra Italia e Israele ancora più avanti”.

La prima cosa che voglio dire a Meloni è di fare una visita a Gerusalemme accompagnata poi da 50 o 100 aziende leader“, ha proseguito Netanyahu. Per il primo ministro israeliano l’Italia è una terra “benedetta” per l’imprenditoria e il design. “Vogliamo condividere con voi il nostro vantaggio tecnologico”, ha dichiarato.

Sulla siccità, “per migliaia di anni il Medio Oriente ha avuto guerre sull’acqua. Non abbiamo più questo problema perché se abbiamo bisogno di acqua la produciamo, prima di tutto con il riciclo”, ha sottolineato Netanyahu, al Forum economico per le imprese parlando dei recenti problemi di siccità dell’Italia.”Noi vogliamo condividere con voi le nostre tecnologie”, ha ribadito.

L’Arabia Saudita e Iran ristabiliscono i legami nei colloqui ospitati dalla Cina

L’Arabia Saudita e l’Iran hanno raggiunto un accordo che apre la strada al ristabilimento delle relazioni diplomatiche dopo un allontanamento durato sette anni, un importante riallineamento tra Paesi facilitato dalla Cina.

Funzionari sauditi e iraniani hanno annunciato l’accordo dopo i colloqui di questa settimana in Cina, che mantiene stretti legami con entrambi i paesi, secondo la dichiarazione, pubblicata dall’agenzia di stampa saudita ufficiale. Anche i media statali iraniani hanno annunciato un accordo.

I due paesi hanno concordato di riattivare un patto di cooperazione per la sicurezza ed accordi commerciali, di investimento e culturali.

L’Arabia Saudita e l’Iran riapriranno le ambasciate nei rispettivi paesi entro due mesi, ed entrambi gli stati hanno confermato “il loro rispetto per la sovranità delle nazioni e la non interferenza nei loro affari interni”.

Il ruolo della Cina nell’ospitare i colloqui che hanno portato a una svolta in una rivalità regionale di lunga data evidenzia la crescente importanza economica e politica del paese in Medio Oriente, una regione che è stata a lungo plasmata dal coinvolgimento militare e diplomatico degli Stati Uniti. Funzionari sauditi e iraniani si erano impegnati in diversi cicli di colloqui negli ultimi due anni, anche in Iraq e Oman, senza significativi passi avanti.

“Questo è un riflesso del crescente peso strategico della Cina nella regione – il fatto che abbia molta influenza sugli iraniani, il fatto che abbia relazioni economiche molto profonde e importanti con i sauditi”, ha detto Mohammed Alyahya, un ricercatore saudita di il Belfer Center for Science and International Affairs di Harvard. “C’è un vuoto strategico nella regione, e i cinesi sembrano aver capito come trarne vantaggio”.

Decreto Carburanti: via libera definitivo dal Senato

Con votazione per alzata di mano, l’aula del Senato ha definitivamente approvato un disegno di legge riguardante la trasparenza dei prezzi dei carburanti, il potenziamento dei poteri del Garante per la sorveglianza dei prezzi e il supporto al trasporto pubblico. I partiti maggioritari, Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Civici d’Italia-Noi moderati, hanno espresso il loro sostegno per la proposta.

In particolare, il testo prevede l’obbligo di pubblicare il prezzo medio regionale per i carburanti sulla rete stradale non autostradale e il prezzo medio nazionale per gli impianti autostradali. La mancata comunicazione dei prezzi praticati o la mancata conformità dei cartelli di pubblicità è punita con multe amministrative che vanno da 200 a 2.000 euro. In caso di recidiva, dopo la quarta violazione anche non consecutiva entro 60 giorni, si prevede la sospensione dell’attività dai 3 ai 30 giorni. L’accertamento delle violazioni spetta alla Guardia di Finanza. Inoltre, è prevista un’applicazione informatica per dispositivi portatili per consultare i prezzi.

Il Garante per la sorveglianza dei prezzi, noto come “mister Prezzi”, avrà maggiori strumenti a disposizione per analizzare l’evoluzione dei prezzi dei beni di consumo al fine di individuare tempestivamente fenomeni speculativi ingiustificati dalla sola dinamica inflazionistica. Il Garante dovrà presentare una relazione trimestrale sui prezzi medi e per svolgere tale attività, gli sono stati stanziati 500.000 euro all’anno dal 2023 al 2025. Viene ripristinata l'”accisa mobile”, un meccanismo per cui le imposte sulla benzina si riducono proporzionalmente all’aumento dei prezzi, grazie a un maggior gettito dell’IVA. Infine, viene reintrodotto il bonus Trasporti, attraverso l’istituzione di un fondo per l’acquisto di abbonamenti per i servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale. Il valore del buono è pari al 100% della spesa sostenuta per l’acquisto dell’abbonamento, ma non può superare i 60 euro. Il buono è destinato alle persone fisiche che hanno un reddito complessivo non superiore a 20.000 euro nel 2022.

Trattato di Dublino. Cos’è il Regolamento di Dublino III

Il trattato di Dublino, formalmente noto come “Regolamento di Dublino III”, è un accordo dell’Unione Europea che stabilisce le regole per determinare quale stato membro dell’UE è responsabile della valutazione della richiesta di asilo presentata da un richiedente asilo.

È la pietra angolare del sistema Dublino, costituito dal regolamento Dublino e dal regolamento EURODAC, che istituisce una banca dati europea per le impronte digitali per gli ingressi non autorizzati nell’UE. Il regolamento Dublino mira a “determinare rapidamente lo Stato membro competente” e prevede il trasferimento di un richiedente asilo in tale Stato membro.

In pratica, il trattato di Dublino afferma che il primo paese dell’UE in cui un richiedente asilo arriva deve assumere la responsabilità di elaborare la richiesta di asilo e prendere eventuali decisioni sullo status di rifugiato del richiedente. Questo è conosciuto come il “principio del paese di primo ingresso”.

L’obiettivo del trattato di Dublino era quello di prevenire il fenomeno del “shopping dell’asilo”, in cui i richiedenti asilo cercano di ottenere lo status di rifugiato nel paese dell’UE con le condizioni migliori, e di garantire che i richiedenti asilo ricevano un trattamento uniforme e giusto in tutta l’Unione Europea.

Tuttavia, il trattato di Dublino è stato oggetto di critiche, poiché alcuni paesi dell’UE che si trovano sulle rotte di migrazione principali, come l’Italia e la Grecia, sono stati sovraccaricati dall’onere della valutazione delle richieste di asilo e si sono trovati a dover gestire flussi di migranti molto elevati. Ciò ha portato a una riforma del sistema di asilo dell’UE, con la sostituzione del trattato di Dublino con un nuovo regolamento nel 2013 (Dublino III), e un ulteriore tentativo di riforma in corso.

Come funziona il sistema di accoglienza?

Il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati nei paesi dell’Unione Europea è fortemente influenzato dal Trattato di Dublino III, che definisce le regole per stabilire quale paese dell’UE debba essere responsabile della valutazione della richiesta di asilo presentata da un richiedente.

Secondo il principio del paese di primo ingresso, il paese in cui un richiedente asilo arriva per la prima volta nell’UE è responsabile della valutazione della sua richiesta di asilo. Questo significa che il paese di primo ingresso deve garantire l’accoglienza e l’assistenza ai richiedenti asilo, nonché la valutazione delle loro richieste.

Tuttavia, il Trattato di Dublino III prevede anche la possibilità di trasferire la responsabilità della valutazione della richiesta di asilo ad un altro paese dell’UE, in base a diverse condizioni. Ad esempio, un richiedente asilo può essere trasferito in un altro paese se ha parenti o conoscenti in quel paese, o se ha già presentato una richiesta di asilo in un altro paese dell’UE.

In base a queste regole, i richiedenti asilo e i rifugiati possono essere trasferiti da un paese all’altro dell’UE per completare la valutazione della loro richiesta di asilo. Ciò significa che il sistema di accoglienza nei paesi dell’UE deve essere in grado di gestire il flusso di richiedenti asilo e rifugiati, non solo per quelli che arrivano per la prima volta nel paese, ma anche per quelli che vengono trasferiti da altri paesi dell’UE.

Il sistema di accoglienza nei paesi dell’UE deve anche rispettare le norme e le regolamentazioni dell’UE in materia di accoglienza e di diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Ciò include la garanzia di un alloggio adeguato, assistenza medica, sociale e legale, nonché l’accesso alla formazione e all’istruzione per aiutare i richiedenti asilo e i rifugiati ad integrarsi nella società del paese di accoglienza.

Quali sono le critiche al trattato di Dublino III?

Il Trattato di Dublino III è stato oggetto di numerose critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani, di attivisti e di altri soggetti coinvolti nell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Alcune delle principali critiche al trattato includono:

  1. Manca di solidarietà tra i paesi dell’UE: il principio del paese di primo ingresso significa che i paesi situati ai confini dell’UE (come l’Italia, la Grecia e la Spagna) sono sovraccaricati dal flusso di richiedenti asilo e rifugiati, mentre i paesi del nord Europa ricevono meno richieste di asilo. Ciò ha portato ad un divario di accoglienza tra i paesi dell’UE e alla mancanza di una politica comune in materia di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati.
  2. Discriminazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati: il trattato prevede la possibilità di trasferire i richiedenti asilo da un paese all’altro, ma questo può portare alla separazione di famiglie e alla violazione dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati.
  3. Difficoltà nell’ottenere protezione: il sistema di accoglienza previsto dal trattato di Dublino III non garantisce sempre la protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati, poiché i paesi di destinazione possono rifiutare la richiesta di asilo.
  4. Lunghe attese e procedure complesse: i richiedenti asilo possono essere costretti a trascorrere mesi o addirittura anni in attesa di una decisione sulla loro richiesta di asilo, durante i quali non hanno il permesso di lavorare o di studiare. Inoltre, le procedure per la valutazione delle richieste di asilo sono spesso complesse e possono essere difficili da comprendere per i richiedenti asilo.
  5. Mancanza di risorse: i paesi dell’UE che accolgono i richiedenti asilo e i rifugiati spesso si trovano in difficoltà a causa della mancanza di risorse sufficienti per fornire l’alloggio, l’assistenza medica e sociale e la formazione necessaria. Ciò può portare ad una riduzione della qualità dell’accoglienza e dei servizi forniti ai richiedenti asilo e ai rifugiati.

Chi ha firmato il trattato

Il Trattato di Dublino III è stato firmato da tutti i paesi dell’Unione Europea (UE) e dall’Islanda, dalla Norvegia e dalla Svizzera, che non fanno parte dell’UE ma partecipano allo spazio Schengen. Il trattato è entrato in vigore il 1º gennaio 2014 e ha sostituito il precedente Trattato di Dublino II.

Fonti:

  1. Testo ufficiale del Trattato di Dublino III;
  2. Consiglio d’Europa
  3. Il Commissariato dell’ONU per i rifugiati (UNHCR) e Amnesty International;
  4. The Guardian, The New York Times e Al Jazeera;
  5. European Asylum Support Office e il Ministero dell’Interno italiano

Cina: gli Stati Uniti hanno una visione distorta, si rischiano conflitti

Gli Stati Uniti dovrebbero cambiare il loro atteggiamento “distorto” nei confronti della Cina o ne seguiranno “conflitti e scontri”. Lo ha detto il ministro degli Esteri cinese, difendendo la posizione della Cina sulla guerra in Ucraina e difendendo i loro stretti legami con la Russia.

Gli Stati Uniti si sono impegnati nella repressione e nel contenimento della Cina piuttosto che in una concorrenza leale e basata sulle regole.”

“La percezione e le opinioni degli Stati Uniti sulla Cina sono gravemente distorte”, ha affermato Qin.

Gli Usa considerano la Cina come il principale rivale e la sfida geopolitica più consequenziale. Questo è come il primo bottone della camicia che viene messo male“.

Le relazioni tra le due superpotenze sono state tese per anni su una serie di questioni tra cui Taiwan, il commercio e più recentemente la guerra in Ucraina, ma sono peggiorate il mese scorso dopo che gli Stati Uniti hanno abbattuto un pallone al largo della costa orientale degli Stati Uniti che si dice fosse un cinese velivolo da spionaggio.

Gli Stati Uniti affermano, per contro, che stanno stabilendo limiti per le relazioni e non stanno cercando un conflitto, ma Qin ha affermato che ciò significava in pratica che la Cina non avrebbe dovuto rispondere quando veniva calunniata o attaccata.

Questo è semplicemente impossibile“, ha detto Qin alla sua prima conferenza stampa da quando è diventato ministro degli Esteri a dicembre.

Se gli Stati Uniti non frenano e continuano ad accelerare sulla strada sbagliata, nessun guardrail può impedire il deragliamento, che diventerà conflitto e scontro, e chi ne sopporterà le conseguenze catastrofiche?

Qin ha paragonato la competizione sino-americana a una gara tra due atleti olimpici.

Se una parte, invece di concentrarsi sul dare il meglio di sé, cerca sempre di far inciampare l’altra, fino al punto di dover partecipare alle Paralimpiadi, allora questa non è concorrenza leale”, ha detto.

Durante la conferenza stampa di quasi due ore, Qin ha difeso con fermezza la “diplomazia del guerriero lupo”, una posizione assertiva e spesso dura adottata dai diplomatici cinesi dal 2020.

Quando sciacalli e lupi stanno bloccando la strada e lupi affamati ci attaccano, i diplomatici cinesi devono danzare con i lupi e proteggere e difendere la nostra casa e il nostro Paese“, ha detto.

Qin ha anche detto che una “mano invisibile” sta spingendo per l’escalation della guerra in Ucraina “per servire certe agende geopolitiche”, senza specificare a chi si riferisse.

Ha ribadito l’appello della Cina al dialogo per porre fine alla guerra.

La Cina ha stretto una partnership “senza limiti” con la Russia lo scorso anno, settimane prima della sua invasione dell’Ucraina, e la Cina ha accusato l’espansione della NATO di aver scatenato la guerra, facendo eco alla denuncia della Russia.

La Cina ha rifiutato di condannare l’invasione e ha difeso ferocemente la sua posizione nei confronti dell’Ucraina, nonostante le critiche occidentali per il suo fallimento nell’individuare la Russia come aggressore.

La Cina ha anche negato con veemenza le accuse statunitensi di aver preso in considerazione la possibilità di fornire armi alla Russia.

I rapporti con Mosca continuano

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina un anno fa, Xi ha avuto più volte colloqui con Putin, ma non con la sua controparte ucraina. Ciò mina la pretesa di neutralità della Cina nel conflitto, ha affermato il mese scorso il massimo diplomatico di Kiev a Pechino.

Alla domanda se sia possibile che Cina e Russia abbandonino il dollaro USA e l’euro per il commercio bilaterale, Qin ha detto che i paesi dovrebbero utilizzare qualunque valuta sia efficiente, sicura e credibile.

La Cina ha cercato di internazionalizzare il suo renminbi, o yuan, che ha guadagnato popolarità in Russia lo scorso anno dopo che le sanzioni occidentali hanno escluso le banche russe e molte delle sue società dai sistemi di pagamento in dollari ed euro.

“Le valute non dovrebbero essere la carta vincente per le sanzioni unilaterali, tanto meno un travestimento per il bullismo o la coercizione”, ha detto Qin.

Bomba planante UPAB-1500

L’aviazione da combattimento russa, coinvolta nella guerra in Ucraina, colpisce costantemente obiettivi tramite bombardamenti. Per questo, vengono utilizzati vari mezzi, comprese le armi guidate ad alta precisione. Si è saputo che le munizioni degli aerei d’attacco includono una nuova bomba aerea, laUPAB-1500B.

Le bombe aeree UPAB-1500B-E sono in grado di volare autonomamente contro un bersaglio nemico situato a diversi chilometri di distanza, gli aerei russi non hanno bisogno di entrare nelle aree in cui sono presenti gli operatori di missili antiaerei ucraini (MANPADS).

Le bombe UPAB-1500B-E

L’UPAB-1500B-E, nota anche come K029BE, è una bomba planante progettata per ingaggiare bersagli terrestri e di superficie da una distanza massima di 50 chilometri. La bomba pesa esattamente 1.525 kg ed è dotata di una testa esplosiva da 1.010 kg che può penetrare nel cemento.

La bomba può essere allineata da un’altitudine di 15 chilometri, utilizzando un’unità di misura interna (IMU) e un sistema di navigazione con un ricevitore satellitare per colpire con precisione il suo obiettivo. Si dice che il raggio di deviazione all’atterraggio (CEP) sia di soli 10 metri.

Cos’è una bomba planante

Una bomba planante, anche nota come bomba a planata o glide bomb, è un’arma che viene lanciata dall’aereo e che utilizza le ali per planare verso il bersaglio, invece di cadere direttamente in linea retta come una bomba di caduta libera.

Una volta sganciata dall’aereo, la bomba planante viene lanciata con una certa velocità orizzontale, e le sue ali a forma di freccia iniziano a generare portanza. Grazie alla portanza, la bomba planante è in grado di rimanere in volo per un determinato periodo di tempo, durante il quale può essere guidata verso il bersaglio.

La guida della bomba planante può avvenire in diversi modi. In alcuni casi, la bomba è dotata di un sistema di guida interno, che utilizza sensori elettronici per rilevare la posizione del bersaglio e per controllare la direzione della bomba durante la planata. In altri casi, la bomba è guidata da un operatore a terra, che utilizza un sistema di teleguida per controllare la direzione della bomba durante la planata.

Una volta che la bomba planante raggiunge il bersaglio, viene attivata la sua testata esplosiva, che può variare in potenza e in tipologia a seconda delle esigenze dell’operazione. In alcuni casi, la testata esplosiva è progettata per penetrare il bersaglio prima di detonare, per massimizzare l’effetto distruttivo.

In sintesi, una bomba planante è un’arma che utilizza le ali per planare verso il bersaglio, anziché cadere direttamente in linea retta. Durante la planata, la bomba può essere guidata da un sistema interno di guida o da un operatore a terra. Una volta raggiunto il bersaglio, la bomba attiva la sua testata esplosiva, che può variare in potenza e tipologia a seconda delle esigenze dell’operazione.

Le prime bombe plananti operative furono sviluppate dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale come arma anti-nave. Le navi sono tipicamente molto difficili da attaccare: è necessario un colpo diretto o un mancato di poco per fare danni seri e colpire un bersaglio piccolo come una nave era difficile in quel periodo.

Le bombe plananti della seconda guerra mondiale come la Fritz X tedesca e la Henschel Hs 293 furono tra le prime a utilizzare sistemi di controllo remoto, consentendo all’aereo di controllo di indirizzare la bomba verso un bersaglio preciso come forma pionieristica di munizione guidata con precisione.

La bomba UPAB-1500B

La bomba UPAB-1500B è lunga circa 5 metri e ha un diametro di 400 mm. È progettata per colpire oggetti altamente protetti a una distanza fino a 40 km. Pesando 1525 kg, la bomba guidata trasporta una testata ad alto esplosivo (HE) perforante il cemento da 1010 kg accoppiata con un’unità di navigazione combinata e una spoletta di contatto con tre modalità di ritardo temporale.

Durante la caduta, la bomba è in grado di rilevare l’altitudine e la velocità, tramite un sistema di sensori integrati. Questi dati vengono utilizzati per calcolare il punto esatto in cui la bomba deve detonare, per massimizzare l’effetto distruttivo sul bersaglio.

Una volta che la bomba raggiunge il bersaglio, la testata esplosiva si attiva, causando una grande esplosione che distrugge il bersaglio e tutto ciò che si trova nelle vicinanze. La potenza dell’esplosione dipende dalla quantità di esplosivo utilizzata nella testata, che può variare a seconda delle esigenze dell’operazione.

La bomba guidata K029BE / UPAB-1500B-E è stata sviluppata presso la State Research and Production Enterprise “Region”. Lo scopo del progetto era quello di creare una bomba ad alta precisione con una maggiore portata di caduta, in grado di colpire bersagli protetti a terra e in superficie.

All’inizio del 2019, la direzione ha riferito che l’UPAB-1500B aveva superato con successo tutti i test necessari ed era stato adottata dalle forze aerospaziali russe. La produzione di massa era iniziata e il primo lotto di prodotti fu fornito all’esercito. È stato anche riferito che c’erano ordini di esportazione, le cui consegne avrebbero dovuto iniziare nel 2020.

Dati tecnici

La bomba è costruita in un corpo cilindrico di circa 5 m e 400 mm di diametro. Lo scafo ha una solida carenatura del naso emisferica e una sezione di coda affusolata. Quattro piani triangolari di una struttura pieghevole sono fissati sulla parte centrale del corpo. L’ala è divisa in una parte fissa e una console. Quest’ultimo si trova all’interno della parte fissa e si sposta dopo essere stato resettato.

K029BE è dotato di un sistema di guida combinato basato sulla navigazione inerziale e satellitare. La parte principale dello scafo è una testata perforante ad alto esplosivo.

C’è un fusibile di contatto con tre modalità di decelerazione. A seconda del tipo di bersaglio, la detonazione viene eseguita al tocco o con un ritardo specificato – per distruggere gli edifici dall’interno. I parametri di penetrazione della barriera non sono divulgati.

UPAB-1500B è compatibile con tutti i principali aerei nazionali di prima linea. Può essere trasportato da caccia multiruolo, bombardieri di prima linea e aerei d’attacco. La dimensione consentita del carico di munizioni dipende dalle caratteristiche del vettore. La caduta del prodotto è consentita in una vasta gamma di velocità del vettore da un’altezza fino a 15 km. Con parametri di rilascio ottimali, la bomba può volare fino a 50 km.

Caratteristiche e vantaggi

In generale, la bomba UPAB-1500B-E / K029BE è un’arma aeronautica moderna ed efficace. Grazie alle soluzioni tecniche incorporate, sono state ottenute alte prestazioni e ampie capacità di combattimento. Tutto ciò è stato confermato durante i test e lo sviluppo passati. Ora la nuova bomba aerea ha l’opportunità di mostrare il suo potenziale in un’operazione reale.

Importanti vantaggi sono forniti dal sistema di guida combinato. La navigazione satellitare offre un’elevata precisione di colpo, mentre l’inerzia offre immunità al rumore. Allo stesso tempo, la potenza e la potenza di una testata pesante compensano in una certa misura qualsiasi deviazione prevista dal punto di mira.

Pd. Schlein chiama Bonaccini per calmare le acque

Dopo un conflitto interno al congresso del partito, Elly Schlein, la segretaria del Partito Democratico (PD), ha incontrato Stefano Bonaccini, il capofila della minoranza interna, per cercare di stabilire le basi per una maggiore unità all’interno del partito. Bonaccini ha suggerito di superare le divisioni tra le diverse correnti all’interno del PD e di lavorare tutti insieme per il bene del partito. Schlein ha concordato sottolineando l’importanza di unire le forze del partito in questo momento critico. L’incontro si è svolto a Bologna e ha segnato un primo passo verso la riunificazione del PD dopo il congresso tumultuoso.

Durante il vertice a cui hanno partecipato Elly Schlein e Stefano Bonaccini, si è respirata un’atmosfera di unità, ma anche di tristezza e commozione per la tragica scomparsa di Bruno Astorre, un senatore del Partito Democratico che era stato vicino a Dario Franceschini per oltre trent’anni e un volto sorridente del PD di Roma e del Lazio. Schlein e Bonaccini hanno espresso il loro cordoglio per la morte di Astorre, definendola una perdita per l’intera comunità democratica.

Un uomo che ha avuto un impatto eccezionale sulla vita del partito sia in posizioni ufficiali che politiche ci ha lasciato. Siamo profondamente addolorati per la famiglia, gli amici e i colleghi. Durante l’incontro, non sono state affrontate questioni riguardanti le posizioni nei ruoli statutari del partito o la presidenza dei gruppi parlamentari. Ci saranno ulteriori discussioni in merito nei prossimi giorni, quando i partecipanti si riuniranno nuovamente.

Covid. L’inchiesta di Bergamo mette in ansia la politica

L’indagine sull’epidemia di COVID-19 nella provincia di Bergamo ha sollevato molte polemiche e reazioni diverse, soprattutto da parte dei politici coinvolti. L’inchiesta si divide in tre filoni che riguardano la mancata zona rossa in Val Seriana, il piano pandemico nazionale e la situazione dell’ospedale di Alzano Lombardo. Dai documenti dell’indagine emerge una serie di carenze e inefficienze da parte del ministero della Salute nella gestione della pandemia.

Tra i 19 indagati ci sono l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e l’ex governatore della Lombardia Attilio Fontana. Ognuno di loro ha reagito in modo diverso all’inchiesta, a seconda della propria posizione politica e personale.

Conte ha sempre sostenuto di aver agito sempre nel rispetto della legge e della scienza, e si è detto pronto a chiarire la sua posizione di fronte ai giudici. Speranza, dal canto suo, ha espresso piena fiducia nella magistratura e ha sottolineato che il suo operato è stato sempre volto alla tutela della salute pubblica.

Fontana, invece, ha definito l’inchiesta una “farsa” e ha accusato i pubblici ministeri di aver fatto una scelta politica per colpire il centrodestra. Il leader della Lega, Matteo Salvini, si è schierato con Fontana e ha criticato l’azione dei magistrati, definendola una “vergogna” e una “persecuzione”. Dall’altra parte, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha chiesto rispetto per il lavoro della magistratura e ha invitato a non fare polemiche politiche su una questione così delicata.

Ciò che emerge da queste reazioni politiche è la polarizzazione del dibattito pubblico, che spesso si trasforma in una battaglia ideologica anziché in un confronto razionale sui fatti. Ogni parte cerca di difendere il proprio operato, accusando gli avversari politici di incompetenza e superficialità. Tuttavia, ciò che dovrebbe essere importante in questo momento è la ricerca della verità e la comprensione di ciò che è andato storto nella gestione dell’emergenza COVID-19.

L’inchiesta sulla provincia di Bergamo ha messo in evidenza alcune carenze e inefficienze nella macchina organizzativa del ministero della Salute. Ciò che emerge è una mancanza di coordinamento tra le istituzioni, con decisioni prese in modo frammentato e senza una visione d’insieme. Ad esempio, la mancata zona rossa in Val Seriana è stata una scelta che ha avuto conseguenze disastrose per la diffusione del virus in quella zona.

Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, “sono state articolate, complesse e consistite nell’analisi di una rilevante mole di documenti acquisiti e sequestrati, sia in forma cartacea che informatica, presso il ministero della Salute, l’Istituto superiore di Sanità, il Dipartimento della Protezione civile, Regione Lombardia, Ats, Asst, l’ospedale Pesenti-Fenaroli di Alzano Lombardo, nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall’attività investigativa, oltre che nell’audizione di centinaia di persone informate sui fatti” si legge nella nota del procuratore capo Antonio Chiappani.

Un’attività – nei confronti dei 19 indagati – che “è stata oltremodo complessa sotto molteplici aspetti e ha comportato altresì valutazioni delicate in tema configurabilità dei reati ipotizzati, di competenza territoriale, sussistenza del nesso causalità ai fini dell’attribuzione delle singole responsabilità, ha consentito innanzitutto di ricostruire i fatti così come si sono svolti a partire dal 5 gennaio 2020” conclude il procuratore.

Inoltre, la situazione dell’ospedale di Alzano Lombardo ha messo in luce la mancanza di risorse e di personale, che hanno reso difficile la gestione dell’emergenza. L’inchiesta dovrebbe quindi servire a individuare i punti critici della gestione della pandemia, al fine di migliorare la preparazione delle istituzioni per eventuali emergenze future.

È stata aperta un’indagine per la fuga di notizie sull’inchiesta sulla gestione della prima fase della pandemia: in particolare modo sulla pubblicazione dei nomi dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e dell’ex assessore al Welfare Giulio Gallera.