Sebbene la notizia si basi su supposizioni di familiari dei militari della base di Tinker, in Oklahoma e da giornalisti americani che stanno indagando, la sola ipotesi è suggestiva.
I sospetti partono dall’alto numero di “suicidi” o morti per “cause naturali” nella base dell’Air Force di Oklahoma City. L’anno scorso il numero totale di decessi, ufficialmente non determinati da azioni di guerra, era stato di 63 persone. E’ chiaro così che 17 suicidi, avvenuti in una sola base, hanno inevitabilmente attirato l’attenzione di giornalisti e familiari.
La mancanza di trasparenza sulle morti di Tinker è particolarmente preoccupante per gli attivisti come Teri Caserta, madre del defunto Brandon Caserta, un marinaio di 21 anni morto suicida nel 2018, tragedia che ha spinto addirittura il Governo americano alla creazione del Brandon Act, un protocollo che mira a monitorare e affrontare le crisi di salute mentale nei militari.
Tinker, situata a Oklahoma City, ospita l’Oklahoma City Air Logistics Complex dell’Air Force, che fornisce manutenzione su una vasta gamma di velivoli, nonché il 552nd Air Control Wing e il 72nd Air Base Wing. Ospita anche alcune strutture della Marina, insieme agli uffici per la Defense Logistics Agency.
Il sospetto più grave è che i suicidi rappresentino in realtà una drammatica copertura di morti avvenute in operazioni militari, in particolare a Kiev. La supposizione più grave riguarda la presenza di militari americani durante un attacco con un missile balistico ipersonico Kinzhal, quando i russi distrussero il sistema difensivo Patriot di Kiev.
Il Governo americano non hai mai nemmeno preso in considerazione questa teoria, e la maggior parte degli analisti fanno notare come i soldati ucraini siano sempre stati addestrati a Fort Sill, in Oklahoma, e nella base di Tinker per lavorare sul sistema di difesa aerea Patriot, escludendo categoricamente la loro presenza in Ucraina.
Il Pentagono ha però informato, con una dichiarazione volutamente generica, che gli Stati Uniti “hanno aiutato Kiev a riparare il sistema di difesa aerea Patriot danneggiato”. E’ stata proprio questa precisazione, secondo il vecchio proverbio di “scusa non richiesta, accusa manifesta” a gettare dei dubbi sull’esatto contrario, dal momento che per riparare il sistema i soldati USA non potevano che essere sul posto, nonchè presenti al momento dell’attacco.
Insomma, la mancata chiarezza dell’Air Force statunitense dà adito ai peggiori e più preoccupanti dubbi, visto che una presenza (accertata) di soldati americani attivi sul territorio ucraino sarebbe molto grave e avrebbe implicazioni estremamente pericolose.
La situazione cambia di ora in ora. Ecowas sembrava sul punto di intervenire militarmente, ma tutte le minacce sono rimaste solo sulla carta. Il sotto segretario Usa, Nuland, volata a Niamey è tornata dai colloqui con la giunta golpista con un nulla di fatto.
Mali e Burkina Faso sono sul piede di guerra a sostegno del Niger, non fosse altro per la presenza pesante di Wagner nei loro territori.
Secondo tutti gli analisti internazionali, la Russia non avrebbe avuto un ruolo attivo nel golpe ma ne sta beneficiando e approfittando.
Insomma, la via del Niger si allontana definitivamente dall’Occidente e si va a buttare, per ora, nelle braccia della Russia.
Ancora latente il ruolo cinese, estremamente presente nelle risorse del Niger. Probabilmente nessuno ne ha minacciato il lavoro e a loro va bene così.
La popolazione sembra a favore della giunta, ma tutte i golpe sono più o meno così. Il problema è che il popolo del Niger non si avvantaggerà per nulla dei nuovi “padroni” ma saranno e rimarranno poveri.
La situazione è estremamente fluida ma pare che nessuno, ne occidente, ne l’Africa stessa voglia una guerra su larga scala.
Il dramma che si è svolto a Niamey ha gettato un’ombra oscura sulla crisi che attanaglia il Niger e l’intera regione del Sahel. Un colpo di scena che ha lasciato il mondo a chiedersi: come si è arrivati a questa sconcertante situazione? Quali sono stati gli effetti immediati di questo golpe e quali potrebbero essere le ripercussioni a lungo termine?
Il presidente Mohamed Bazoum, sfortunato protagonista di due tentativi di colpo di Stato, ha dimostrato una resistenza notevole. Il primo attacco, avvenuto nell’aprile del 2021, è avvenuto pochi giorni dopo il suo insediamento, mentre il secondo ha avuto luogo nel marzo dell’anno corrente durante una visita in Turchia. Questi audaci tentativi offrono un assaggio delle tensioni che permeano le relazioni tra il leader e gli apparati di sicurezza del paese. La sua natura prevalentemente politica sembra incompatibile con le Forze armate nigerine, che storicamente si sono viste investite di un ruolo istituzionale superiore a quello conferitogli dalla costituzione.
La situazione si è inasprita a causa della nuova strategia di controinsorgenza introdotta da Bazoum, incentrata sul dialogo e sullo sviluppo per affrontare la minaccia jihadista con radici principalmente locali. Inoltre, i tentativi di riforma e il ricambio dei vertici delle Forze armate hanno alimentato la tensione. A maggio, il presidente ha concesso interviste a Jeune Afrique e al Financial Times in cui ha criticato apertamente l’esercito, acuendo le frizioni. Anche all’interno del suo stesso partito, il Partito nigerino per la democrazia e il socialismo (Pnds-Tarrayya), sono sorte divergenze, poiché parte della leadership ha faticato ad accettare il nuovo stile di governo di Bazoum, diverso da quello del suo predecessore Mahamadou Issoufou, nonostante fosse stato il suo delfino.
Il fermento all’interno delle forze armate ha trovato una possibile scintilla quando si sono diffuse voci riguardanti la destituzione del comandante della Guardia presidenziale, Abdourahamane Tchiani, nominato da Issoufou durante il suo mandato. Gli errori di calcolo, tuttavia, sono stati evidenti. La popolazione non si è subito schierata a favore dei militari. Inoltre, gli alleati internazionali del Niger hanno adottato una posizione più rigida e imposto severe sanzioni, in netto contrasto con quanto successo in occasioni precedenti nei colpi di stato in Burkina Faso e Mali. La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) ha persino contemplato l’ipotesi di un intervento militare per ristabilire Bazoum al potere, un’opzione che i capi di Stato maggiore stanno ora esaminando attentamente ad Abuja.
Il colpo di Stato
Il 27 luglio ha segnato una svolta significativa nella politica del Niger, poiché la guardia presidenziale di Tiani ha sequestrato Bazoum presso la sua residenza, spingendo il comando dell’esercito del paese a sostenere il colpo di stato per evitare uno scontro mortale tra forze rivali.
Qualsiasi resistenza interna all’ascesa di Tiani al potere si è rapidamente dissolta, ma la nuova amministrazione del paese ora si trova in una situazione tesa con la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), composta da 15 paesi membri.
Questo recente colpo di stato segna il quinto cambiamento di governo militare nel Niger negli ultimi 50 anni ed ha implicazioni per l’ex potenza coloniale, la Francia, e gli Stati Uniti. Entrambi i paesi hanno mantenuto una presenza militare significativa nel Niger, utilizzandolo come base strategica per combattere i gruppi jihadisti nella volatile regione del Sahel. Tuttavia, i colpi di stato militari successivi nei paesi vicini del Mali e del Burkina Faso hanno costretto la Francia a ridurre la sua presenza militare, consentendo alla Russia di esercitare maggiore influenza nell’area.
La portata della comunicazione tra Tiani e Issoufou, una figura politica di spicco in Africa Occidentale, rimane poco chiara. Issoufou, che è stato elogiato per la sua decisione di lasciare il potere nel 2021 dopo due mandati, permettendo una transizione democratica pacifica, finora non ha commentato le intenzioni di Tiani.
Le speculazioni sull’eventuale conoscenza di Issoufou riguardo al colpo di stato sono sorte in seguito al suo iniziale silenzio dopo l’evento. Fonti vicine all’ex presidente hanno indicato che Issoufou era frustrato dal modo in cui Bazoum gestiva gli affari del paese, in particolare nel settore petrolifero, dove pare che le sue idee fossero state ignorate.
Una fonte vicina all’ex presidente ha rivelato che Issoufou ha evitato inizialmente dichiarazioni pubbliche per mediarle tra Tiani e Bazoum. La stessa fonte ha smentito qualsiasi coinvolgimento di Issoufou nel colpo di stato, facendo notare la decisione della giunta di arrestare suo figlio, che ricopriva il ruolo di ministro del petrolio e dell’energia, come prova della sua mancanza di complicità.
Solo il 30 luglio, quattro giorni dopo il colpo di stato, Issoufou ha rotto il silenzio tramite i social media, dichiarando il suo coinvolgimento in un’azione di mediazione e chiedendo il reintegro di Bazoum.
La situazione tra vari ultimatum
Nel frattempo, con il primo ministro del Niger fuori dal paese, il ministro degli Esteri Hassoumi Massaoudou ha assunto il ruolo di guida nel tentativo di liberare Bazoum.
Intorno a mezzogiorno del 26 luglio, un post su un account dei social media della presidenza del Niger dichiarava che Bazoum e la sua famiglia stavano bene, e che l’esercito e la guardia nazionale erano pronti ad attaccare i soldati ribelli se non si fossero arresi.
Poco dopo, diverse centinaia di sostenitori di Bazoum si sono radunati in una piazza nel centro di Niamey e successivamente hanno marciato verso il palazzo presidenziale. I manifestanti chiedevano ai rivoltosi di liberare il presidente e di tornare nelle loro caserme.
Ma verso le 21, i ribelli hanno pubblicato un video sulla televisione di stato. Indossando una giacca militare blu e affiancato da nove ufficiali, un colonnello poco conosciuto di nome Amadou Abdramane ha annunciato la rimozione di Bazoum dal potere, la sospensione di tutte le istituzioni della repubblica e la chiusura delle frontiere del Niger.
Quasi tutte le diverse branche dell’apparato di sicurezza del Niger avevano un rappresentante nel gruppo, comprese la polizia, l’esercito, l’aeronautica e la guardia presidenziale. Presente anche Ahmad Sidien, il secondo in comando della guardia nazionale.
Il giorno successivo, il comando militare del Niger si è schierato con la giunta e la guardia nazionale ha smesso di assediare il complesso della guardia presidenziale, come Tiani aveva sperato.
Tiani, che aveva scelto di rimanere in secondo piano finché non avesse ottenuto il sostegno pubblico dagli altri comandanti è apparso in televisione il 28 luglio.
In un breve discorso, ha spiegato che l’obiettivo della giunta era quella di salvaguardare la patria e ha dato la colpa al governo del Niger per non aver affrontato i problemi di sicurezza.
Tuttavia, con l’ECOWAS che minaccia azioni militari, Tiani potrebbe presto affrontare una minaccia completamente diversa.
La situazione esterna
Il colpo di stato contro Bazoum aumenta ulteriormente la pressione sui piani di Parigi per la regione e mette in evidenza le lacune dei suoi apparati, che secondo alcune indiscrezioni sarebbero nuovamente oggetto di critiche all’Eliseo. È importante sottolineare che l’opinione pubblica dei paesi dell’Africa occidentale, inclusa una parte di quella nigerina, critica due aspetti fondamentali delle relazioni con la Francia: la gestione dell’instabilità nel Sahel e l’atteggiamento di Parigi nei confronti della volontà africana di rinegoziare le relazioni bilaterali in modo paritario, dando maggiore spazio alle leadership locali. Queste critiche non sono necessariamente “antifrancesi” nel senso ampio del termine, ma esprimono il desiderio di maggior autonomia e di un coinvolgimento diretto nelle decisioni riguardanti la propria regione.
Anche considerando il possibile supporto russo attraverso il Gruppo Wagner, sembra improbabile che possano dispiegarsi risorse significative nella regione, soprattutto alla luce dell’impegno militare di Mosca nella guerra in Ucraina. Inoltre, il numero limitato di mercenari che Prigožin potrebbe dispiegare sembra inadeguato per affrontare un conflitto su vasta scala tra Stati.
Infine, le Forze armate di Burkina Faso e Mali sono già gravemente impegnate nelle loro lotte contro le insurrezioni interne, e quindi non sembrano in grado di influenzare in modo significativo gli sviluppi di un potenziale conflitto nella regione.
L’Eliseo è consapevole di queste sfide e della contraddizione nelle relazioni con i paesi dell’Africa occidentale. Dopo l’uscita burrascosa dal Mali, la Francia ha adottato un approccio più cauto alla controinsurrezione e si è installata in Niger. Le Forze armate francesi cercano di mantenere un profilo più basso, agendo sempre in coordinamento con le autorità locali e cercando di concertare maggiormente gli sforzi con le forze armate locali. Questo nuovo approccio potrebbe essere un tentativo di rispondere alle preoccupazioni delle popolazioni della regione e di migliorare la collaborazione con i paesi interessati per affrontare l’instabilità nel Sahel.
La presenza difficile di Mosca
È effettivamente difficile identificare chi stia guidando il coinvolgimento russo nel Niger, ma l’uscita di scena di Bazoum può rappresentare un’opportunità per Mosca. Tuttavia, questo coinvolgimento potrebbe comportare un costo significativo per la Russia. Il Cremlino teme che la sua strategia africana si stia espandendo troppo e stia diventando sempre più difficile da sostenere, come dimostrato dalle tensioni emerse al vertice Russia-Africa di San Pietroburgo.
La situazione in Niger offre alla Russia la possibilità di rafforzare la propria presenza e influenza nella regione, ma ciò richiederebbe notevoli risorse e sforzi. Inoltre, la Russia è attualmente coinvolta in conflitti interni ed esterni, come la guerra in Ucraina, che assorbono notevoli risorse e attenzione.
Le frizioni al vertice Russia-Africa a San Pietroburgo possono essere un segnale di difficoltà nel mantenere e gestire la crescente estensione della strategia russa nel continente africano. La Russia ha mostrato un crescente interesse per l’Africa, cercando nuove opportunità commerciali, di investimento e di cooperazione in vari settori. Tuttavia, questo espansionismo potrebbe comportare sfide di bilancio e diplomatiche, poiché la Russia si trova a confrontarsi con altre potenze internazionali, tra cui la Francia, che ha una presenza storica e militare significativa nella regione del Sahel.
Inoltre, la situazione geopolitica in Africa è complessa e dinamica, con diversi attori regionali e internazionali che cercano di proteggere i propri interessi. Il coinvolgimento della Russia in Niger potrebbe incrociarsi con le strategie e gli interessi di altri paesi, creando potenziali conflitti e tensioni.
In sintesi, sebbene l’uscita di scena di Bazoum possa rappresentare un’opportunità per la Russia nel Niger, il Cremlino dovrà valutare attentamente i costi e i benefici del suo coinvolgimento nella regione, tenendo conto delle sfide geopolitiche e delle possibili conseguenze di lungo termine.
Le tensioni tra Israele e il gruppo militante libanese Hezbollah sono tornate a livelli altissimi, dopo una serie di incidenti al confine controllato dalle Nazioni Unite.
Diciassette anni dopo l’ultima devastante guerra del movimento sostenuto dall’Iran con Israele, Hezbollah sembra provare nuove tattiche nell’instabile regione di confine per mettere alla prova la determinazione di Israele. Il rischio di escalation è calcolato, ma la crescente frequenza delle schermaglie di confine sta aumentando la probabilità di situazioni che possono portare a livelli troppo alti.
“Credo che questo sia Hezbollah che testa fino a che punto può farla franca. Non c’è alcun desiderio da nessuna delle due parti di tornare a combattere su vasta scala, ma bisogna capire che il contesto è cambiato”, ha affermato Mohanad Hage Ali, membro anziano del Carnegie Middle East Centre.
“L’amministrazione americana è diffidente nei confronti dell’attuale governo israeliano e l’Iran non è più sulla difensiva, come lo era negli anni di Trump”, ha detto, riferendosi alla politica di “massima pressione” dell’ex presidente nei confronti della repubblica islamica.
A giugno, Hezbollah ha installato due tende militari a sud della Blue Line, la linea di demarcazione tra Israele, Libano e le alture del Golan creata dalle Nazioni Unite dopo il ritiro israeliano dal Libano nel 2000. I militanti hanno rivendicato l’area che ospitava le tende come Libanese, un piccolo, ma provocatorio e inedito passo. Dopo l’intervento diplomatico, una è stata rimossa, ma l’altra è ancora lì.
Nel corso di una significativa visita ufficiale a Pechino, il presidente della Palestina, Mahmoud Abbas, ha siglato una serie di accordi di collaborazione con la Cina, gettando le basi per una stretta partnership tra i due Paesi. L’incontro tra il presidente palestinese e il leader cinese Xi Jinping ha avuto luogo soltanto pochi giorni fa, ma i risultati sono già stati ritenuti di grande rilevanza geopolitica.
Durante la visita, le due delegazioni hanno sottoscritto diversi accordi mirati a rafforzare i legami tra i rispettivi territori. Tra gli accordi firmati spicca quello che istituisce un gemellaggio tra le città di Ramallah e Wuhan, aprendo nuove opportunità per lo scambio culturale e l’approfondimento delle relazioni tra le comunità locali.
Un altro punto saliente è l’accordo che prevede l’introduzione dell’insegnamento della lingua cinese nelle scuole palestinesi. Questo ambizioso progetto mira a rafforzare i legami culturali e a favorire una migliore comprensione reciproca tra i popoli cinesi e palestinesi.
Inoltre, è stata siglata un’intesa di notevole rilevanza diplomatica, riguardante l’esenzione dal visto per i titolari di passaporti diplomatici tra i due Paesi, semplificando così i viaggi ufficiali e facilitando gli scambi bilaterali.
Un progetto infrastrutturale è stato altresì concordato per completare la pavimentazione stradale a Ramallah, migliorando così la viabilità nella regione e stimolando lo sviluppo locale.
Entrambe le parti hanno dimostrato un forte impegno nell’istituire delegazioni tecniche dedicate a quattro progetti di collaborazione, segno di un crescente interesse a livello tecnologico e industriale tra i due attori internazionali.
Durante una conferenza stampa, Xi Jinping ha enfatizzato il significato di queste intese, sottolineando che la Cina considera la Palestina un partner strategico e che questo partenariato segnerà una pietra miliare nelle relazioni bilaterali.
“La Cina è impegnata a rafforzare il coordinamento e la cooperazione con la Palestina, con l’obiettivo di contribuire a una soluzione globale ed equa per la questione palestinese”, ha dichiarato il presidente cinese, dimostrando l’impegno della Cina nel sostenere gli sforzi della Palestina verso una risoluzione pacifica e giusta del conflitto.
Questi accordi segnano un nuovo capitolo nella relazione tra Cina e Palestina e offrono prospettive di crescita e sviluppo per entrambe le nazioni, rafforzando al contempo la posizione della Cina nel contesto geopolitico regionale e globale. La comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi di questa partnership strategica, che potrebbe avere un impatto significativo sulla stabilità e la cooperazione nella regione mediorientale.
Il tema dell’espansione dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) si trova “quasi in cima all’agenda” e sarà oggetto di discussione al prossimo vertice del gruppo. Tuttavia, emergono delle sfumature tra i membri del blocco riguardo alle prospettive di questa espansione. A riferirlo è stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in una dichiarazione ai giornalisti.
“In effetti, il tema dell’espansione dei BRICS è in cima all’agenda, incluso l’ordine del giorno del prossimo vertice. Si tratta di un argomento di estrema importanza poiché sempre più paesi stanno manifestando l’intenzione di aderire a questo prestigioso gruppo. Nel contesto dei BRICS, emergono delle differenze di vedute tra i membri riguardo alla tematica dell’espansione, e tutte queste sfumature saranno senz’altro oggetto di discussione durante il prossimo vertice“, ha affermato un funzionario del Cremlino, commentando un rapporto di Bloomberg secondo cui India e Brasile sembrerebbero opporsi alle pressioni della Cina per una rapida espansione del blocco.
Il portavoce del Cremlino ha poi aggiunto che le questioni legate all’espansione dei BRICS saranno definite nel corso del vertice, poiché “i capi di stato avranno l’opportunità di esprimere la loro posizione”. “Complessivamente, un alto livello di interesse verso il gruppo BRICS indica il suo notevole potenziale e la crescente autorità dell’associazione, e, cosa ancora più rilevante, la sua natura pragmatica”, ha concluso.
Il prossimo vertice BRICS, in programma dal 22 al 24 agosto a Johannesburg, in Sudafrica, prevede di esaminare le richieste ufficiali presentate da diversi paesi candidati per entrare a far parte del gruppo.
Che cos’è il BRICS
Il termine BRICS è un acronimo che rappresenta un gruppo di cinque importanti economie emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Queste nazioni, che insieme coprono diverse regioni geografiche e rappresentano una significativa parte della popolazione mondiale, si sono unite per formare un blocco economico e politico con l’obiettivo di cooperare su diverse questioni di interesse comune e migliorare il loro ruolo nella governance globale.
L’idea di creare il BRICS è stata inizialmente avanzata da un economista della banca d’investimento Goldman Sachs nel 2001, il quale prevedeva che questi paesi avrebbero avuto un ruolo sempre più influente nell’economia mondiale nei prossimi decenni. Successivamente, i leader di Brasile, Russia, India e Cina hanno tenuto un incontro informale a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2006. Nel 2010, il Sudafrica è stato invitato a unirsi al gruppo, trasformandolo nell’attuale BRICS.
Il BRICS rappresenta un forum di cooperazione economica e politica tra queste nazioni, che insieme costituiscono una parte significativa della produzione economica globale e del commercio internazionale. Nel corso degli anni, hanno discusso temi come lo sviluppo economico, la sicurezza energetica, la governance finanziaria globale, il commercio internazionale e la sostenibilità ambientale. L’obiettivo è quello di promuovere la crescita economica sostenibile e un maggiore equilibrio nel sistema finanziario e commerciale globale.
Il BRICS organizza vertici annuali a cui partecipano i capi di stato o di governo dei cinque paesi membri. Durante questi vertici, vengono affrontate varie questioni e vengono sviluppati piani di azione per promuovere la cooperazione tra le nazioni. Il gruppo ha anche istituito una banca di sviluppo, la Nuova Banca di Sviluppo (NBD), e un fondo di riserva di valuta, il Contingent Reserve Arrangement (CRA), per sostenere gli investimenti infrastrutturali e fornire assistenza finanziaria in caso di crisi.
Il BRICS rappresenta un importante attore nella scena internazionale, e sebbene i membri possano avere diversità di vedute e interessi, il gruppo continua a lavorare insieme per promuovere il loro sviluppo comune e migliorare il ruolo dei paesi emergenti nel contesto globale.
In Ucraina un drone equipaggiato con una bomba ha perso la connessione con il suo operatore umano dopo essere stato attaccato da apparecchiature elettroniche di disturbo, ma invece di schiantarsi a terra, il drone ha accelerato verso il suo obiettivo e lo ha distrutto.
Il drone ha evitato il destino di migliaia di altri velivoli senza equipaggio in questa guerra, affidandosi a un nuovo software di intelligenza artificiale che cerca di superare l’interferenza elettronica comunemente impiegata dalla Russia, stabilizzando il drone e tenendolo bloccato su un obiettivo preselezionato.
Le capacità dell’intelligenza artificiale aiutano il drone a completare la sua missione anche se il suo bersaglio si muove, rappresentando un significativo aggiornamento rispetto ai droni esistenti che tracciano solo coordinate specifiche.
Tale tecnologia è in fase di sviluppo da parte di un numero crescente di aziende ucraine di droni, è uno dei numerosi balzi innovativi in corso nel mercato interno dei droni di Kiev che stanno accelerando e aumentando la letalità della guerra senza pilota, particolarmente cruciale per l’esercito ucraino, che sta combattendo una guerra con un nemico meglio equipaggiato.
I miglioramenti in termini di velocità, autonomia di volo, capacità di carico utile e altre capacità stanno avendo un impatto immediato sul campo di battaglia.
È probabile che le innovazioni di progettazione e software, nonché la diffusione di massa del know-how di pilotaggio, influenzino anche il modo in cui i droni vengono utilizzati ben oltre la guerra in Ucraina, con importanti implicazioni per i governi che affrontano milizie separatiste, cartelli della droga o gruppi estremisti che cercano di ottenere un vantaggio tecnologico.
“Con decine di migliaia di persone che seguono l’addestramento con i droni su entrambi i lati di questa guerra, è molto probabile che questa esperienza si stia diffondendo in lungo e in largo, anche ad attori nefasti“, ha affermato Samuel Bendett, un esperto di droni.
Più di 200 aziende ucraine coinvolte nella produzione di droni stanno ora lavorando fianco a fianco con unità militari in prima linea per modificare e potenziare i droni per migliorare la loro capacità di uccidere e spiare il nemico.
“Questa è una gara tecnologica 24 ore su 24, 7 giorni su 7”, ha dichiarato il vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov in un’intervista nel suo ufficio a Kiev, la capitale. “La sfida è che ogni prodotto in ogni categoria deve essere cambiato ogni giorno per ottenere un vantaggio.”
Il Ministero della Difesa ucraino ha recentemente condiviso con alcune aziende di droni la tecnologia di jamming sviluppata in Russia. Questa iniziativa permette alle compagnie di testare i propri prodotti contro alcune delle più sofisticate armi da guerra elettronica presenti a livello mondiale. Un privilegio esclusivo, visto che la maggior parte delle aziende di droni internazionali non ha accesso a tale opportunità.
Andrey Liscovich, un ex dirigente di Uber che ha abbandonato la Silicon Valley per contribuire agli sforzi bellici dell’Ucraina, ha sottolineato che in Occidente non è semplice ottenere il permesso di utilizzare jammer per interferire con il vasto spettro elettronico, se non per scopi specifici e circoscritti. Tuttavia, in Ucraina, la collaborazione tra il Ministero della Difesa e i produttori di droni offre una reale opportunità di sviluppare soluzioni di rilievo a livello globale.
Inoltre, i produttori di droni hanno la possibilità di ricevere costanti feedback direttamente dalle linee del fronte, consentendo loro di apportare modifiche immediate per ridurre le vulnerabilità e migliorare l’efficacia operativa dei loro dispositivi. Liscovich ha enfatizzato che risolvere le esigenze dell’utente finale rappresenta una delle sfide più complesse e cruciali in questo contesto.
Questa sinergia tra il settore privato e il Ministero della Difesa ucraino sta spianando la strada per lo sviluppo di droni all’avanguardia, in grado di affrontare le minacce elettroniche più avanzate e di soddisfare le esigenze operative sul campo. L’Ucraina si sta dimostrando di offrire soluzioni di livello mondiale in un settore strategico e in rapida evoluzione.
Il Punisher
In un’audace dimostrazione delle capacità dei loro droni, i dipendenti di UA Dynamics hanno condotto un test sul campo del temuto “Punisher”, un drone d’attacco caratterizzato da una struttura sottile e un motore quasi silenzioso, rendendolo difficile da individuare nel cielo. Durante l’esercizio, il drone ha lasciato cadere un carico utile fittizio di 3 kg, sorprendendo un gruppo di osservatori ignari che hanno assistito al test.
Il drastico contrasto tra la minima rumorosità del drone e il suo potente impatto ha lasciato gli osservatori colti alla sprovvista, dimostrando l’efficacia di questa sofisticata macchina d’attacco nello sfuggire alla rilevazione e alla sorveglianza avversaria.
Max Subbotin, portavoce di UA Dynamics, ha svelato ulteriori piani ambiziosi del produttore. La compagnia è attualmente in fase di sviluppo di un nuovo drone d’attacco, che si dice possa trasportare ben quattro di questi carichi utili. Questo rappresenterebbe un notevole aumento della capacità di carico rispetto ai modelli esistenti, confermando il costante impegno di UA Dynamics nello sviluppo di tecnologie all’avanguardia.
Le promettenti prospettive del Punisher e del futuro drone d’attacco stanno attirando l’attenzione dell’industria della difesa e dei militari di tutto il mondo. L’ascesa di UA Dynamics come pioniere nel settore dei droni d’attacco sta senza dubbio lasciando il segno, e il loro continuo progresso potrebbe ridefinire il modo in cui vengono condotte le operazioni militari in futuro. Resta da vedere come questa tecnologia rivoluzionaria si evolverà e quale impatto avrà sul panorama globale della sicurezza.
Schmidt, l’ex dirigente di Google, è ottimista sul mercato interno dei droni in Ucraina e ha impegnato 10 milioni di dollari insieme ad altri investitori in D3, un acceleratore di start-up ucraino che investe in droni e altre tecnologie di difesa.
Schmidt, che ha consigliato il Pentagono sulla tecnologia AI, ha notato i progressi ucraini nella tecnologia dei droni, inclusi software AI e UAV che funzionano senza guida GPS. Ha condiviso la sua convinzione che i droni avrebbero svolto un ruolo decisivo in futuro via terra, aria e mare nello sminamento dei campi e nella formazione di “sciami spietati di droni kamikaze potenziati dall’intelligenza artificiale”.
“Il futuro della guerra sarà dettato e condotto dai droni”, ha concluso Schmidt.
Si ritiene che Schmidt, che ha incontrato il ministro della Difesa ucraino durante un’altra visita nel paese lo scorso autunno, sia interessato a contribuire con milioni di dollari in Ucraina per aumentare la produzione di droni.
Droni per i terroristi
L’accelerazione dell’avanzamento tecnologico nel campo dei droni ha suscitato crescente preoccupazione tra gli esperti di sicurezza, poiché sempre più attori non statali si sono avvalsi degli UAV per scopi letali. Gruppi come Hezbollah in Libano, gli Houthi nello Yemen, lo Stato Islamico in Iraq e Siria, e i cartelli della droga messicani hanno utilizzato con successo droni per compiere azioni destabilizzanti.
Sebbene il costo di costruzione di droni delle dimensioni di un aeroplano, come l’MQ-9 Reaper, superi le capacità finanziarie di questi gruppi, l’accesso e l’utilizzo di software per droni assistiti dall’intelligenza artificiale risultano invece molto più accessibili.
Paul Scharre, autore del libro “Four Battlegrounds: Power in the Era of Artificial Intelligence” ed esperto di droni presso il Center for a New American Security, ha evidenziato la problematica. Una volta sviluppato il software, la sua diffusione e il riutilizzo diventano virtualmente gratuiti, facilitando la propagazione di questa tecnologia tra attori non statali. Basta semplicemente accedere online e reperire il software per poterlo utilizzare a fini propri.
Questa democratizzazione del software per droni assistiti dall’intelligenza artificiale solleva serie questioni riguardo alla sicurezza globale e alla capacità di tali gruppi di mettere in atto azioni potenzialmente pericolose ed evasive. Le autorità e gli esperti di sicurezza devono affrontare questa minaccia emergente in modo tempestivo ed efficace, per garantire che il progresso tecnologico non venga sfruttato a fini nefasti da attori non statali che cercano di minare la stabilità internazionale.
Chi decide se uccidere
Le maggiori potenze militari hanno lottato a lungo con l’etica di consentire alle macchine di usare la forza letale in combattimento. Il principale consigliere militare del presidente Biden, il generale Mark A. Milley, ha affermato che gli Stati Uniti richiedono che gli “umani” rimangano nel “ciclo decisionale” e recentemente hanno invitato altri importanti eserciti ad adottare gli stessi standard.
La nuova tecnologia di targeting richiede ancora all’operatore umano di selezionare il bersaglio, ha affermato Kovalchuk, la cui azienda di droni utilizza anche il software AI. Ma una volta avvenuta la selezione, il drone insegue il bersaglio e rilascia le munizioni, creando un divario tra la decisione umana e l’atto letale.
Gli ucraini che hanno testato il nuovo software insistono sul fatto che il ruolo della macchina è limitato e “accettabile”, ha detto Kovalchuk. “Non stiamo prendendo di mira i civili”, ha detto. “E consideriamo accettabile un errore da cinque a 10 metri.”
Gli Stati generalmente coesistono in modo pacifico e interdipendente. Tuttavia, quando gli interessi entrano in conflitto, possono esercitare influenza mediatica per proteggere o promuovere i loro interessi nazionali.
Gli Stati possono impiegare i loro strumenti per persuadere, costringere o manipolare altri Stati affinché cambino posizione. Gli Stati ricorreranno a mezzi diplomatici o militari, ma possono anche fare uso dello strumento informativo del potere.
L’informazione come elemento del potere nazionale si riferisce al modo in cui gli Stati utilizzano dati e conoscenze per comprendere e plasmare la natura dell’ambiente informativo a sostegno dei loro interessi nazionali. Lo strumento informativo, quando usato per esercitare influenza ingannevole, mira a disturbare “la capacità dell’avversario di indirizzare contenuti oggettivi al suo pubblico di destinazione, di comprendere correttamente la realtà e di stabilire una capacità di azione difensiva efficace”.
Manipolazione nell’Ambiente Informativo
Quando si utilizza l’informazione come strumento di influenza, è essenziale ottenere un vantaggio competitivo rispetto agli altri attori e ottenere effetti nella sfera informativa.
In altre parole, è necessario manipolare l’ambiente delle informazioni per ottenere effetti voluti, ossia cooperare, persuadere, costringere o manipolare l’attore avversario, portando così a un cambiamento di posizione. Il concetto di “manovrare” è anche in senso militare, non un’arma ma un approccio mediante il quale si mira alle vulnerabilità dell’attore.
Nella guerra di logoramento, due forze armate si scontrano frontalmente distruggendo il nemico, mentre la guerra di manovra si concentra sui centri di comando e controllo o sulle rotte di rifornimento logistiche. Meglio ancora, mira al sostegno della società nello Stato di appartenenza dell’avversario o mina la coesione delle alleanze.
Gli elementi fondamentali della guerra di manipolazione sono la prevenzione, la dislocazione e la perturbazione.
La prevenzione significa cogliere un’opportunità prima che lo faccia il nemico. Ciò spesso contrasta con processi decisionali razionali ed elaborati, poiché l’opportunità deve essere colta con una certa audacia e risolutezza, “ponendo l’accento sulla velocità anziché sulla prudenza”. Sebbene cogliere le opportunità sia un principio fondamentale della guerra, può entrare in conflitto con i principi militari, il che significa che la decisione di cogliere un’opportunità aumenterà i rischi durante lo scontro e avrà conseguenze nel periodo successivo all’azione.
La dislocazione significa condurre le forze nemiche lontano dalla battaglia decisiva utilizzando diversivi o manovre fuorvianti o cambiando la “posizione” della battaglia decisiva, sia in termini di posizione che di funzione. Una potenza nucleare può essere dislocata quando la “battaglia decisiva” viene trasferita alla guerra sottomarina o addirittura in tribunale.
In sostanza, la dislocazione rende irrilevante la forza del nemico.
La perturbazione enfatizza la pratica di sconfiggere il centro di gravità del nemico anziché la sua massa. Concentrandosi sulle vulnerabilità, il nemico è incapace di schierare le sue forze secondo un piano predestinato. Nel maggio del 1940, il piano di difesa dei Paesi Bassi era basato su fortificazioni e inondazioni. Un piano che fu completamente perturbato quando la Luftwaffe della Germania nazista aggirò le inondazioni e distrusse Rotterdam, il cuore economico del paese.
Il Cyberspazio
Le operazioni di influenza, per dislocare o perturbare un avversario non sono affatto nuove. Ciò che è nuovo è che il cyberspazio ha cambiato la dinamica e le caratteristiche delle operazioni di influenza, aggiungendo nuovi strati digitali all’ambiente informativo per esercitare influenza. Il cyberspazio è un dominio creato dall’uomo che comprende la dimensione virtuale, il livello logico e la dimensione virtuale delle persone e parte della dimensione fisica, il livello della rete fisica. Sebbene il cyberspazio sia un dominio neutrale, simile al dominio terrestre o aereo, può anche essere utilizzato per prendere di mira altri attori.
Operazioni nel cyberspazio
Il cyberspazio ha agito come catalizzatore per sbloccare il potenziale dell’ambiente informativo. Di conseguenza, attori non statali, aziende ma anche agenti dello Stato, ad esempio, servizi di intelligence, agenzie di polizia, forze armate, hanno abbracciato le possibilità di interagire nell’ambiente informativo – tramite il cyberspazio – al fine di generare effetti.
Le attività rese possibili tramite il cyberspazio includono: 1) spionaggio digitale, o sfruttamento delle reti informatiche (CNE), estrarre dati confinati in repository virtuali 2) operazioni che minano o sovvertono i tre livelli del cyberspazio stesso (Attacchi alle Reti Informatiche – CNA) mediante codice binario, al fine di modificare o manipolare i dati, e degradare o distruggere l’infrastruttura ICT, con conseguenti effetti virtuali e fisici nel cyberspazio. 3) operazioni di influenza che utilizzano il cyberspazio, più specificamente Internet e i social media, come vettore per colpire la dimensione cognitiva, utilizzando contenuti, parole, meme e materiale video come “armi”.
Il cyberspazio non solo ha ampliato l’area di interazione consentendo a numerosi attori di entrare a basso costo, ma accelera anche la comunicazione e la rende più diffusiva. Inoltre, consente agli attori di mirare chirurgicamente a specifiche audience con messaggi su misura, potenziati computazionalmente, basati su algoritmi e grandi moli di dati personali forniti da individui e gruppi tramite piattaforme di social media come Facebook, Instagram, Twitter o Telegram. Per invocare euristiche ed eseguire narrazioni strategiche, le operazioni di influenza digitale utilizzano una serie di tecniche, tra cui la disinformazione, il trolling o la divulgazione di dati sensibili. Le tecniche sono efficaci quando sono in grado di collegare grandi quantità di set di dati, che contengono dati personali forniti da individui e gruppi tramite piattaforme di social media.
Il meccanismo manipolativo delle operazioni di influenza è alla base della dottrina delle Misure Attive, che si basa sul controllo riflessivo, ossia “trasmettere a un partner o a un avversario informazioni appositamente preparate per spingerlo a prendere volontariamente la decisione predeterminata desiderata dall’iniziante dell’azione”.
Durante il referendum del Regno Unito del 2016 sulla permanenza o meno nell’Unione europea (Brexit), il campo del Leave coniò slogan come “Riprendiamoci il controllo” o fece l’ipotesi che l’UE costasse 350 milioni di sterline a settimana. “Riprendiamoci il controllo” fornisce un esempio del funzionamento della via periferica.
L’argomento socialmente divisivo è la membership del Regno Unito nell’UE, una questione controversa fin dalla sua adesione nel 1973. Si invocavano inoltre sentimenti radicati suggerendo che l’UE controllasse le politiche del Regno Unito e che i versamenti del Regno Unito superassero i benefici.
Pijpers, Peter B. M. J., and Paul A. L. Ducheine. Deception as the Way of Warfare: Armed Forces, Influence Operations and the Cyberspace Paradox. Hague Centre for Strategic Studies, 2023.
L’ambasciatore italiano a Teheran, Giuseppe Perrone, è stato convocato mercoledì scorso dal ministero degli Esteri iraniano per opporsi all’incontro svoltosi a Roma con la leader di Mujahedeen-e-Khalq (MEK).
All’ayatollah non è piaciuto che l’iraniana Maryam Rajavi prendesse parte a un evento alla Camera dei deputati dove ha avuto un’audizione con alcuni rappresentanti della Commissione Esteri, per poi partecipare a un incontro organizzato dai liberali della Fondazione Luigi Einaudi.
Teheran ha da tempo bollato Maryam Rajavi del MEK come entità terroristica.
Il ministero degli Esteri iraniano ha detto all’inviato italiano che Rajavi è una “criminale terrorista”, la cui ospitalità da parte dei senatori italiani è stato un “chiaro esempio di sponsorizzazione del terrorismo”, che “l’Iran non tollererà in alcun modo .”
Ferma condanna anche dal parlamentare iraniano Shahriar Heidari ha deto che il Mek starebbe cercando riparo in Italia.
“Sebbene la natura e l’identità di questo gruppo terroristico siano chiare a tutti i paesi, anche in Europa, il Parlamento italiano ha tenuto un incontro con il capo di questo gruppo terroristico, qualcosa che la Repubblica islamica dell’Iran ha condannato“. Shahriar Heidari è membro della Commissione per la sicurezza nazionale e la politica estera del parlamento iraniano.
Heidari ha affermato che il Parlamento italiano ha dimostrato che l’affermazione italiana sul sostegno ai diritti umani non è altro che una bugia, aggiungendo che è diventato chiaro che il gruppo terroristico MKO sta cercando di ricostruirsi dopo che la loro base in Albania è stata attaccata dalla polizia albanese per la loro attività illegale.
“Il sostegno di quei legislatori a quei criminali terroristi è un chiaro esempio dei loro tentativi di incitare e incoraggiare il terrorismo“. “Inoltre, tutti i meccanismi di governo civile nel mondo sottolineano la punizione dei terroristi, che il Parlamento italiano non ha rispettato“, ha aggiunto.
Cos’è il Mek
Il MEK faceva parte di una lunga lista di forze politiche che hanno tentato di abbattere la monarchia iraniana nella rivoluzione islamica del 1979. L’ordine clericale che salì al potere, tuttavia, iniziò a epurare il gruppo solo pochi mesi dopo l’inizio della rivoluzione. Il conflitto che ne seguì ha visto la Repubblica islamica giustiziare in massa i membri del MEK, mentre il gruppo si è impegnato in una campagna di omicidi contro figure di alto profilo all’interno della teocrazia al potere. L’organizzazione ha quindi cercato l’esilio nel vicino Iraq e successivamente in Albania per continuare l’escalation della battaglia.
L’Iran è stato spesso impegnato in diatribe diplomatiche con gli stati europei per il loro asilo per i membri del MEK e per la concessione del permesso per i loro eventi e convegni. Oggi i l Mek trova un forte appoggio dalla destra americana dell’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, dell’ex vice presidente Mike Pence.
Secondo l’inviato del Regno Unito la Russia starebbe facendo ostruzionismo nei colloqui sul rinnovo di un accordo che ha permesso all’Ucraina di esportare grano attraverso il Mar Nero.
Barbara Woodward ha accusato Mosca di porre in atto un “cinico rischio calcolato” che rende sempre più improbabile che l’accordo venga rinnovato prima della scadenza.
Woodward Ha continuato spiegando che il mancato rinnovo dell’accordo causerebbe un aumento dei prezzi alimentari globali, poiché l’accordo ha consentito a più di 32 milioni di tonnellate di grano e esportazioni di cibo di lasciare l’Ucraina nell’ultimo anno.
L’accordo sui cereali del Mar Nero, rinnovato finora tre volte, consente alle navi di grano ucraine di lasciare i porti soggetti a ispezioni congiunte da parte della Russia e delle Nazioni Unite. Ci sono assicurazioni che i cereali ed i fertilizzanti russi potranno raggiungere i mercati mondiali, ma la Russia afferma che le promesse occidentali non sono state mantenute.
Parlando alla TV di stato, Vladimir Putin ha dichiarato: “Possiamo sospendere la nostra partecipazione all’accordo, e se tutti ancora una volta dicono che tutte le promesse fatte a noi saranno mantenute, allora lasciamo che mantengano questa promessa. Ci riuniremo immediatamente a questo accordo“. Il Cremlino ha affermato che le sue osservazioni non significano che la Russia abbia definitivamente deciso di abbandonare il programma.
L’accordo sul grano ha contribuito a ridurre i prezzi generali all’ingrosso: il prezzo globale del grano è sceso dai massimi di 450 dollari a tonnellata a metà maggio 2022 a circa 250 dollari a tonnellata negli ultimi mesi.
Nel disperato tentativo di dare il via ai colloqui sul rinnovo, António Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, ha scritto a Mosca proponendo che una sussidiaria della banca agricola russa potesse essere riconvertita nel sistema di trasferimento bancario Swift.
Il destino dell’accordo, ritengono i diplomatici occidentali, potrebbe dipendere dalla capacità di Recep Tayyip Erdoğan, il presidente turco, di impegnarsi con Putin. Erdoğan ha mediato l’accordo originale, ma Putin stavolta ha dovuto subire la scelta della Turchia del rimaptrio deli ex comandanti del battaglione Azov.
Le affermazioni russe secondo cui i propri volumi di esportazione di grano sono stati danneggiati dall’Occidente non sono state, a detta dei diplomatici inglesi, accompagnate da statistiche che mostrano le flessioni delle esportazioni.
Woodward ha anche accusato la Russia di ispezionare le navi commerciali in partenza dall’Ucraina con una lentezza non giustificata. Le navi possono essere ispezionate a una velocità di oltre 40 al giorno, secondo la Woodward, ma la Russia starebbe rallentando quel numero fino a 10 al giorno.
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